No, la Pasqua non c’entra nulla con il paganesimo

Analizzando la storica dei simboli pasquali emerge che Pasqua e paganesimo non hanno alcun legame. Né l’usanza delle uova, né quella del coniglio risalgono al paganesimo, nessuna dipendenza nemmeno con le divinità pagane Ishtar, Eostre e Ostara. L’unico collegamento è con la Pesach ebraica.


 

Tra le non molte certezze della vita, una è che nel periodo di Pasqua salterà fuori la sua fantomatica origine pagana.

Certo, il fenomeno è contenuto. Nulla a che vedere con l’ondata di immagini social sul “Natale pagano” che si scatena puntualmente ogni dicembre, alla quale abbiamo dedicato un dettagliato dossier storico.

Ma anche la Pasqua cristiana ha i suoi detrattori, tanto che qualche anno fa perfino Scientific American ha sentito il dovere di smentire il collegamento con il paganesimo, limitandosi però a concludere che «devono ancora esserci prove storiche a sostegno di tali affermazioni».

 

La Pasqua cristiana deriva dalla Pesach ebraica.

Innanzitutto occorre sottolineare che la Pasqua cristiana deriva dalla Pasach ebraica, nei Vangeli viene scritto che gli apostoli e lo stesso Gesù di Nazareth si recavano annualmente a Gerusalemme per festeggiarla.

Con questa festività veniva festeggiato il passaggio (Pasqua significa “passaggio”) dalla schiavitù egizia alla libertà nella Terra Promessa.

Nel libro biblico del Levitico (23,5), è Dio stesso che chiede che «il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore», mentre nel libro dell’Esodo (12,12-14) Dio afferma: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne».

Secondo quanto riferito dai Vangeli, Gesù di Nazareth morì in croce il venerdì precedente la festa ebraica della Pasqua, che quell’anno cadeva di sabato. La cosiddetta Ultima Cena, nient’altro era che il pasto rituale che celebrava la Pesach ebraica e che Gesù, riunitosi con i suoi apostoli, trasformò per istituire l’Eucarestia, prima di morire in croce e risorgere la domenica successiva.

Gli ebrei suoi discepoli, diventati cristiani, videro nella resurrezione di Gesù un richiamo ed una continuità con la Pesach ebraica, ovvero il passaggio questa volta dalla schiavitù del peccato alla libertà della salvezza. Iniziarono così a celebrare quel giorno come la Pasqua cristiana: non più il venerdì, ma la domenica.

Inoltre, sempre riferendosi alla tradizione biblica, individuarono in Cristo l’agnello pasquale che risparmia la morte. Scrisse San Paolo: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7-8).

 

Pasqua e paganesimo? Nessuna associazione con la dea Ishtar.

Nonostante questa stretta e trasparente dipendenza e continuità tra Pesach ebraica e Pasqua cristiana, soprattutto nei paesi anglofoni si sostiene che la Pasqua avrebbe invece origini pagane.

Il motivo sarebbe la somiglianza fonetica tra il nome inglese della Pasqua, cioè Easter e la divinità babilonese Ishtar (o Ištar).

C’è un po’ di antropocentrismo anglofono in questo, dato che nelle altre lingue europee la parola “Pasqua” non c’entra nulla con Ishtar ma è una variante del termine greco Πάσχα, il quale deriva a sua volta dall’ebraico פֶּסַח (Pesach), che, guardacaso, significa…Pasqua!

Francese: Paques;
Rumeno: Paşti;
Portoghese: Páscoa;
Italiano: Pasqua;
Spagnolo: Pasqua;
Faroese: Páskir;
Svedese: Påsk;
Islandese: Páskar;
Gallese: Pasg;
Norvegese: Påske;
Danese: Påske;
Olandese: Pasen;

 

Pasqua pagana e la dea Eostre?

Altri miticisti sostengono una seconda versione: il legame tra Pasqua e paganesimo sarebbe provato dal fatto che la festività cristiana proverrebbe invece dalla divinità Eostre, una “dea della primavera e della fertilità”.

Con grande sicurezza viene scritto su alcuni siti web che questa dea «recava una cesta piena di uova ed era accompagnata da lepri». Non sorprende il fatto che non sia citata alcuna fonte storica.

L’unica volta che nella storia si riferisce di questa dea Eostre è nell’opera cristiana altomedievale del monaco Beda il Venerabile (725 d.C.), il quale discute dell’uso di diversi calendari, fornendo una breve spiegazione sul nome dei mesi in lingua inglese.

Alcune etimologie nell’inglese antico si riferiscono effettivamente ai cicli agricoli dell’anno, come Weodmonath (agosto) o “mese delle erbacce” o Thrimilcemonath (maggio) “mese delle tre mungiture”, così chiamato perché si mungeva il bestiame tre volte al giorno grazie alla rigogliosa erba primaverile.

Altri mesi, spiega il monaco Beda, si riferiscono a varie pratiche: Halgemonath (settembre) è “mese Santo” perché era un mese di riti sacri, forse associato alla vendemmia, Hrethmonath (marzo) deriverebbe dalla dea Hrêða (Rheda, in italiano), mentre aprile verrebbe da Eostremonath, derivante dalla dea Eostre.

Ecco cosa scrisse precisamente il monaco Beda:

«Eostremonath ha un nome che ora è tradotto con Mese della Pasqua, e che un tempo era chiamato in onore di una loro dea di nome Eostre, per la quale si celebravano feste in quel mese. Ora designano quel tempo pasquale con il suo nome, chiamando le gioie del nuovo rito con il nome secolare dell’antica osservanza»1Beda, De temporum ratione, XV.

 

Oltre a questo monaco cristiano non esistono altri riferimenti espliciti a questa fantomatica “Eostre” in alcun altra fonte.

Lo studioso di inglese antico, Philip A. Shaw, ha però sostenuto l’esistenza di luoghi e nomi personali anglosassoni che interpreta come riferiti a questa dea.

Così, probabilmente, il nome di questa dea era conosciuto in Inghilterra e, a differenza del resto d’Europa, gli anglosassoni presero in prestito il nome del suo mese per chiamare la festa cristiana della Pasqua che si celebrava nello stesso periodo dell’anno.

Questo non significa ovviamente che la Pasqua sia pagana, i cristiani infatti celebravano la resurrezione di Cristo in questo periodo dell’anno almeno dal II secolo d.C., circa 400 anni prima che il cristianesimo arrivasse in Inghilterra e incontrasse qualche adoratore di Eostre.

L’unica cosa che si potrebbe sostenere, prendendo per vero quanto scrive il monaco Beda, è che la dea Eostre abbia “prestato” il suo nome alla Pasqua inglese, ovvero Easter.

La lingua tedesca è l’unica altra lingua europea ad utilizzare una parola germanica per “Pasqua” (Ostern) piuttosto che una variante basata sul greco Πάσχα (Pascha). Anche in questo caso il nome potrebbe derivare dal tedesco antico “Ostara”, una festività celtica primaverile.

Nelle altre lingue germaniche, invece, il nome della Pasqua deriva dall’originale termine greco: Páskir, in faroese; Påsk, in svedese; Páskar, in islandese; Påske, in norvegese; Påske, in danese; Pasen, in olandese.

Inglese e tedesco risultano così le uniche eccezioni che si discostano da tutte le altre lingue europee, concordi nel far derivare la Pasqua dal greco Πάσχα (e quindi dall’ebraico פֶּסַח, Pesach).

Certamente siamo ben lontani da qualunque “prova” di un’origine pagana della festività cristiana, si tratta invece di casistiche locali che hanno seguito un’evoluzione linguistica a sé stante.

Occorre tuttavia segnalare che l’autorevole enciclopedia Britannica ritiene altamente improbabile che la parola inglese Easter, parallela alla parola tedesca Ostern, possano avere un’origine pagana «considerata la determinazione con cui i cristiani hanno combattuto ogni forma di paganesimo».

Viene riferito, piuttosto, che «c’è un consenso diffuso sul fatto che la parola Easter derivi dalla designazione cristiana della settimana di Pasqua come in albis, una frase latina che era intesa come plurale di alba e divenne eostarum nel tedesco antico, precursore del termine tedesco e inglese moderno».

 

L’uovo di Pasqua ha origine pagana?

Che dire però dei cosiddetti “simboli pagani” (o almeno così si dice) come l’uovo di Pasqua ed il coniglio?

Come già detto, non esistono prove che colleghino questi simboli a Ishtar e Eostre, rispetto a quest’ultima la singola menzione della sua esistenza da parte del monaco cristiano Beda non riferisce nulla di più se non il suo nome.

Come tutti sanno, uova o conigli non appaiono nemmeno nelle narrazioni evangeliche della Pasqua e quindi non sono prettamente definibili “simboli cristiani” (anche se nel tempo sono stati rivestiti di simbologia cristiana).

Questo tuttavia non autorizza a pensare automaticamente che debbano avere origini pagane, anche se ciò non creerebbe alcun problema ai cristiani (anche Babbo Natale, vestito con i colori della Coca-Cola, non è un simbolo cristiano e tuttavia non crea problemi all’origine storica della festività natalizia).

Esiste una spiegazione molto semplice che fa risalire le uova di Pasqua ad un’usanza del cristianesimo medievale.

La prima prova del precetto di digiuno di 40 giorni prima della Pasqua (detta Quaresima) praticata dai cristiani è nella lettera di Atanasio del 330 d.C. (usanza confermata da Socrate Scolastico nel V secolo), esso comportava l’astensione dalla carne e richiedeva di evitare tutti i prodotti alimentari di origine animale, tra cui formaggio, burro e uova.

Durante il Concilio in Trullo (detto anche Concilio Quinisesto), che si tenne a Costantinopoli nel 692 d.C., si raccomandò anche che «tutta la Chiesa di Dio, in tutto il mondo, segua una regola e osservi perfettamente il digiuno, e come si astenga da tutto ciò che viene ucciso, così anche dalle uova e dal formaggio, che sono il frutto di quegli animali dai quali ci asteniamo».

Nel Medioevo, divenne abituale nell’Europa occidentale l’astensione dalle uova nei giorni di digiuno e, soprattutto, in Quaresima, preferendo un’alimentazione umile a base di pane, verdure e pesce.

Tommaso d’Aquino ne spiegò il significato in questo modo:

«Uova e cibi a base di latte sono vietati a chi digiuna, in quanto provengono da animali che ci forniscono carne […]. Anche in questo caso il digiuno quaresimale è il più solenne di tutti, sia perché è tenuto ad imitazione di Cristo, sia perché ci dispone a celebrare devotamente i misteri della nostra redenzione. Per questo è vietato mangiare carne in ogni digiuno, mentre il digiuno quaresimale prevede un divieto generale anche sulle uova e sui latticini» (Tommaso d’Aquino, Summa Teologica, II.2. 127)

Così, il digiuno diede origine a due tipi di usanze: il mangiare “abbondantemente” (frittelle e pasticci) durante il cosiddetto “martedì grasso”, prima dell’inizio della Quaresima e mangiare uova la domenica di Pasqua, al termine del digiuno. Infatti, le galline continuavano a produrre uova anche durante la Quaresima così, alla fine del periodo di digiuno, la gente ne trovava da consumare in abbondanza.

Non potendole consumare tutte, con il tempo si iniziò anche a decorarle e nel XIII comparvero i primi riferimenti storici di questo anche se tale pratica potrebbe essere iniziata molto prima.

Se ne trova traccia, ad esempio, nei libri contabili di re Edoardo I d’Inghilterra, i quali registrano la commissione di ben 450 uova rivestite d’oro e decorate da donare per la Pasqua. Nei paesi ortodossi ed orientali ancora oggi si usa colorare le uova.

Ma, ancora prima, nel 1176, in occasione delle festività pasquali, il superiore dell’abbazia di St. Germaindes-Pres donò a re Luigi VII, rientrato a Parigi dopo aver partecipato alla II crociata, alcuni prodotti delle sue terre, come appunto delle uova.

Nel tempo i cristiani hanno “rivestito” le uova di una simbologia religiosa, vedendo nel loro guscio il sepolcro dal quale Cristo è risorto.

La spiegazione più attestata e semplice dell’usanza dell’uovo di Pasqua deriva dunque dalla pratica cristiana del digiuno quaresimale in cui questo alimento, facilmente disponibile, non veniva mangiato.

Quello che non esiste in alcuna fonte storica, invece, è un riferimento ad una festa primaverile pagana che coinvolga le uova. L’onere della prova spetta ai miticisti che affermano il contrario.

 

Il coniglio di Pasqua: simbolo pagano?

Che dire allora del “coniglio di Pasqua“? Un chiaro elemento che dimostra il legame tra Pasqua e paganesimo!

Anche in questo caso non esiste alcuna prova di un’origine pagana, si tratta di una versione moderna e commerciale dell’usanza nordeuropea di alimentarsi con le lepri (non i conigli) per festeggiare la Pasqua.

Con l’inizio della primavera, in vista dell’accoppiamento, le lepri diventano più socievoli e verso marzo, nella maggior parte del nord Europa, i maschi si contengono le femmine formando veri e propri  gruppi.

La loro presenza venne usata dalle popolazioni rurali, prive di calendario, per indicare l’inizio della primavera e la vicinanza della Pasqua.

Da qui deriva la tradizione tedesca e olandese della Easter Hare (la lepre di Pasqua) che negli Stati Uniti si trasformò nel Easter Bunny (coniglietto di Pasqua), diffondendosi con il tempo nel resto del mondo come usanza commerciale per vendere dolci.

Diversa invece la tradizione di consumare l’agnello, molto presente in Italia.

Questa usanza deriva direttamente dalla Pasqua ebraica, riferendosi alle parole bibliche nel Libro dell’Esodo (12, 1-9) con cui Dio chiese al popolo d’Israele di marcare le loro porte in terra d’Egitto con del sangue d’agnello. Esisteva anche un comandamento riguardo la Pasqua ebraica che prevedeva l’offerta dell’agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan.

Con il cristianesimo, l’usanza ebraica dell’agnello assunse la simbologia del sacrificio per eccellenza e simboleggiò l’agnello immolato per la salvezza di tutti, cioè Gesù Cristo. Già nei vangeli avviene questo accostamento: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato dal mondo» (Gv 1, 29-34).

 

Pasqua e paganesimo: chi inventò il collegamento?

L’origine dei collegamenti tra la Pasqua e il paganesimo sembra provenire da Alexander Hislop, un pastore protestante dell’Ottocento appartenente alla Chiesa Libera di Scozia.

Noto per essere stato un veemente critico di qualsiasi cosa avesse a che fare con il cattolicesimo, si convinse che la Chiesa cattolica era in realtà l’antico culto misterico babilonese di Nimrod, un’oscura figura pagana menzionata alcune volte nell’Antico Testamento.

Secondo Hislop, Satana permise all’imperatore Costantino (un nome frequente quando si parla di leggende) di dirottare la vera fede cristiana e di condurla al culto degli idoli, solo riconoscendo gli errori dei papisti romani si sarebbe potuti tornare al vero cristianesimo.

Il suo libro The Two Babylons: The Papal Worship Proved to Be the Worship of Nimrod and His Wifenel (1858) è un concentrato di miti e leggende come quelle descritte finora (aggiunse anche che le mitre indossate dai vescovi cattolici prenderebbero la forma dai “cappelli a testa di pesce” indossati dagli antichi sacerdoti del dio Dagon, senza sapere che assunsero tale forma soltanto dal X secolo).

 

Concludendo questo breve excursus su Pasqua e paganesimo: la dea Ishtar non ha niente a che fare con la Pasqua, mentre la dea pagana Eostre può aver “ceduto” il suo nome alla festa cristiana in lingua inglese anche se l’enciclopedia Britannica, come abbiamo visto, ritiene il nome inglese Easter un’antica denominazione cristiana, slegata da Eostre.

Nemmeno le uova ed il coniglietto di Pasqua dimostrano un’origine della Pasqua nel paganesimo.

L’unico collegamento documentato è quello tra la Pesach ebraica e la Pasqua cristiana.

 


Avviso
La redazione UCCR augura a tutti una buona e santa Pasqua!
Domenica 17/04 pubblicheremo un dossier storico sulla resurrezione di Cristo e, dopo un breve periodo di vacanza, torneremo ad aggiornare il sito web venerdì 22 aprile 2022.

 

La redazione

12 commenti a No, la Pasqua non c’entra nulla con il paganesimo

  • Massimo ha detto:

    Occorre ricordare non ci sono tracce archeologiche di un esodo ebraico di quelle proporzioni, nè furono schiavi in Egitto.

    E’ interessante notare però che la Pasach ebraica da cui, correttamente come avete fatto notare, deriva quella cristiana è il passaggio dell’angelo della Morte che aveva l’ordine di sterminare i neonati degli egiziani e che gli ebrei, per salvarei propri figli, dovevano farsi riconoscere tracciando, con il sangue di un agnello sgozzato, un segno sulla propria porta.

    E’ però curioso che l’angelo del Signore non riuscisse a fare distinzione senza un segno così macabro.

    • Jack ha detto:

      Quello che scrivi sull’Esodo è in parte vero anche se troppo semplificato. Nella versione del 2008 della Bibbia della CEI si legge che la storia dell’esodo ebraico “viene unificata e ingrandita”. Al momento il consenso generale degli studiosi è che vi fu realmente un esodo ebraico dall’Egitto alla Palestina ma non nei numeri che si è abituati a credere, vi presero parte solo alcune grandi famiglie e un piccolo gruppo di popolazioni semitiche. Ma l’Esodo ha un fondamento storico. Vi sono invece altri studiosi (non la maggioranza) che affermano la verità in toto dell’Esodo, come gli egittoligi Kenneth Kitchen e James K. Hoffmeier.

      Quindi come sempre la realtà è più complessa di quanto si pensi.

      Rispetto alla seconda affermazione sull’angelo della Morte, mi stupisco di chi ancora legge la Bibbia senza interpretarla, ma prendendola in senso letterale. La vera curiosità è che i creazionisti protestanti americani ragionano esattamente in questo modo.

      • Massimo ha detto:

        Il racconto dell’esodo è semplicemente la sintesi di un’idea del movimento, usata per indicare il mutamento di appartenenza politica di una regione,
        peraltro simbolico sopratutto perchè corredato della retorica della salvezza per mezzo della divinità, di episodi fantastici o miracolistici come la divisione delle acque ecc..

        L’evidenza archeologica delle origini, in gran parte indigene di Israel,e in Canaan, non in Egitto, è “schiacciante” e non lascia “spazio ad un esodo dall’Egitto o ad un pellegrinaggio di 40 anni attraverso il deserto del Sinai”,
        secondo i minimalisti biblici.[6] Molti archeologi hanno abbandonato l’indagine archeologica di Mosè e dell’Esodo, reputandola “una ricerca inutile”.

        L’episodio pasquale ebraico è un racconto dove si compie un crimine proporzioni enormi e rimane molto grave, ma ogni racconto è concepito per essere ascoltato così come viene narrato, analogamente alla verginità di Maria e ai miracoli di Gesu.
        Non è mai stata dovuta nessuna reinterpretazone nel corso dei secoli, fino ad oggi perchè, socialmente parlando, quei testi sono inaccettabili, ma è solo un bisogno moderno.

        In ogni caso sono reinterpretazioni sconosciute al popolo ebraico e avulse dalla storia.

        Esattamente come il racconto del diluvio universale, anche questo della decima piaga è stato redatto per essere recepito alla lettera. E’ chiaro che il pianeta non è mai stato allagato, ma ogni mitologia è finzione, compresi i testi sacri.

        • Jack ha detto:

          Noto che stai abbondantemente copiando da Wikipedia (senza citarla) e aggiungendo parti tue, evitando di citare però le tesi contrarie a quello che scrivi.

          Come ti ho già detto, quello che scrivi è falso e lo dice la stessa Wikipedia in versione inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Exodus#Potential_historical_origins
          “Nonostante l’assenza di qualsiasi prova archeologica, la maggioranza degli studiosi concorda sul fatto che l’Esodo abbia probabilmente delle basi storiche. Gli studiosi ipotizzano che un piccolo gruppo di persone di origine egiziana potrebbe essersi unito ai primi israeliti e quindi aver contribuito con la propria storia dell’Esodo egiziano a tutto Israele. Le stime accademiche su quante persone avrebbero potuto essere coinvolte in un tale esodo vanno da poche centinaia a poche migliaia di persone”.

          Evito di commentare il tuo tentativo di leggere letteralmente l’Antico Testamento, compiendo lo stesso errore dei creazionisti protestanti.
          Sul resto (verginità di Maria, diluvio universale ecc.) sei andato abbondantemente fuori tema nella classica foga che prende chi deve dimostrare qualcosa a tutti i costi.

          • Massimo ha detto:

            Assolutamente no, quello sche scrivo è vero e fa parte proprio della Wikipedia inglese:

            that the archaeological evidence showing largely indigenous origins of Israel in Canaan, not Egypt, is “overwhelming” and leaves “no room for an Exodus from Egypt or a 40-year pilgrimage through the Sinai wilderness”.[6] Many archaeologists have abandoned the archaeological investigation of Moses and the Exodus as “a fruitless pursuit”.

            Non solo: nel frammento da te riportato hai dimenticato la parte finale della frase:

            […]has some historical basis,[25][8] with Kenton Sparks referring to it as “mythologized history.”

            Una “storia mitologizzata” appunto!

            E il resto del paragrafo spiega in modo più articolato la non storicità dell’evento cosi come raccontato.

            • Jack ha detto:

              Bene Massimo, cominciamo a citare le fonti per fortuna 🙂

              Sei arrivato anche tu a quello che avevo scritto io inizialmente citando la stessa Bibbia della CEI versione 2018, in cui si dice che la storia dell’esodo è “unificata e ingrandita” rispetto a quella che fu realmente. Si può dire anche mitizzata se vuoi, ma si farebbe passare l’idea (a te cara) che si tratti di un mito totale invece il consenso degli studiosi è che vi fu un esodo ebraico dall’Egitto alla Palestina ma non nei numeri riportati dall’Antico Testamento (che non è un trattato storico-scientifico).

              Ora siamo d’accordo, finalmente.

    • Simone B. ha detto:

      L’Esodo biblico è l’unione di due “esodi”: l’Esodo cacciata (1500 a.C. circa) e l’Esodo fuga (1200 a.C. circa), di cui ci sono testimonianze invece. Quella che viene chiamata la “decima piaga” (l’angelo sterminatore) potrebbe invece essere stato più prosaicamente un virus, un’epidemia che colpì solo gli Egiziani, compreso il PRIMOGENITO del faraone, e risparmiò gli Ebrei (Pesach vuol dire non solo “passare”, ma anche “risparmiare”) – anche perché gli Ebrei erano confinati in quanto “schiavi” in quartieri diversi – e l’elemento del sangue dell’agnello si ispira ad una pratica già presente da un pezzo presso gli Ebrei, popolo di pastori nomadi, i quali nella settimana di plenilunio dopo l’equinozio di primavera, sacrificavano un agnello e col sangue cospargevano i recinti del gregge per proteggerlo da un demone (maskit) che sterminava il gregge! Tutti questi elementi vennero uniti e rielaborati in un racconto nel libro dell’Esodo, che è più una rilettura teologica che storica…

      • Massimo ha detto:

        Secondo la storiografia moderna gli ebrei non erano schiavi in Egitto e certamente il racconto può essersi ispirato ad una pandemia, anche se il racconto non ne ha alcun bisogno.

        In ogni caso nel racconto la resposabilità è tutta della divinità ed è cosi che deve essere recepito andando a costruire l’identità di una divinità profondamente immorale, per non parlare del resto della bibbia, qui in fondo siamo solo all’inizio e già si parla di una strage di innocenti.

        • Simone B. ha detto:

          La prima strage di innocenti di cui parla l’Esodo è quella che ha perpetrato il faraone contro gli Ebrei e che tu non prendi minimamente in considerazione nel tuo furore di voler dimostrare che Dio è immorale! 😀 Per il resto i tuoi commenti sono un minestrone tra idee tue, presunte teorie archeologiche infondate (tra l’altro confondendo storici con archeologi – e poi se molti archeologi hanno abbandonato tale ricerca reputandola inutile saranno fatti loro: molti altri invece sostengono il contrario!) e miscugli tra religioni (cosa c’entra la verginità di Maria e i miracoli di Gesù con l’ebraismo?). Mi domando veramente dall’alto di quali studi sull’argomento parli…

        • Jack ha detto:

          Il contesto è la Pasqua e i presunti parallelismi con il paganesimo, cosa c’entra il vecchio e logoro argomento della violenza nell’Antico Testamento?
          Nel 2022 non siamo ancora capaci di comprendere che un testo del genere che esprime verità morali attraverso un linguaggio comprensibile agli antichi vada interpretato e non letto letteralmente?

          Se vuoi sapere cosa dice la storiografia moderna sugli ebrei in Egitto ti consiglio questo bel libro dell’egittologo James K. Hoffmeier:
          https://www.amazon.it/Israel-Egypt-Evidence-Authenticity-Tradition/dp/019513088X

          • Massimo ha detto:

            Diciamo che “vecchio e logoro” è una valutazione legittima ma del tutto personale, forse determinata dal forte contrasto con la narrazione di un Dio misericordioso, necessaria al credente per giustificare la sua fede.

            Se sostieni la necessità di una interpretazione, significa che il linguaggio della Bibbia non è stato affatto comprensibile ai popoli a cui era rivolto e ai quali era sconosciuta ogni reinterpretazione moderna, peraltro esercitata sotto la lente dei nostri valori civili (acquisiti spesso per via laica).

            Inoltre che interpretazione ci può essere sull’ordine di uccidere infedeli e bruciare villaggi!?
            Invece che essere Dio a guidare noi, è Lui che si fa corrompere da noi?

            Quindi delle due l’una:

            – se il messaggio biblico si legge letteralmente è molto feroce
            – se non si legge letteralmente allora è stato completamente sbagliato incitando a guerre e massacri!

            La soluzione è semplice: la Bibbia, come ogni narrazione epica e mitologica sulle origini di un popolo, è stata composta ed espressa per essere recepita letteralmente e così facendo rappresenta semplicemente la costruzione di un governo politico basato sulla teocrazia, tutto qui.

            • Jack ha detto:

              Sei ancora fuori tema, il tuo personale e rancoroso revisionismo biblico non c’entra nulla con la Pasqua e i legami con il paganesimo.

              Il biblista Mauro Pesce ricorda sempre che la falsa concezione di un Antico Testamento ebraico dove dominerebbe una visione quasi violenta di Dio è uno dei fondamenti teologici dell’antisemitismo. Attento quindi ad avventurarti su questa strada.

              L’Antico Testamento è il libro della storia degli ebrei e gli stessi ebrei non ritengono affatto che Yahweh sia un Dio non misericordioso, per sostenere la tua fede atea non c’è bisogno di denigrare la fede altrui, ridicolizzarla e dimostrarne l’incoerenza.

              Se andassi ad un corso di esegesi biblica in qualunque università italiana impareresti che l’Antico Testamento è scritto da profeti ispirati da Dio, i quali si rivolgono con loro parole a degli uomini antichissimi culturalmente violenti, primitivi, in cui certi messaggi erano comprensibili da loro solo all’interno di alcuni schemi culturali.

              E’ la stessa realtà a darti torto, non risulta infatti da alcuna parte che gli ebrei attuarono massacri e genocidi come tu sostieni che dica la Bibbia. E’ già questa la prima prova che (al contrario dei musulmani) non hanno mai usato i libri sacri leggendoli letteralmente, ma interpretando il testo.

              Nella tua foga anti-biblica dimentichi anche che esistono sempre voci discordanti nel racconto biblico a dimostrazione che la Bibbia non offre un’unica idea chiara e precisa ma una pluralità di voci, imponendoci per forza il compito dell’interpretazione e scalzando alla radice le scorciatoie semplificanti che tu vuoi a tutti i costi imporre.

              Continua pure a leggere la Bibbia in modo letterale, ma è una scelta dettata esclusivamente dal bisogno della tua fede atea di denigrare quella ebraica.