La commercializzazione di EllaOne è un inganno per la donna

Continua la polemica su EllaOne, la pillola dei 5 giorni che, dopo essere stata approvata dal Consiglio Superiore di Sanità nel giugno del 2011 e dopo aver ottenuto il via libera dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nello scorso novembre, dal 2 aprile 2012 è in commercio anche in Italia come già avviene in altri 24 Stati europei.

In merito a tale polemica è intervenuto in un’intervista al settimanale “Tempi” il dott. Renzo Puccetti, specialista in medicina Interna e membro della Research Unit della European Medical Association, soffermandosi su alcuni aspetti spinosi dei quali abbiamo già ampiamente parlato in precedenza. Secondo il prof. Puccetti il principale problema non è tanto rappresentato dalla possibilità di uso scorretto di tale pillola, dato dalla possibilità di un suo acquisto online, bensì proprio dalla commercializzazione in sé di un farmaco che «è in contrasto con la nostra legge: quella sull’istituzione dei consultori parla di vita dal concepimento, le sentenze della Corte Europea stabiliscono l’inizio della vita con la fecondazione». EllaOne viene infatti presentato nel foglietto illustrativo (“bugiardino” mai come in questo caso) come “contraccettivo d’emergenza” dal solo effetto antiovulatorio, sebbene sia dimostrato che possa anche impedire l’impianto dell’embrione in utero (effetto antinidatorio) con conseguente aborto dell’embrione. A conferma di questo potenziale abortivo, l’AIFA ha infatti introdotto l’obbligo per il medico di prescrivere il farmaco solo una volta che la donna dimostri di non essere incinta dopo essersi sottoposta a un test di gravidanza, necessario proprio per evitare aborti. Un paletto che però secondo Puccetti non scongiura affatto la possibilità di aborti: «Mettiamo che una donna abbia il rapporto sessuale di domenica, giorno in cui ha ovulato. Il lunedì va a chiedere la “pillola dei 5 giorni dopo” al pronto soccorso e lì le dicono che ci vuole il test di gravidanza. Così lo fa il lunedì mattina e l’esito arriva dopo poche ore. Peccato che risulterà negativo, anche se è incinta, così la donna prenderà la pillola e abortirà». Questo «perché se l’ovulazione è già avvenuta e l’embrione è fecondato, ma non ancora annidato in utero, il test non lo vede. Così l’effetto della pillola è solo antinidatorio dell’embrione. Non più antiovulatorio».

Secondo il medico, quanto accade per EllaOne «è come per la Ru486. All’inizio si pensava che ponendo dei paletti (si può somministrare solo in ospedale) la gente non l’avrebbe usata. Ora i numeri del suo utilizzo sono in aumento. Perché la convenienza è sia economica sia psicologica (ai medici non sembra di partecipare attivamente all’aborto). Per altro la donna può firmare le dimissioni e abortire a casa». L’unica vera alternativa è dunque il ritiro di questo farmaco dal commercio poiché «la posizione del male minore in questi casi è perdente. Primo, perché non lo si ottiene, i paletti infatti sono continuamente infranti o raggirati. Secondo, perché nessuno ha educato le coscienze a cosa sia davvero la pillola e al valore della vita dell’embrione».

Lo stesso è stato richiesto, dopo pochi giorni dal suo arrivo nelle farmacie, da 85 parlamentari bipartisan aderenti all’“Intergruppo per il valore della vita” attraverso un’interrogazione parlamentare al Ministro della salute Renato Balduzzi, chiedendo se quest’ultimo «non ritenga che la presentazione del farmaco “EllaOne” come antiovulatorio sia in contraddizione con i dati in letteratura, e se non sia pertanto contra legem e conseguentemente fuorviante indurre le donne, attraverso un’informazione non corretta, ad utilizzare il prodotto al fine di prevenire un concepimento, cioè come metodo anticoncezionale, mentre il meccanismo è prevalentemente antiannidamento o abortivo». Chiedono inoltre se non sia il caso di «sospendere la commercializzazione del farmaco, posto che Ellaone – nel rendere l’endometrio inospitale per l’annidamento del concepimento – risulta agire attraverso un meccanismo post-concezionale anti-annidamento che non è compatibile con la legislazione italiana».

Raffaele Marmo

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11 commenti a La commercializzazione di EllaOne è un inganno per la donna

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  1. Paolo ha detto

    Mi permetto, vista l’assenza di commenti, di esporre tredici tesi contro l’aborto, che ho ricavato da un autore contemporaneo che stimo molto. Può essere utile per avanzare ragioni con i laicisti, ma sono sempre più convinto, con Madre Teresa, che l’arma principale contro l’aborto è la preghiera, e il digiuno. Buona lettura!

    La mia tesi è che non si devono dare abortivi, e che la legge dell’aborto deve essere abbrogata. La ragione fondamentale per dire questo non sta solo nel fatto di ciò che l’aborto è, ma anche nel fatto per cui tutti sappiamo che cosa esso è. Ci sono infiniti pareri sull’aborto, ma partirò da ciò che non è controverso: sappiamo ciò che è una mela. Cercherò di persuadere chi è a favore dell’aborto, perciò, partendo dal fatto che se noi sappiamo che cos’è una mela, la commercializzazione di farmaci abortivi deve essere proibita, e che se invece li difendessimo invece, dovremmo rinunciare a conoscere che cosa è una mela.
    Il mio primo principio deve essere il più certo possibile, in quanto gli argomenti di solito partono dal primo principio indiscutibile. La tradizione e il senso comune ci suggeriscono il principio che noi sappiamo cos’è una mela. Nessuno dubita di questo, se non fino a tempi recenti. Solo adesso i filosofi, i professori, gli esperti, i giornalisti e gli uomini di cultura, insomma, il think tank che conta, si azzarda a negare l’evidenza, ossia che una mela è una mela.
    Dalla premessa che noi sappiamo cos’è una mela, dico un secondo principio, che è una explicatio terminorum del primo: noi sappiamo veramente che una mela è davvero una mela. Se questo secondo principio fosse negato, lo sarebbe anche il primo. Diverrebbe: noi sappiamo, ma non in realtà, cos’è una mela.
    Il terzo principio è un corollario del secondo: noi sappiamo davvero che alcune cose (diverse dalle mele) esistono.
    Tutti coloro che parlano di diritti, di Costituzione, presuppongono questo principio che noi realmente conosciamo quello che sono davvero alcune cose. Non si può argomentare su qualcosa – distinto dal parlare in sè, dalle parole, dai costumi- se non accettando questo principio. Si può parlare dei desideri, delle emozioni senza di esso, ma non della giustizia, della legge. Senza di esso vi può essere uno Stato etico, di emozioni, di terrore, ma non un regno di giustizia.
    Il quarto è che sappiamo ciò che siamo. Se conosciamo una mela, di sicuro sappiamo cos’è un uomo.Non siamo mele, non viviamo come loro, nè sentiamo come loro. Nessuno di noi ha l’esperienza di crescere, di vivere come le mele, ma sappiamo quello che è una mela.A fortiori, sappiamo ciò che siamo, perchè abbiamo un “codice informatico”, un data base, un informatore privilegiato migliore e più grande. Non abbiamo una totale conoscenza di noi stessi, ovvio, o delle mele. C’è certo più mistero in un uomo che in una mela, ma vi è anche più conoscenza.
    Abbiamo diritti perchè siamo umani. Quinto principio. Non abbiamo ancora detto che cosa è l’uomo (ha l’anima?) nè quali sono questi diritti (decidere della propria vita?di fumare? di vivere fino a un certo punto?di essere felice?), ma solo il fatto che , qualsivoglia siano questi diritti, derivano dal fatto che abbiamo qualcosa che ci fa umani. Questo principio richiama un sesto principio: la morale si fonda sulla metafisica, sul pensiero della realtà, l’abbiamo detto in un commento recente.I diritti dipendono dalla realtà, e la nostra conoscenza dei diritti dipendono dalla conoscenza della realtà. “Troppo complesso”,”semplicistico”?…Un meccanismo di difesa verso ciò che sta per arrivare?
    Questo ultimo principio vuole che i diritti dipendano da ciò che è. Anche se fossimo scettici sulla metafisica, usiamo tutti questo principio quando adoperiamo argomenti legali. Per esempio, un cane non ha diritto di voto, ma non ha il diritto di essere torturato, perchè, pur non essendo razionale, sente dolore, a differenza dell’albero.
    Il settimo principio: gli argomenti morali suppongono principi metafisici.Ma noi non sappiamo cos’è la realtà, abbiamo solo opinioni? Siamo più certi delle verità scientifiche o dei fatti quotidiani rispetto a quelle e quelli morali. Nessuno di noi pensa che il sole sia un pianeta, ma è facile dubitare che l’aborto sia pacificamente immorale, o i diritti degli animali, il divorzio. Eppure, il fatto che ne discutiamo contraddice lo scetticismo. Nessuno discute sui gusti personali. Tutti concordano sul fatto che la donna incinta che non vuol abortire, pur avendo il cancro, ha il diritto di essere rispettata nella sua volontà, e che non è sbagliato rimuovere l’organo, l’utero ammalato. Ma con i radicali, i relativisti morali, siamo profondamente in disaccordo, radicalmente direi, sul modo di applicare il principio che la vita umana è un valore, ma entrambi facciamo riferimento (e forza) a (e su) questo principio. Ottavo principio: i diritti umani sono nostri per il fatto di ciò che sono, per il loro essere – non per una giustapposizione volontarista, un intervento di altri, eteronomo, un rafforzamento dall’esterno dei propri capricci. Il diritto, in altre parole, non ha origine dalla volontà. E’ la ragione del diritto, della giustizia che deve prevalere sulla ragione della forza, della volontà partigiana. E’ l’unica alternativa. Non ce ne sono altre. Non c’è democrazia che tenga, o legge costituzionale. Non c’è caratura politica o numerica che tenga. Ne’ di leader, singolo o associato a correnti, lobbies, interessi, nè la maggioranza dei votanti in libere elezioni pubbliche. Nemmeno il sentimento di quello che Rousseau chiamava ” la decisione generale”. La forma politica non inficia il principio. Le costituzioni repubblicane, per le quali i parlamentari e il popolo sono soggetti alle stesse leggi, sono uno standard legale, non di potere. Una democrazia senza regole, dove il volere della maggioranza non è giudicato, controllato, non è una misura legale, ma di potere. Tuttavia, una legge che non è soggetta al diritto, è uno strumento di potere, non di giustizia.
    Nono principio. Tutti o nessuno hanno i diritti.
    La ragione per cui tutti gli esseri umani hanno diritti umani è che sono umani, tutti gli esseri umani sono umani. Non ci sono alternative: o i diritti ce l’hanno tutti o solo alcuni, non ci sono, non ci possono essere più di queste due scuole di pensiero. Non c’è un terzo “dicastero”. Eppure, la ragione per cui uno crede a una di queste opzioni è anche più importante di quella che si abbraccia.
    Mettiamo che tu sei convinto che tutti gli esseri umani abbiano dei diritti. Mi rivolgo a te, interlocutore serio, un po’ più colto di un metaforico onesto uomo d’affari, che intende i diritti come correttezza nei contratti sociali, economici e legali. Non mi rivolgo nemmeno a chi propugna l’opinione comune, il cittadino medio, per il quale i diritti umani non sono altro che i benefici che si fanno, od ottengono, bilanciati con gli svantaggi che si acquisiscono nelle scelte morali. Ma non mi rivolgo nemmeno ai cinici manipolatori dei diritti come quelli descritti dal principio precedente, quelli per cui valgono solo i diritti della forza, della maggioranza, o delle leggi, fatte sempre da alcuni a danno di altri, anche se numericamente inferiori. Mi rivolgo ai giovani di buone speranze che leggeranno questo blog, a coloro che non sono ancora stati avvelenati dal veleno del relativismo, o che vogliono trovare l’antidoto al veleno che oggi è somministrato a dosi da cavallo, industriali, nelle scuole pubbliche, specialmente nelle Università, e nei mass media. Sei convinto che tutti gli esseri umani abbiano dei diritti per il fatto di essere umani? Te la senti di diventare metafisico? I diritti umani sono inalienabili e inviolabili perchè sono intrinseci alla natura umana, all’essenza di uomo, a ciò che gli uomini sono di fatto? O credi che tutti gli uomini abbiano dei diritti perchè alcuni uomini lo hanno teorizzato- perchè alcuni di noi hanno dichiarato solennemente che li possiedono? Se hai la prima fede, il convincimento dei primi, sei al sicuro dalla vera intolleranza, la dittatura del relativismo, il dispotismo dei diritti. Se appartieni alla seconda “tranche” di ragioni, non lo sei affatto. Infatti, la natura umana non è camaleontica, ma le volontà umane sì. Le stesse volontà che oggi dicono che tutti hanno diritti, domani sono gli stessi che diranno il contrario, che solo alcuni hanno diritti.
    Decimo principio. Perchè l’aborto è iniquo?
    Alcuni vogliono essere uccisi. Molto di attualità. Ma non mi interessa qui parlare della moralità dell’eutanasia volontaria. Tuttavia, chiaramente la eutanasia non voluta è sbagliata, iniqua; è chiaro che c’è una differenza tra imporre la propria volontà sugli altri e lo stabilire un contratto paritetico, libero con altri. Può anche essere un contratto illecito, moralmente riprovevole, e il fatto stesso che le due parti contraenti lo facciano liberamente non giustifica che l’atto, la scelta sia buona. Eppure, uccidere un altro contro la propria volontà, non contrattualmente definito, e libero, è chiaramente insulso. Se questo non è insulso, cos’ è?
    Ecco cos’è l’aborto. Madre Teresa lo aveva detto:”Se l’aborto non è sbagliato, niente è sbagliato.” Il feto non vuole essere ucciso; vuole fuggire dalla morte. Osate dare un’occhiata al “Grido silenzioso”? Sfido i media a farlo vedere alle masse! No. Non censurano nulla, tranne questo, la operazione più effettuata nell’Occidente. Per questo sono solo due i “dogmi” intoccabili della cultura dominante. Il relativismo morale e l’aborto.
    Undicesimo argomento. L’argomento negativo: l’inesistenza delle non persone.
    Qual’è la risposta alla seguente domanda? Le persone sono una sottoclasse degli esseri umani o è il contrario, sono gli esseri umani a essere una sottoclasse delle persone?
    Le ragioni adducibili per distinguere le persone dagli esseri umani sono due, e solo due.
    La possibilità, remota, che ci siano persone non umane, come gli alieni, gli elfi e gli gnomi, gli angeli, gli dei, Dio, le Persone della Santissima Trinità, oppure l’evenienza che vi siano degli umani non personali, delle non persone, umani senza diritti.
    Il buon senso della tradizione filosofica e morale afferma che tutti gli esseri umani sono persone, quindi possessori di diritti. Il relativismo moderno, e post moderno pontifica che solo alcuni esseri umani sono persone, solo quelli cui sono attribuiti, concessi, di grazia, diritti da parte altrui ( le Costituzioni, le Leggi, in una parola, gli uomini di potere, solo per fare un esempio) hanno diritti. Allora, se noi, centro destra o sinistra, repubblicani o democratici, post comunisti o liberali, siamo nella stanza dei bottoni, possiamo allegramente togliere la personalità a qualche gruppo umano: gli zingari, i neri, i laziali, gli schiavi, gli Ebrei, i nemici politici, i liberali, i fondamentalisti, le donne , i bambini concepiti, o con qualche difetto – e condannare i medici a risarcire i genitori per delle “vite sbagliate”, non riconosciute all’ecografia o allo screening prenatale? La giustificazione più banale addotta da queste “autorità”, da questa filosofia, quella relativista, è che il semplicistico appartenere a una certa specie biologica non significa automaticamente goderne i diritti. Per esempio, qualcuno ha detto che non tutti i “fido” hanno gli stessi diritti. Alcuni li facciamo fuori tranquillamente, se rabbiosi, altri li accudiamo con una galanteria squisita (quelli destinati allo stabulario per sperimentazione o alle Pediatrie oncologiche). Per altri, infine, “non ce ne po’ fregà …”, come quelli randagi.
    Questo argomento vuole mostrare dunque che ad assegnare diritti universali alla specie umana sarebbero solo la nostra compassione o la tradizione – per quanto le due siano alquanto embricate, confuse, come se nulla di ciò che fosse ragionevole potesse nello stesso tempo divenire tradizionale!
    Penultimo argomento. Tre premesse pro vita e tre pro autodeterminazione.
    Le tre affermazioni fondamentali dell’argomento pro vita che faccio mie possono essere negate singolarmente. Uno, per essere considerato abortista deve negarne almeno una, perchè altrimenti uno non potrebbe non essere d’accordo con la conclusione pro vita.
    Ma ci sono tre tipi di scelta abortista, che dipendono da quella delle tre affermazioni pro vita che viene rigettata.
    La prima è scientifica, biologica, la seconda morale e l’ultima legale. La prima è che il cominciare ad essere membri di una certa specie vivente coincide con il concepimento. (Sembra ovvio, eppure questa verità lapalissiana – Monsieur De La Palisse era un personaggio che diceva di essere ancora vivo un quarto d’ora prima di morire – è affermata da qualunque testo scientifico di biologia, ma non saprei dirvi se continuano a farlo anche dopo la promulgazione della 194 – del 1978 – ma di certo vi posso assicurare che la 194 non ha fatto, o ha dato credito, ad alcuna scoperta scientifica alternativa). In altre parole, tutti gli esseri umani sono umani, zigoti, embrioni, feti, neonati, giovani, adulti, o morenti.
    La premessa morale è che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, perchè tutti gli esseri umani sono umani. E’ la deduzione dalla verità morale più semplice e nota, la “regola d’oro”: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Mi piace anche Terenzio, V secolo a.C., “homo sum , nihil humanum a me alienum puto”. Si chiama anche principio della giustizia, o dell’uguaglianza. Se non vuoi essere ucciso, non uccidere. Non è giusto, non è carino! Tutti gli esseri umani hanno uguale essenza, quindi sono essenzialmente uguali.
    La premessa legale è che la legge deve proteggere il più basilare dei diritti umani. Se tutti gli esseri umani sono umani, e se tutti gli esseri umani hanno il diritto alla vita, e se la legge deve proteggere i diritti umani, allora la legge deve proteggere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani.
    Se tutte e tre queste premesse sono vere, allora ne consegue logicamente la conclusione pro vita. Da un punto di vista pro vita ci sono solo tre ragioni che possono giustificare la posizione pro morte, radicale, libertaria: l’ignoranza scientifica – crassa ignoranza di chi ignora la regola numero uno della biologia mondiale; ignoranza morale – crassa ignoranza della più elementare delle norme morali: l’ignoranza legale – crassa ignoranza della più basilare funzione del diritto. Ma le differenze tra queste tre ignoranze non sono meno notevoli.
    La prima, scientifica, se non è “gnorri”, deliberata negazione o disonestà, è almeno scusabile, non moralmente colpevole. Uno non dev’essere necessariamente un mostro, quando è solo stupido. Se pensi che “là” ci sia solo un “grumo di cellule”, o “vita in potenza”, allora non sei convinto di essere un assassino quando abortisci, o fai prendere alla fidanzata la pillola del giorno o dei cinque giorni dopo. Potresti non avere nemmeno un briciolo di coscienza sporca . (Eppure, com’è che tante madri che abortiscono rimangono ferite così profondamente da cadere in depressione per tutta la vita o in gravi malattie autoimmuni?)
    La maggior parte degli argomenti pro morte, pro aborto, dopo la 194, hanno cercato di attaccare questa premessa, quella scientifica, dei sostenitori della vita. Almeno per qualche lustro. Ma continuano a farlo anche oggi, soprattutto oggi, quando si tratta di immettere in commercio, e ci sono riusciti, da pochi giorni, le varie pillole- pesticidi di cui sopra. Può benissimo essere che questa non sia ignoranza scusabile, ma disonesta, o forse no, perlomeno non nega direttamente la seconda premessa, il principio morale.
    Ma ecco che forse i radicali, i relativisti morali, gli “adulti”, le ONG, le lobbies farmaceutiche pensano, sentono nascostamente che non hanno via d’uscita se non questa, quella della menzogna morale, in quanto sono senza forze, completamente, quando si tratta di argomentare contro la ragione scientifica, ve ne siete accorti? I fatti della scienza sono troppo lapalissiani per essere negati, e non ha alcun senso negare la premessa legale, perchè se la legge non fosse promulgata per proteggere i più deboli, il diritto alla vita, a che cosa serve a fare?
    Questo, a mio parere, sospetto sia la rivoluzione copernicana decretata dalla rivoluzione sessuale, del ’68: il cammello ha messo non solo il naso, ma anche le gobbe dentro la tenda. Meglio ancora, Dracula, il relaivismo morale, ha già addentato il collo dell’Occidente e lo sta anemizzando velocemente, non solo privandolo di tanti esseri umani, di braccia per lavorare, cuori per amare, labbra per sorridere, teste per pensare genialmente, ma soprattutto privandolo, abbassando il soffitto dei desideri, della gioia, dando in cambio solo un modesto innalzamento del pavimento del piacere, dello spremere i recettori. In una parola, il relativismo, togliendo di mezzo l’unione fra amore e procreazione, ha distrutto la famiglia, tolto Dio agli uomini e livellato i cervelli, li ha fatti andare letteralmente “all’ammasso”, al conformismo consumista, edonista e distruttivo delle droghe, dell’amusement hi-tech. (Vi dice nulla la globalizzazione individualistiva pornografica e “musicale” digitale?)
    “Ehp! La smetti, o profeta, o talebano fondamentalista, intollerante clericale e illiberale?”
    Calmati, ho quasi finito! La spada (mi sento quasi come san Giorgio!), sta per essere conficcata nel cuore del Drago, di Dracula, e per di più si sta moltiplicando, lo puoi anche fare tu, amato lettore giovane, copia e incolla sul tuo sito, quello della parrocchia, dell’associazione culturale, dei blogs, forum, FB…abbiamo il continente digitale, ancora libero, tutto il resto, sotto l’impero del denaro, ce lo vieterebbe (libri, stampa, case editrici, TV, dibattiti pubblici, conferenze, video: tutto censurato, la musica la fa chi paga, chi è potente, ha mezzi, non chi suona!): è la luce della verità che fa perdere le forze a Dracula, sono gli argomenti che sto enumerando!! E sono gratuiti! La prima volta nella storia che ognuno può impugnare la lancia di san Giorgio! Non dire che sei povero, incolto, ininfluente… clicca e …vai!
    Sono sempre più convinto che, in Italia, la maggior parte della gente rifiuta di argomentare, o di pensare qualcosa, sull’aborto è perchè si rendono conto che la sola strada di rimanere a favore dell’aborto è di abortire la propria ragione, prima di tutto.
    In alternativa, siccome i libertini di sempre insistono che l’aborto riguarda il sesso, non i bambini, allora l’unico modo che hanno per giustificare le loro “corna”, la perdita e il disprezzo della loro verginità, è quello di avere perso per sempre la verginità delle meningi, la salute mentale. La sola via che hanno per giustificare la loro perdita dell’innocenza morale e quella di aver perso la loro innocenza intellettuale.
    Se questo punto ti offende, amato lettore, ti sfido a prendere una camomilla e a domandarti, dopo un po’ di tempo, di silenzio non astioso ma contemplativo:è la mia coscienza ad essere falsa? Dove è incappata nei briganti che l’hanno lasciata mezza, se non del tutto, inservibile? Quando, a che momento dell’adolescenza? Perchè si è lasciata uccidere? Da chi? Perchè non si è lasciata, aprendosi e non nascondendo i desideri lascivi, guarire da Cristo, dal sacerdote cattolico, se battezzata?

    • Raffaele ha detto in risposta a Paolo

      Non so chi tu sia, è il commento più lungo che io abbia mai letto su questo sito, forse per qualcuno sarà noioso, troppo lungo, forse complicato, ma….è meravigliosamente bello. Ti ringrazio per queste riflessioni di nome verità

      • Paolo ha detto in risposta a Raffaele

        Ti ringrazio. Sono un medico e bioeticista, sposato, di Roma. Le tesi esposte sono , per lo più, di un filosofo cattolico americano, Peter Kreeft. Le ho esposte, più ampiamente, anche in un blog di Andrea Tornielli “Sacri Palazzi”, dove mi premeva difendere il diritto alla vita con interlocutori non superficiali, l’anno scorso, a novembre. Sono molto devoto di san Giuseppe, l’antitesi di Satana, e il difensore della vita nascente. Sacro Cuore di Gesù, Cuore Immacolato di Maria, Cuore Castissimo di san Giuseppe, benediteci, in questa lotta ultima contro il potere della cultura relativista, la cultura della morte! Un saluto fraterno e caro.

        • Piero ha detto in risposta a Paolo

          anche in un blog di Andrea Tornielli “Sacri Palazzi”, dove mi premeva difendere il diritto alla vita con interlocutori non superficiali, l’anno scorso, a novembre.

          Allora sei rimasto deluso…

          • Paolo ha detto in risposta a Piero

            Malgrado la discordanza di fondo, se leggerà bene tutti gli interventi nel blog ( http://2.andreatornielli.it/?p=3030 ), non potrà non concludere che quasi tutti i partecipanti si sono confrontati civilmente. La maggior parte ha portato inoltre ragioni consistenti e convincenti del loro modo di vedere globalmente il tema. C’è stata anche una direi soddisfacente considerazione delle prospettive “dell’altro lato”, del campo avversario. Molti interventi erano chiaramente fatti da cattolici, ma in pochi casi si è invocato il principio di autorità, della teologia dogmatica. Qualche interlocutore mi ha fatto letteralmente ridere, o meglio, sorridere, perchè è stato messo in serio imbarazzo, come il Trasimaco di un celeberrimo Dialogo platonico. Anche se non sono stato per nulla in accordo con i miei interlocutori, essi hanno dimostrato una grandissima cortesia e benevolenza! Come del reato l’ha fatto lei, degnandosi di leggere questo intervento. Grazie!

            • Piero ha detto in risposta a Paolo

              bah… io vedo solo i soliti.
              Potrai pure dirmi che sono il solito prevenuto, ma le risposte e battute scontate dei soliti mi fanno soltanto ridere…

              • Paolo ha detto in risposta a Piero

                Ho una, e solo una,speranza: che chiunque abbia letto o leggerà questi tredici – mi permetta un pò di “gematria” cattolica: 12+1, come le persone presenti al Cenacolo a Pentecoste, come il tredici maggio 1917 – principi arrivi alla conclusione, oppure si rafforzi nella convinzione della abnormità dell’aborto, della sua totale incompatibilità con la ragione, una ragione “larga”, umana, non utilitarista, o libertina. Questa speranza è stata espressa in modo incomparabile da un sacerdote cattolico, scomparso di recente, il p. R.J. Neuhaus,“We shall not weary, we shall not rest, until every unborn child is protected in law and welcomed in life.” Non possiamo prendercela comoda, permetterci di stancarci, finchè anche un solo essere umano non nato non sia protetto dalla legge e accolto nella famiglia umana.

  2. Antonio72 ha detto

    Non ho capito il discorso sulla Ru486. Se infatti abbiamo concordato che lo scopo principale dichiarato dalla legge 194 è di tutelare la salute della donna quando la gravidanza comporti serio pericolo per la sua salute psico-fisica, allora il farmaco RU486 ed altri farmaci similari, sono coerenti con la stessa legge. A meno che non si ritenga un intervento chirurgico meno rischioso per la salute della donna rispetto all’assunzione di un farmaco. Viceversa il punto di vista del medico appare irrilevante, in quanto non credo che un abortista abbia certe sensibilità o si faccia certi scrupoli di coscienza. In ogni caso, qualora l’Ru486 fosse assunto dalla donna al di fuori di quanto stabilito dalla legge, sarebbe un fatto grave, credo penalmente rilevante.

  3. tina ha detto

    grazie ,x tutto cio’ che hai scritto ,da crdente è PRATICANTE sto combattendo con tutte le mie forze x sostenere <<< IO SONO CONTRO L'ARBORTO << !!! grazie ancora DTB SEMPRE NEL TUO CAMMINO NEI TUOI PENSIERI ,ciao

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