Pio XII, prudenza e aiuti segreti agli ebrei: nuove scoperte
- Ultimissime
- 29 Gen 2025
Quale fu il ruolo di Pio XII con gli ebrei? Recenti ricerche di uno storico tedesco rivelano la consapevolezza di Pacelli della necessaria prudenza ma anche l’opera del Vaticano nel rispondere privatamente alle richieste di aiuto.
Si è da poco celebrata la Giorno della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto.
Alcuni giorni prima, certamente per coincidenza, l’eminente storico della Chiesa Hubert Wolf, docente presso l’Università di Munster, ha terminato le sue ricerche sulla difficile posizione di Papa Pio XII riguardo alla persecuzione degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Pio XII e gli ebrei: il dilemma tra aiuto e prudenza
Un’indagine svolta negli Archivi Vaticani che ha portato alla luce nuovi dettagli davvero interessanti che rivelano quanto il Pontefice si trovò in un vero e proprio dilemma morale: da un lato, sentiva il dovere di denunciare apertamente lo sterminio degli ebrei, dall’altro era vincolato da una concezione del suo ruolo che imponeva prudenza per non peggiorare la loro situazione.
In alcune lettere private, scoperte da Wolf, Pio XII lasciò trapelare quanto questa autocensura lo tormentasse. Ogni tanto, come è stato recentemente documentato da Giovanni Coco dell’Archivio Apostolico Vaticano, il Papa inserì volutamente alcune frasi di condanna, seppur allusiva, che però furono ignorate dalla stampa italiana asservita al fascismo.
Ad esempio in un messaggio indirizzato al vescovo di Würzburg, Matthias Ehrenfried, Pio XII scriveva parole emblematiche: «Dove il Papa vorrebbe gridare a gran voce, il suo ufficio gli impone di trattenersi e di tacere».
L’analisi degli archivi nella recente ricerca di Hubert Wolf mostra a sua volta con chiarezza il processo decisionale interno alla Santa Sede e la linea seguita dal Pontefice durante il conflitto: il Papa scelse di non schierarsi apertamente non solo di fronte allo sterminio ebraico ma anche di fronte all’uccisione di un milione di cattolici polacchi nel 1940.
Gli ebrei in difesa di Pio XII
Un elemento che era stato già sottolineato dal rabbino ebreo e storico statunitense David Gil Dalin, autore de “La leggenda nera del Papa di Hitler”.
Nel volume il rabbino documenta il ruolo di Pio XII durante la Seconda guerra mondiale e la scelta di un profilo più defilato con l’unico scopo di non causare l’incrementarsi della violenza contro ebrei e cattolici da parte dei nazisti.
Nel frattempo si adoperò per il salvataggio di migliaia di ebrei tanto che Dalin suggerisce di onorarlo come un “Giusto fra le nazioni”, così come richiesero diversi prominenti ebrei suoi contemporanei (Isaac Herzog, Golda Meir, Chaim Weizmann, Pinchas Lapide ecc.).
Gli aiuti nascosti del Vaticani agli ebrei
Se questa fu la posizione pubblica del Pontefice, tutt’altra cosa avveniva a livello privato e diplomatico.
Il team di Wolf sta parallelamente conducendo un imponente progetto di ricerca intitolato “Asking the Pope”, che mira a studiare e pubblicare le circa 10.000 richieste di aiuto inviate dagli ebrei a Pio XII. Un’iniziativa che potrebbe durare almeno 25 anni. Finora sono stati trascritti circa 800-900 documenti, e un decimo di essi è già stato ricostruito nei dettagli.
L’obiettivo è rispondere con dati concreti a domande cruciali: quante di queste suppliche giunsero effettivamente al Papa? In quanti casi intervenne? Vi fu una differenza di trattamento tra ebrei battezzati e non battezzati? Quali erano le richieste più frequenti?
Dai primi risultati, seppur parziali, emerge un dato: nella maggioranza dei casi il Vaticano tentò di aiutare piuttosto che rifiutare le richieste d’aiuto. Si parla di aiuto finanziario, nascondimento negli appartamenti o monasteri, ottenimento di informazioni sui parenti scomparsi, rilascio di visti, permessi di soggiorno o la liberazione da un campo di concentramento.
A confermare questa ipotesi vi è il fatto che gli appelli ebraici non cessarono nel 1941, ma continuarono fino al 1945. «Ciò significa», osserva lo storico tedesco, «che la comunità ebraica evidentemente non aveva l’impressione che le lettere al Papa fossero vane».
Le fonti indicano che tra le comunità ebraiche circolava un messaggio chiaro: “Se tutto il resto fallisce, scrivi al Papa. Lì c’è ancora una speranza di aiuto”.
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