Il filosofo Lobkowicz smentisce Eco: «il Papa? Tra i più colti del nostro tempo»

Umberto Eco e Benedetto XVI. Dopo il sorprendente giudizio di Umberto Eco, diversi intellettuali hanno replicato al semiologo italiano valorizzando l’alto profilo intellettuale di Papa Ratzinger. Tra essi l’eminente filosofo Nikolaus Lobkowicz.

 

Il filosofo Nikolaus Lobkowicz, già rettore della prestigiosa Università Ludwig-Maximilian di Monaco e dell’Università Cattolica di Eichstätt, premiato con lauree ad honorem dalle più prestigiose università del mondo e attualmente direttore del Zentral Institut für Mittel- und Osteuropastudien, centro di studi dedicato all’Europa centrorientale, ha commentato il celebre discorso di Benedetto XVI al Parlamento tedesco durante il recente viaggio pastorale in Germania. L’intervista sarebbe da leggere integralmente, qui ci limitiamo a sottolineare alcuni passaggi fondamentali.

Innanzitutto Lobkowicz ritiene quello del Papa un discorso fondamentale: «è la prima volta che un Papa, su invito del presidente del Parlamento tedesco, teneva un discorso di fronte ad esso. Certamente Benedetto XVI in primo luogo ha accettato l’invito del Parlamento della sua Patria, ma secondo me il significato vero del suo discorso davanti al Parlamento federale è che si inserisce negli sforzi del Pontefice per promuovere la “riunificazione” dei cristiani». Di fronte a protestanti, cattolici e agnostici, il Papa «ha scelto un discorso che non sottolineasse ciò che è specificamente cattolico e neanche ciò che è cristiano, bensì la dottrina del diritto naturale, che si base sull’ordine della creazione e non specificamente sull’opera di Redenzione di Gesù Cristo». In particolare ha sostenuto che «non è necessario essere un cristiano credente per riconoscere cosa è corretto e giusto, cosa spetta all’uomo e cosa no. Proprio per questo il suo discorso ha colpito anche deputati che non volevano sapere nulla della fede cristiana. Avrebbe colpito anche coloro che non volevano ascoltare il suo discorso e che perciò se ne sono tenuti alla larga».

Il filosofo ha riflettuto sulle principali differenze tra la comprensione dell’uomo cattolica e quella protestante. Ad esempio, al contrario di questi ultimi, la Chiesa cattolica «ha sempre sostenuto che l’uomo, nonostante il danno causato dal peccato originale, è buono secondo la sua essenza. Deve semplicemente agire e vivere conformemente alla sua essenza, e non contro di essa. Certo che manca qualcosa se non c’è la grazia, ad esempio se un uomo non ha incontrato Cristo e non è stato battezzato. Ma questo non significa che qualcosa o qualcuno cui manca qualcosa è inevitabilmente cattivo o persino malvagio, che è alla fine da condannare ed è dannato». Afferma ancora: «la Chiesa cattolica da molti punti di vista è diventata quasi l’unica istituzione a tenere desto ciò che di grande ha compreso la cultura occidentale. Io ritengo perciò che sia possibile riguadagnare le giuste convinzioni su ciò che è vero, significativo, corretto e giusto solo se il mondo e soprattutto se i paesi di lingua tedesca ridiventano “più cattolici”».

Ragionando sull’evoluzione biologica e sul significato della vita dell’uomo, ha affermato: «Solo se si ammette che Dio ha creato il mondo per amore dell’uomo, la nostra esistenza ha un senso in questo mondo. Per coloro che vedono in noi solo una scimmia che per caso è più altamente sviluppata, per cui tutto è dovuto al caso di una cieca evoluzione che avrebbe potuto finire in tutt’altro modo, non può esistere nessun senso “oggettivo” dell’esistenza dell’uomo. Allora non siamo niente di più che un prodotto del caso, che un giorno si spegnerà nuovamente e scomparirà. Allora nulla ha senso; e l’uomo non è nient’altro che un Prometeo che un giorno scomparirà di nuovo. A volte mi stupisco di come gli uomini possano anche solo sopportare una tale idea; probabilmente possono sopportarla solo perché non l’hanno mai portata fino alle sue estreme conclusioni. Ci sono stati uomini, proprio nel secolo scorso, che si sono suicidati a causa di questa visione, con l’idea per così dire che l’unica cosa nella quale possiamo ancora dare prova di noi e che ci dimostra la nostra unicità consista nel fatto che noi siamo l’unico essere vivente sulla terra che si può “eliminare” da sé intenzionalmente e consapevolmente»

Al contrario di quanto sostenuto recentemente dallo scrittore e tuttologo Umberto Eco, il filosofo tedesco ritiene infine che «Ratzinger, come Hans Urs von Balthasar o Henri de Lubac mezzo secolo fa, è uno degli uomini più colti del nostro tempo e anche uno dei più colti della lunga storia dei vescovi di Roma».

La redazione

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24 commenti a Il filosofo Lobkowicz smentisce Eco: «il Papa? Tra i più colti del nostro tempo»

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  1. Piero B. ha detto

    Guai a contraddire Eco, il santone.
    Molti suoi adepti non hanno ancora capito che “Il Nome della rosa”, romanzo citazionario scopiazzato e tristissimo, sta alla storia del medioevo come “Bastardi senza gloria” sta alla storia del nazismo.

    • Tiziana ha detto in risposta a Piero B.

      Anche lui è un plagiatore?

    • Ֆրանչեսկո որդի ամպրոպի ha detto in risposta a Piero B.

      Giusto qualche giorno fa ho letto, in merito all’argomento, un articolo molto interessante di Massimo Introvigne:

      http://www.storialibera.it/epoca_medioevale/articolo.php?id=134&titolo=Contro%20%ABIl%20nome%20della%20rosa%BB

      Rimane il fatto che libro e film si lascino leggere e guardare piacevolmente, basta essere consapevoli di cosa si ha davanti…

    • joseph ha detto in risposta a Piero B.

      E’ con grande disappunto, data la mia personale antipatia per Eco…eco…eco… che ti devo dare la notizia che “Il nome della Rosa” a me è piaciuto. E’ come quando vedi una bella donna e poi scopri che è perfida, prepotente, traditrice e avida. Però rimane una bella donna, e non puoi farci nulla. Il problema del libro è che molti beoti lo prendono per oro colato, e se parli della bellezza del Medio Evo se ne escono con: “Ma hai presente “Il nome della Rosa?””. Ed è proprio per questo che un certo tipo di cultura se lo porta in palmo di mano assieme al suo autore (ufficiale).
      Per concludere, credo che col libro Eco si sia preso una personale rivincita sui monaci amnuensi, del tipo: “Ah, sì? Voi monaci cattolici siete quelli che hanno salvato i classici e tutta la cultura dalle invasioni barbariche? E allora tiè: sodomiti, assassini, avvelenatori, maniaci sessuali” (non ha messo la pedofilia, allora non era di moda, ma ha recuperato ne “Il cimitero di Praga”)”, sfruttatori della povera gente” e via luogocomunisteggiando.
      Pero, purtroppo, il libro gli è venuto bene. Che ci posso fa’?

      • joseph ha detto in risposta a joseph

        Però, non Pero: Pero è dalle parti di Milano, credo…

      • Piero B. ha detto in risposta a joseph

        De gustibus non disputandum est.
        Dico solo che avevo indovinato, prima della metà del romanzo, assassino e modus operandi semplicemente individuando i soggetti del gioco di citazioni.
        Il romanzo di Eco non è altro che un giochetto erudito.

  2. Leonardo Paolo Minniti ha detto

    Ma Eco non è né teologo né filosofo..come può dire che il Papa non sa nulla di teologia e di filosofia? Forse è per questo che almeno metà dei quotidiani italiani lo hanno preso in giro?

    • Damiano ha detto in risposta a Leonardo Paolo Minniti

      Beh, a dire il vero Umberto Eco è filosofo… Ed è anche piuttosto intelligente e colto. Ad ogni modo, non c’è dubbio che la sua ideologia atea e anti-cattolica lo renda poco credibile a priori su certi argomenti.
      E con il caro Joseph non c’è paragone. Si pensi all’atteggiamento dell’uno e dell’altro nei confronti del lettore. Umberto Eco ha un atteggiamento fazioso: sembra scrivere per mostrare al lettore quanto sia colto e quanto è vasta la sua conoscenza, riempiendo di castronerie alla rinfusa i suoi testi con lo scopo di confondere il lettore medio cercando di dargli a bere il suo punto di vista (mi riferisco a romanzi come Il nome della rosa o Il pendolo di Faucoult). Il papa scrive con un atteggiamento molto più umile, sempre con un profondo rispetto del lettore, e con una linearità nell’esposizione delle sue tesi e dei suoi ragionamenti davvero ammirevole: non cerca di “fregare” il lettore, il quale viene lasciato libero di non essere daccordo.

      • Lucio ha detto in risposta a Damiano

        Concordo Damiano, anch’io ho avuto questa sensazione.

      • Leonardo Paolo Minniti ha detto in risposta a Damiano

        Mi permetto di insistere sulla filosofia…Eco è laureato in filosofia. Ma non basta essere laureati in filosofia per essere filosofi, come non basta essere laureati in matematica per essere scienziati.

        E’ sicuramente un uomo di cultura, ma la sua è una carriera da scrittore e non da filosofo.

  3. Paolo Viti ha detto

    Concordo con i commenti qui sopra ma non perdiamo il pensiero che ha fatto Lobkowicz sull’evoluzione e sulla posizione cattolica rispetto all’uomo.

  4. Francesco B. ha detto

    Il peccato è che questo filosofo purtroppo non è conosciuto come Eco e compagnia bella. Bisognerebbe inventarlo se non esistesse.

  5. Antonio72 ha detto

    Bellissima intervista.
    Il problema sta tutto nel senso che vogliamo dare all’esistenza dell’uomo. La differenza tra un cristiano cattolico ed un ateo materialista, sta tutta qui: per il primo il senso della vita è dato da “Dio che ha creato il mondo per amore dell’uomo”, mentre per l’ultimo la vita semplicemente non ha senso. Il blog di Odifreddi, ateo anticattolico e anticristiano dichiarato, è infatti intitolato “Il non-senso della vita”, intesa ovviamente come vita dell’uomo in particolare. In definitiva l’uomo esiste senza alcuno scopo, esattamente come esiste il lombrico o la scimmia. Anzi l’autocoscienza dell’uomo sarebbe un fattore limitante, insomma un errore evolutivo che rende l’uomo imperfetto rispetto agli altri esseri viventi. Ma è un errore che proviene solo dall’illusione dell’essenza mentale (la res cogitans cartesiana) ovvero della coscienza umana. In realtà quest’ultima è solo una derivazione (forse anche una scoria inaspettata) della materia (la res extensa), in particolare della materia grigia. Ma se la res cogitans (l’io cartesiano) è solo un’illusione non serve alcun elemento unificatore tra l’io ed il mondo corporeo (la res extensa) e quindi Dio è inutile, anzi Egli stesso sarebbe un’illusione, proprio perchè solo un’idea contenuta nel pensiero. Alcuni filosofi si affannano a ridurre la sostanza mentale alla nostra macchina cerebrale, affermando quindi che un giorno la mente umana potrà essere riprodotta artificialmente (Searle escluso).
    Benjamin Libet, il neuroscienziato che ho già citato in precedenza, è invece certo dal suo lavoro sperimentale dalla fine degli anni Cinquanta, che le due categorie di fenomeni, il mentale ed il fisico, siano irriducibili. E quindi con la stessa sperimentazione scientifica arriva a smentire i vari materialisti-riduzionisti come Dennett ed i Churchland. Anzi Libet si spinge oltre, attaccando il filosofo Gilbert Ryle, quello che derideva l’anima separabile della concezione cartesiana, definendola un “fantasma nella macchina”. Libet (si badi bene neuroscienziato e non filosofo) lo attacca dicendo: “Ma come fa Ryle a sapere che non c’è un fantasma nella nostra macchina? Fatto sta che non lo sa: non c’è nessuna evidenza diretta che contraddica la possibilità dell’esistenza di un’anima di tipo cartesiano.” Anzi lo stesso Libet avanza una teoria (per ora solo speculativa) definita del “campo mentale cosciente”, in cui sia dimostrata l’esistenza di un fenomeno non fisico (mentale, anche se non separabile dal cervello). Ma è già un passo in avanti verso la concezione dualistica cartesiana. Concludo parlando di un altro eminente neuropsicologo, Antonio Damasio, di cui uscì un libro nel 1994 intitolato: “L’errore di Cartesio: emozione, ragione e cervello umano”. In questo libro Damasio sostiene che sono le emozioni il motore primario della mente, piuttosto che il pensiero razionale. Se fosse così, allora il Logos matematico che regge il mondo, secondo certi materialisti avrebbe poco o niente a che vedere con l’uomo, a differenza del Dio cristiano.
    Scusate se sono stato prolisso.

    • Raffa ha detto in risposta a Antonio72

      Accidenti! Cerca di esserlo tante altre volte prolisso allora! Complimenti veramente, discorso chiarissimo e molto ricercato. Studi filosofia? Sorprendente poi quel che dici su Libet…almeno per me. Ne farò tesoro. Condivido in pieno anche tutta la prima parte.

    • Francesco B. ha detto in risposta a Antonio72

      Ma figurati, bel commento non era per nulla pesante e prolisso. 🙂

  6. Leonardo Paolo Minniti ha detto

    Un plauso a Il Sussidiario e quindi a Comunione e Liberazione. Non c’è dubbio che come sappiano fare cultura loro non c’è nessuno in Italia e anche all’estero. Complimenti!

    P.s. anche ad Antonio72…molto, molto interessante il tuo commento!

  7. Frodo Baggins ha detto

    Volete leggere una delle tante affermazioni di U.E., in merito ( anzi: A DEMERITO!! ) di Tolkien? Prego: leggete QUI:

    http://www.gruppionline.org/news/cultura-linguistica/201108/ancora-umberto-eco-a-vanvera/

    Si commentano da sole, le sue parole.

  8. Antonio72 ha detto

    Grazie a tutti.
    No Raffa, non sono un filosofo anche se mi interesso di filosofia ed anche di scienza (soprattutto fisica quantistica), tanto che come ho già detto, partecipavo al blog di Odifreddi fino a quando non hanno deciso di bannarmi. Batto il tasto su Libet, perchè è stato citato nel suo ultimo libro indirizzato al Papa, proprio da Odifreddi, secondo me impropriamente (anzi secondo Libet stesso, almeno da quanto scrive nel suo interessante libro). Purtroppo questi scienziati, come Libet, non rinchiusi nel recinto del dogma materialista-riduzionista, sono rari, e quindi colpiscono se non altro per la loro umanità, perchè secondo me chi nega il libero arbitrio e quindi auspica un mondo perfettamente determinato, nega l’uomo stesso.
    A proposito della coscienza (che a tuttoggi è un mistero per le neuroscienze) alcuni scienziati e filosofi (Dennett, i Churchland, Hofstadter), sono convinti che un giorno un computer potrà possedere un Sé esattamente come l’uomo (alla Frankstein di Mary Shelley). Questo perchè il rapporto mente-cervello dell’uomo, secondo loro, sarebbe assimilabile ad una macchina costituita da hardware e software. Quindi un giorno una macchina potrebbe passare il test di Turing, il quale prevede che un uomo ed una macchina, entrambi collegati ad una telescrivente, siano indistinguibili dall’interrogatore (umano). Questo proverebbe che anche la macchina sia cosciente come una persona, perchè secondo loro anche un cervello a livello neurale, funziona in modo meccanico ed automatico. Se fosse perciò validata la teoria del campo mentale cosciente (che si avvicina molto al concetto di anima, anche di quella cristiana, perchè ricordiamoci della resurrezione dei corpi, non delle sole anime), tutte le argomentazioni di questi filosofi ed altri tecnologi (pazzi alla Kurzweil), sarebbero spazzati via proprio dalla sperimentazione scientifica.
    Quello che desta costernazione è che la scienza pare che si voglia occupare d’altro (il neutrino, la materia oscura, il bosone di Higgs, ecc..) piuttosto che di cose che interessino veramente l’uomo. Libet propone addirittura una esperimento che possa validare o falsificare il fenomeno di pre-morte descritto da molti pazienti che hanno subito un prolungato arresto cardiaco. L’esperimento in questione è abbastanza semplice, anzi direi banale, tuttavia poichè prevede soggetti umani dotati di pacemaker è difficile che possa essere approvato da qualsiasi comitato etico. Ovviamente la scienza non potrebbe mai dire nulla sulla fede o su Dio, però potrebbe togliere le fondamenta su cui si reggono i sempre più traballanti pilastri del determinismo materialista.
    E vabbè, sono stato ancora prolisso.

    • Giulia ha detto in risposta a Antonio72

      Interessante il tuo intervento. Da parte mia credo che il grosso scoglio per creare un’intelligenza artificiale paragonabile alla nostra non sia tanto cosa insegnargli e forse neanche “come” insegnargli, ma piuttosto far si che la macchina abbia un carattere proprio, suo ed esclusivamente suo, esattamente come l’abbiamo tutti noi. Non credo che sia oggi facile immaginare una macchina che cominci la sua vita con i capricci di un bebè, che giochi come un bambino, che vada incontro ai problemi adolescenziali, che s’innamori (di un’altra macchina o di un essere umano?) e così via… Inoltre bisognerebbe introdurre le reazioni chimiche come quelle che avvengono dentro di noi, quelle causate dagli ormoni, dal senso del dolore, anche quello accidentale… Probabilmente in breve si potranno costruire macchine che imitano i nostri comportamenti, e sicuramente aiuteranno a capire meglio come siamo fatti, ma vedo difficile che finchè non sarà elaborata una macchina simile a quella che sommariamente ho descritto, si possa parlare di “coscienza artificiale” o meglio di “coscienza umana artificiale”.

      Riguardo invece le esperienze pre-morte c’è una ricerca che forse ti può interessare, qui citata:
      http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/titolo/1349412

      • Cervino99 ha detto in risposta a Giulia

        Sono molto scettico sulle esperienze pre morte. Per chi volesse approfondire c’è tantissimo materiale raccolto negli anni, l’articoletto su Le Scienze è abbastanza inutile dato che è una previsione nel futuro e sul presente non c’è alcuna unanimità.

        Qui c’è molto di più: http://www.near-death.com/

        E’ ovvio la singolarità dell’uomo e il suo DNA non sono affatto replicabili, così come non è possibile generare vita da materia inanimata. L’esperimento di Venter lo dimostra. L’IA è sicuramente un passo molto positivo per l’umanità però bisogna capire che la questione può degenerare presto e quindi sarebbe opportuno che fosse stilato un comportamento/giuramento etico per i professionisti che si impegnano in questo campo. Inoltre l’uomo rimarrà sempre un’altra cosa, proprio perché c’è in lui qualcosa che non è affatto replicabile.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Giulia

        Giulia.
        Stavo proprio pensandonti dopo aver letto i tuoi commenti nell’altro blog. Questo perchè ho percepito una tua inquietudine interiore certamente molto umana e cmq lontanissima dal cinismo proprio del materialista-riduzionista, alla Odifreddi, tanto per intenderci. E questo tuo commento non fa che confermare questa mia supposizione…ma forse entro troppo nel personale.
        Per quanto riguarda la coscienza umana, per alcuni riproducibile per altri no, la differenza sta tutta nel credere o meno alla dualità mente-cervello. Se si crede che la coscienza emerga da processi chimici neurali che seguono le regole del determinismo meccanico, allora i materialisti-riduzionisti potrebbero avere ragione. Infatti la coscienza non sarebbe dovuta alla qualità della materia (biologica o non biologica) piuttosto alla organizzazione o pattern della stessa materia. Questo spiegherebbe, secondo i materialisti alla Hofstadter ed altri, perchè solo dal cervello umano, che non si distingue come qualità dai tessuti biologici non umani, possa emergere la coscienza. Anche l’osservazione del fisico matematico Roger Penrose, ovvero che il computer a differenza del cervello cosciente opera solo su algoritmi programmati, risulterebbe traballante alla replica di Hofstadter ed affini. Chi infatti può dire che un domani un computer non potrebbe essere caricato con pattern simili a quelli che operano nel cervello umano? Più fine è invece la replica del filosofo Searle sul test di Turing. Secondo Searle il calcolatore può essere programmato solo per la sintassi ma non per la semantica del linguaggio. Quindi la coscienza de computer sarebbe solo apparente, perchè questo non capirebbe un’acca in realtà del significato delle sue proposizioni.
        Inoltre secondo Libet vi è un errore logico che è trascurato dal test di Turing. Chiamiamo il sistema A (il calcolatore) ed il sistema B (la persona). Sappiamo che A e B sono costituiti da materiali diversi. Ammettiamo che i due diversi sistemi A e B danno risposte completamente identiche al paradigma di Turing. Questo non significherebbe che i due sistemi siano identici anche per quanto riguarda altre caratteristiche e quindi anche la coscienza. Se il sistema A presenta X e il sistema B presenta X, non segue che entrambi i sistemi presenteranno Y, anche se uno di loro presenta Y.
        In definitiva, almeno secondo me, non ci sono scappatoie. Per spazzare via qualsiasi dubbio, si deve dimostrare l’esistenza di una sostanza mentale diversa da quella materiale (anche se intimamente connessa). E l’esperimento che propone Libet potrebbe provarlo. D’altronde la stessa scienza ammette oggi la sua ignoranza nel misurare determinati campi che ritiene esistenti dalla sue teorie. Per es. il famoso campo di Higgs che secondo i fisici dovrebbe permeare tutto l’universo e conferire massa alla materia. Ma non è ancora trovata alcuna prova dell’esistenza di questo campo. Quindi la loro contrapposizione alla tesi di una sostanza mentale (o di un campo mentale come lo definisce Libet) potrebbe apparire solo come una questione di principio (dogmatico?!). Hofstadter a questo proposito scrive: “E questo è il nostro dilemma fondamentale. O crediamo in un’anima immateriale che vive al di fuori delle leggi della fisica, il che equivale a un credere non scientifico della magia, o respingiamo questa idea, nel qual caso la domanda suadente: “Cosa mai potrebbe far sì che un mero pattern fisico diventi me?”- la domanda che il filosofo Chalmers ha definitivo il problema difficile – sembra tanto lontana dall’avere una risposta oggi quanto lo era molti secoli fa.”
        E’ come dire: non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi e quindi è inutile partire con qualsiasi ricerca. Il problema è che non adottano lo stesso ragionamento anche per il mondo delle particelle, visto che costruiscono enormi macchine o anelli accelleratori per scoprire il controverso bosone di Higgs. In definitiva mentre la sostanza mentale sarebbe, senza se e senza ma, una credenza magica, qualsiasi altro campo diverso da quelli oggi conosciuti, farebbe cmq parte della ricerca scientifica.
        Anche l’elettromagnetismo prima della sua scoperta avrebbe potuto essere scambiato per magia.

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