L’Unitalsi nata da un ateo deciso a suicidarsi a Lourdes

La storia dell’Unitalsi: fondata da Giovanni Battista Tomassi, giovane che maturò il suo suicidio a Lourdes, bestemmiando quel Dio che riteneva responsabile della sua disabilità fisica: tornò convertito ed in pace con se stesso, colpito dalla carità dei volontari verso gli ammalati.

 
 
 

L’Unitalsi accompagna gli ammalati in pellegrinaggio verso tutti i santuari italiani ed internazionali, ma è indubbiamente legata fin dalla sua nascita a Lourdes.

E’ incredibile l’instancabile lavoro dei volontari verso i più bisognosi e certamente rappresenta uno dei migliori esempi di carità del cattolicesimo italiano.

Anche durante il periodo di maggior potenza del Covid-19, quando i pellegrinaggi erano sospesi, l’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) ha continuato ad essere una presenza importante per le persone ammalate.

Barellieri, volontari, animatori di ogni età si sono reinventati nella realizzazione di mascherine, cuffie e gambali destinati agli ospedali in emergenza, insegnandone la realizzazione ai ragazzi disabili.

Donne ed uomini desiderosi di donare gratuitamente parte del loro tempo, tenendo viva la speranza e regalando continui ma importanti frammenti di umanità. «Non si tratta di ottemperare solo ad un servizio», ha spiegato il presidente Antonio Diella, «ma di trascorrere assieme del tempo. Di dire a queste persone che per noi sono importanti».

 

La storia dell’Unitalsi ed il (quasi) suicidio a Lourdes.

Pochi conoscono la storia di Unitalsi, in particolare quella del fondatore Giovanni Battista Tomassi.

Nel 1903, all’epoca ventenne, era affetto da dieci anni da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella.

La situazione di sofferenza acuì di rabbia il suo ateismo, maturò così la decisione di recarsi davanti alla grotta di Massabielle del santuario francese e suicidarsi tramite un gesto clamoroso che certamente sarebbe rimasto nella storia: un colpo di pistola, maledicendo quel Dio tanto odiato.

Una volta giunto dinanzi alla grotta venne però tramortito da un altro colpo: quello dell’amore e dalla dedizione con cui i volontari aiutavano i malati a raggiungere il luogo delle apparizioni.

 

La conversione a Lourdes grazie alla carità dei volontari.

A Lourdes qualche volta avvengono miracoli fisici, come le guarigioni istantanee, ma sono statisticamente più numerosi (e più importanti) i miracoli spirituali, che guariscono le ferite dentro alle persone, create dalla durezza della vita.

Tomassi beneficiò di questo tipo di miracolo e raccontò di aver percepito improvvisamente un profondo ed inedito senso di sollievo e di serenità, mai sperimentato prima.

Partito da ateo con l’intenzione di suicidarsi, ritornò da Lourdes convertito ed in pace con se stesso, con Dio e con la sua malattia.

Consegnò la pistola al direttore spirituale del pellegrinaggio, mons. Radini Tedeschi: «Ha vinto la Madonna. Tenga, non mi serve più! La Vergine ha guarito il mio spirito. Se Lourdes ha fatto bene a me, farà bene a tanti altri ammalati».

Tomassi fondò l’Unitalsi, strutturando in maniera organizzata quell’assistenza amorevole che davanti alla grotta di Lourdes guarì il suo male interiore. Oggi l’associazione conta 70.000 soci che ogni anno sono lo strumento attraverso cui il Mistero opera la rinascita spirituale (e a volte anche fisica) dei pellegrini.

 

I miracoli spirituali di Lourdes e lo scrittore laico Amurri.

Un esempio recente di questi miracoli è la storia della produttrice televisiva francese Maryel Devera, passata dal deridere i cattolici sui social network alla fondazione di un gruppo di evangelizzazione a cui partecipano alcuni professionisti della televisione francese.

Anche lo scrittore laico Lorenzo Amurri, su una sedia a rotelle dal 1997, si è recato al santuario mariano con l’Unitalsi: «È stata una delle poche volte in cui non ricevevo sguardi pietosi o comportamenti imbarazzanti da parte degli altri», raccontò in seguito.

«I volontari», ha proseguito Amurri, «si ammazzano di lavoro, si pagano il viaggio e la sera ci portavano anche al pub. Sono stato parte di un qualcosa di importante in un luogo dove la diversità si integra alla perfezione con il mondo che la circonda. E questo, già di per sé, è un miracolo. Ho visto volti rilassati e felici. Nessuna delusione. Ho toccato con mano la tolleranza e l’aiuto disinteressato dei volontari, che insieme alla fede, sono il motore che alimenta il pellegrinaggio. Pagano per essere lì ad aiutare gli altri».

Così, ha concluso lo scrittore (morto nel 2016), «ho portato a casa la percezione nitida della forte energia che sgorga dalla grotta di Massabielle, l’unico posto che ha davvero un senso, e ne toglie a tutto quello che gli uomini le hanno scolpito attorno. Magari è solo un punto di particolare magnetismo sulla Terra, chissà. È un’energia alla quale è stato dato un nome e un credo, ma che a mio avviso non può essere battezzata».

 

Qui sotto la storia di un volontario di Unitalsi, barelliere da 50 anni

La redazione

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3 commenti a L’Unitalsi nata da un ateo deciso a suicidarsi a Lourdes

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  1. Perla Marsilii ha detto

    Ciao a tutti!

  2. Perla Marsilii ha detto

    Sono stata a Lourdes con mia madre. I compagni di viaggio neanche ci salutavano, ci siamo rimaste male.
    Il capogruppo Enea è stato eccezionale, esauriente nelle informazioni ed aveva tanta fede. Lo ringrazio ad oltranza per avermi fatto conoscere Padre Francesco.
    Per il resto Lourdes è bellissima e piena di fiori che a me piacciono molto. Suggestiva, tanto suggestiva. Che freddo nelle vasche! Ah ah ah!

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