Chiesa, il 92% degli abusi durante il boom sessantottino
- Ultimissime
- 22 Gen 2025
La rivoluzione sessuale e gli abusi sessuali nella Chiesa. La correlazione fu tracciata nel 2019 da Benedetto XVI e viene confermata anche dall’ultimo report della Georgetown University. Il “collasso morale” sessantottino corrose anche molti uomini di Chiesa.
E alla fine aveva ragione Benedetto XVI.
La quasi totalità dei casi di abuso sessuale avvenuti nella Chiesa cattolica risale al ventennio ’60-’80, un’epoca storica profondamente influenzata dalla rivoluzione sessuale sessantottina.
In questi anni la pedofilia non fu solo ampiamente sottovalutata ma venne addirittura promossa dal progressismo come atto di “liberazione sessuale” dei bambini.
Lo si evince dal report pubblicato due giorni fa dalla diocesi di Bolzano-Bressanone, secondo cui dei 67 casi di abusi dal 1964 al 2023, il numero «diminuiva comunque drasticamente a partire dall’inizio degli anni Novanta». La stampa ne sta parlando senza però riferire questo dato.
Ma ancor di più è emerso sull’ultima e recente indagine riguardante la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, realizzata dal Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University.
Chiaramente questo non significa in alcun modo giustificare o minimizzare questi terribili abusi criminali: anche un solo caso -antico o attuale che sia- basta a far ribollire il sangue nelle vene. E se commesso da un religioso è doppiamente più grave, proprio per la responsabilità morale e spirituale che incarna.
Ma è lo stesso Papa Francesco a chiedere una corretta contestualizzazione perché, spiega, «una situazione storica va interpretata con l’ermeneutica dell’epoca, non con la nostra». Infatti, ha spiegato che negli anni ’70 tanti preti «sono caduti in questa corruzione. Poi, in tempi più recenti, i casi sono diminuiti», perché la Chiesa si è accorta del problema e ha iniziato a contrastarlo.
La rivoluzione sessuale e gli abusi: il testo di Ratzinger
Nel 2019 su questo uscì un testo inedito del Papa emerito.
Benedetto XVI denunciò il «collasso» dei costumi avviati dalla rivoluzione sessuale del 1968 ed il «processo di dissoluzione del concetto cristiano di moralità», che scatenò la crisi degli abusi sessuali sui minori anche nella Chiesa.
Nel lungo articolo, Joseph Ratzinger, parlò dei nuovi standard normativi sulla sessualità che influirono anche «sulla formazione dei preti e nelle vite dei preti». Parte della fisionomia di questa rivoluzione, scrisse «è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata» e anche nella Chiesa si diffuse un certo garantismo.
In quegli anni la teologia morale cattolica soffrì un collasso che «ha reso la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società», in particolare l’abbandono della legge naturale e il prevalere dell’«ipotesi che la moralità fosse determinata esclusivamente dalle istanze umane».
Anche nei seminari, spiegò il Papa emerito, si stabilirono «gruppi omosessuali che agivano più o meno apertamente» tanto che i suoi stessi libri «venivano nascosti, come cattiva letteratura, e letti solo di nascosto».
Il lungo testo di Benedetto XVI si concluse richiamando la necessità di «contrastare le bugie e le mezze verità», ringraziando anche il suo successore per lo sforzo intrapreso nella lotta agli abusi. «Vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci, ancora ed ancora, la luce di Dio, che non è scomparsa, ogni giorno. Grazie, Santo Padre!».
Non tutti reagirono bene a questa ricostruzione. Lo scrittore Maurizio Boldrini, ad esempio, accusò Ratzinger di voler «scaricare sul ’68
le colpe della Chiesa».
Il 92% degli abusi nel boom del sessantotto
Eppure tutte le indagini sugli abusi nella Chiesa concordano con questa lettura.
L’ultima in ordine cronologico è quella pubblicata pochi giorni fa della Georgetown University, secondo la quale il 92% delle accuse di abusi nella Chiesa si riferisce ad eventi accaduti prima del 1990, tra esse il 72% prima del 1979. Mentre il 5% si è verificato o è iniziato tra il 1990 e il 2000 e il 3% si è verificato dopo il 2000.
Inoltre, 4 vittime su 5 erano ragazzi maschi, il 56% aveva tra i 10 e i 14 anni e il 24% aveva un’età compresa tra 15 e 17 anni. Al momento della denuncia degli abusi da parte delle vittime, l’86% degli abusatori era già morto, era stato già ridotto allo stato laicale o aveva lasciato il servizio attivo. L’88% degli autori erano uomini.
Il grafico è piuttosto chiaro, perché quel picco di casi tra il 1960 e il 1979? Cosa accadde in quegli anni?
Esattamente quello che descrisse Benedetto XVI: era l’epoca del boom della rivoluzione sessuale sessantottina.
Abusi sdoganati dalla rivoluzione sessuale
Ecco qualche esempio.
In Francia, nel 1977 i maggiori esponenti del progressismo laico (da Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir a Michel Foucault) firmarono il famoso Manifesto in difesa della pedofilia su Liberation, schierandosi a favore della depenalizzazione dei rapporti tra adulti e minori.
In Germania, scrive Der Spiegel, nel 1968 la sinistra abbracciò «la liberazione sessuale dei bambini», creando un clima «in cui persino la pedofilia era considerata progressista».
Alla fine degli ’80, riporta Frankfurter Allgemeine Zeitung, i Verdi tedeschi erano «il portavoce politico dei gruppi pedofili che sostenevano la legalizzazione delle relazioni sessuali tra adulti e bambini».
Anche in Olanda e sempre in quegli anni, Franz Walter, direttore dell’Istituto di ricerca sulla democrazia di Gottinga, scrive che «la cura della pedofilia divenne un fermento per una rivoluzione nella vita di tutti i giorni, vivendola insieme, liberando l’amore».
In Inghilterra, si legge sul Telegraph, «con la pillola, la legalizzazione dell’omosessualità e la riduzione dei tabù sul sesso prematrimoniale, gli anni Settanta furono un’era improvvisa di emancipazione sessuale. Per alcuni a sinistra, il sesso con i bambini era un altro ingiusto limite repressivo che avrebbe dovuto essere spazzato via».
Potremmo continuare a lungo (su questo stiamo creando un dossier apposito), ma è evidente che la spinta per l’approvazione morale e legale della pedofilia caratterizzò esattamente gli anni in cui gli abusi sessuali nella Chiesa raggiunsero il loro picco massimo.
Grazie a Benedetto XVI l’inversione di tendenza
Questo, ancora una volta, non intende giustificare nulla.
Gli uomini di Chiesa sono anche loro figli del loro tempo, sottoposti alle stesse pressioni sociali di tutti ed esposti alle stesse derive culturali della loro epoca. I più soli, i più fragili moralmente si macchiarono di questa orribile colpa, come tantissimi loro contemporanei.
Ancora oggi a livello sociale questo crimine continua e le statistiche sulle violenze sui bambini mostrano che gli ambienti più colpiti sono quello scolastico, sportivo e familiare.
Nella Chiesa è un fenomeno quasi scomparso, soprattutto grazie proprio a Benedetto XVI, colui che più di tutti ha fatto emergere il problema fino in fondo e ha dettato un radicale cambiamento di norme.
Lo ha riconosciuto proprio Papa Francesco, spiegando che grazie al suo predecessore «la Chiesa su questa strada ha fatto tanto. Forse più di tutti», ed è stata «forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata».
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