Le multinazionali gay-friendly fanno affari dove si perseguitano i gay

appleNon è il morso del cane al postino a fare notizia, ma quello del postino al cane. Eppure, come abbiamo già documentato, in North Carolina a riempire la prima pagina di tutti i quotidiani è una legge che impone ai maschi di usare il bagno dei maschi e alle femmine quello delle femmine.

Un’ovvietà, viene da pensare. Ed invece è stata definita anti-Lgbt da chi vorrebbe concedere a chiunque si “senta” dell’altro sesso di frequentare il bagno pubblico che preferisce. A schierarsi dalla parte della lobby arcobaleno sono arrivate le solite subrette dello spettacolo, affiancate dalla principali multinazionali come PayPal, Facebook, Google ed Apple ecc. Interessate a dimostrarsi sensibili alla tematica e pronte a tutto per contrastare le discriminazioni, anche a costo di rimetterci, tanto che i responsabili di PayPal hanno rinunciato all’apertura di una sua sede in questo Stato sbandierando, con chiaro intento moralmente ricattatorio, la perdita di 3,6milioni di euro e oltre 400 posti di lavoro.

Peccato che, come è stato fatto notare dal Washington Times (notizia ripresa anche in Italia dagli amici di Zenit.it), queste multinazionali fanno volentieri del moralismo se fiutano la possibilità di sponsorizzare la loro immagine, ma non si pongono paletti etici quando invece c’è da generare profitti in Paesi che non sono propriamente “aperti a chiunque”. PayPal, ad esempio, ha aperto un centro di operazioni globali in Malesia, il cui codice penale prevede punizioni severe nei confronti di chiunque abbia una “condotta omosessuale”. Si va dalle 20 frustate alla detenzione fino a 20 anni. La sede internazionale di PayPal si trova a Singapore, dove i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti con due anni di carcere. L’azienda ha poi un centro di sviluppo software a Chennai, in India, dove senz’altro ci sono tanti informatici preparati, ma dove al tempo stesso esiste l’articolo 377 del codice penale, che punisce i rapporti sessuali “contro natura”.

Apple, invece, possiede molti stabilimenti in Cina, dove gli omosessuali fino al 2001 erano considerati malati mentali a cui era necessario destinare una “terapia di guarigione” con scariche elettriche. Terapia che – come rivelato da alcune inchieste – è in uso ancora oggi in certe cliniche cinesi. Diversi negozi sono stati attivati recentemente in Arabia Saudita, dove le persone omosessuali vengono direttamente eliminate anche senza provare che l’omosessualità sia praticata. Anche Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, non ha avuto grossi problemi morali ad aprire il suo ufficio in India e non lo ha chiuso quando, nel 2014, la Corte Suprema indiana, ha confermato il reato di omosessualità. Tanto meno lo hanno fatto Google e Microsoft, già presenti da anni sul territorio indiano.

La stessa ipocrisia del nostro Ivan Scalfarotto, sottosegretario italiano e attivista omosessuale, autore del famigerato ddl sull’omofobia che avrebbe introdotto in Italia il reato d’opinione. Mentre scriveva infuocati tweet contro gli omofobi italiani, contemporaneamente si trovava in Iran, dove è ancora oggi prevista la pena di morte, tramite impiccagione, per le persone omosessuali (come accaduto nel 2005). Ma c’erano affari da portare avanti con il governo iraniano e Scalfarotto non si è tirato indietro dal definire il presidente iraniano Hassan Rohani un “riformatore” (ricevendo dura reprimenda su gaypost.it).

Altro che diritti, è lo sfruttamento dell’omosessualità in quanto moda attuale che smuove un colossale giro d’affari, tra cui potenziali profitti derivanti dalle biotecnologie applicate alla riproduzione umana, alla vendita di ovociti, all’affitto di uteri e alla tecnoscienza. Infatti, nella parte del mondo dove l’arcobaleno non è proprio di tendenza, le stesse multinazionali non si fanno remore ad entrare in affari con chi sventola dollari con la mano destra e reprime gli omosessuali con la sinistra. In quei Paesi, come in Indonesia (o in Uganda, in Nigeria ecc.), lontano dal plauso mediatico, soltanto la voce della “omofoba” Chiesa cattolica si alza in difesa di queste persone. Come sempre è avvenuto, secondo l’interessante documentazione fornita da Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma.

La redazione

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15 commenti a Le multinazionali gay-friendly fanno affari dove si perseguitano i gay

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  1. sara ha detto

    Hahhahaha…

    E’ facile ” sgamarli”..

    chi si informa bene, tutto questo lo sa’..i soldini fanno abbassare le brache a tutti..

    Ridicole Multinazionali ” gay- friendly” ..come le bande che annullano concerti in Europa per indignazione contro governi che non hanno matrimoni gay o contro Stati che non inseriscono ” Cessi Gender” ma poi vanno a suonare in Arabia Saudita, grande paese dei diritti umani, dove a momenti ti accolgono coi gay impalati e i Cristiani crocifissi…

    Per non parlare Della Turchia!!!… Che detta leggi all’Europa per far circolare come vuole turchi in tutti gli Stati membri, tenendo l’Europa sotto scacco con l’immigrazione e il ricatto…a cui nessuno guarda o fa il cavillo al trattamento riservato come “diritto civile” agli stessi immigrati..

    E quanti esempi ancora…

    Bravi UCCR..

  2. Dan ha detto

    https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiavs_2kObMAhWEzxQKHf7KB7sQjRwIBw&url=http%3A%2F%2Fit.123rf.com%2Fphoto_20368365_io-amo-i-soldi.html&psig=AFQjCNFICbWnNJIFZKhTE24qY4GAXwiS8A&ust=1463747073641159

    Per carità,ironizzo non è che sono contro l’economia,ma contro alcuni modi di fare economia si (senza puntualmente vederli strumentalizzare la questione nel comunismo)

    “Considerato che in cina 13 dipendenti” Apple si sono pure suicidati o notizie come “137 operai in una fabbrica di fornitori della Apple rimasero feriti dopo che gli fu ordinato di usare una sostanza chimica per pulire gli schermi dell’iPhone”o “Nel maggio 2010, Li Hai, diciannovenne, dopo un mese e mezzo dall’assunzione si è gettato dal tetto di uno dei padiglioni del complesso”

    Hanno poco di fare il “marketing umanitario” o “oscuri rimproveri di inumanità” o “omofobo antifamiglia”,ma dico (pur senza ogniqualvolta argomentare su Russia e comunismi vari),proprio sicuri e senza dubbi (gravi proprio per chi fosse “scettico” ) che sono amanti della famiglia,paladini umanitari o amanti dell’amore per l’amore,e che siano insegnanti della quint’essenza dell’umanesimo 3.0?

    Ringrazio quindi per il marketing umanitario,ma eviterei di insegnare proprio “l’umanità secondo pubblicità”. Indubbio amarono le famiglie dei suddetti uomini e donne citati sopra.

  3. beppino ha detto

    Bell’articolo sulla “falsità” delle multinazionali amerikane. C’é modo e modo di avere un dio: c’é chi lo cerca, anche con lunghe ricerche interiori, e ne diventa devoto nel rispetto del libero arbitrio che ha ricevuto. E c’é chi ne é suddito e lo subisce acriticamente; in questo secondo caso mi riferisco ovviamente al “vero” dio che incanala la devozione delle multinazionali e dei corrispondenti dirigenti, cioé il profitto…

  4. Sebastiano ha detto

    La solita schizofrenia paranoide: fanno la guerra ai cessi ma non a chi i gay ce li butta (e non metaforicamente) nel cesso.

    • Li ha detto in risposta a Sebastiano

      È vero, in America fanno la guerra dei cessi trans VS. etero.
      Pensate un po’ quando una lesbica si è opposta ai trans per le donne.
      Comunque la notizia è vero : per soldi e potere si fa tutto. Se poi ci mettiamo la paura dell’islam…. Dicono tanto non siate razzisti verso i musulmani con le vostre idee, ma hanno fifa ad esporre là le loro.
      Probabilmente anche perché poi non beccherebbero più un centesimo.

  5. Luciano ha detto

    Squali ipocriti che nuotano laddove c’è carne da spolpare.

    Non è un caso che siano in prima linea per i “diritti LGBT” mentre per altri come il diritto alla vita, ad un salario adeguato e a condizioni di lavoro dignitose sia eloquente il loro silenzio.

  6. Corrado Luciani ha detto

    In effetti si fa molta confusione tra tolleranza e parificazione della famiglia tradizionale a unioni di altro tipo, il che significa togliere diritti a chi ne ha già molto pochi (vedi calo delle nascite). Chissà perché sono convinto che si spertica le mani per mettere tutte le coppie sullo stesso piano è poi il primo a emarginare o deridere l’amico l’omosessuale.
    Fa piacere leggere certi articoli tanto anticonformisti quanto illuminanti.

  7. Marina ha detto

    Ottimo articolo; come al solito da che mondo è mondo “pecunia non olet”.
    In realtà quelli che aprono gli occhi sono comunque più di quello che sembra….solo che non fanno chiasso, impegnati come sono al vero bene delle persone….

  8. Nippur ha detto

    Davvero c’è ancora qualcuno che crede che le multinazionali si muovano in ragione di qualche principio morale?
    Per esempio Apple che sfrutta i dipendenti in tutte le fabbriche del mondo?
    Il movimento LGBT è analogo ai movimenti per i diritti dei neri negli anni 70, in fermento e molto attivo nel proclamare la propria esistenza.
    Per Apple, Ikea ( che nel mondo arabo ha rimosso le donne dei propri cataloghi) ed altri si trata solo di un nuovo bacino di utenti da mungere.

    • Li ha detto in risposta a Nippur

      Nippur, sembra quasi che cerchino i loro ben più lunghi 15 minuti di celebrità.
      Chi fa vera opposizione sono i cristiani.
      Non c’è tanto bisogno di multinazionali per vedere questo : basta guardare i casi di Colonia o del carnevale multiculturale (sempre in Germania, mi pare ). Il primo hanno tentato di insabbiarlo, il secondo non hanno potuto ma ha fatto poca notizia.
      Gay perseguitati? Si leggano quello che accade in Cina. Sembra di tornare ai tempi di Mao! Si leggano della donna sepolta viva apposta per buttare giù una chiesa protestante. Dove? Asianews, gente.

  9. Li ha detto

    Grazie, UCCR!

  10. Vincent Vega ha detto

    Nulla di cui stupirsi. Mi sarei stupito del contrario.

  11. Max ha detto

    Si difenderanno dicendo che “si fa quello che si puo'”. Ergo, in paesi come gli Stati Uniti il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso; in altri, pressioni per respingere legislazioni anti-omosessuali. Cosi’ almeno raccontava Google…

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