Jackson, neo-giudice: pro-aborto e non sa definire “donna”
- Ultimissime
- 26 Mar 2022
La candidata alla Corte Suprema, Ketanji Brown Jackson, crea indignazione ed imbarazzo per le sue risposte nelle udienze di nomina. Oltre alla clemenza verso la pedo-pornografia, la giurista afroamericana è un’attivista per l’aborto radicale e si è rifiutata di definire la parola “donna”.
Lei non è una biologa perciò non sa definire la parola “donna”.
Così ha sostenuto mercoledì scorso durante le udienze prima della nomina a giudice della Corte Suprema Ketanji Brown Jackson, scelta dal presidente americano Joe Biden e prima donna afroamericana ad essere candidata.
Si tratta notoriamente di una radicale pro-aborto che, tuttavia, non andrebbe a modificare l’attuale equilibrio di orientamento etico della Corte.
I giudici pro-life restano la maggioranza, a giugno gli USA attendono un verdetto storico che potrebbe affondare l’attuale legge sull’interruzione di gravidanza.
Ma intanto fanno discutere le recenti affermazioni di Ketanji Brown Jackson sul concetto di “donna”, vedi il video più sotto.
Jackson: «Non so cos’è una “donna”, non sono biologa»
I conservatori americani, e non solo, sono rimasti indignati dalla risposta di Ketanji Brown Jackson alla senatrice Marsha Blackburn.
Domanda: «Può fornire una definizione per la parola ‘donna’»?
Dopo attimi di esitazione ed imbarazzo, Jackson ha risposto: «No, non posso».
«Come non può?», ha ribattuto sorpresa Blackburn.
«Non sono una biologa», ha detto Jackson tra lo stupore imbarazzato della sala.
Qui sotto il video in cui Ketanji Brown Jackson non sa dire cos’è una “donna“:
Il video della riluttanza di Ketanji Brown Jackson è diventato virale e l’editorialista del New York Post ha definito “ridicola” questa risposta.
«Anche io non sono un neurochirurgo, ma so cos’è un cervello. Questo è il pensiero “progressista” che porta al terrore di affermare fatti di base indiscutibili per timore di offendere la brigata woke», ha scritto Piers Morgan.
In molti invece hanno giustificato la risposta di Ketanji Brown Jackson, rimarcando il fatto che il concetto di donna non è definito nella costituzione americana (ma nemmeno il concetto di cervello!) e che non si trattava di un’interrogazione di biologia.
I conservatori americani non si sono accorti però che nella non-risposta di Jackson, avvalorata dai suoi supporter, c’è già una sorta di risposta.
L’insistenza sul fatto che la “donna” sia un concetto relativo alla biologia smentisce di fatto la teoria gender secondo la quale, invece, si tratterebbe di un mero costrutto sociale.
Jackson si starà mangiando le mani, probabilmente se tornasse indietro risponderebbe: «Non so definire “donna”, non sono una psicologa».
Il giorno seguente, in una nuova audizione, Ketanji Brown Jackson ha cercato di rimediare alla brutta figura del giorno prima, affermando: «Senatori. So di essere una donna, so che la senatrice Blackburn è una donna e la donna che ammiro di più al mondo è oggi qui presente in questa stanza, mia madre».
«Wow, si è laureata velocemente in biologia!», ha twittato ironico un commentatore.
Jackson, radicale pro-aborto non sa nulla
Non si tratta dell’unico caso controverso della candidata alla Corte Suprema.
Il senatore della Carolina del Sud e presidente della Commissione Giustizia del Senato, Lindsey Graham, ha chiesto a Jackson se era a conoscenza del fatto che il nascituro dopo 20 settimane di gestazione potesse sentire dolore.
«Senatore, non lo so», ha risposto Jackson.
Eppure si tratta di un tema prettamente giuridico in quanto in diversi stati americani l’evidenza del dolore fetale è usato per restringere la permissività della legge sull’interruzione di gravidanza.
Quando invece il senatore John Cornyn l’ha interrogata sul concetto di vitalità del bambino non ancora nato, ancora una volta Ketanji Brown Jackson ha fornito la stessa risposta.
«Senatore, non sono un biologo, non l’ho studiato. Non lo so».
«Non sa dirmi se un bambino non ancora nato potrebbe vivere fuori dal grembo materno a 20 settimane di gestazione?», l’ha incalzata allibito Cornyn.
Anche alla domanda se ritiene che esista un diritto all’aborto fino al momento del parto, Ketanji Brown Jackson si è esibita nella stessa scena muta.
«Senatore, io non non lo so, in realtà. Voglio dire, non sono a conoscenza che un tribunale si sia pronunciato sul fatto che il regolamento possa estendersi o meno fino alla nascita».
Chi è Ketanji Brown Jackson ed il passato oscuro.
Il senatore Josh Hawley, membro della Commissione giudiziaria del Senato, ha ricostruito la filosofia giudiziaria del giudice Jackson riguardo ai predatori sessuali di bambini, dimostrando come più volte sia intervenuta in atti di estrema clemenza verso i pedofili.
Inoltre, in sette casi in cui è stata chiamata a condannare diffusori di pedopornografica, il giudice ha ridotto sempre le pene rispetto a quanto richiesto dai pubblici ministeri e dagli agenti di custodia.
Incalzata qualche giorno fa su questo dal senatore, Ketanji Brown Jackson non è riuscita ad esprimere vere parole di condanna o a confermare l’importanza della dissuasione tramite pene severe.
E’ anche emersa l’evidenza che Jackson ha un vero e proprio “modello di comportamento” verso gli abusatori di minori, ritenendoli non dei criminali ma semplicemente degli incompresi dalla società, obiettando alla loro “stigmatizzazione” e all'”ostracismo”, esattamente com’era di moda alcuni anni fa.
Anche in Italia diversi esponenti del Partito Radicale hanno mostrato la medesima clemenza verso i pedofili.
«Per ricapitolare», ha twittato un membro del partito repubblicano, «il giudice Jackson non sa cosa sia una donna, siede con orgoglio nel consiglio di una scuola che promuove la teoria della razza critica sui bambini e ha una terribile storia di clemenza nei confronti di autori di reati sessuali su minori».
Iniziamo bene.
La redazione
2 commenti a Jackson, neo-giudice: pro-aborto e non sa definire “donna”
Non sta andando meglio a Kamala Harris, l’altra grande scelta del signor Biden…leggevo che è la peggior vicepresidente della storia.
La cancel culture nei confronti delle donne è l’ultima frontiera del progressismo arcobaleno.