Ucraina, le missionarie restano: «Con la gente, anche in guerra»

Le suore domenicane spagnole, nonostante il rischio di guerra imminente, restano tra le famiglie di Kiev che aiutano da decenni. Mentre tutti gli stranieri fuggono, loro hanno scelto di rimanere a fianco del popolo, “nelle mani della provvidenza”.


 

Ieri Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk ed inviato truppe di soldati nella regione del Donbass.

Per il Cremlino si tratta di “forze di pace”, le Nazioni Unite hanno parlato di “invasione illegale dei territori di Kiev”. Svanite dunque le speranze di una soluzione diplomatica tra Russia e Ucraina.

Già da giorni si sta già sparando, a fronteggiarsi i separatisti filo-russi del Donbass e le truppe ucraine. Le ambasciate hanno chiuso e migliaia di stranieri sono già fuggiti per la possibilità di un conflitto imminente.

C’è chi però ha già deciso di restare, anche in caso di guerra. Sono le suore domenicane spagnole che dal 2001 gestiscono Dim Ditey, la “Casa dei bambini”, situata in un quartiere molto povero di Kiev.

 

Tra covid, guerra e disinformazione: un aiuto alle famiglie.

Ogni giorno le missionarie aiutano le famiglie prive di risorse di base ed i loro bambini, spesso abbandonati per strada e ancora ammalati per le conseguenze di Chernobyl.

«Questa guerra va avanti da 8 anni», spiega suor Antonia in un’intervista. «Abbiamo imparato a vedere le manipolazioni della nuova guerra, con informazioni esagerate o disinformazione, a seconda di ciò che interessa. Discerniamo le verità in mezzo alla menzogna e camminiamo più sulla via della resilienza che su quella del panico».

Come insegna il Vangelo, “oggi, domani e dopodomani” (Lc 13,32-33) «facciamo il nostro lavoro».

Tra le difficoltà della guerra e del Covid, supportano l’asse “bambino-famiglia” «per prevenire la povertà, il deterioramento delle famiglie e le difficoltà delle madri single. È un centro aperto di prima evangelizzazione, i bambini figli di famiglie cattoliche sono 30 su un totale di 140».

Accolgono tutti, indipendentemente dal credo, ortodossi, cattolici, protestanti di diverse confessioni e anche non credenti.

«La nostra linea educativa è un’educazione globale, basata sul Vangelo», raccontano le missionarie spagnole. «Educazione ai valori umano-cristiani tramite teatro, sport, artigianato, pittura, disegno, musica, canto, danza. I bambini vengono a Dim Ditey tutti i giorni dopo l’orario di scuola».

 

«Sono un popolo forte, voglion stare tra le nazioni libere»

L’attenzione primaria è alle famiglia di Kiev, «rivalutando il ruolo del padre, con colloqui educativi e di preghiera con i genitori».

Spesso insegnano a pregare anche ai genitori, «preghiamo per chi è in prima linea, come viene chiamato il fronte di guerra. La verità è che viviamo nelle mani della provvidenza», dice la religiosa.

Infine, racconta che la fibra spirituale di questo paese è forte, «come le piante e i fiori che crescono anche sotto la neve. Ha il coraggio di scendere in piazza e vuole appartenere ad un gruppo di nazioni libere, come vedono l’UE, che li aiutano a non tornare alla sottomissione dei regimi comunisti».

«Non sappiamo cosa ne verrà fuori da quanto sta accadendo», conclude suor Antonia.

Una cosa è certa, non abbandoneranno.

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