Giuseppe Rossi, fuoriclasse del Villareal: «sono praticante, fede è fondamentale»

Classe 1987, Giuseppe Rossi è un calciatore italiano, fuoriclasse del Villareal e, da poco, della Nazionale italiana. Un piccolo rimorso per non essere stato capito e apprezzato dai club di casa nostra anche se ora costa troppo per il calcio italiano. Un ragazzo educato, diplomato e idolo dei giovani spagnoli: «la lealtà è un principio fondamentale nella vita: siamo personaggi pubblici, è d’obbligo dare il buon esempio». Risponde con maturità, nonostante i suoi 23 anni, ad un’intervista apparsa su Avvenire. Continua: «Sono me stesso, non un personaggio da tv, nè da discoteca. A Vila-Real la “movida” è solo in estate, non mi distrae». Conclude: «Sono praticante, quando riesco vado a Messa. Il rapporto con Dio fa parte dei valori che mi ha trasmesso la famiglia, per me fondamentale».

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16 commenti a Giuseppe Rossi, fuoriclasse del Villareal: «sono praticante, fede è fondamentale»

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  1. Roberto Arrati ha detto

    bella di rossi! Un altro futuro ottimo riferimento per noi giovani

  2. Francesco ha detto

    Dai Rossi torna a giocare in Italia, possibilmente alla Juve =)

  3. vincenzo russo ha detto

    Bravo Giuseppe. Dio ti benedica. La nazionale ti accolga. Il napoli ti acquisti per il tuo ritorno in Italia.

  4. Massimiliano ha detto

    Mi auguro che tra i valori che la sua famiglia gli ha trasmesso ci sia anche quello di onorare il riposo domenicale, rifiutandosi di giocare proprio in quel giorno considerato, da voi cristiani, “festa di precetto”. Vi ricordate di Jonathan Edwards?

    • Massimo Ponzoni ha detto in risposta a Massimiliano

      Non si capisce dove vuoi andare a parare caro Massimiliano…ti eccita il fatto che l’uomo sia in errore? O forse che dica di essere cattolico e poi alla domenica debba lavorare? Stai cercando forse un senso alla tua vita inebriandoti con i siti cattolici? O forse la tua religione ti impedisce di conoscere ciò che più di tutto odi, cioè la chiesa cattolica, la quale nella sua infinita sapienza accoglie il lavoro domenicale consigliando ai fedeli di “vigilerareo affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute”?

      • Massimiliano ha detto in risposta a Massimo Ponzoni

        @ Massimo

        Neanch’io capisco dove tu voglia andare a parare. Vuoi forse spingermi subdolamente a dubitare della mia capacità di farmi capire?
        Quanto al senso della mia vita, non solo non lo sto cercando ma manco mi interessa cercarlo. Sono più interessato ad “inebriarmi” con i sudoku e con lo studio dei Decreti Beneš.

        Ciao.

        • Massimo Ponzoni ha detto in risposta a Massimiliano

          Peccato perché senza dare senso alla vita non si capisce il senso per cui bisogna vivere. E quindi di conseguenza nulla di noi ha un senso, né i figli, né gli affetti, né gli amici, né l’amore, nemmeno i commenti che si lasciano sui siti. Neanche i passatempi hanno un senso e l’uomo è come un condannato nel braccio della morte che attende l’esecuzione facendo i sudoku. Tu stai sopravvivendo e non vivendo, questo è la scatola nera degli atei di professione: non si può gustare veramente qualcosa che non ha senso. Lo capiva anche Albert Einstein: «chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere». (Albert Einstein, Religione e scienza, 1930)

    • Giorgio P. ha detto in risposta a Massimiliano

      In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato». Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

      Padre, perdonali, perché non sanno quello che scrivono.

      • Massimiliano ha detto in risposta a Giorgio P.

        @ Giorgio P.

        Dovresti sapere che il cristianesimo è un’eresia ebraica. L’astensione dal lavoro nel giorno di sabato (Shabbath) è tradizionalmente riservato agli ebrei non a voi cristiani, che onorate la domenica in quanto giorno in cui Gesù (notoriamente ebreo!) è risorto.
        Se veramente esiste un “Padre” che deve perdonare qualcuno perchè non sa quello che scrive, quel qualcuno sei tu.

        • Giorgio P. ha detto in risposta a Massimiliano

          La Chiesa Cattolica ci invita ogni Domenica a partecipare all’Eucaristia per rendere omaggio a Dio e occuparci, in questo modo, della nostra vita spirituale (che durante la settimana, troppo spesso trascuriamo).
          L’intento è quello di ricordare (e far riaccadere) il sacrificio e la resurrezione del Signore, non quello di “paralizzarci”.
          In questo senso, se un giocatore di calcio di domenica deve giocare, allora può andare alla Messa vespertina del sabato: in tal modo avrà santificato la festa, come raccomanda il precetto.
          Trovo questa critica davvero poco sostanziosa: nessun cattolico ha mai detto “non fate niente di domenica”, ma solo “ricordatevi di Dio, almeno di domenica”.
          Forse ti confondi con gli esseni, i quali, nel dubbio di poter fare qualcosa di sgradito a Dio, di sabato non espletavano nemmeno i bisogni fisiologici.
          Per inciso: Jonathan Edwards è anglicano(nello specifico, della Chiesa bassa), non c’è alcun collegamento tra lui e Giuseppe Rossi.

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