Il vangelo di Giovanni e la quarta ricerca sul Gesù storico

vangelo di giovanni

Recensione dell’ultimo libro del biblista Craig Blomberg sul Vangelo di Giovanni e la sua affidabilità storica, tanto da proporlo al centro dell’attenzione accademica per una nuova fase della ricerca sul Gesù storico.


 

Molto interessante l’ultimo libro dell’eminente studioso Craig Blomberg, professore emerito di Nuovo Testamento presso il Denver Seminary in Colorado.

Come tante opere interessanti non è pubblicato in italiano, perciò ci occupiamo di presentare qui le sue conclusioni.

E’ un libro imponente da parte di uno dei migliori studiosi evangelici, si intitola Jesus the Purifier: John’s Gospel and the Fourth Quest for the Historical Jesus (Baker Academic 2023) e offre un’ampia e aggiornata panoramica della ricerca del Gesù storico.

Dopo una prima parte dedicata ad analizzare le tre fasi di ricerca sul Gesù storico, l’autore evidenzia la necessità di focalizzare l’attenzione accademica sul Vangelo di Giovanni, ormai ritenuto dalla comunità scientifica una fonte indipendente e in alcuni casi anche più affidabile su alcuni dettagli rispetto agli altri tre vangeli.

 

Le tre fasi di ricerca sul Gesù storico

Nella prima parte del libro Blomberg ricorda i vari approcci metodologi nella ricostruzione storica della figura di Gesù di Nazareth.

La cosiddetta “prima ricerca” del Gesù storico iniziò verso la fine del XIX secolo e si sviluppò all’interno del razionalismo illuminista.

Studiosi come Albert Schweitzer si concentrarono sul “demitizzare” Gesù, riducendo i miracoli e gli eventi sovrannaturali a spiegazioni naturali o simboliche. L’obiettivo principale era rendere Gesù accettabile dal punto di vista razionalista, un grande maestro morale e riformatore sociale, liquidando come favole superstiziose i miracoli e la sua figura divina.

Durante il XX secolo prese il via la “seconda ricerca”, caratterizzata da un ritorno all’indagine teologica.

Studiosi come Rudolf Bultmann concentrarono la loro attenzione sulla fede e sull’interpretazione kerygmatica del Gesù della fede piuttosto che sul Gesù storico, sostenendo che non si potesse effettivamente scoprire chi fosse il Gesù storico senza la mediazione della fede cristiana.

E’ in questa fase che i testi del Nuovo Testamento furono erroneamente presentati come semplici documenti di fede piuttosto che fonti storiche.

A partire dagli anni ’80 e ’90 si è (finalmente) affermata la “terza ricerca” sul Gesù storico, guidata da studiosi come N.T. Wright, John P. Meier, EP Sanders, James Dunn, Dale Allison, Gunther Bornkamm, Joachim Jeremias e Ernst Kasemann, uno studente di Bultmann che mise seriamente in discussione il suo insegnamento (oggi ampiamente screditato).

Usando i moderni metodi storici si è verificata una riconciliazione del Gesù storico con la tradizione cristiana, senza escludere a priori né la dimensione storica né quella teologica. Gesù viene compreso come figura storica radicata nel giudaismo del primo secolo e, allo stesso tempo, come colui che diede origine alla fede cristiana.

Questo approccio considera l’intero corpus dei vangeli, non solo come documenti di fede, ma come fonti storiche valide, da sottoporre a rigorose analisi storiche e letterarie.

Nel suo libro, Blomberg valuta i punti di forza e di debolezza delle varie fasi dell’indagine storica, menzionando e commentando le tesi di molti dei protagonisti.

L’autore sottolinea che ancora oggi molti studiosi restano pesantemente influenzati da una visione naturalistica e illuministica del mondo, tipica della prima ricerca. Così, non di rado, i resoconti dei miracoli e qualsiasi riferimento al regno non naturale vengono pregiudizialmente rifiutati, ignorati o malamente interpretati in modo naturalistico.

 

Il Jesus Seminar (1985)

Il capitolo 4 del libro è dedicato al Jesus Seminar, praticamente sconosciuto al grande pubblico italiano.

Il Jesus Seminar fu un progetto di ricerca accademica fondato nel 1985 da Robert W. Funk, John Dominic Crossan e Marcus Borg insieme a un gruppo di circa 50 studiosi biblici e teologi, con lo scopo di esaminare i detti e gli atti attribuiti a Gesù di Nazareth nei Vangeli per determinare quali fossero autentici e quali probabilmente aggiunti successivamente dalle prime comunità cristiane.

I membri del Jesus Seminar erano per lo più laici, nel senso che non aderivano all’ispirazione divina e all’autorità della Bibbia. Posero infatti un’enorme enfasi al vangelo apocrifo di Tommaso, proprio come oggi fa il teologo italiano Vito Mancuso.

Fu anche molto controverso il metodo per determinare cosa effettivamente disse Gesù di Nazareth e, come prevedibile, ne uscì un personaggio spogliato da presupposti soprannaturali.

 

Il vangelo di Giovanni al centro della quarta ricerca

La parte più interessante del nuovo lavoro di Blomberg è quella dedicata all’analisi della terza ricerca sul Gesù storico.

Secondo molti studiosi (Scot McKnight, Luke Timothy Johnson e altri), la terza fase potrebbe aver raggiunto un punto morto.

E’ a questo punto (capitoli 6-10) che Craig Blomberg sostiene la necessità di una quarta ricerca, la quale sarebbe tuttavia già iniziata. Essa attinge (o dovrebbe attingere) a una fonte finora ampiamente trascurata, spesso volontariamente: il Vangelo di Giovanni.

Fino a pochi decenni fa la tendenza della comunità scientifica è stata quella di snobbare il quarto evangelista, ritenendo il suo scritto tardivo rispetto ai sinottici e troppo teologico.

Invece, nell’ultimo periodo sempre più ricercatori la stanno rivalutando come fonte preziosa per studiare il Gesù storico.

La maggioranza degli studiosi ritiene infatti che la tradizione di Giovanni provenga da uno dei discepoli di Gesù, anche se non c’è consenso su chi sia quel discepolo.

Il teologo Michael Bird, ad esempio, riconosce che il quarto vangelo ha una struttura unica e diversa dai sinottici e ritiene che il discepolo usato come fonte si fondò una chiesa o un gruppo di chiese nelle vicinanze di Efeso1Bird M., Evans C.A., Gathercole S., How God Became Jesus. The Real Origins of Belief in Jesus’ Divine Nature. A Response to Bart D. Ehrman, Zondervan 2014, p. 72.

 

L’affidabilità storica del vangelo di Giovanni

In ogni caso, oggi viene generalmente considerato una fonte indipendente dagli altri evangelisti e, nonostante diverse narrazioni ricche di simbologie teologiche, in molti casi Giovanni si è rivelato più storicamente attendibile di Marco, Matteo e Luca.

Lo ha dimostrato più di tutti l’eminente biblista statunitense J.P. Meier, analizzando tutti i brani in cui Giovanni conserva la forma più primitiva rispetto ai sinottici2Meier J.P., Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Mentore, messaggio e miracoli, vol. 2, Queriniana 2002, pp. 831-900.

I casi più noti sono il materiale più antico e attendibile espresso dal quarto evangelista su Giovanni Battista3Meier J.P., Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Mentore, messaggio e miracoli, vol. 2, Queriniana 2002, pp. 19, 158, sulla datazione dell’Ultima cena, sulla datazione della morte di Gesù e sul racconto in cui cammina sulle acque4Meier J.P., Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Mentore, messaggio e miracoli, vol. 2, Queriniana 2002, pp. 1108, 1109.

Anche lo studioso agnostico Bart D. Ehrman ammette:

«Alcune fonti precedenti al Vangelo di Giovanni provengono dai primi anni del movimento cristiano, come si deduce dal fatto che tradiscono le loro radici negli ambienti palestinesi di lingua aramaica. Questo le colloca nei primi giorni del movimento, alcuni decenni prima della stesura del Vangelo di Marco»5Ehrman B.D., Did Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazaret, Harperone 2013, p. 265.

In altri testi precedenti, Ehrman ne aveva invece rinnegato il valore storico6Ehrman B.D., Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press 1999, ma questo rientra nell’ambiguità dello studioso americano che accredita o meno affidabilità ai testi evangelici a seconda dei suoi obbiettivi.

Lo studioso del Princeton Theological Seminary, James H. Charlesworth, si è occupato dettagliatamente del quarto vangelo e ha evidenziato a sua volta che molte tradizioni in esso contenuto sono più antiche e più coerenti con le condizioni storiche note, ad esempio sull’arresto e sul processo a Gesù, elemento che conferisce credibilità sia per l’indipendenza che la storicità7Charlesworth J.H., Scrolls & Gospel in Culpepper R.A. e Black C.C., Exploring the Gospel of John: In Honor of D. Moody Smith, Westminster John Know 1996, p. 66.

 

Siamo assolutamente concordi con Blomberg che sia necessaria una nuova fase dello studio del Gesù storico (la “quarta ricerca”) e che debba concentrarsi sul quarto vangelo.

Finalmente anche l’evangelista Giovanni riceverà l’attenzione che merita da parte degli accademici.

Autore

La Redazione

1 commenti a Il vangelo di Giovanni e la quarta ricerca sul Gesù storico

  • Sisco ha detto:

    Io non so che versioni della bibbia girino in Europa, n’è che ne sia stato di quella di Lutero, capisco però che a Roma non accettano che un cristiano della prima ora venga associato al Vangelo; e che Giovanni apostolo sia morto sulla croce… Ne andrebbe dell’onore di Pilato, l’ultimo “cesare” accertabile dell’impero romano!

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