Pietà e laicità, il discorso ratzingeriano di Francesco

pietà popolare

Papa Francesco, la pietà popolare e la sana laicità. Riprendiamo il discorso tenuto ieri in Corsica dal Papa sul valore della pietà popolare, della fede non vissuta in modo privatistico e della sana laicità. Un richiamo a Benedetto XVI.


 

Quello di ieri in Corsica è stato il 47esimo viaggio apostolico di Papa Francesco, accolto da 15mila persone che hanno assistito alla messa pomeridiana.

Abbiamo particolarmente apprezzato uno dei suoi discorsi, rivolto agli organizzatori del congresso “Religiositè populaire en Mediterranee. Ne pubblichiamo alcuni estratti.

In particolare l’indicazione di non vivere la fede in modo privato, al di fuori del contesto pubblico e sociale, definitivo addirittura uno «sviluppo eretico della privatizzazione della fede».

Piuttosto, coinvolgersi nella pietà popolare, cioè la modalità particolare con cui la fede cristiana si esprime nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo.

E poi il richiamo ratzingeriano alla sana laicità, che «libera la religione dal peso della politica e arricchisce quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione».

 


di Papa Francesco,
15 dicembre 2024

Sono lieto di incontrarvi qui ad Ajaccio alla conclusione del Congresso sulla pietà popolare nel Mediterraneo, che ha visto la partecipazione di numerosi studiosi e Vescovi provenienti dalla Francia e da altri Paesi.

Tra il Mediterraneo e il vicino Oriente, ha avuto origine una esperienza religiosa del tutto particolare, legata al Dio di Israele, che si rivela all’umanità e inizia un incessante dialogo con il suo popolo, culminando nella presenza singolare di Gesù, il Figlio di Dio.

È Lui che ha fatto conoscere in modo definitivo il volto del Padre, Padre suo e nostro, e che ha portato a compimento l’Alleanza tra Dio e l’umanità.

 

Reciproca apertura tra credenti e non credenti

Sono passati più di duemila anni dall’Incarnazione del Figlio di Dio e tante sono state le epoche e le culture che si sono succedute.

In alcuni momenti della storia la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche, mentre oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della presenza e della sua Parola.

Tuttavia, bisogna essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica. Questo è uno sbaglio!

Al contrario, è importante riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, viverla come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui si trovano.

E i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune.

 

La pietà popolare, incarnazione della fede nella tradizione

È proprio in questa cornice che possiamo cogliere la bellezza e l’importanza della pietà popolare. È stato San Paolo VI a “cambiare il nome”, nell’Evangelii nuntiandi cambia da “religiosità” a “pietà” popolare.

Da una parte, essa ci rimanda all’Incarnazione come fondamento della fede cristiana, la quale si esprime sempre nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo e si trasmette attraverso i simboli, i costumi, i riti e le tradizioni di una comunità vivente.

Dall’altra parte, la pratica della pietà popolare attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società.

La pietà popolare, esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa – è curioso: una pietà che non sia festosa non ha “un buon odore”, non è una pietà che viene dal popolo, è troppo “distillata” –.

In questo senso, le sue pratiche danno corpo alla relazione con il Signore e ai contenuti della fede.

Mi piace ricordare, a questo proposito, una riflessione di Blaise Pascal, che in un dialogo con un interlocutore fittizio, per aiutarlo a capire come giungere alla fede, dice che non basta moltiplicare le prove dell’esistenza di Dio o fare sforzi intellettuali; piuttosto, bisogna guardare a coloro che sono già progrediti nel cammino, perché essi hanno iniziato a piccoli passi, «prendendo l’acqua benedetta, facendo dire delle messe»1B. Pascal, Pensieri, in Opere complete, Milano 2020, n. 681.

I piccoli passi che ti portano avanti. La pietà popolare è una pietà che viene coinvolta con la cultura, ma non confusa con la cultura. E fa dei piccoli passi.

Ecco allora una cosa da non dimenticare:

«Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi», e quindi in essa «è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo»2Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 123; 126, che lavora nel santo Popolo di Dio, lo porta avanti nei discernimenti quotidiani.

 

E’ eretico vivere la fede come fatto privato

Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa.

La fede non rimane un fatto privato – dobbiamo stare attenti a questo sviluppo, direi, eretico della privatizzazione della fede; i cuori si amalgamano e vanno avanti… –, un fatto che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma – se intende essere pienamente fedele a sé stessa – comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità.

Proprio per questo, dalla professione della fede cristiana e dalla vita comunitaria animata dal Vangelo e dai Sacramenti, lungo i secoli sono nate innumerevoli opere di solidarietà e istituzioni come ospedali, scuole, centri di assistenza – in Francia sono molte! –, in cui i credenti si sono impegnati a favore dei bisognosi e hanno contribuito alla crescita del bene comune.

La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa – mi permetto di qualificarla così – “cittadinanza costruttiva” dei cristiani. La pietà popolare ti dà una “cittadinanza costruttiva”! […]

 

Sana laicità, collaborazione ma indipendenza dalla politica

Sul terreno comune di questa audacia di fare il bene, i credenti possono ritrovarsi in un cammino condiviso anche con le istituzioni laiche, civili e politiche, per lavorare insieme al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi, per una crescita umana integrale e la custodia di questa “Île de beauté”.

Ne deriva la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo, dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio.

Benedetto XVI ha affermato:

Sana laicità «significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due. […] Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità (unità-distinzione) è necessaria, anzi indispensabile a entrambe»3Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, 29).

Così Benedetto XVI: una sana laicità, ma accanto una religiosità. Si rispettano i campi.

In questo modo si potranno liberare più energie e più sinergie, senza pregiudizi e senza opposizioni di principio, in un dialogo aperto, franco e fecondo.

Carissime sorelle e fratelli, la pietà popolare, che qui in Corsica è molto radicata – e non è superstizione –, fa emergere i valori della fede e, allo stesso tempo, esprime il volto, la storia e la cultura dei popoli. In questo intreccio, senza confusioni, trova forma il dialogo costante tra il mondo religioso e quello laico, tra la Chiesa e le istituzioni civili e politiche.

 

I veri pastori stanno vicini alla pietà popolare

Esorto i pastori e i fedeli, i politici e coloro che rivestono responsabilità pubbliche a restare sempre vicini al popolo, ascoltandone i bisogni, cogliendone le sofferenze, interpretandone le speranze, perché ogni autorità cresce solo nella prossimità.

I pastori devono avere queste vicinanze: vicinanza a Dio, vicinanza con gli altri pastori, vicinanza ai sacerdoti, vicinanza ai popoli, che sono così vicini. Questi sono i veri pastori. Ma il pastore che non ha questa vicinanza, neppure alla storia e alla cultura, è semplicemente “Monsieur l’Abbé”. Non è un pastore. Dobbiamo distinguere questi due modi di svolgere la pastorale.

Auspico che questo Congresso sulla pietà popolare vi aiuti a riscoprire le radici della vostra fede e vi sproni a un rinnovato impegno nella Chiesa e nella società civile, al servizio del Vangelo e del bene comune di tutti i cittadini.

Maria, Madre della Chiesa, vi accompagni e vi assista nel vostro cammino. Grazie, tante!

Autore

Papa Francesco

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