Cancel culture, l’ultima follia: Colonia “elimina” la cattedrale

La cancel culture cancella le guglie della cattedrale in nome del politicamente corretto. Nella città di Colonia il secolare simbolo cittadino viene rimosso dal logo della città in quanto ritenuto troppo identitario.


 

Cancellare ciò che è politicamente scorretto.

E’ questo il principio della cancel culture, la nuova era del progresso.

La stanno vivendo gli abitanti di Colonia, nella Germania occidentale, il cui simbolo è stato cancellato dal logo della città dopo secoli.

Si tratta della maestosa cattedrale, il monumento più importante della città e il più visitato dell’intero paese.

Magnifica espressione dell’architettura gotica e, fino a ieri, anche il simbolo della città stessa.

Peccato che la nuova logica del mondo odi l’identità e tutto ciò che ritiene “politicamente scorretto”, come un simbolo religioso.

 

La cattedrale di Colonia nel logo cittadino.

Così il comune di Colonia cambierà il logo cittadino ritenendolo “obsoleto” e non più adatto al mondo del web e degli smartphone (nella foto i due loghi, in alto quello precedente).

Questo è ovviamente il pretesto, in realtà l’unica cosa che è stata cancellato sono le guglie della cattedrale, il resto è rimasto sostanzialmente identico.

Un’iniziativa che ha suscitato polemiche e la preoccupazione di molti tedeschi. «Mi chiedo se sia così bello far sparire la cattedrale», ha detto Robert Kleine, decano della cattedrale.

Su Welt il caporedattore Dagmar Rosenfeld scrive: «I tempi cambiano, così fa lo spirito del tempo. Nessuno lo sa meglio di noi abitanti di Colonia». «Le bellissime guglie della cattedrale non entreranno più in contatto con cose amministrative così brutte come biglietti e lettere ufficiali, forse è addirittura una piccola consolazione», commenta amaro.

Un altro opinionista, Lucas Wiegelmann, è più arrabbiato: «In futuro Colonia vorrà fare a meno delle due guglie della cattedrale nel logo della città. Motivo ufficiale: un’estetica più moderna. Ma il messaggio che viene inviato va più in profondità: Chiesa e cristianesimo appaiono come un fastidio che potrebbe offendere. Questo è devastante».

Anche l’ex sindaco, Fritz Schramma, si è mobilitato contro la cancellazione, invitando gli abitanti della città a mobilitarsi.

L’attuale sindaco, Henriette Reker, sommersa dalle critiche, ha comunque comunicato che «il cambiamento è qualcosa di definitivo, non ci saranno ulteriori modifiche» seppur abbia rincuorato che la cattedrale resterà visibile su manifesti, opuscoli, avvisi e post sui social media come “caratteristica di comunicazione ricorrente”.

 

La cancel culture e la laicità

Curioso però che questa cancellazione avvenga mentre il consiglio comunale abbia da poco autorizzato le 35 moschee della città ad utilizzare gli altoparlanti esterni per invitare alla preghiera musulmana tra le 12:00 e le 15:00.

Il sindaco di Colonia ha dichiarato su Twitter che questo sarebbe un «segno di rispetto», sottolineando che suonano anche le campane del duomo di Colonia.

Certo, ma come spiegato dal rabbino Joseph Weiler quando difese il crocifisso davanti alla Corte Europea, il giusto principio di laicità non richiede la stessa preferenza a tutte le espressioni religiose ma solo a quelle che hanno rilevanza storica, religiosa e culturale all’interno di un determinato Paese.

Per fare un esempio concreto, nessuno si sognerebbe di imporre le guglie della cattedrale della città di Rabat (Marocco) nel logo cittadino, sarebbe un’ingiustizia verso la storia e la cultura non cristiana di quel paese. Per lo stesso motivo, non è laico cancellarle dal logo di Colonia, è un’ingiustizia storica e ideologica.

Inoltre, bisognerebbe osservare che dai campanili di Colonia non si odono proclami come “Allahu akbar (Allah è grande) e «non c’è dio all’infuori di Allah», come invece annuncia il muezzin dagli altoparlanti tedeschi.

 

La cancel culture, nuova moda progressista.

E’ curioso poi sentir parlare di “rispetto” da un sindaco in preda all’ideologia woke e che per primo non rispetta la storia e la cultura del suo paese.

E’ sbagliato anche solo cercare una logica nella cancel culture, bollata perfino dall’Economist come arma della “illiberal left” (sinistra illiberale).

Quell’ansia di abbattere statue, chiese e monumenti in nome di un bene supremo indistinto e politicamente corretto. «Un pensiero unico, pericoloso, costretto a rinnegare la storia e riscriverla in base a categorie contemporanee», ha denunciato Papa Francesco.

Siamo fiduciosi, comunque. La cattedrale saprà sopravvivere anche alle illiberali mode contemporanee ed ai prossimi dieci loghi della città.

La redazione

3 commenti a Cancel culture, l’ultima follia: Colonia “elimina” la cattedrale

  • anonimo ha detto:

    E pensare che ai tempi di Cavour si riusci adottenere uno stato laico con il 95% della popolazione cattolica,mentre oggi non il 70% di credenti ed il 20% di non credenti non ci riusciamo.
    Che paradosso,povero Cavour come reagirebbe se vedese lo schifo che è oggi l’Italia

    • Rick ha detto:

      Bah, tanto disagio e tanta ignoranza. Ma almeno ripassare un po’ di matematica e fare due calcoli corretti…

  • Sisco ha detto:

    A quel tempo gli Stati nazionali (staterelli, come si usava dire) erano agli albori e in Italia la cultura delle élite (per esempio i bohemien) si formava sui testi filosofici inglesi o francesi e perché no anche tedeschi; ma erano la minoranza al potere e non erano certo cattolici, a differenza del popolo italiano. Se si considera poi che prima dell’unità il paese era in mano agli stranieri ecco che si capisce come mai i nobili si formassero su testi anche stranieri.