La Specola Vaticana studia il Big Bang e supera Einstein
- Ultimissime
- 30 Apr 2022
Due ricercatori della Specola Vaticana propongono una nuova comprensione matematica del Big Bang. Uno studio rivoluzionario, sulle orme di padre Lemaitre (ideatore del Big Bang) e che migliora la spiegazione di Albert Einstein.
Nel marzo scorso avevamo parlato di due importanti scoperte realizzate dagli astronomi del Papa.
Si trattava di padre Richard Boyle, che ha scoperto l’esistenza di un oggetto nel sistema solare esterno dopo Nettuno e di padre Richard D’Souza, coautore di uno studio su una nuova galassia.
Ma in questi giorni la Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa cattolica, diretto da padre Guy Joseph Consolmagno, è tornata a far notizia per aver “superato” in qualche modo Albert Einstein.
La Specola Vaticana e lo studio sul Big Bang
Sulle orme di padre Lemaitre, il gesuita ideatore della teoria del Big Bang, i ricercatori della Specola Vaticana hanno infatti proposto una comprensione matematica radicalmente nuova del momento iniziale dell’Universo.
Al momento si ritiene che l’universo si sia espanso tramite la cosiddette inflazione cosmica, ovvero in modo esponenziale da uno stato ad altissima densità.
Il fenomeno è stato descritto nel 1915 da Einstein con la relatività generale ma teorie più recenti, come la Brans-Dicke, hanno provato a combinarla con la meccanica quantistica. Un tentativo di unire una spiegazione del comportamento della materia su larga scala con quello su scale microscopiche.
Data la complessità della teoria di Brans-Dicke, tuttavia, gli scienziati tendono a “semplificarla” in riferimenti più semplici, chiamati “riferimento di Jordan” e “riferimento di Einstein”.
Sulla rivista Physical Review, il 15 aprile scorso, il gesuita padre Gabriele Gionti e don Matteo Galaverni, entrambi ricercatori della Specola Vaticana, hanno dimostrato che «contrariamente a quanto gli scienziati credono, il riferimento di Jordan e quello di Einstein non sono sempre matematicamente equivalenti».
Inoltre, i due ricercatori vaticani hanno scoperto che le soluzioni nel “riferimento di Jordan” si trasformano matematicamente ad un altro riferimento «non considerato precedentemente. In quest’ultimo esiste un limite in cui la forza gravitazionale va all’infinito mentre la velocità della luce si avvicina a zero».
Molto più semplicemente, lo studio vaticano potrebbe portare ad una rivoluzione nella nostra comprensione dell’universo primordiale in quanto offre una nuova chiave di lettura per le teorie precedentemente formulate sull’espansione esponenziale dell’universo e potrebbero favorire la ricerca di una più generale teoria di gravità quantistica.
Gli autori dello studio vaticano sul Big Bang
Don Galaverni è stato ordinato sacerdote nel 2015 presso la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla dopo essersi laureato in Fisica presso l’Università di Ferrara. Da sempre è studioso di cosmologia e nel 2009 ha conseguito il dottorato con una tesi sulla luce primordiale del Big Bang.
Nel giorno della sua ordinazione spiegò ai quotidiani quanto la scienza possa essere una risorsa per la fede in quanto «guardando l’universo da un punto di vista scientifico possiamo cogliere degli aspetti di Dio che non potremmo cogliere diversamente».
Molto interessante quanto ha detto anche da padre Gionti, l’altro autore dello studio, sulla differenza tra la teoria del Big Bang ed il concetto di creazione: «La teoria del Big Bang non è connessa col termine “creazione”», spiegò nel 2013. «Il Big Bang parla di un inizio ma non di una creazione, sono due termini completamente differenti. “Creazione” è un concetto teologico mentre “inizio” è un concetto scientifico. La teoria del Big Bang è quella che funziona meglio ma non è detto che sia la teoria definitiva. Il Big Bang è una teoria scientifica, non è una dottrina teologica».
In un nostro e visitatissimo dossier abbiamo raccolto le citazioni sul rapporto tra fede e scienza dei più grandi scienziati della storia, ci auguriamo di poter presto aggiungere anche qualche attuale ricercatore della Specola Vaticana.
Qui sotto un’intervista su Tv2000 all’astrofisico don Matteo Galaverni
La redazione
4 commenti a La Specola Vaticana studia il Big Bang e supera Einstein
Secondo la scienza (quella vera) il big bang non è un “atto”, per cui in esso non ci può essere alcuna volontà. Tutti gli impatti cosmici, infatti, non possono che essere eventi casuali.
La “scienza” non ha mai parlato di atti o non atti, non è ciò che studia. Oltretutto quando si parla di big bang si parla di una singolarità, inizio di spazio e tempo, non di un’impatto cosmico, pertanto risalirne a una causa è compito assai arduo per strumenti concepiti per studiare ciò che si trova nello spazio-tempo. Quello che si può fare sono solo teorie matematiche, speculazioni, come i multiversi, lo spazio-tempo oscillante e così via. Nulla che possa asserire o confutare la presenza di una volontà creatrice.
Perfettamente d’accordo. Inoltre, chi è “la scienza (mi raccomando, quella vera, D.O.C., non quei due poveretti della Specola Vaticana, vero???)”? Si tocca? Parla? Io credevo che ad esprimersi fossero degli scienziati, non la scienza (sempre quella vera, altrimenti Sergio ci sgrida…)
“in esso non ci può essere alcuna volontà”, “non possono che essere eventi casuali”
Cosa hanno di “scientifico” queste affermazioni? La “scienza” poi che viene chiamata in causa come garanzia di queste proposizioni (spacciate per verità), poi, che è? Le scienze fisiche (e non “la scienza”, che sta solo nella testa tua e di quelli come te) elaborano modelli matematici di spiegazione di cause e effetti, interpretazione e predizione di fenomeni quantificabili o di aspetti quantificabili dei fenomeni “naturali” o “fisici”. Non hanno nulla da dire sul perchè o meno di tali fenomeni, sul fatto che solo questo tipo di fenomeni esiste e simili proposizioni; quando “la scienza” lo fa, cioè quando certi scienziati e i loro “followers” lo fanno (e il perchè queste idee sono molto diffuse in certi ambienti è questione di storia e filosofia delle idee, altro che stronzatelle da commenti di tifoseria) non fanno che fare cattiva metafisica (nota, chi dice, “la metafisica è inutile” fa un’affermazione metafisica). La mi saluti tanto “la scienza”, quando la vede.