Dall’aborto all’infanticidio, un altro bioeticista approva

Prosegue la spinta a favore dell’aborto post-parto (detto anche infanticidio) con le stesse argomentazioni a favore dell’aborto pre-parto. Il filosofo Walter Veit non vede alcuna differenza tra feto e neonato, così se è moralmente accettata l’interruzione di gravidanza non c’è motivo per opporsi all’infanticidio.


 

Un altro bioeticista australiano, il filosofo Walter Veit, si è schierato in difesa dell’aborto e dei sostenitori dell’infanticidio che affermano la non differenza morale tra i bambini non ancora nati ed i neonati.

“La nascita conta?”, è il titolo della sua riflessione apparsa sul Journal of Medical Ethics ad inizio marzo.

Secondo Veit, se l’etica del trattamento di un topo o di un pesce zebra è diversa da quella di uno scimpanzé a causa delle loro diverse capacità, allora il trattamento degli esseri umani dovrebbe essere giudicato allo stesso modo.

 

Se l’aborto è legale, allora ok all’infanticidio.

Il bioeticista australiano spiega che non esiste una chiara distinzione biologica tra un feto ed un bambino nato.

Così, prendendo atto che l’aborto è l’uccisione di un essere umano non ancora nato ed è moralmente legittimato dalla società occidentale, in nome di questa mancanza di differenza biologica tra il feto ed il neonato non c’è nessun argomento contrario all’aborto post-nascita di un neonato indesiderato.

«Se le scienze biologiche rivelano che non c’è alcuna differenza moralmente saliente tra un neonato e un feto», scrive infatti il bioeticista, «cioè che entrambi si trovano quasi allo stesso stadio di sviluppo, si deve abolire l’idea intuitivamente convincente che la nascita conti qualcosa, moralmente. Non è così».

Queste argomentazioni hanno un loro senso, ciò che scrive Walter Veit è vero. Egli inconsapevolmente mostra l’incoerenza delle leggi che liberalizzano l’interruzione di gravidanza in quanto non spiegano perché da un certo momento in avanti sarebbe vietato abortire, mentre prima sì.

In Italia, ad esempio, l’interruzione di gravidanza è legittima solo entro i 90 giorni. Ma perché? Forse un non ancora nato all’89° giorno e 23 ore non ha diritto alla vita? La nascita non conta nulla, anche su questo ha ragione il bioeticista: non c’è una sostanziale differenza nel feto tra quando è nell’utero materno a quando viene partorito.

Lo sviluppo della vita è continuo e graduale, così come è impossibile determinare l’inizio del giorno dopo la notte.

Al posto di osteggiare l’aborto, tuttavia, il bioeticista conclude in maniera opposta: liberalizzando l’infanticidio.

Questo però apre a scenari ulteriormente radicali, in quanto se possiamo uccidere esseri umani prima che diventino persone (come lui ritiene essere i neonati, feti ed embrioni), perché non interrompere la vita anche delle persone che perdono capacità vitale a causa di malattie, lesioni o conseguenze dovute all’età?

 

In Italia la Consulta di Bioetica vuole aborto e infanticidio.

Tempo fa furono i ricercatori italiani della Consulta di Bioetica onlus di Maurizio Mori -punta di diamante della bioetica laica (soci onorari Beppino Englaro e Carlo Flamigni) e sempre al fianco dell’Associazione Luca Coscioni di Marco Cappato-, ad aver teorizzato l’infanticidio con le stesse argomentazioni usate oggi da Walter Veit.

Alberto Giubilini e Francesca Minerva sostennero infatti che «uccidere un neonato dovrebbe essere permesso in tutti i casi in cui lo è l’aborto, inclusi quei casi in cui il neonato non è disabile».

E ancora: «Se una persona potenziale, come un feto e un neonato, non diventa una persona reale, come voi e noi, allora non c’è qualcuno che può essere danneggiato, il che significa che non vi è nulla di male».

Per questo, conclusero i responsabili della Consulta di Bioetica, «non vi sono ragioni per vietare l’aborto dopo il parto. Le non-persone non hanno diritto alla vita», ovvero coloro che non sono «in grado di effettuare degli scopi e apprezzare propria vita».

E’ lecito uccidere i neonati, spiegarono, perché «affinché si verifichi un danno, è necessario che qualcuno sia nella condizione di sperimentare tale danno».

Lo stesso Maurizio Mori, filosofo e leader della campagna pro-eutanasia che ha partorito i referendum recentemente bocciati dalla Corte Costituzionale, difese e supportò i suoi ricercatori, scrivendo: «La tesi non è così assurda e balzana da essere scartata a priori solo perché scuote sentimenti profondi o tocca corde molto sensibili».

Da oltre trent’anni il bioeticista Peter Singer proclama (quasi) indisturbato queste tesi.

Nella sua Etica pratica (1979), scrive:

«Oggi appare naturale che ogni essere umano abbia diritti inviolabili, che non possa essere sacrificato, ma non è affatto così. E’ da quando Gesù di Nazareth è passato su questa terra che tutto è cambiato. Il cambiamento degli atteggiamenti occidentali verso l’infanticidio nasce con la dottrina della santità della vita umana prodotta dal cristianesimo. Tra gli stessi Greci e Romani, i neonati non avevano un automatico accesso alla vita, essi venivano uccisi esponendoli alle intemperie sulla cima di una collina»1Peter Singer, Practical Ethics, Cambridge University Press 2011, p. 153, 154.

 

La spinta per l’aborto fino alla nascita.

Grazie a questi argomenti, stanno avanzando le spinte radicali pro-aborto fino al momento della nascita.

Negli Stati uniti è stata recentemente sventata la Women’s Health Protection Act, che avrebbe sancito per la prima volta con una legge federale il diritto assoluto all’aborto, per qualsiasi motivo o anche senza motivo, fino al momento della nascita.

Una volta che la vita umana è denigrata come moralmente irrilevante, che differenza fa la nascita?

 

Aggiornamento 22/03, ore 13:00

Dal Maryland (USA) la notizia di un disegno di legge (Bill SB669, Pregnant Persons Freedom Act 2022) che, se venisse approvato, consentirebbe di lasciar morire un neonato indesiderato fino al raggiungimento del 28° giorno dal parto, senza che nessuno venga punito penalmente.

La redazione

5 commenti a Dall’aborto all’infanticidio, un altro bioeticista approva

  • Aloisio ha detto:

    Dovete correggere un errore.
    In italia l’orrendo aborto volontario è consentito fino al terzo mese, non 24 settimane come scritto nell’articolo (quello è il limite della “viability” stabilito dalla Roe vs Wade negli USA).
    Per il resto complimenti per il vostro ritorno. Continuate così.

    • Redazione UCCR ha detto:

      Grazie per l’attenzione e la correzione!

    • Nicolò C. ha detto:

      Ha ragione, in caso il bambino ucciso sia sano; se malato, lo si permette anche fino al quinto-sesto mese, anche qui in Italia; semplicemente, essendo ipocriti, li chiamiamo “terapeutici” e non eugenetici.
      Al di là dei tecnicismi, auspico che, un giorno, questo orrendo crimine venga vietato e che si permetta a tutti i bambini, sani o malati che siano, il diritto di vivere.

      Da un giovane di 23anni che avrebbe potuto essere ucciso tranquillamente nel grembo materno, se fosse stato per lo Stato.