Massimo Cacciari, la nostalgia per una società cristiana
- Ultimissime
- 30 Dic 2024
Massimo Cacciari e il cristianesimo. La nostalgia del filosofo per una società autenticamente cristiana e la tragedia moderna della scristianizzazione. Ma ragionare solo su un cristianesimo senza Cristo è il primo passo verso la secolarizzazione.
Il problema non è la secolarizzazione, dice Cacciari.
«Il problema è la scristianizzazione, il fatto che non si ascoltano più le parole di Gesù».
Massimo Cacciari è tra i filosofi italiani apprezzati nel panorama culturale contemporaneo. E’ noto per i suoi interventi politici in televisione ma la sua specializzazione sono autori tedeschi come Nietzsche, Heidegger e Karl Marx.
Si è sempre occupato anche di teologia e metafisica e negli ultimi anni ha focalizzato su questi temi l’attenzione, in questi giorni è uscito il suo ultimo libro “La passione secondo Maria” (Il Mulino 2024), un’analisi della rappresentazione artistica di Maria nella storia.
Si consideri che tra gli ultimi 15 libri scritti da Cacciari, 9 trattano tematiche prettamente cristiane.
Massimo Cacciari e la nostalgia del cristianesimo
Intervistato recentemente da “Il Corriere” sull’inizio del Giubileo, Cacciari ha riflettuto sulla fede, sul cristianesimo e la secolarizzazione.
Il vero problema, secondo lui, non è la secolarizzazione ma la scristianizzazione, cioè «il fatto che non si ascoltano più le parole di Gesù». Non si rivolge solo ai credenti: «Puoi benissimo non credere in Dio, non credere che Gesù sia il Lógos che sta presso Dio».
Su questo non concordiamo con lui, spieghiamo più sotto il perché.
La lettura di Cacciari è che le tragedie del Novecento e quelle della nostra epoca, tra cui l’insensibilità verso i popoli migranti e le guerre attualmente in corso, sono dovute al fatto che «le parole del Vangelo non hanno contato nulla».
Non che abbiano mai agito profondamente, però in passato «vi era una disponibilità all’ascolto in vastissimi strati della società e della politica. Malgrado non si siano mai davvero incarnate, se non in figure straordinarie come Francesco d’Assisi, almeno chiamavano. Potevo non sentire la forza di seguirle, ma chiamavano».
E la colpa, secondo Cacciari, è anche nostra. «Ci saranno ancora cristiani» in giro, dice, «in qualche monastero o sotto casa mia, ma sono persone, non costituiscono più la nervatura di una comunità. Quelle parole non parlano più in alcun modo nella azione politica, in coloro che formano l’opinione pubblica».
Non mancano piccole critiche agli ultimi tre pontefici, in Papa Francesco ad esempio vede tragico il fatto che dia scontata la scristianizzazione e parli di periferie. Ma «che senso ha parlare di periferie se viene meno il centro?», domanda Cacciari.
Domanda corretta, anche se la risposta è semplice: le “periferie” stanno diventando il nuovo centro di una fede più autentica, vivace e attrattiva mentre l’Occidente sta diventando la periferia da cristianizzare.
La scristianizzazione è un danno anche per i non cristiani
La nostalgia del laico Massimo Cacciari per una società autenticamente cristiana è prova di quanto la cristianità sia un bene, un valore, anche per chi cristiano non è.
Lo si evidenzia anche in un video pubblicato sul nostro canale YouTube, nel quale abbiamo raccolto le parole su Gesù di quattro famosi laici italiani
L’errore di Massimo Cacciari e il cristianesimo culturale
Il filosofo Cacciari sorvola però troppo facilmente sul fatto che il cristianesimo senza Cristo è un’ideologia destinata, come le altre, a scomparire dalla storia. Non è vero è indifferente credere o non credere «che Gesù sia il Logos».
Lasciamo spiegare il perché a due filosofi, Remi Brague ed Elisa Grimi:
«La civiltà dell’Europa cristiana è stata costruita da gente il cui scopo non era affatto quella di costruire una “civiltà cristiana”, ma di spingere al massimo le conseguenze della loro fede in Cristo. La dobbiamo a persone che credevano in Cristo, non a persone che credevano nel cristianesimo. Queste persone erano dei Cristiani, e non, come potremmo definirli, dei “cristianisti“»1R. Brague, E. Grimi, “Contro il cristianesimo e l’umanismo”, Cantagalli 2015, p. 27.
Massimo Cacciari coglie con lucidità il dramma della scristianizzazione ma la sua analisi si ferma alla nostalgia, senza coinvolgersi in prima persona nella riaffermazione di quei valori che ritiene scomparsi e ragionando su un cristianesimo meramente culturale.
Trascura infatti che il cristianesimo tornerà a essere davvero attrattivo e influente nella società quando la fede nel Logos tornerà a “incarnarsi” nella vita, orientando la quotidianità degli uomini.
Se il cristianesimo non è esperienza concreta del Verbo fatto carne, allora cede il passo a un'”ideologia cristianista” destinata ad essere sempre più ininfluente.
Quel che rimane sarà solo la nostalgia.
2 commenti a Massimo Cacciari, la nostalgia per una società cristiana
Non c’è mai stata un’Europa della civilità cristiana, c’è stata un’Europa fondata sullo scontro tra due poteri assolutisti: papato e impero, che hanno imposto la “fede” cristiana per proprio tornaconto.
Oggi la civiltà Europea e il pensiero moderno sono fondati sulla civiltà Illuminista e razionalista, che hanno eliminato il cristianesimo dall’orizzonte culturale europeo, ma non putroppo non ancora da quello politico.
Mai lette tante stupidaggini (che ben meriterebbero una definizione molto più volgare) tutte insieme. Ovviamente, nessun supporto fattuale, solo opinioni. Una (inesistente, secondo lui) civiltà cristiana in Europa quindi NON HA costruito cattedrali come Notre-Dame a Parigi o a Chartres, solo per citare un dato visibile sotto gli occhi di chiunque, per celebrare la fede in Dio: sono state fatte solo per lo scontro tra Papato e Impero (scontro che è avvenuto quando l’Impero ha voluto arrogarsi prerogative che non gli competevano in alcun modo, come la nomina dei Vescovi). E spiegami, se così fosse, perché l’Impero si è ben guardato dal demolirle o impedirne la fabbricazione? Sarebbe stata una mossa logica. Ma pretendo troppo da un laicista…