I giuristi smentiscono Nuzzi e Fittipaldi: il processo è giusto e non limita la libertà di stampa

processo vaticanoNuovo passo avanti sulla strada della trasparenza finanziaria per il Vaticano: gli esperti del Consiglio d’Europa (Moneyval) hanno approvato ieri il secondo progress report” del Vaticano contro l’anti riciclaggio.

Sono stati accolti positivamente «i risultati dei continuati sforzi intrapresi da parte della Santa Sede e dallo Stato della Città del Vaticano al fine di rafforzare ulteriormente il proprio assetto istituzionale, giuridico e operativo», si legge in una nota della Sala Stampa vaticana. «Questo più recente Progress Report conferma che la Santa Sede ha istituito un sistema ben funzionante, efficace e sostenibile per prevenire e combattere i crimini finanziari», ha affermato Mons. Antoine Camilleri, della delegazione della Santa Sede alla Plenaria del Comitato Moneyval.

Questa è dunque la reale situazione economica del Vaticano, lontana da quella presentata dai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. I quali, come abbiamo già fatto presente, hanno pubblicato senza troppe verifiche vecchi documenti creati dalla commissione Cosea, voluta da Papa Francesco, recuperati da qualche corvo in qualche angolo del Vaticano, e dati in pasto all’opinione pubblica presentando una parte come fosse il tutto. Un’inchiesta seria, infatti, non avrebbe ripreso vecchie notizie già note alla stampa, come il favoritismo di Propaganda Fide a vip e imprenditori o il fantomatico attico del card. Bertone (senza tener conto dei suoi chiarimenti). Certo, hanno rivelato che  una parte dei soldi della ristrutturazione è arrivata dalla Fondazione Bambin Gesù usando «il denaro per i bambini malati». Ma è una falsità, ha precisato l’ex presidente Giuseppe Profiti: «Neanche un euro dei fondi raccolti per i bambini è stato impiegato in questa operazione, che è un investimento» volontario della Fondazione, finalizzato ad usare l’immobile per eventi finalizzati al fundraising, che «hanno determinato, nell’anno successivo, un incremento della raccolta fondi di oltre il 70%». Bastava una piccola verifica da parte dei due giornalisti.

Che non fossero proprio in buona fede, tuttavia, lo si è capito quando Nuzzi ha cercato di avere al suo fianco don Maurizio Patriciello per la presentazione del libro, senza però avere il coraggio di fargli leggere i contenuti del libro. Basterebbe anche ricordare il mancato diritto di replica alle persone da loro accusate, lo stesso Nuzzi ha rivelato infatti di aver declinato la disponibilità dei funzionari dello Ior di chiarire. Lo scoop si sarebbe sgonfiato, probabilmente. Il giornalista si è arrabbiato quando la trasmissione “Porta a porta” ha invitato ospiti critici verso il suo modo di fare giornalismo, protestando per un mancato diritto di replica. Corretta la risposta ironica ricevuta: «lo stesso diritto di replica che hai dato a tutte le persone che accusi nel tuo libro?». Marco Bertoncini ha rilevato questa mattina che i «due giornalisti sanno bene che è per loro produttivo sfidare anche la teorica incarcerazione recandosi oltre le mura leonine». Infatti, «hanno bisogno di opportuna pubblicità e agli occhi di decine di milioni di osservatori esterni o distratti o genericamente interessati alla vicenda, appaiono come martiri della libertà di stampa».

In queste settimane molti opinionisti, quasi tutti anticlericali di professione (da Francesco Merlo in giù), hanno criticato il processo in atto in Vaticano. Critiche che hanno ricevuto risposte chiare e puntuali, vediamole in dettaglio.

 

IL VATICANO CATTIVO PROCESSA LA LIBERTA’ DI STAMPA?
Nuzzi e Fittipaldi, assieme a molti opinionisti anticlericali, hanno accusato il Vaticano di processare la libertà di stampa. A loro si sono accodati anche anticlericali novelli, come Antonio Socci, che ha dimostrato di aver bene imparato la retorica laicista che anni fa combatteva in prima linea. Con lo stesso cinismo di un Dan Brown qualsiasi si è erto a paladino della libertà di stampa contro il Vaticano oscurantista tirando in ballo l’Inquisizione cattolica (Giordano Bruno no?), nel rispetto della ben oliata leggenda nera.

Peccato che, come autorevoli osservatori hanno fatto notare, i due giornalisti sono imputati non per aver pubblicato un libro contenente dei documenti, ma per il modo in cui si sono procurati quei documenti, che si considera illecito. Dall’indagine istruttoria, infatti, risulta che Nuzzi e Fittipaldi avrebbero esercitato «sollecitazioni e pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati». E’ chiaro e univoco, commenta Luis Badilla, «che non è in questione la libertà di stampa (diritto e valore riconosciuto anche nello Stato della Città del Vaticano), ma il modo in cui i documenti riservati sono stati acquisiti dai giornalisti».

Anche il giurista Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale, ha chiarito: «Non mi pare proprio che si metta in dubbio la libertà di stampa, che è comunque garantita. Il giudizio che deve essere dato è se questi documenti siano stati acquisiti in maniera corretta; se sono cose provenienti da reato, se vi è una partecipazione dei giornalisti alla sottrazione illegale – starei per dire “delittuosa” – di questi documenti. La libertà di stampa comprende certamente la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di esprimere giudizi, di pubblicare atti o documenti; ma vi possono essere dei limiti quando questo riguardi – ad esempio – la sicurezza dello Stato o altri elementi che si riferiscono a atti o documenti riservati. Perciò, il limite alla libertà non significa conculcare la libertà di informare. Vi è un elemento che riguarda le modalità con le quali la documentazione viene acquisita – come in questo caso – o anche la natura di alcune informazioni che possono rimanere riservate». In un’altra intervista ha aggiunto: «Il diritto fondamentale a manifestare il pensiero è pienamente garantito anche nell’ordinamento del Vaticano. Poi, anche nel nostro ordinamento ci sono reati che non sono coperti dal diritto di manifestare il proprio pensiero o la propria opinione; come nel caso in cui si tratti di dichiarazioni calunniose del tutto infondate o di sottrazione o pubblicazione di documenti sottoposti in ipotesi a vincolo di riservatezza. Anche in Italia se partecipo ad un’azione delittuosa per procurarmi documenti o li sottraggo illecitamente, sono punito perché ho sottratto illecitamente quei documenti, non perché ho esercitato la libertà di stampa».

Nuzzi e Fittipaldi processano il Vaticano sui media accusandolo di essere contro l’articolo 21 e 51 della Costituzione italiana. «Si invocano due norme costituzionali italiane: in realtà, bisogna considerare che ci troviamo in un altro Stato, lo Stato della Città del Vaticano con proprie leggi e propri principi», ha spiegato Mirabelli. «E tuttavia, gli stessi principi di libertà di manifestazione del pensiero e di informazione sono autonomamente presenti nell’Ordinamento vaticano: non si può fare certamente riferimento ad articoli della Costituzione italiana, ma è garantita la libertà di espressione anche nello Stato della Città del Vaticano, in base a principi propri. Questo non significa che, appunto, non vi possa essere una sanzione penale quando si ha un uso inappropriato della libertà. Molte legislazioni prevedono sanzioni quando sono sottratti documenti che riguardano la vita dello Stato e che l’Ordinamento ritiene di dovere in qualche modo tutelare».

 

IL PROCESSO SI AVVALE DI UN ORDINAMENTO RISALENTE ALL’INQUISIZIONE?
Un’altra menzogna divulgata è che in Vaticano vi sia un ordinamento vecchio e oscurantista che non garantisce un processo giusto ma sbrigativo e finalizzato a incolpare a tutti i costi gli accusati.

Il giurista Cesare Mirabelli ha confutato anche questa opinione: «In Vaticano c’è un tribunale che giudica in un processo nel quale è garantito il contraddittorio tra le parti; è un processo pubblico nel quale quindi vi è un giudice terzo rispetto all’accusa e alla difesa, e accusa e difesa presentano ciascuna le proprie prove che saranno valutate dal tribunale. Perciò, mi pare che ci siano tutte le garanzie per un giusto processo: un giusto processo che riguarda anzitutto una accusa su un reato, su un fatto che costituisce reato, con la garanzia che si direbbe “di stretta legalità”, cioè il fatto che costituisce reato è previsto, è punito da una legge anteriore rispetto al fatto commesso. Allo stato, siamo in presenza di un’accusa da parte del pubblico ministero, come avviene in ogni ordinamento, e di una difesa che si esprimerà nel processo».

In un’altra occasione ha aggiunto: «Dobbiamo abituarci a considerare lo stato della Città del Vaticano un ordinamento territoriale diverso da quello italiano. Non per questo meno garantista dal punto di vista processuale, in tale ordinamento sono attuate la precostituzione del giudice, la garanzia della sua naturalità, la libertà del collegio giudicante di formarsi una convinzione sulla base delle prove, in un dibattimento pubblico e nel contraddittorio tra accusa e difesa e di adottare una sentenza, cioè una decisione che sarà motivata e può essere appellata». Rispetto alle critiche al codice Zanardelli in atto in Vaticano, Mirabelli ha precisato: «Autorevoli penalisti hanno più volte richiamato la maggiore apertura del codice Zanardelli rispetto al codice Rocco, perché ispirato a principi più liberali e non autoritari come nel secondo». Il quale, «sia pure depurato di alcuni reati, è presente ancora nell’Ordinamento italiano».

Puntuale anche l’intervento chiarificatore di padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede: «Nello Stato del Vaticano esistono tutte le garanzie processuali caratteristiche dei più evoluti ordinamenti contemporanei. Infatti sono previsti e pienamente attuati tutti i principi fondamentali, quali la precostituzione per legge del giudice naturale, la presunzione d’innocenza, la necessità di una difesa tecnica (tramite avvocati di fiducia o d’ufficio), la libertà del collegio giudicante di formarsi una convinzione sulla base delle prove, in un dibattimento pubblico e nel contraddittorio tra accusa e difesa, sino alla emanazione di una sentenza che deve essere motivata e che può essere impugnata sia con l’appello sia poi con il ricorso per cassazione. Più di recente, infine, è stato anche espressamente introdotto nell’ordinamento vaticano il diritto al giusto processo ed entro un termine ragionevole (art. 35 Legge N. IX, dell’11 luglio 2013). Le persone incaricate della funzione giurisdizionale, sia inquirente che giudicante, vengono poi selezionate tramite cooptazione, non potendo essere reclutate mediante un concorso pubblico tra i cittadini dello Stato, come normalmente avviene presso gli altri Stati. Esse vengono così selezionate tra professionisti di altissimo livello, già di consolidata esperienza e di fama riconosciuta (come il curriculum di ciascuno di essi, facilmente reperibile su internet, attesta). Sono infatti tutti professori universitari in Università italiane».

 

IL VATICANO CATTIVO NON CONCEDE AVVOCATI DI FIDUCIA?
Nuzzi e Fittipaldi hanno raccontato che il Vaticano oscurantista non avrebbe nemmeno concesso di essere difesi dai loro avvocati di fiducia. E’ un’ovvietà, gli avvocati di fiducia scelti non erano abilitati ad esercitare in uno Stato estero. Come ha spiegato il giurista Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale: «In qualsiasi paese gli avvocati che possono difendere gli imputati sono quelli che sono iscritti negli albi professionali dell’ordinamento. Gli avvocati d’ufficio sono stati nominati in assenza della nomina degli avvocati di fiducia. In questo caso sono avvocati rotali, cioè avvocati davanti ai giudici ecclesiastici o avvocati ammessi dal tribunale. Naturalmente, in linea teorica più è ampia questa possibilità, meglio è per quello stesso ordinamento. Ma la difesa tecnica è assicurata».

Ancora più chiaro è stato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede: «si è lamentata un’ipotetica violazione del diritto di difesa degli imputati, ai quali non si sarebbe consentito di essere assistiti da avvocati di fiducia di loro scelta. A questo proposito occorre evitare un equivoco di fondo: le regole vigenti nell’ordinamento vaticano, applicate dalle autorità giudiziarie, sono perfettamente in linea con quelle della maggior parte degli ordinamenti processuali del mondo, dove l’ammissione al patrocinio nei tribunali richiede una specifica abilitazione all’esercizio della professione, rilasciata in presenza di requisiti e titoli stabiliti da ogni ordinamento. Non deve sorprendere, quindi, che un avvocato abilitato in Italia non possa per ciò solo patrocinare nello Stato della Città del Vaticano, così come non potrebbe patrocinare nemmeno in Germania, in Francia, ecc. Il ragionamento contrario, d’altronde, implicherebbe che un imputato straniero potrebbe anche pretendere di essere assistito in Italia da un avvocato parimenti straniero, solo perché di propria fiducia, il che non è però consentito. Tali condizioni non costituiscono quindi un limite dell’ordinamento vaticano, ma un’ulteriore conferma della sua autonomia e completezza. Tutti gli Avvocati sono iscritti a un Albo, facilmente consultabile, di professionisti ammessi a patrocinare innanzi al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, nel quale vengono selezionati gli avvocati d’ufficio o scelti gli avvocati di fiducia. Si tratta di avvocati qualificati non solo presso i tribunali della Chiesa e della Santa Sede, ma anche presso i tribunali italiani, essendo tutti iscritti nei rispettivi consigli dell’Ordine degli avvocati italiani. Non solo, essi sono anche in possesso di una seconda laurea in diritto canonico e di un ulteriore diploma di specializzazione triennale conseguito presso il Tribunale rotale. Vi sono quindi tutte le premesse per avere piena fiducia nella serietà e nella competenza di chi deve garantire il corretto svolgimento di un processo che, per diverse ragioni, attira l’attenzione di molti».

 

I POLITICI ITALIANI HANNO PAURA A CRITICARE IL VATICANO CATTIVO?
Nuzzi e Fittipaldi hanno invocato l’intervento degli amici potenti italiani, dal premier Renzi in giù, e si sono lamentati del fatto che nessuno intende intervenire per fermare “l’inquisizione”.

Ma il giurista Francesco Margiotta Broglio, ordinario dell’Università di Firenze, ha spiegato: «Bisogna vedere come i giornalisti si sono procurati le carte riservate della Santa Sede. Se uno Stato ritiene che un reato sia stato commesso sul territorio può processare un cittadino straniero secondo le proprie leggi. Ciò vale per il Vaticano come, ad esempio, per l’India o gli Stati Uniti nei confronti di procedimenti che coinvolgano cittadini italiani. Le accuse di clericalismo o di subalternità dell’Italia alla Santa Sede mi sembrano tecnicamente infondate».

 

 

Il processo di Vatileaks è dunque giusto e legittimo, non processa la libertà di stampa ma semmai la modalità tramite la quale i giornalisti si sono impossessati delle notizie. Garantisce inoltre l’adeguata difesa degli imputati tramite un ordinamento affidabile con tutte le caratteristiche processuali dei più evoluti ordinamenti contemporanei. Vedremo cosa accadrà all’esito del processo, chi saranno i colpevoli e chi sarà prosciolto dalle accuse.

Rimangono dei libri di gossip vaticano firmati da Nuzzi e Fittipaldi che contengono alcune accuse vecchie, altre nuove su “spese pazze” di qualche monsignore, altre ancora da verificare. In ogni caso, seppur nella loro superficialità e grazie all’eco mediatica che hanno ricevuto, possono anche essere un aiuto a ricordare a chi governa la Curia romana che la lealtà alla propria funzione, e agli obblighi connessi, dev’essere un parametro autentico di condotta e di vita. Inutile negare che ci siano oggettivamente dei problemi, come ha detto oggi il card. Camillo Ruini: «ci sono cose che davvero non vanno. Direi di più: che risultano inconcepibili». Per questo la campagna vittimista che i due giornalisti hanno imbastito contro la fantomatica monarchia assoluta, l’attentato alla libertà di stampa e il revival del diritto medioevale e dell’Inquisizione, rischia di oscurare anche quel poco di buono che si può ricavare dai loro libri.

La redazione

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6 commenti a I giuristi smentiscono Nuzzi e Fittipaldi: il processo è giusto e non limita la libertà di stampa

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  1. Gianfranco ha detto

    Fin da subito i due giornalisti e la loro sodale hanno cercato di buttare in caciara la loro vicenda, sperando così di creare una opinione pubblica a loro favorevole e fare indirettamente pressioni sulla Santa Sede.
    Gli anticlericali si sono subito tuffati a capofitto parlando di inquisizione e torquemada.
    Ho l’impressione tuttavia che abbiano ottenuto poco: forse con la sola eccezione di Repubblica (indirettamente coinvolta perchè Fittipaldi è nel loro stesso gruppo editoriale) e il Fatto Quotidiano gli altri quotidiani e le TV hanno mantenuto una linea più distaccata, forse subodorando la trappola e la malafede.
    Se fossero vere le indiscrezioni pubblicate da La Stampa che almeno un giornalista abbia ottenuto le password riservate di accesso ai PC in Vaticano per trafugare documenti penso che la situazione sia più grave di quella dipinta.

  2. Ubi Deus ibi pax ha detto

    @Redazione UCCR: in luogo del link all’articolo della Radio Vaticana da Voi usato (http://it.radiovaticana.va/news/2015/12/07/la_garanzia_di_un_processo_serio_nota_di_padre_lombardi/1192507), che comunque riporta la stessa nota di padre Lombardi, consiglio di usare il link diretto al bollettino della Sala Stampa (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/12/07/0967/02161.html).

    Per quanto riguarda l’articolo con l’intervista al Card. Ruini, un grazie sentito ai nostri fratelli maggiori – come li definì efficacemente San Giovanni Paolo II – dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) per la loro ottima rassegna stampa tematica, tuttora stranamente gratuita.

  3. Roberto Sastri ha detto

    Non viene violata la liberta di stampa, infatti i libri li hanno stampati senza problemi.

    Viene violato il diritto di cronaca esistente in TUTTI i Paesi (ma che nella chiesa del Signore non esiste, tutto deve essere segreto),
    la protezione delle fonti ovvero il segreto professionale
    e viene impedito di scegliere il proprio difensore oltre ad altri diritti di un cronista conemente acquisiti in tutti gli altri Paesi.

    In vaticano nessuno ha mai fatto cronaca, i giornalisti accreditati, come è noto, sono una claque per fare solo domande previste, concordate e sempre favorevoli.

    Viene incriminato il diritto stesso di un cronista di pubblicare notizie senza peraltro che sia contestata la loro veridicità!!
    I cattolici cosi come i musulmani non sono mai interessati gli scandali e i crimini delle loro religioni.

    Nuzzi e Fittipaldi ovviamente non hanno commesso alcun reato si dice sia un processo farsa per consentire al papa di fare un gesto di misericordia “assolvendoli” nell’anno del Giubileo.

    L’aspetto più scandaloso, ancor più del processo stesso è il silenzio dell’Associazione Nazionale Stampa sempre molto agguerrita ma stavolta in omertoso silenzio.

    XVincent ed altri interlocutori ricordo che le mie risposte ad interventi nei precrdenti articoli sono stati censurati dalla redazione.

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