Religione e intelligenza: il nesso è positivo

StudentiUno dei cavalli di battaglia preferiti da tanti laicisti e razionalisti è che la religione sia una cosa da ignoranti. A loro dire solo i semplici e gli stolti possono continuare a credere nelle favole e nei miti della Bibbia, le persone colte e intelligenti invece si devono rivolgere al vero sapere, quello scientifico. Un concetto che risale almeno a inizio ’800, quando il positivista francese Comte propose la sua teoria evolutiva sui tre stadi del sapere: religione, filosofia, scienza. Dove il raggiungimento di ogni stadio avrebbe dovuto implicare l’abbandono dei precedenti. Per i sapienti contemporanei, se permane la religione è solo perché la gente non ha studiato abbastanza e/o non è abbastanza intelligente.

Questa la teoria. O meglio, l’ideologia. Che sarebbe suffragata da alcuni studi scientifici che mostrano una maggiore propensione all’ateismo per le nazioni caratterizzate da una migliore educazione, e dunque indirettamente con un maggiore quoziente intellettivo medio. Ma le cose stanno davvero così? No, a ben vedere. E si possono evidenziare tre motivi a favore di una correlazione positiva tra religione e intelligenza.

In primo luogo, quello che questi studi dimenticano (volontariamente?) è considerare gli altri fattori che possono entrare in gioco. Una nazione ricca, ad esempio, può dedicare maggiori risorse all’istruzione, venendo dunque caratterizzata da una cultura e da un QI medio più elevati. Allo stesso tempo la maggiore ricchezza può ottenere l’effetto di una minore religiosità (“è più facile che un cammello…”), la quale non deriva direttamente dalla maggiore cultura. È questa la strada intrapresa da un recente studio di sul tema, dal titolo (traduzione a senso) Le nazioni credenti sono più stupide? Critica della teoria sul nesso intelligenza-religiosità (2013), dove con “Intelligence-Religiosity Nexus” è sottintesa la natura negativa del nesso. I risultati dell’analisi compiuta su 99 nazioni mostrano che l’ateismo è correlato a fattori come l’avere un trascorso di dominio comunista, il maggiore reddito procapite, la libertà religiosa (di per sé positiva ma si pensi alle molte nazioni islamiche dove la religiosità è garantita e quasi imposta dallo stato), all’istruzione superiore (che può predisporre a un maggiore materialismo). Ma l’ateismo non risulta direttamente correlato in maniera significativa al QI medio.

In secondo luogo, analisi più specifiche condotte all’interno di contesti socio-culturali omogenei hanno restituito risultati che ancora falsificano l’ipotesi di un nesso negativo tra intelligenza e religione. È il caso dello studio del 2010 della Oxford University Press (di cui abbiamo già parlato) su circa 1.200 scienziati e accademici statunitensi, che ha trovato un 50% di affiliati a religioni e un altro 20% di “credenti a modo loro”. Percentuali tutto sommato elevate, molto distanti dalle piccole cifre che solitamente si sentono dire: p.es nell’Illusione di Dio, Dawkins riporta cifre come 3,3,%, 7%, arrivando a un 40% di scienziati “meno illustri” credenti (pp. 104-105).

In terzo luogo, il rapporto tra religione e intelligenza è positivo per quanto riguarda la formazione culturale in generale. Il Manuale di religione e salute (Oxford University Press, 2012), tra i molti aspetti esaminati, ha censito anche 11 studi che esaminano il rapporto tra credo religioso e rendimento scolastico. In tutti e 11 gli studi la correlazione è positiva: chi crede va meglio a scuola. Certo, in questo caso possono subentrare fattori intermedi che non riguardano propriamente le capacità intellettive: la religiosità è correlata a famiglie più stabili e calorose, che a loro volta privano i ragazzi di disagi nocivi, ed è anche correlata a maggiore impegno, spirito di sacrificio, capacità di relazioni sociali, tutti elementi che possono contribuire a una formazione più serena ed efficiente.

In definitiva, per quanto siano notevoli gli sforzi di chi vuol fare apparire la religione come un superstizioso rimasuglio del passato, è sempre bene tenere presenti due paletti nella questione: “La Fede e la Ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (incipit della Fides et Ratio, Giovanni Paolo II, 1998); “Un po’ di scienza porta all’ateismo, ma molta scienza riporta alla religione” (Francesco Bacone, Saggio sull’ateismo, 1612).

Roberto Reggi

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78 commenti a Religione e intelligenza: il nesso è positivo

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  1. Alèudin ha detto

    per fortuna che Gesù parla chiaro:

    “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.” Mt 11, 25-30

    Quindi per il regno un buon QI sarà utile forse, non certo indispensabile.

    Per non tacere del fatto che un QI alto non necessariamente garantisce scelte ragionevoli, lo stessa persona con QI elevatissimo può progettare un sofisticata macchina per uccidere o un sistema per desalinizzare l’acqua in maniera economica, ad esempio.

    Per non dire del fatto che giudicare delle persone migliori di altre in base al QI è razzismo, in quanto si fanno differenze in base al codice genetico.

    Per ultimo, il QI è criticato e ritenuto poco affidabile e fuorviante da più di una ricerca scientifica.

  2. Gianluca_P ha detto

    Vorrei far presente che il calcolo del quoziente intellettivo (IQ) è un calcolo che ormai non si usa più per valorizzare o meno una persona, è quindi impreciso e non può essere ritenuto valido per considerazioni di questa natura.
    Ricordo oltretutto che le cifre riportata da Dawkins non si riferiscono agli scienziati in generale, in cui rientrano anche i semplici ricercatori con competenze magari in una piccola branchia di una disciplina, ma dei membri onorifici, cioè di quelle personalità situate all’apice della ricerca scientifica.

    • simone ha detto in risposta a Gianluca_P

      Quello di Dawkins è un sondaggio degli anni ’90…lo stesso sondaggio su scienziati d’elitè è stato fatto recentemente trovando dati completamente diversi, 70% credenti+religiosi+spirituali.

      • Gianluca_P ha detto in risposta a simone

        A me sembra che sia stato preso per buono solo il dato che tornava utile. E poi non ha molto valore di qualità statistica uno scienziato che magari è un genio indiscusso in fisica nucleare ma che non ha riflettuto appieno su questioni riguardanti la sfera religiosa, come sappiamo essercene. Anche quel 20% di persone che dichiarano di avere un «rapporto individualizzato e non convenzionale» non sono facilmente ascrivibili d’ufficio a una parte o all’altra, perchè certe posizioni panteiste o certo misticismo generalizzato può essere vicino all’agnosticismo quanto alla posizione religiosa.

        • simone ha detto in risposta a Gianluca_P

          sbaglio o critichi le ricerche contrarie al tuo punto di vista, dando per ovvie e attendibili quelle a tuo sostegno?

          • Daphnos ha detto in risposta a simone

            Non esattamente. Lui, in fatto di religione, fa quello che gli dicono gli scienziati d’élite. Abbastanza normale, direi, in fondo anche mia zia si veste a seconda di come vestono i vips. Che c’è di strano?

            Ovviamente Gianluca non dice come è stata effettuata la ricerca di Dawkins… ovviamente quella che lui chiama “personalità con onorificenze all’apice…” non è altro che la Royal Society. Chissà una ricerca simile in Pakistan che risultati darebbe. Ah già, ma lì sono neri, perciò inferiori… chiedo scusa. Dicevo, cos’hanno fatto? Praticamente, hanno mandato una e-mail (proprio così, una e-mail) in periodo di vacanza, in cui si chiedeva di dare al proprio ateismo un punteggio da 1 a 7. Rispose il 20% dei destinatari (praticamente gli amici di Dawkins, che era tra i committenti), e si scoprì che avevano dato il punteggio minimo o quasi minimo solo 12 persone (da cui quel 7% dell’articolo).

            Morale della favola? Simone, se non lo sei già, diventa ateo, così acquisirai l’intelligenza di uno scienziato d’élite come Gianluca, mentre magari ora sei solo un povero ricercatore anonimo col minimo sindacale e troppo giovane o con troppo poche conoscenze negli ambienti “giusti” per entrare nella Royal Society…

          • Gianluca_P ha detto in risposta a simone

            Veramente mi sembra tu stia facendo ancora di più, infatti hai scritto: lo stesso sondaggio su scienziati d’élite… quando in realtà lo studio parla di scienziati a vario livello.

        • Eli Vance ha detto in risposta a Gianluca_P

          La considerazione che non ha molto valore la posizione relogiosa degli scienzati d’elite che non hanno approfondito la questione religiosa mi trova d’accordo (anche l’opposto in realtà, perchè non vedo quali mezzi efficaci abbia uno scienzato in piu’ degli altri per scoprire verità metafisiche, ma tralasciamo pure), tuttavia perchè essa dovrebbe valere solo per lo studio piu’ recente e non su quello condotto da Dawkins?

          • Gianluca_P ha detto in risposta a Eli Vance

            Sono contento che concordiamo, lo dico sinceramente perchè avevo l’impressione che in questo blog la regola di casa fosse fare il bastian contrario a prescindere.
            Non ho fatto riferimento allo studio citato da Dawkins per dargli maggior valore, ma per far notare come i due studi fossero stati condotti su campioni diversi, quindi non facilmente assimilabili.
            Più sotto ho comunque scritto perchè penso che le conclusioni a cui è arrivato l’autore del post siano da verificare. Spero tu voglia rispondermi anche lì.

    • Jack ha detto in risposta a Gianluca_P

      Il Q.I. non si usa più per aggredire i credenti? Strano perché un tuo collega di fede proprio qualche giorno fa diceva che eravamo stupidi proprio perché è stato dimostrato che abbiamo un Q.I. rasente a terra: http://www.uccronline.it/2014/01/12/la-scandalosa-conversione-di-jean-paul-sartre/#comment-140690

      Mettetevi d’accordo: che siamo ignoranti, incapaci razionalmente, brutti e sporchi ebrei è un dato di fatto, ma volete spiegarci se è a causa del Q.I. o ci sono altre cause?

      • Darkangel98 XD !!! ha detto in risposta a Jack

        Scusate uccr.sono un ragazzo sveglio, figo, insomma ci siamo capiti XD ho visto il disegno che è stato pubblicato nell’altro articolo da samuele ma i commenti sono chiusi allora sono venuto qui.vi spiego il mio problema.visto che sono intelligiente e mi hanno detto che gli atei sono intelligienti (tipo Marx, Kant, Einstain, Vasco, Brad Pitt ecc…)volevo diventare ateo anch’io per far vedere a tutti quanto sono intelligiente, mi chiedevo se potevate aiutarmi xké nn ho capito una cosa…siccome li nel disegno il pallino più in alto di tutti è uno stato che ha il 13%di atei cosa devo fare, diventare ateo al 13%?!?!??oppure essere ateo solo il 13% della giornata,tipo alla mattina,o tipo un giorno alla settimana X) X) grazie aspetto risposte ciao <3 <3 <3

  3. Controinformato ha detto

    Newtwon: Teista-Unitariano
    Galileo: Cattolico
    Einstein: Teista vicino al panteismo

    se diamo degli ignoranti ai religiosi, tocca dare degli ignoranti pure a loro

    • Gianluca_P ha detto in risposta a Controinformato

      Non credo che siano gli esempi più significativi. Nei secoli scorsi era normale essere credenti e riguardo Einstein vi sono molte dichiarazioni di carattere contradditorio, è comunque sicuro che non aveva grande fiducia nelle posizioni fideistiche, soprattutto quando queste si affermavano come militanza. Ecco un paio di esempi:

      «Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la musica delle sfere.»

      «La parola Dio è per me nient’altro che l’espressione e il prodotto delle debolezze umane, la Bibbia una collezione di onorevoli, ma ancora primitive, leggende che sono comunque piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile può cambiare questo (per quanto mi riguarda)… Per me la religione ebraica, come tutte le altre religioni è un’incarnazione delle superstizioni più infantili…»

      • Paolo Viti ha detto in risposta a Gianluca_P

        Questo è un luogo comune. Mettere in dubbio l’autenticità della fede dei (tutti?) più grandi scienziati della storia è un’operazione ideologica, anche perché se fossero stati costretti sarebbe bastato scriverlo nel testamento da aprirsi dopo la morte…la vendetta migliore. Invece non c’è mai stato un caso del genere, la vita dei più grandi scienziati è sempre stata devotamente religiosa.

        E’ falso anche che fosse “normale essere credenti”, dato che lo è ancora oggi. Negli USA il 92% crede in Dio: http://www.gallup.com/poll/147887/Americans-Continue-Believe-God.aspx
        Gli atei sono sempre esistiti, fin nell’Antica Grecia e la storia ricorda innumerevoli anticlericali e anticattolici, moltissimi amici di Galileo lo erano, ma nessun grande scienziato tra loro.

        Rispetto ad Einstein: era un deista, dunque negava un Dio personale come quello delle religioni (vedi seconda tua citazione, ce ne sono altre) e negava l’assenza di Dio. Qui trovi tutte le sue citazioni in questo campo: http://www.uccronline.it/2012/08/12/citazioni-di-scienziati-credenti-cristiani-e-cattolici/#einstein

        • Controinformato ha detto in risposta a Paolo Viti

          c’è una differenza tra Teista e Deista (oltre alla prima lettera) oppure sono io che ho preso troppo dall’inglese Theist?

          • Paolo Viti ha detto in risposta a Controinformato

            Il deismo è una posizione diciamo “scientifica”, il riconoscimento di un Legislatore ultimo attraverso un approccio meramente razionale (cioè privo di una connotazione di fede). Einstein è l’esempio classico. Il teismo invece è una grande famiglia, opposta all’ateismo. Il cristianesimo è una “forma” di teismo, l’islam è un’altra, il credente ma non cattolico è un’altra ancora. Teista è chiunque creda nell’esistenza di Dio, a prescindere dalla sua rivelazione.

            • Gianluca_P ha detto in risposta a Paolo Viti

              Sappiamo che a questo riguardo Einstein è stato molto contradditorio e non voglio cominciare ora una discussione sulla sue convinzioni religiose, però chi conosce i suoi scritti -e dico tutti gli scritti, non solo quelli che vengono tirati fuori secondo necessità dalle distinte fazioni- sa bene che la sua posizione era più vicino al panteismo (non necessariamente quello spinoziano) che al deismo comunemente inteso, il quale vede una maggiore esternalità di Dio rispetto all’universo di quanto faccia Einstein.

              • Paolo Viti ha detto in risposta a Gianluca_P

                Facciamoci aiutare da lui: “Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio” (citato in Isaacson, “Einstein: His Life and Universe”, Simon e Schuster, pag. 27)

                Questo è deismo. Oppure lui ne sapeva meno di te in quello a cui credeva?

                • Gianluca_P ha detto in risposta a Paolo Viti

                  Prima infatti ho specificato: “chi conosce i suoi scritti -e dico tutti gli scritti…”
                  Se vuoi possiamo cominciare una battaglia a colpi di citazioni di Einstein, ma credo che ognuno abbia già detto la sua.

                  • Paolo Viti ha detto in risposta a Gianluca_P

                    Va bene, ne sai più tu di lui allora. Einstein dice di non essere panteista, ma Gianluca lo vuole panteista e dunque è panteista.

                    E’ questa l’intelligenza superiore che rivendichi?

            • Controinformato ha detto in risposta a Paolo Viti

              ora ho capito, grazie

      • Giacomot ha detto in risposta a Gianluca_P

        Il luogo comune era normale essere credenti mi fa veramente rabbrividire . È come paragonarlo al razzismo degli ariani o a chissà cos’altro , mentre invece non è la normalità o meno di un dato fatto che fa scattare il senso religioso proprio dell’uomo ,ma è esso stesso .

        • Norberto ha detto in risposta a Giacomot

          Diciamo che Gianluca è la versione soft di Odifreddi. Quest’ultimo non ci pensa due volte: gli scienziati possono solo essere atei, Gianluca dice: “gli scienziati hanno sempre fatto finta di essere credenti”.

          Alla base resta sempre quest’aggressione continua contro chi crede in Dio che dev’essere necessariamente stupido, antiscientifico, bigotto ecc. Mi chiedo quando smetteranno di fondare il loro ateismo sull’insulto e il razzismo e cominceranno a provare un dialogo positivo basato su fondamenta non di scontro ma di incontro. Non vorrei che l’odio fosse una delle conseguenze del credere nel caso prodotto dal nulla.

          • Controinformato ha detto in risposta a Norberto

            dimentichi l’accostamento: è credente = crede nel Dio ebraico-cristiano, mentre può benissimo esserci chi abbia un’idea personale di Dio staccata dalle religioni monoteiste, ma pur sempre di fede si tratta.

            è ovvio che l’a(nti)teismo scentista c’è l’ha a morte con i cristiani

          • borg ha detto in risposta a Norberto

            forse smetteremo quando ci sara’ giustizia. vedi 8×1000, crocifisso nei luoghi pubblici ecc. potremo essere un po’ arrabbiati no? e poi, basta con questa storia del caso e del nulla!

            • Norberto ha detto in risposta a borg

              Beh, per lo meno qualcuno ammette di essere violento e razzista, giustificandosi però con il fatto che c’è la libera possibilità (qualcuno obbliga a firmare per la Chiesa?) di destinare l’8×1000 alla Chiesa per in gran parte aiutare le missioni e i poveri e con il crocifisso nei luoghi pubblici che non viola alcun diritto (Corte Europea 2011) e che tantissimi atei vogliono (Ginzburg, Cacciari, Feltri, Fallaci, Pera ecc.), compresi musulmani ed ebrei (a difendere il crocifisso alla Grande Camera è andato il rabbino giurista Weiler).

              Spiegami una cosa: in Cina e in Corea del Nord i credenti vengono massacrati dal regime ufficialmente ateo se vengono trovati con una Bibbia o a pregare. Cosa siamo autorizzati a fare allora? Iniziare ad insultarvi? Minacciarvi di morte? Definirvi capre ignoranti? Siamo arrabbiati anche noi, sopratutto perché non fate nulla in difesa dei diritti umani dei cristiani, eppure continuiamo a rispettarvi.

          • Gianluca_P ha detto in risposta a Norberto

            Scusa, e dove avrei scritto: “gli scienziati hanno sempre fatto finta di essere credenti”?
            Dopo di ciò mi dai pure dell’aggresivo?

            Ho detto che era normale essere credenti perchè la normalità indica consuetudine, e consuetudine non significa “giustificare il razzismo degli ariani” come ha detto stupidamente qualcuno. Il fatto è che all’epoca si nasceva e si veniva educati alla religione, nessuno questionava le Sacre Scritture perchè si pensava che quanto lì scritto era vero per filo e per segno. Non conosco infatti molti testi anteriori al 1600 che propugnassero l’ateismo e men che mai posso immaginare la popolazione dell’epoca, anche quella istruita, arrivare con facilità a formulare ipotesi in quel senso. Chi conosce un minimo di storia sa che è così.

            • Giacomot ha detto in risposta a Gianluca_P

              Anche nella Germania nazista era consuetudine definirsi superiori , ariani , e denigrare gli ebrei .
              E comunque le Sacre Scritture sono sempre state questionate .

            • Eli Vance ha detto in risposta a Gianluca_P

              Evitiamo di dare dell’incompetente di storia con tanta facilità. Occorre considerare che l’ateismo ha molte facce ed espressioni e che la necessità di pubblicare un libro che parli di una non fede o organizzare cortei è propria dell’ateismo militante che si è affermato solo di recente, e questo influisce su una qualsivoglia retrospettiva storica che pretende di sostenere che era “normale” essere credenti solo perchè si veniva educati, il che accade anche oggi e come vedi nascono non credenti anche da famiglie credenti e viceversa.
              Sono certo che non è tua intenzione mostrarti apertamente fazioso, ma sforbiciare interi periodi storici allo scopo di oscurare le figure di diversi scienzati credenti ti fa cadere esattamente in quello che è accusato nell’articolo, cioè la solita presunzione di considerare correlati ateismo e intelligenza.
              Su Einstein o si sostiene che i suoi scritti sono contradditori o gli si affibbia il bollino panteista o altri, per quanto riguarda un altro tuo commento, comunque trovo che resti , insieme a tanti altri, un esempio di come l’intelligenza affibiata agli scienzati d’elite non porta di per se stessa al non credere, come diversi atei vorrebbero far credere.

            • Daphnos ha detto in risposta a Gianluca_P

              Ok, detto senza ironia, tu conosci un minimo di storia, nel senso che la conosci al minimo. Un suggerimento, per conoscere gli atei precedenti al 1600 potrebbe cominciare da un classico, il canto X dell’Inferno dantesco. Un’altra lettura molto interessante può essere quella di Tito Pomponazzi, anche se siamo già nel ‘400, ma importante per capire quanto intoccabili fossero le sacre scritture da parte dei contemporanei. Per ciò che riguarda l’oscuro medioevo, puoi rileggerti Abelardo, o Guglielmo di Ockham (se sei un indottrinato, la risposta è sì: quello del rasoio) così potrai capire che di fede e ragione si discuteva anche al tempo dei roghi. O ancora qualche verso di Cecco Angiolieri o Christopher Marlowe, o la biografia di qualche politico di fama come Ezzelino da Romano, per non parlare dei papi Bonifacio VIII e Leone X, non esattamente campioni della fede, anzi, profili perfetti per la presidenza onoraria dell’Uaar.

              Ah, dimenticavo Machiavelli. A leggerlo, non si direbbe che tutte tutte le persone intorno a lui si dichiarassero credenti. E tornando all’ironia, se proprio vuoi passare per intelligente, documentati 😉 .

            • Paolo Viti ha detto in risposta a Gianluca_P

              Ecco Gianluca, comincia con la storia, magari da Lucrezio in poi e conoscerai tantissimi testi di ateismo. Per non parlare dell’anticlericalismo esplicito dal 1200 in poi, opere satiriche contro la Chiesa e via dicendo.

              Inoltre tendi a sostenere che il futuro è sempre meglio del passato, ed è un’ingenuità progressista. Il fatto che la scienza è nata in ambito cattolico e tutti i più grandi scienziati siano cattolici non può minimamente essere inficiato dalla tua obiezione che nel passato “era consuetudine essere credenti”.

              Forse l’Unione Sovietica ha causato tanto male perché in quel periodo e in quel luogo (ateismo di stato imposto da Lenin) era “consuetudine essere atei”?

              • Giacomot ha detto in risposta a Paolo Viti

                Magari ora tira fuori la scusa che nel medioevo erano tutti brutti , puzzolenti ,e cattivi !

              • Gianluca_P ha detto in risposta a Paolo Viti

                Rispetto la vostra opinione che agli albori del 1600 le persone avevano gli stessi strumenti conoscitivi e le stesse possibilità pratiche per scoprirsi e dichiararsi atei. Personalmente la penso in maniera diversa. Se poi conoscete qualche storico serio che suffraghi tale tesi, sarò anche lieto di prenderlo in considerazione.

                • Paolo Viti ha detto in risposta a Gianluca_P

                  Il tuo commento tradisce un’altra ingenuità, se posso permettermi. Ovvero che il futuro è ateo…cioè più avanza l’umanità e più ci sono “possibilità pratiche per scoprirsi e dichiararsi atei”.

                  Ateismo equivale dunque a progresso e il progresso è possibile solo in nome dell’ateismo. Rispetto la tesi, se poi ci sarà qualche storico che lo sostiene la prenderò in considerazione.

                  Posso chiederti se conosci chi sono Francesco Buonamici, Gianfrancesco Sagredo e Girolamo Borro? Se non lo sai evidentemente non hai molte competenze storiche per parlare di ateismo nel passato, se li conosci allora saprai quanto si poteva essere atei e anticlericali al tempo di Galilei e insegnare in università, pubblicare libri e tenere convegni pubblici.

      • Controinformato ha detto in risposta a Gianluca_P

        infatti mica ho detto che fosse ebreo e fideista

  4. Enrico ha detto

    A dimostrazione del fatto che se la fede è una relazione che si stabilisce con il trascendente, entrando in una simbiosi spirituale da cui traiamo ogni vantaggio sul piano etico e sul piano dei nostri comportamenti verso gli altri, questa relazione sicuramente non è qualcosa di astratto ma attecchisce in un qualcosa di reale, anche se nascosto e imperscrutabile, quale può essere il mistero divino. Altro elemento contro l’ateismo di professione.

  5. Giorgio Venanzi ha detto

    Non si tratta assolutamente di calcolare il Q.I. ..
    il mago Otelma aveva anche avvocati e ingegneri come clienti..!

    Si tratta di osservare come le forme piu diffuse di monoteismo (in particolare Chiesa (nelle sue varie correnti, sopratutto l’ortodossa) e Islam) attechiscono fortemente SOLO nei paesi piu poveri, depressi e bisognosi: il terzo mondo, europa dell’est, ecc..
    Il secondo paese piu cattolico fuori dall’Europa è il Messico..
    I motivi sono facili da presumere..

    Per altre forme di spiritualità come il buddismo questa osservazione viene meno e trovano consensi anche nei paesi dove non c’e’ guerra o fame, diciamo viene riscontrata una maggiore compatibilità dovuta anche al fatto che l’individuo ha un ruolo piu centrale con maggiore responsabilità e le speranze non sono demandate a entità esterne.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giorgio Venanzi

      Questa è l’altra alternativa di ateismo-razzismo: i credenti sono più stupidi e possono esistere solo in paesi poveri, depressi e bisognosi. Una tesi che risale addirittura a Marx!

      Senza voler entrare in statistiche varie, ricordando che la povera Asia ha il maggior numero di atei e che la ricca e benestante America ha il 92% di credenti, bisognerebbe avanzare conclusioni alternative al razzismo contro i credenti.

      Ammettendo che sia vero, chiunque sa che il disagio economico/sociale è un forte stimolo per pensare allo scopo della propria vita, prendere coscienza della propria impotenza umana avvicina a Dio perché aiuta a vivere in semplicità d’animo (secondo l’ammonimento evangelico), in gratitudine per quello che si ha e che non è scontato avere. Al contrario, il ricco o il benestante sarà più tentato di crogiolarsi nell’illusione di essere “a posto”, di non avere bisogno di null’altro o di nessun Altro.

      Lo psicologo Derek Bickerton ha giustamente confutato la tesi marxista (http://www.psychologytoday.com/blog/strange-tongue/201006/why-atheism-wont-replace-religion-0) ricordando anche che gli abitanti dei paesi secolarizzati (Svezia, Danimarca, Francia e Germania) ammontano a non più di circa 158 milioni mentre la popolazione degli Stati Uniti (dove l’ateismo è sotto al 4%) è quasi il doppio. Senza contare i dati europei: l’Italia (74% di credenti in Dio), Polonia (80%), Grecia (81%), Portogallo (81%), Romania (90%), Irlanda (73%), tutti Paesi economicamente sviluppati.

      Gli atei sono in maggioranza solo in Repubblica Ceca, Cina, Vietnam e Corea del Nord…non proprio paesi di grande benessere.

      Fantastica la conclusione dello psicologo: “Gli atei si vantano di demolire illusioni, forse dovrebbero cominciare dalle loro”
      http://www.psychologytoday.com/blog/strange-tongue/201006/why-atheism-wont-replace-religion-0

      • Giorgio Venanzi ha detto in risposta a Paolo Viti

        No, non si tratta di “ricchezza”, ma di civilta!
        Si tratta dei paesi del NordEuropa, Francia, Inghilterra, ecc.. che sono progrediti sul piano dei diritti, più che dell’economia..

        ed è successo anche da noi, dopo la caduta dello Stato Pontificio sono stati adottati, in modo graduale ovviamente, molti diritti che prima non esistevano, si è arrivati alla Costituzione, al voto per le donne, al divorzio ecc… a scapito del potere ecclesiastico.

        L’America è l’unico paese ad aver gettato due bombe atomiche sui civili, ha un’economia basata sulla guerra, le armi sono molto diffuse come anche la pena di morte.
        L’America rappresenta il consumismo per eccellenza e la divisione tra ricchi è poveri è molto marcata.

        In Asia ci sono addirittura molti atei? tra islamici, induisti, buddhisti ecc..? strano.. non mi risulta..

        E’ vero che in situazioni di disagio la religione è facilitata ed è quello il problema:
        quello che voi chiamate paganesimo (ricordiamo è un termine offensivo), lo shamanesimo indiano, il buddhismo ecc.. NON hanno bisogno della povertà o della guerra per diffondersi.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Giorgio Venanzi

          Giorgio, hai una certa età ormai e mi sembra fuori luogo insistere su tematiche adolescenziali come ateismo=progresso; futuro=civiltà; america=bombe atomiche; buddhismo=unica religione sana ecc.

          Quella che tu chiami civiltà (dunque il resto del mondo vivrebbe nell’inciviltà?) guarda caso è emersa solo all’interno della cultura cristiana, è proprio dalle radici del cristianesimo che si è evoluta la società: i cristiani hanno inventato la scienza, gli ospedali, le opere di carità, le università, la laicità. La Chiesa ha inventato l’equiparazione tra uomini e donne, come d’altra parte è ormai riconosciuto da chiunque, anche dagli storici laici e agnostici (“Io ritengo che l’idea che la donna sia uguale all’uomo abbia determinato la concezione cristiana della donna e abbia influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa medievale nei suoi confronti”, J. Le Goffe, “Un lungo Medioevo”, Dedalo 2006, p. 92): http://www.uccronline.it/2010/11/17/cristianesimo-difese-e-diede-dignita-a-donne-e-bambini/ (il divorzio ovviamente non è sinonimo di progresso, basta vedere la vita degli europei segnata dai fallimenti matrimoniali e tutte le problematiche dei figli dei divorziati).

          Ricordo che la Costituzione è stata scritta da devoti cattolici, come Emilio Colombo, De Gasperi (beatificato a breve dalla Chiesa), Andreotti ecc. Il voto per le donne esisteva già nella Chiesa, ad esempio nei monasteri femminili fin dal medioevo, già all’inizio del cristianesimo molte donne avevano ruoli primari in comunità ecclesiali importanti.
          L’unica volta che gli atei sono andati al potere e in maggioranza (vedi Unione Sovietica, Cina, Cambogia, Albania, Romania, Jugoslavia, Corea del Nord…) hanno sempre imposto una dittatura violenta (ufficialmente atea). Ma è meglio non ricordarlo….

          Oltretutto la poverissima Asia è il continente con maggiori atei: http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2012/2012-12-19/2012121923467954.pdf,
          nella ricchissima America l’ateismo quasi non esiste, come esiste in percentuali bassissime in tanti Paesi occidentali europei.

          Sono teorie adolescenziali Giorgio, che forse ti fanno sentire più ariano rispetto a noi poveri dementi. Accusare chi non la pensa come te di stupidità, di povertà, di vivere in disagio mentale e sociale è un’operazione violenta, ma se ti può far stare un pochino meglio, se ti può far vivere con meno disagio, allora sono contento che tu lo creda.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Giorgio Venanzi

          Ovviamente tengo a precisare che credere o non credere in Dio non é questione di intelligenza, esistono tanti atei brillanti e stimabili e tanti cedenti sciocchi e poco stimabili.

  6. Li ha detto

    Beh intelligenza intesa anche come buonsenso, vero? Non solo scienza. L’altro giorno si è suicidato Robert Wilson, un mostro della finanza. Stramiliardario, ateo e omosex.
    Che ha fatto? Ha lasciato 100 milioni di dollari anche al mantenimento delle scuole cattoliche.

    E perché allora? Perché, come Wilson ha spiegato a Bloomberg News nel 2010, «mi sono reso conto che in tutto il Paese le scuole cattoliche stavano chiudendo e che probabilmente Bill Gates non aveva denaro sufficiente a salvarle». Il sarcasmo di un newyorkese non fa mai prigionieri, e il suo realismo glaciale pure. Aiutando i preti cattolici della sua città, Wilson intendeva aiutare le istituzioni scolastiche cattoliche, e quindi far rendere al meglio i propri investimenti: «Sono ateo», disse, «ma le scuole cattoliche sono di eccezionale livello qualitativo e quindi ho creduto fosse mio dovere aiutarle».

    Intelligenza come buonsenso. Non ha senso essere dei grandi scienziati se non si ricerca anche qualcosa di più grande di noi. Qualcosa, cioè Dio, che non si può semplicemente spiegare a parole.

  7. Li ha detto

    Uno scienziato/filosofo o quel che volete fisso nel suo ateismo non ha una visione molto ampia: le ideologie insegnano.

  8. Gianluca_P ha detto

    Per consolidare il risultato della statistica non bisognerebbe limitarsi allo studio della Oxford University Press che analizza la religiosità degli scienziati americani. Converrebbe affiancarvi una statistica sulla religiosità di tutta la popolazione americana e, qualora questa risultasse inferiore a quella riscontrata tra il gruppo di scienziati, sapremo se il nesso tra religione e intelligenza è positivo, cioè se a maggior intelligenza (intesa come capacità cognitiva) corrisponde maggior religiosità.

    • Eli Vance ha detto in risposta a Gianluca_P

      Credo ci sia un equivoco di fondo, l’intento dell’articolo che traspare nelle conclusioni è falsificare con studi e ricerche l’affermazione secondo cui c’è correlazione fra intelligenza e ateismo, con la convinzione sottostante che l’intelligenza di per se stessa porta al non credere. Un credente autentico non puo’ affermare che è con i suoi sforzi intellettivi che è giunto alla fede, sarebbe un invenzione e non una risposta al rapporto divino, e infatti l’articolo sostiene che in gioco ci sono a ragione molti altri fattori coinvolti che devono essere usati per fornire un’interpretazione razionale dei risultati, contrariamente agli studi da te citati, che evidenziano una correlazione ma non la spiega, o meglio la spiega con l’assunto che è l’intelligenza a portare al non credere senza dire esattamente quali sarebbero i mezzi o le conoscenze che portano a una simile conclusione metafisica, spero comprenda come questo ultimo procedimento non sia razionale. Per esempio non è chiaro chi è scienzato d’elite o no e quindi piu intelligentte di altri, e si potrebbe obiettare, come tu stesso hai fatto, che probabilmente proprio perchè efficenti nel loro campo non abbiano avuto modo e tempo di approfondire la questione religiosa e cio’ svalida il risultato, o la maggior tentazione del successo e denaro. Ma potrei farti molte altri tipi di obiezioni che altri utenti hanno già avanzato, sintetizzo che occorre verificare lo scopo dell’articolo e accettare che una semplice correlazione come hai proposto deve essere corroborata sia dalle reali intenzioni dello studioso che soprattutto dalla mappatura della pluralità dei fattori coinvolti nel fenomeno, e tutto questo influisce sia sulla portata dello studio che sulle sue conclusioni. Per cui se anche facessimo la specificazione statistica da te proposta che cambierebbe? se viene inferiore non per questo si deve concludere che l’intelligenza porta al non credere, e se viene superiore non si puo concludere che l’intelligenza umana porta alla fede. il dato del 70% o se preferisci 50 è già significativo del fatto che i piu intelligenti non sono per forza non credenti. Resta aperta la questione se proprio gli scienzati siano piu intelligenti di altri e in particolare attendibili piu di altri a esprimersi sulla questione religiosa, ma questo invaliderebbe molti aspetti del nostro discorso.

      • Gianluca_P ha detto in risposta a Eli Vance

        Mi piace la tua maniera di confrontarti ma devo dire che non concordo con quanto dici. La tesi secondo cui un maggior numero di scienziati credenti invalida l’idea che un più alto livello d’istruzione porti all’ateismo, non regge, innanzitutto perchè bisognerebbe prendere in considerazione tanti aspetti (come giustamente fai notare anche tu): tipo di educazione avuta, aver pensato in profondità a questi temi, stessa influenza ambientale, ecc… Ma l’equivoco è un altro: se varrebbe il peso dei numeri (50 a 30 o 70 a 30) bisognerebbe che tutti gli scienziati si trovassero nelle seguenti condizioni: essere stati educati allo stesso modo verso la religione e verso l’ateismo ed aver dedicato il tempo sufficiente per aver acquisito le competenze per scegliere un’opzione o l’altra. Così si darebbero le condizioni d’uguaglianza che permetterebbero un confronto alla pari. Quindi non credo che si possa fare un calcolo sulla maggioranza, magari varrebbe se si chiedesse agli scienziati come valutano la possibilità della vita su Marte, perchè si suppone che in un campo d’indagine come questo abbiano avuto tutti in egual modo l’occasione di approfondire a sufficienza la questione.

        • simone ha detto in risposta a Gianluca_P

          Eppure tu non critichi il sondaggio citato da Dawkins (viziato dagli stessi limiti che ricordi ora), ma solo quello che conclude con una tesi opposta alla tua.

          • Gianluca_P ha detto in risposta a simone

            Io non critico la metodologia del sondaggio ma le conclusioni che qualcuno ne trae.

            • simone ha detto in risposta a Gianluca_P

              Eppure non critichi le conclusioni che trae Dawkins al sondaggio che cita e che citi anche tu per sostenere le stesse conclusioni.

        • Eli Vance ha detto in risposta a Gianluca_P

          Tutto cio’ riporta alla mia prima replica, ovvero che tu consideri che gli studi che hanno certi risultati favorevoli all ateismo sono condotti su un campione di scienzati che hanno approfondito la tematica religiosa, mentre gli altri studi no. Mi dispiace ma qusta è faziosità non metodologia.

    • Norberto ha detto in risposta a Gianluca_P

      Vedo che non desisti 🙂

      In poche parole: gli dei scienziati devono per forza essere atei perché sono notoriamente intelligenti, il resto della popolazione è un gruppo di imbecilli. E se tali percentuali fossero simili a quelle dei panettieri? Quali conclusioni tireresti?

      E’ così difficile evitare di insultare chi non la pensa come voi dandogli dell’ignorante, rispettandolo per la sua scelta? Emergervi come ariani superiori vi fa sentire meglio? Forse si è mai sentito qualche cattolico sostenere che gli atei hanno un tasso di intelligenza inferiore alla media? Siete rimasti a venerare la Dea Ragione come nell’800…vi rendete conto? E chi non può studiare? Ghigliottina perché ostacola il progresso ateo?

    • Max ha detto in risposta a Gianluca_P

      Non necessariamente. Infatti, potrebbe accadere che coloro i quali si iscrivono a facolta’ scientifiche sono, in proporzione maggiore rispetto alla popolazione atei ed agnostici. Il che non significa che un magistrato sia meno intelligente di uno scienziato se crede in Dio.

      C’era un lavoro interessante pubblicizzato da Matthew Young su Panda’s Thumb a riguardo.

  9. Li ha detto

    Religione e intelligenza. Ancora come buonsenso. Ma fermiamoci a riflettere: vorrei porre come esempio quello dell’eutanasia alla donna olandese con malattia mentale.
    le è stato concesso senza problemi la “dolce morte”. Però per legge sembra che non si possa fare con i malati mentali.

    Ma come, ci sono assassini lucidi che vengono ritenuti incapaci di intendere e volere e gli si risparmia anche il carcere a vita, e questa la fanno secca in nome dell’eutanasia? Cos’è, solo per fare numero? E’ pazzesco! Già mi aveva lasciata così quando la chiesero dei detenuti sanissimi…

    Ecco, non sono io che sono pessimista: sono i tempi che fanno cacare.
    Una bella novena a san Giuda Taddeo, patrono dei casi disperati e della purezza, non guasterebbe.

    http://www.tempi.it/eutanasia-incredibile-in-olanda-uccidono-una-donna-contro-la-legge-medico-li-denuncia-e-finisce-sotto-accusa#.UtcWtdLuLpI

    • Li ha detto in risposta a Li

      Non ho finito. Tutto l’esempio per questa domanda: dov’è l’intelligenza in questi scienziati che lavorano di certo per le ideologie e non per Dio?

      Lejune, ci vorrebbero scienziati come lui!

  10. Excelsior ha detto

    L’ateismo sinonimo di progresso c’è solamente in Star Trek e nella fantasia di Dawkins.

    E chi scrive è un agnostico mangiapreti 🙂

    • Li ha detto in risposta a Excelsior

      Non per niente Gene Roddenberry, creatore di Star Trek, era ateo:

      Dobbiamo mettere in discussione la logica distorta di avere un dio onnisciente ed onnipotente, che crea degli umani difettosi, e poi dà loro la colpa dei suoi stessi errori

      Per me questo significa non prendersi le proprie responsabilità.

      • Excelsior ha detto in risposta a Li

        Chi non si è preso le proprie responsabilità? Dio o gli umani?

        Non dimenticare che sono un agnostico mangiapreti 🙂

        • Li ha detto in risposta a Excelsior

          Gli uomini. Se tu come ateo mangiapreti dai la colpa a Dio, vuol dire che lo tieni in considerazione anche se non ci credi. Un vero ateo non dovrebbe neppure nominare Dio, ma bruciare le Bibbie come fanno nei paesi musulmani. Dovresti essere come nei regimi comunisti dove Dio è bandito.

          A mio parere un ateo che nomina Dio in una bestemmia vuol dire che lo tiene in considerazione anche se nel modo sbagliato.
          Un vero ateo toglie crocifissi da tutte le stanze, licenzia i dipendenti che hanno un credo (come fanno alla Fox!). E mi vieni a dire che se mi accade qualcosa è colpa di Dio? So già che tu hai il tuo pensiero ed io il mio, ma se dessi la colpa a Dio per i miei errori vuol dire che potrei fare l’assassina, la stupratrice e la bombarola senza preoccupazioni, perchè tanto non è colpa mia. Questo penso. 😉

          P.S. Questo commento è pacifico, e ti rispetto, Excelsior.

  11. Giulio Quaresima ha detto

    Le convinzioni metafisiche non attengono all’ambito della razionalità, ma a quello della volontà, non esistendo in effetti alcun modo logicamente rigoroso o scientificamente valido di determinare la verità dell’esistenza o non-esistenza di Dio.
    E’ all’interno della propria scelta di fede/non-fede che si può essere più o meno conseguenti, ovvero più o meno “intelligenti”. Ma sostenere che un ateo sia più intelligente di un credente (o viceversa) sarebbe come sostenere che chi preferisce la cucina italiana sia più intelligente di chi preferisce la cucina francese, o che chi tifa Inter sia più intelligente di chi tifa Milan.
    Diverso, e più significativo, invece, è riflettere su quali conseguenze pratiche, nella propria vita, nella famiglia, nella società, nella storia, possano avere le scelta di fede.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      Grazie Giulio per il tuo intervento, che condivido appieno. Se posso permettermi un appunto, non scinderei totalmente la fede dalla ragione, come non scinderei l’ateismo dalla ragione.

      E’ possibile essere credenti su basi razionali (anche soltanto razionali, come le forme di deismo), così come è possibile essere atei senza avere preconcetti contro le religioni ma per un ragionamento razionale. L’esistenza di Dio, come insegna Tommaso, è affermabile su vie di sola ragione e si avvale dell’ambito della razionalità, non solo quello della volontà.

      Il confronto dovrebbe quindi basarsi su quello che ricordi giustamente tu e sulla stabilità delle ragioni che gli uni portano agli altri, una condivisione di prospettive, se vogliamo anche una volontà di convincersi a vicenda, ma senza accusare il prossimo di essere meno intelligente di sé solo perché non la pensa nello stesso modo.

      Purtroppo la mia esperienza, in questo sono di parte, è che raramente riesco a trovare un ateo disposto a non insultarmi o dileggiare quello che in cui credo…gli esempi in questo thread sono utili confermare l’approccio dei cattolici intervenuti e quello degli atei. Due modi diversi, i primi sulla difensiva e i secondi sull’aggressione. Non è sempre così, ma ritengo sia ben rappresentativo della consuetudine (un veloce secondo esempio è guardare quante pagine Facebook insultino chi crede, contornando tutto con bestemmie varie e inni all’ateismo e l’inesistenza di pagine contro gli atei o offensive nei loro confronti).

      • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Paolo Viti

        Grazie anche a te.

        Penso che l’aggressività degli atei sia perfettamente spiegabile nei termini utilizzati da Einstein nel testo citato sopra da Gianluca, e che riporto: «Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la musica delle sfere.». Condizione psicologica di ribellione nella quale io stesso mi sono trovato per lungo tempo.

        Per quanto riguarda il discorso sulla ragione, io continuo a ritenere che, per quanto uno possa essere razionale nella fede (intendendo per fede sia il teismo che l’a-teismo), non può essere rigorosamente razionale nel decidere quale fede avere.

        • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Giulio Quaresima

          Cioè – vorrei spiegarmi meglio – l’ateo “aggressivo” solitamente è qualcuno che ha subito, nel suo passato, la religione come imposizione, e non come libera scelta, cosa che purtroppo avveniva spesso in passato, e in misura minore tuttora: “costringere” un bambino a credere in Dio in ossequio a convenzioni sociali è il modo migliore per allevare un ateista.

          • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulio Quaresima

            Si apre un capitolo da cui è difficile uscirne. Non ho mai conosciuto nessuno, tra i miei amici atei, costretto a credere in Dio da piccolo.

            Invece, sono stai costretti ad avere uno specifico nome da loro non scelto, costretti a frequentare una tal scuola, costretti a stare con tali amici figli di amici degli adulti, sono stati costretti a vivere in un tal paese, a credere a Babbo Natale fino ad un certo periodo, costretti ad andare in vacanza in una determinata località, costretti a subire tutta una sorta di regole, indicazioni di comportamento, orari precisi che ogni genitore pretende.

            Queste sono tutte “costrizioni” che hanno inciso il loro carattere, la loro formazione e il loro sviluppo. Eppure…non vedo adulti violenti contro il loro passato e i loro genitori.

            Addirittura alcuni bambini sono costretti a crescere senza riferimenti religiosi, senza battesimo, senza conoscere il Vangelo e le indicazioni morali di Gesù Cristo. Non mi sembra che una volta convertiti diventino aggressivi verso gli atei.

            Ritengo personalmente che l’idea che l’educazione religiosa sia un virus mortale per la mente che poi debba giustificare l’aggressione una volta guariti è la stessa posizione violenta di coloro che considerano i credenti stupidi e con un basso Q.I. (cfr. Gianluca) e coloro che li ritengono disagiati, impauriti dalla vita e con difficoltà economiche (cfr. Giorgio).

            • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Paolo Viti

              Scusa, forse non mi sono spiegato bene. Sono ben lungi dal ritenere l’educazione religiosa tout-court come una “costrizione”, se non nei limiti da te delineati.
              In alcune famiglie, però (parlo per esperienza diretta) la religione viene insegnata come qualcosa da accettare come convenzione sociale, e da esibire per ottenere il plauso. Un po’ quel tipo di religiosità alla quale si riferisce Gesù stesso:

              “E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe, e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio.”

              Questo tipo di religiosità diventa una costrizione perché viene inculcata come un comportamento, da tenere pubblicamente per timore del giudizio altrui.

              • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulio Quaresima

                Ero certo che ci fosse un equivoco da parte mia. Siamo sicuri però che tutta la rete di atei aggressivi (Uaar, forum vari compresi commentatori di questo blog) sia cresciuta in famiglie in cui la religione è stata inculcata come un comportamento da esibire? Non si tratta di una percentuale troppo bassa per giustificare questo violento astio generalizzato?

  12. Roberto Reggi ha detto

    Ciao a tutti, sono l’autore dell’articolo. Leggo i commenti e avevo piacere di fare 2 precisazioni, che per amore di sintesi non avevo messo nel pezzo.
    – scopo dell’articolo è solo evidenziare che non è vero, come i razionalisti presuppongono, che l’intelligenza è correlata all’ateismo, ma anzi sono presenti evidenze che collegano intelligenza e religiosità. Questo non vuol dire che i semplici e gli “ignoranti” non possano essere credenti, ovviamente. Dio può rivelarsi anche ai piccoli. Gesù docet.
    – non sono entrato nello specifico nelle percentuali tra scienziati credenti (70%) e popolazione generale credente (90% secondo Dawkins). In primo luogo, quel 70% è un dato più recente e soprattutto molto + ampio dei datati e limitati 3-7% che Dawkins cita. Ed è già una bella novità. In secondo luogo, e soprattutto, sarei proprio curioso di sapere a chi si riferisce quel 90%, per non paragonare mele con pere. Se come presumo è relativo alla popolazione generale (bimbi e adulti, maschi e femmine), non può certo essere comparato con la coorte corrispondente agli scienziati della National Accademy of Science. I bambini sono più credenti degli adulti, le donne + dei maschi. Quanti bambini sono scienziati? Le scienziate sono numerose come gli scienziati? Non credo. Ergo quel 90% di credenti non è un paragone valido. Serve la cifra di maschi adulti americani credenti, che Dawkins non fornisce, e che a naso è molto meno di quel 90%.

  13. Li ha detto

    – scopo dell’articolo è solo evidenziare che non è vero, come i razionalisti presuppongono, che l’intelligenza è correlata all’ateismo, ma anzi sono presenti evidenze che collegano intelligenza e religiosità. Questo non vuol dire che i semplici e gli “ignoranti” non possano essere credenti, ovviamente. Dio può rivelarsi anche ai piccoli. Gesù docet.

    E ti do pienamente ragione: quando un tempo la cultura contadina era molto forte, parecchie persone semplici hanno dato prova di grande umiltà. Molto più di studiosi e personaggi famosi.

    Tanto più che Bernadette non era una persona colta, eppure ha dato grande testimonianza.

  14. Li ha detto

    altro esempio di come Dio lavora nel cuore della gente. Ateo, agnostico toccato dai discorsi della figlia (di cui non fa il nome. Forse per proteggerla da cristianofobici). Toccato sia lui che la moglie.
    Ecco spiegato uno dei motivi per cui si tende a togliere crocifissi o a sdoganarli, a togliere l’ora di religione o a cambiarla con qualche materia insulsa. I giovani non devono porsi domande. L’intelligenza che deve esserci deve essere solo ragione, non spiritualità.

    Non ho tutte le risposte, ma come teoria è valida, no? 🙂

    http://www.tempi.it/lettera-padre-ateo-figlia-convertita-cattolicesimo#.UtfFEdLuLpI

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