L’opportunismo “religioso” di Benito Mussolini

BENITO MUSSOLINI, ANNEES 1930Una delle caratteristiche peculiari di Benito Mussolini è stato il suo “trasformismo” politico che lo ha portato ad assumere per calcolo e opportunismo provvedimenti che non sempre coincidevano con le sue opinioni private.  Questo atteggiamento lo si può notare per esempio nei confronti delle sue convinzioni religiose.

È noto infatti che prima di salire al governo Mussolini manifestò un atteggiamento ferocemente anticlericale: il rivoluzionario aveva dipinto da giovane la Chiesa con diversi epiteti come  “grande cadavere”, “lupa cruenta”,  “covo di intolleranza” e i sacerdoti come “pipistrelli”, “sanguisughe” o “sudici cani rognosi”. A volte negava l’esistenza storica di Gesù asserendo che i Vangeli non potevano essere considerati documenti degni di fede, mentre altre invece raffigurava Cristo come il primo “socialista ante litteram” accusando i papi di aver tradito il suo messaggio. In Svizzera ebbe un dibattito con il pastore evangelico Alfredo Tagliatella dove, togliendosi platealmente l’orologio, sfidò Dio dicendogli di fulminarlo entro cinque minuti se esisteva. In una serie di articoli pubblicati con lo pseudonimo di “Vero Eretico” accusò la religione d’aver prodotto secoli di guerre e i terrori dell’inquisizione e attacchi virulenti li utilizzò anche nei suo romanzi come “Claudia Particella, l’amante del cardinale” o “Giovanni Hus il veridico”.

L’atteggiamento di Mussolini non mutò neppure quando il capo del fascismo fu espulso dai socialisti e fondò i fasci di combattimento: tra i vari punti del programma di San Sepolcro c’era anche la proposta di confiscare “tutti i beni delle Congregazioni Religiose”. Di fronte però all’insuccesso elettorale ottenuto nelle elezioni politiche del novembre del ’19 mutò decisamente posizione intuendo che per raccogliere consensi era necessario non attaccare frontalmente la religione professata dalla stragrande maggioranza della popolazione:  «Qualcuno può dirvi che il fascismo è nemico della religione, che vuole scristianizzare l’Italia. Questa è una ridicola e ignobile calunnia» dichiarò in un discorso del 1921. Una volta salito al governo il futuro dittatore continuò a cercare l’appoggio dei cattolici per rafforzare la sua posizione all’estero e all’interno del paese seguendo una tattica binaria che prevedeva di blandire la Chiesa attraverso dei provvedimenti a suo favore come dei sussidi governativi a favore delle scuole religiose o l’affissione dei crocifissi e nel contempo di attaccare il clero di dichiarato comportamento antifascista o filopopolare.

Per consolidare ulteriormente le basi di massa del regime Mussolini decise di rivestire un accordo con la Chiesa risolvendo definitivamente la Questione Romana (idea che il duce aveva già coltivato fin dal ’23) e, dopo tre anni di negoziato, si giunse l’11 febbraio del 1929 alla firma dei Patti Lateranensi. Mussolini cercò anche di fare passare al popolo l’immagine di essere un devoto cattolico (a tal fine fece regolarizzare la sua relazione con Rachele sposandosi in chiesa), ma nel suo intimo restava un anticlericale convinto come è dimostrato da alcune sue disposizioni (ad esempio i giornali ricevevano spesso l’ordine di ignorare il papa). Paradossalmente, l’odio del duce verso i preti spuntò fuori chiaramente dopo la firma dei Patti Lateranensi: «Come avete udito, abbiamo fatto pace con la Chiesa… Ora che la pace è stata fatta, si può riprendere la guerra!» dichiarò di fronte al Gran Consiglio del Fascismo. A solo due mesi dalla firma del concordato il capo del fascismo fece infuriare il papa con delle dichiarazioni alla Camera nella quale affermò che in conseguenza del Trattato la Chiesa non era più libera ma subordinata allo stato e che la religione cristiana «molto probabilmente non avrebbe lasciato traccia di sé» se fosse rimasta in Palestina e non si fosse trapiantata a Roma.

Nonostante ciò il regime fascista godette negli anni ’30 di un sostanziale appoggio da parte delle gerarchie ecclesiastiche anche se non mancarono scontri che lasciarono intravedere che la collaborazione era solamente opportunistica e precaria. Nel 1931, ad esempio, vi fu un aspro conflitto tra la Chiesa e il regime riguardante l’educazione dei giovani: i fascisti avevano avviato una violenta campagna contro l’Azione Cattolica per tentare di monopolizzare la formazione della gioventù. Pio XI era molto infuriato per questo: “Gli vada a dire (al Duce) che con i metodi che usa e i fini che si propone, mi fa schifo, nausea, vomito…” disse ad un diplomatico italiano. Il papa giunse persino a meditare di rompere i rapporti con lo stato italiano, ma alla fine rinunciò ascoltando il parere di Pacelli che considerava il gesto controproducente. La risposta del pontefice fu comunque molto energica e si riversò nell’enciclica «Non abbiamo bisogno» che denunciava le pretese totalitarie dello stato fascista. «Intanto io darò un giro di vite alla situazione per quanto riguarda le scuole cattoliche condotte dai religiosi. Tutto questo sul piano tattico, mentre sul piano strategico manterremo la nostra linea di perfetta osservanza religiosa e di rispetto nei confronti del papa» dichiarò macchialevicamente Mussolini dopo l’uscita del documento papale.

Se lo scontro riguardante sull’Azione Cattolica trovò infine un compromesso tra le due parti, non fu invece così per quanto riguarda un altro dissidio: le leggi razziali. Pio XI guardava con sfavore all’alleanza tra il duce e il dittatore tedesco a causa delle vessazioni operate contro i cattolici in Germania e fu enormemente contrariato quando Mussolini emanò anch’esso nel ’38 una legislazione antiebraica di stampo razziale. È stato sostenuto da alcuni che all’epoca la Santa Sede manifestò un riservato silenzio finendo per accettare la legislazione antisemita, eppure fu proprio quest’ultimo atto che provocò un dissidio insanabile tra il papa e il regime fascista in quanto veniva considerato un vulnus inferto al concordato (erano infatti vietati i matrimoni misti anche se il coniuge ebreo era convertito al cattolicesimo). Pio XI si esprimete in maniera profondamente negativa riguardo ai razzismo fascista:  «Ci si può chiedere come mai, disgraziatamente l’Italia abbia avuto bisogno di andare a imitare la Germania!»,  «Il razzismo è un errore che raggiunge i gradini alti degli altari perché intacca la dottrine cattoliche» dichiarò, ma Mussolini fece sapere di essere ormai intenzionato a tirare dritto con la questione razziale e lanciò strali furibondi contro Pio XI: «Io non sottovaluto la forza del papa; ma lui non deve sottovalutare la mia. Basterebbe un mio cenno per scatenare tutto l’anticlericalismo di questo popolo, il quale ha dovuto faticare non poco per ingurgitare un Dio ebreo» disse a Galeazzo Ciano. Al genero confidò anche di essere intenzionato a lanciare un ultimatum alla Chiesa: «Contrariamente a quanto si crede, io sono un uomo paziente. Bisogna però che questa pazienza non mi venga fatta perdere, altrimenti agisco facendo il deserto. Se il Papa continua a parlare, io grato la crosta agli italiani e in men che non si dica li faccio tornare anticlericali. Al Vaticano sono uomini insensibili e mummificati. La fede religiosa è in ribasso: nessuno crede a un Dio che si occupa delle vicende personali dell’agente di polizia fermo nell’angolo del Corso» (citazioni prese da A. Spinosa, Mussolini, Milano 1992 p. 343).

Il papa era intenzionato a compiere due azioni che avrebbero forse potuto modificare enormemente il rapporto tra la Chiesa e i regimi nazifascisti: la redazione dell’enciclica contro il razzismo «Humani Generi Hunitas» e un discorso severo contro il fascismo e il nazismo da pronunciare il giorno del decennale dei Patti Lateranensi. Entrambe queste iniziative non furono però infine attuate a causa della prematura morte del papa avvenuta il 10 febbraio 1939. Su questo fatto è nata anche la leggenda che Pio XI fosse stato in realtà ucciso dal suo medico Francesco Petacci (padre dell’amante di Mussolini) su ordine del duce proprio per evitare che il papa pronunciasse quel discorso. La tesi è sicuramente da scartare, ma come in ogni leggenda anche questa contiene un barlume di verità dato che il duce accolse con sollievo la notizia della scomparsa del pontefice al punto che commentò: «Finalmente è morto quest’uomo dal collo rigido» (sull’ipotesi dell’assassinio di Pio XI cfr. Guseppe Di Leo, Pio XI ucciso da Mussolini?, Il Riformista 16 luglio 2005).

Nonostante il successore di Achille Ratti, Pio XII, fosse ben più “diplomatico” rispetto al suo predecessore, non mancarono però anche con esso dei dissidi avvenuti con il regime riguardanti stavolta l’entrata nella seconda guerra mondiale. Pacelli operò affinché l’Italia restasse estranea al conflitto, ma il capo del fascismo era fermamente intenzionato ad entrare in guerra per spartirsi il bottino convinto dalle rapide vittorie tedesche che il conflitto si sarebbe presto concluso e fu notevolmente irritato dagli appelli per la pace del papa: «C’è un campo di concentramento anche per il vecchio del Vaticano, se non la smette di piatire per la pace» giunse ad affermare. Anche negli anni seguenti il duce si lasciò andare a commenti anticlericali virulenti come quelli pronunciati negli anni giovanili: ad esempio, Galeazzo Ciano annotava il 22 dicembre 1941 sul suo diario che Mussolini “si era scagliato contro il Natale. Si sorprende che i tedeschi non abbiamo ancora abolito questa festa che «ricorda soltanto la nascita di un ebreo che regalò al mondo teorie debilitanti e svirilizzatrici e che ha particolarmente fregato l’Italia con l’opera disgregatrice del papato»” (G. Zagheni, La croce e il fascio, Torino 2006 pp. 260-261).

Tuttavia, c’è chi ha parlato di una sua conversione religiosa al cattolicesimo negli ultimi anni della sua vita dopo il suo arresto nel 1943. Effettivamente, la caduta ha probabilmente fatto emergere nel fondatore del fascismo dubbi e domande sul destino ultimo dell’anima, ma storici come Renzo De Felice e Denis Mack Smith hanno escluso l’ipotesi di una sua conversione e del resto, non va dimenticato che negli anni della Repubblica di Salò Mussolini appoggiò l’opera di don Tullio Calcagno, sacerdote che minacciava uno scisma dalla Santa Sede a causa del mancato appoggio del Vaticano alla Repubblica Sociale Italiana.

Ha  scritto giustamente Armando Carlini sulla politica religiosa di Mussolini: «è vero che con lui il nome di Dio risuonò , forse per la prima volta, solenne e ammonitore nella grigia aula del parlamento. E’ vero che si deve a lui la distruzione in Italia della Massoneria e la Conciliazione con il Vaticano. Ma queste imprese non furono da lui eseguite, e di fatto giustificate, con ragioni che non fossero essenzialmente politiche e sociali». Un approccio dunque materialista e calcolatore che a lungo andare però sarebbe andato a cozzare, come infatti è successo, con la vera anima del fascismo fondata sul nazionalismo esasperato e sul controllo totalitario della società.

Mattia Ferrari

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26 commenti a L’opportunismo “religioso” di Benito Mussolini

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  1. andrea g ha detto

    In effetti: antiuaar.wordpress.com/2010/12/14/benito-mussolini-ecco-tutto-lanticlericalismo-del-famoso-ateo/

    Come x tutti, spero che in punto di morte si sia pentito.

  2. Umberto P. ha detto

    Mah, quel che è stato è stato. Per me, non credente, è normale che la Chiesa sia stata strumentalizzata dagli uomini sin dal primo momento in cui è stata fondata. Ma a me non interessa parlare di questo, io voglio sapere se Dio esiste.

    • Daphnos ha detto in risposta a Umberto P.

      C’è un tempo per parlare di una cosa e un tempo per parlare di qualcos’altro 😉 .

    • Boomers ha detto in risposta a Umberto P.

      Il fatto che tu senta il bisogno di chiarire questo aspetto è decisivo sulla risposta che bisogna necessariamente dare. O la vita è tutta basata su un’illusione che ti fa credere di aver bisogno di sapere se Dio c’è o non c’è, oppure la tua ragione è davvero razionale e sta cercando quel che già c’è. Siamo stati creati per cercarLo, questa è la risposta che abita anche in te.

  3. Klaus ha detto

    “In Svizzera ebbe un dibattito … dove, togliendosi platealmente l’orologio, sfidò Dio dicendogli di fulminarlo entro cinque minuti se esisteva”. Ma Dio non aveva fretta.

  4. Klaus ha detto

    La conciliazione fu un merito innegabile. ma quanto a distruzione della Massoneria, avrei qualche dubbio. Italo Balbo, a quanto si dice, era massone e l’architetto Piacentini, potentissimo per tutta la durata del regime, era notoriamente un alto grado.

    • gladio ha detto in risposta a Klaus

      … e Mario Monti, massone per davvero, e non solo ” a quanto si dice ” è stato messo alla guida del Paese addirittura dalla CEI ( congresso di Todi).

  5. gladio ha detto

    Ma volesse il cielo che ci fosse qualcuno in Italia ed in Europa che, seppur per opportunismo politico, eliminasse aborto, eutanasia, ideologia di gender e quantaltro, volesse il cielo!!!

    • unafides ha detto in risposta a gladio

      Se e’ per questo le leggi su aborto e divorzio in Italia sono state approvate con l’avallo o quantomeno con il colpevole silenzio della democrazia cristiana che per oltre quarant’anni ha viaggiato a braccetto con la CEI, ma l’opportunismo di entrambi ha portato ad una legge infame ed assassina ed un’altra che ha cominciato a distruggere l’istituzione familiare.

      • beppino ha detto in risposta a unafides

        La DC ha sempre votato e preso posizione contro il procurato aborto… con la sola esclusione di DC e MSI sono gli “altri” (radicali, comunisti, socialisti, liberali, social democratici, repubblicani, sinistra estrema, gruppi minori di vario tipo, ecc…) che hanno portato alla legge sulla IVG. Che poi molti elettori (presunti) “democristiani” abbiano votato per il NO nel famoso referendum é altro discorso… In democrazia sono i numeri a fare la differenza. Ora la porta é spalancata e per adesso quel che si può fare é tener vivo il problema e dar voce/proporre quello che potrebbe/dovrebbe essere il giusto modo etico e civile di affrontare queste problematiche.

        • unafides ha detto in risposta a beppino

          In realtà la dc ebbe un comportamento molto più ambiguo nei due referendum. La linea generale del partito fu quella dell’abrogazione, ma molte correnti si espressero per la libertà d’espressione spalancando di fatto la porta ad una doppia linea inaccettabile su argomenti quali famiglia e vita. Infatti la campagna referendaria democristiana fu troppo blanda in quelle occasioni, vuoi per le correnti contrastanti, vuoi per la solita politica cerchiobottista e il risultato è un’infinita striscia di sangue che macchia indelebilmente la storia democristiana.

          • beppino ha detto in risposta a unafides

            Non sarei così drastico.

            La campagna abortista fu condotta inequivocabilmente dal PCI, dal PSI, dal PSDI, dal PLI, dal PRI e dai RADICALI. Il primo progetto di legge fu di Loris Fortuna (socialista); non fu secondaria, come spesso avviene in Italia, la posizione della Corte Costituzionale ed in genere della Magistratura (un po come succede anche adesso…).

            Nel ’78 passò alla Camera il progetto di legalizzazione dell’aborto con i voti favorevoli di chi aveva condotto la campagna abortista mentre contrari furono la DC e l’MSI (anche i radicali ma per altri motivi…). Il gruppo democristiano ebbe pochissimi esponenti a favore della 194.

            E’ vero che i democristiani durante l’iter di formazione della 194 non presero forse “molto sul serio” il lavoro e spesso si disimpegnarono. Ma é anche vero che l’opposizione ad oltranza non poteva essere la strada “politicamente” da intraprendere (se lo potevano permettere invece quelli dell’MSI che addiritturano tacciarono la DC di comportarsi come Ponzio Pilato).

            La realtà é che i sostenitori della 194 erano LA maggioranza dei deputati. Quello che invece é inequivocabile é il fatto che i ministri democristiani e il presidente della repubblica (democristiano) avrebbero dovuto dimettersi per non controfirmare la legge; ma ciò fu (e rimane) magra consolazione.

            Diciamo invece che la DC perse una occasione per avviare un recupero delle propria base identitaria un po ammosciata dopo gli anni cinquanta e sessanta (se prendeva quella strada forse il partito non sarebbe andato a fine come é andato a finire…).

            • gladio ha detto in risposta a beppino

              Dai un po’ un’ occhiata a questo:
              http://www.siciliacristiana.eu/Rassegnastampa_pisa/ab_06.htm

              Altra cosa:ho l’ impressione che tu prenda un po’ troppo sottogamba, le responsabilità morali della Dc.

              Io credo , al contrario di quanto affermi,che qualche milionata di morti ( tanti sono stati i bambini finiti negli inceneritori degli ospedali)potessero giustificare un’ opposizione ad oltranza, specialmente da chi si presentava come il paladino dei valori cristiani.

              Una curiosità: l’ Italia è l’unico, dico l’ unico Paese al mondo la cui legislazione abortista è firmata nella sua totalità da esponenti del mondo cattolico:
              Presidente del consiglio : Giulio Andreotti, democristiano
              Ministro della Sanità: Tina Anselmi, democristiana
              Ministro della Giustizia: Paolo Bonifacio
              Ministro delle finanze: Filippo Maria Pandolfi. democristiano
              Ministro del tesoro: Tommaso Morlino, democristiano
              E per finire… Giovanni Leone: presidente della Repubblica, democristiano pure lui.

              Che l’ inferno se li tenga bene al caldo tutti e sei!!!

              • gladio ha detto in risposta a gladio

                Ancche Paolo Bonifacio era democristiano

              • beppino ha detto in risposta a gladio

                Sono d’accordo in parte sul discorso delle responsabilità morali della DC. Ripeto: NON c’erano i numeri (ne in Parlamento ne, soprattutto, tra gli italiani come dimostrarono le percentuali significative ma non sufficienti dei SI).

                E’ inoltre ovvio che tutti i firmatari della legge sono riconducibili a personaggi democristiani in quanto la DC era al governo. Ricordo che in Italia era allora attiva una sinistra forcaiola e ricordo inoltre come poco dopo iniziò la disastrosa esperienza del governo con il partito socialista e con gli altri micropartiti laici.

                La DC poteva far saltare il governo e il presidente della repubblica poteva dimettersi… era una possibilità che non si concretizzò (purtroppo…) ed a mio parere ciò é invariante rispetto al percorso della 194 (la cui attuazione sarebbe solo stata, al limite, rinviata). Ciò non toglie che si poteva fare così, ripeto, ma più che con l’obiettivo effimero di bloccare la normativa sulla IVG quanto piuttosto con l’obiettivo credibile di “rigenerare” dal di dentro il partito democristiano.

                Gli anni tumultuosi successivi alla caduta di Mussolini hanno visto una contrapposizione politica “frontale” impressionante e di cui forse riusciamo appena a intuirne la portata. Decenni di governo democristiano non possono non aver influito nel tempo sugli ideali che fondarono e governarono la DC. Mettiamola così, sfortuna ha voluto che il tema del procurato aborto sia “comparso” nella vita politica in un momento in cui la DC era “debole” e soprattutto con poca originaria spinta propulsiva.

                • Klaus ha detto in risposta a beppino

                  Scusate, ma voi c’eravate in quegli anni? io sì e sono stato a votare al referendum sull’aborto (forse era la seconda o terza volta che votavo). Votai contro la 194 e fu da lì che iniziò il mio percorso di ripensamento sulla Fede e la mia rottura con la sinistra laicista. E trovai discutibile lo scarso appoggio dato dalla DC al Movimento per la Vita.
                  Se però Andreotti, Leone ecc. si fossero dimessi, certamente si sarebbe mantenuto fermo un principio. Ma non credo che le cose sarebbero andate meglio sul piano concreto.
                  Avremmo avuto il tentativo di imporre in Italia un regime comunista, che tra l’altro avrebbe indubbiamente approvato con una legislazione sull’aborto ancora più permissiva della 194.
                  Sarebbe probabilmente seguita, dati il clima e la situazione di quegli anni e la guerra fredda in corso, che in Italia si estrinsecava negli opposti terrorismi di sinistra e di destra, una probabile guerra civile tra filoamericani e filosovietici.
                  O almeno c’erano serie ragioni per ritenere possibile tutto ciò. Quindi non sono sicuro che sia possibile dare un giudizio morale certo su politici che potrebbero anche avere ritenuto, in buona fede, di scegliere un male minore. E oltretutto, ormai il giudizio su queste persone è stato dato dall’unico Giudice infallibile.

                  • unafides ha detto in risposta a Klaus

                    Nessuno si vuole sostituire all’unico Giudice Infallibile e quello che i politici in questione avevano dentro l’anima rimane una questione loro, ma il giudizio storico spetta ai posteri, cioè a noi e la scelta del male minore non regge. Un cattolico non sceglie il male minore, un cattolico non sceglie il male punto. Poi è decisamente opinabile giudicare male minore una legge che ha causato e continua a causare milioni di vittime innocenti.

                  • gladio ha detto in risposta a Klaus

                    Io c’ero Klaus, vivente e votante e mi rendo benissimo conto che i numeri in Parlamento non c’ erano. Anche se i sei Giuda Iscariota si fossero comportati da “uomini ” anzichè da castrati morali l’ aborto sarebbe passato ugualmente,sarebbe stata solo una questione di tempo, la battaglia era persa.

                    Ma ci sono due modi di perdere le battaglie: con onore o con disonore. I democristiani l’ hanno persa con disonore e con altrettanto disonore l’ ha persa il popolo italiano.

                    Un popolo che nel giro di pochi anni ( pochi anni: cinque o sei, mica pochi decenni) ha rinnegato le proprie radici e la propria cultura. Segno questo che la sua decantata ” cattolicità ” non era altro che una casa fondata sulla sabbia.

                    Che Dio ci perdoni.

              • Piero ha detto in risposta a gladio

                Ah quindi tutta colpa di Andreotti, no?
                Invece i milioni di “cattolici” che hanno votato NO al referendum, tutti santarellini?
                Cos’e’, in ogni “gabina elettorale” c’era Andreotti (o un suo scagnozzo) a puntare una pistola alla tempia del povero e timorato di Dio cattolicuccio italiano, per costringerlo a votare NO?

                • beppino ha detto in risposta a Piero

                  Penso che tutti i cattolici abbiano votato SI. Lo pensavo allora e lo penso tuttora. Un cristiano non poteva (ne può) prendere posizione diversa su un referendum di questo tipo.

                  • Piero ha detto in risposta a beppino

                    allora c’e’ qualche conto che non torna.
                    Si vede che in quel mese di campagna elettorale sono nati tanti radicali, sono diventati immediatamente maggiorenni e hanno votato NO.

                • gladio ha detto in risposta a Piero

                  LEGGI BENE IL MIO COMMENTO

  6. unafides ha detto

    Quindi siamo d’accordo. Se la responsabilita’ della promozione della legge va’ sicuramente addotta ai radicali e ai partiti di sinistra, alla DC va’ sicuramente la responsabilita’ di non aver fatto abbastanza per impedire la promulgazione della legge prima e per un impegno refendario serio poi. Sta poi ad ognuno di noi scegliere in tutta coscienza a chi attribuire una eventuale colpa morale a chi pilatescamente in questa situazione si e’ limitato a non fare alcun bene. Si e’ limitato…

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