Lemaître, il gesuita che corresse due volte Albert Einstein

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Mons. Georges Lemaître e Albert Einstein. Il fisico Carlo Rovelli racconta due episodi in cui il sacerdote belga, padre del Big Bang, corresse il celebre fisico tedesco.


 

L’Osservatorio astronomico Vaticano ha onorato il fondatore della teoria del Big Bang, Georges Lemaître, un importante scienziato ed uomo di chiesa.

Il gesuita Guy Consolmagno, direttore della Specola vaticana, ha tenuto recentemente una lezione al St. Edmund’s College dell’Università di Cambridge, dove mons. Lemaître iniziò la sua carriera accademica 100 anni fa.

 

Lemaître, il Big Bang e quel sospetto inizio del tempo

Come spiegato dal gesuita astronomo, Lemaître osò indicare un punto di partenza del tempo e il fatto che fosse un prete cattolico rese questa nozione molto sospetta.

Non è un caso che nell’atea Unione Sovietica, ricorda il Direttore della Specola, si dichiarò che «gli scienziati reazionari come Lemaître e altri fanno uso delle galassie per rafforzare le visioni religiose sulla struttura dell’Universo. I falsificatori della scienza vogliono far rivivere la favola dell’origine del mondo dal nulla».

Oggi la teoria di mons. Lemaitre è diventata scientificamente dominante.

 

Carlo Rovelli: «Viviamo all’ombra di Lemaître»

Nel suo “La realtà non è come ci appare” (Cortina 2014), il noto fisico italiano Carlo Rovelli ha raccontato il rapporto tra Lemaître e Albert Einstein, sottolineando i meriti del primo e i demeriti del secondo.

Il capitolo si intitola Il Maestro perché, commenta, «pochi i nomi altrettanto appropriati» per Lemaître.

Il giovane scienziato belga, educato dai gesuiti e diventato prete cattolico, scrive Rovelli, nel 1927 comprese che le equazioni di Einstein potevano predire l’espansione dell’Universo. Tuttavia, «invece di rifiutare scioccamente il risultato, come aveva fatto Einstein, e di cercare caparbiamente di farlo sparire, il prete belga prende il risultato sul serio e si fa mandare i primi dati disponibili sull’osservazione delle galassie»1C. Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Cortina 2014, p. 176.

E’ così che teorizzò uno stato iniziale dell’Universo, prima di Edwin Hubble. E tuttavia, osserva Rovelli, Lemaître non fece mai nulla per attribuirsi il merito anche se «il suo pensiero giganteggiava, e noi viviamo all’ombra di questo pensiero»2C. Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Cortina 2014, p. 176.

 

Quando Lemaître corresse due volte Albert Einstein

Come già abbiamo osservato in un nostro precedente articolo, anche Rovelli racconta due episodi curiosi in cui Lemaître dovette correggere Albert Einstein.

Einstein era molto scettico sull’idea che l’Universo potesse aver avuto un inizio del tempo, e quando Lemaître lo incontrò cercò di dissuaderlo dai suoi pregiudizi. Einstein all’inizio resistette, non per motivi scientifici ma perché l’idea apriva pericolosi scenari teologici.

Come scrive Rovelli, Einstein arrivò a dirgli: “Calcoli corretti, fisica abominevole”. Ma tuttavia, «più tardi dovette riconoscere che era Lemaître ad avere ragione. Non è da tutti smentire Einstein»3C. Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Cortina 2014, p. 177.

La cosa accadde nuovamente quando il gesuita corresse Einstein sulla costante cosmologica, che il fisico tedesco “prese in antipatia” dopo aver dovuto ammettere che l’Universo non è statico.

«Lemaître, nuovamente, cercò di fargli cambiare idea», osserva Rovelli nel libro. «La costante cosmologica non rende l’Universo statico, ma può benissimo esistere lo stesso, e non c’è motivo per cancellarla. […]. Ancora una volta, Einstein aveva torto e Lemaître aveva ragione»4C. Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Cortina 2014, p. 177.

 

Lemaître e l’ammonimento a Pio XII su scienza e religione

Un ultimo aneddoto significativo raccontato dal fisico italiano è quando Lemaitre corresse perfino Pio XII.

Non è esattamente vero che Pio XII abbracciò il Big Bang come conferma del racconto della Genesi, come scrive Rovelli. Il discorso di Papa Pacelli del 22 novembre 1951 fu molto più articolato.

Però, certamente fece delle connessioni con le nuove scoperte, sostenendo che «anche al più semplice dei credenti non arrecano un concetto nuovo e diverso da quello appreso dalle prime parole del Genesi».

Lemaître prese così contatto con il consigliere scientifico del Papa e, prosegue Rovelli, «si diede molto da fare per convincerlo a lasciar perdere e non fare più riferimento in pubblico a relazioni possibili fra la creazione divina e il big bang».

Lemaître era giustamente convinto che fosse scorretto mescolare scienza e religione, e Pio XII accettò la correzione. «Non è da tutti smentire il Papa»5C. Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Cortina 2014, p. 178, il commento di Rovelli.

 

E così, conclude il fisico italiano, «smentire sia Einstein sia il Papa, convincere tanto l’uno quanto l’altro che si sono sbagliati, e avere ragione in entrambi i casi, è decisamente un risultato. “Il Maestro” merita il suo nome».

Aggiungiamo che il Maestro Lemaître ci ha lasciato anche un grande insegnamento sul rapporto tra scienza e fede:

«Esistono due vie per giungere alla verità. Ho deciso di seguirle entrambe. Non ho conflitti da riconciliare. La scienza non ha cambiato la mia fede nella religione e la religione non ha mai contrastato le conclusioni ottenute dai metodi scientifici»6G. Lemaitre, in D. Aikman, Lemaitre follows two path to truth, New York Times Magazine, 19/02/1933

Autore

La Redazione

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