L’aborto forzato diventa per magia “omicidio di un bambino”

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Se l’aborto è forzato si parla dell’omicidio di un bambino, se è un aborto indotto il bambino sparisce. Le contraddizioni delle argomentazioni pro-choice in una tragica notizia in Inghilterra.


 

“L’utero è mio e decido io”. E’ questo l’unico argomento avanzato dai sostenitori dell’aborto.

Una posizione irragionevole, come abbiamo mostrato nel dossier di risposte alle argomentazioni “pro-choice”.

 

“L’utero è mio e decido io”: l’errore dello slogan

Innanzitutto perché è un principio falso: nessuna donna potrebbe pretendere di farsi asportare un utero sano e perfettamente funzionante, così come nessun uomo potrebbe farsi amputare, ad esempio, una mano sana e funzionante.

Questo tipo di autodeterminazione radicale non esiste, fortunatamente.

In secondo luogo lo storico slogan femminista dimentica che dentro l’utero c’è un essere umano su cui nessuno ha dei diritti (non si hanno diritti su altre persone), il bambino non ancora nato è una vita umana a sé stante e non assimilabile con l’utero femminile.

Se si vuole argomentare a favore dell’aborto indotto, questo bambino scompare completamente. C’è solo un utero femminile su cui la donna potrebbe agire a suo piacimento.

Se invece l’interruzione di gravidanza è accidentale o è un aborto forzato da altri, allora il bambino ricompare e giustamente si invoca la giustizia per punire il reato di omicidio.

 

In Inghilterra l’omicidio in un bambino di 15 settimane

E’ quanto avvenuto recentemente a una donna inglese il cui partner, Stuart Worby, le ha fatto ingerire a sua insaputa del succo di arancia contenente una pillola abortiva e l’ha abusata sessualmente. Il bambino di 15 settimane (!) che la donna portava in grembo è morto e l’uomo è stato condannato a 12 anni di carcere.

Il quotidiano inglese The Guardian ha parlato di «un uomo ‘insensibile’ ed ‘egoista’» che ha somministrato di nascosto farmaci abortivi a una donna incinta «facendole perdere il suo bambino non ancora nato».

Come? Omicidio di un “bambino non ancora nato” (“Unburn baby”) alla 15° settimana tramite pillola abortiva (contenente mifepristone e misoprostolo)? Il paradosso è che il limite per interrompere legalmente una gravidanza nel Regno Unito è di 24 settimane, e questo avviene normalmente tramite la stessa pillola abortiva.

 

Le contraddizioni della posizione pro-aborto

Chiaramente se la donna avesse scelto di abortire secondo la legge alla 15° settimane, The Guardian e la stampa avrebbero negato in qualunque modo che ad essere ucciso sarebbe stato un “bambino non ancora nato”. Ma poiché l’aborto è avvenuto contro la volontà della donna, improvvisamente è emersa la verità e il bambino non ancora nato è magicamente comparso.

Anche durante la sentenza di condanna del 6 dicembre scorso, il giudice Joel Bennathan ha abbandonato il linguaggio pro-choice, dicendo a Worby: «Sei un uomo egoista, hai deciso di abortire il bambino senza che la donna lo sapesse».

Eh si, si parla magicamente di bambino anche alla 15° settimana di gravidanza.

Una storia certamente tragica che rivela il grande inganno dietro all’aborto, che per essere giustificato moralmente deve far sparire la vita umana che viene uccisa e obbliga gli attivisti ad arrampicarsi sugli specchi parlando di “essere non cosciente”, “insensibile al dolore” e altre assurdità.

Sappiamo tutti che il nascituro è un bambino. Lo sappiamo noi, lo sanno gli abortisti e lo sanno i medici che eseguono gli aborti come più volte hanno onestamente ammesso.

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La Redazione

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