Osservatore Romano, Scaraffia lascia per rivalità tra donne (non per misoginia)

maschilismo donne chiesaIl retroscena dell’addio di Lucetta Scaraffia dall’Osservatore Romano, dov’era responsabile dell’inserto femminile “Donne, Chiesa, Mondo”. Una storia di rivalità verso Monica Mondo, una non femminista autrice di un articolo non gradito. Il maschilismo che si legge sui giornali non c’entra nulla.

 

Maschilismo, cultura misogina, delegittimazione femminile. Si è sentito di tutto nelle ultime ore a proposito della redazione de l’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano. Il caso sono le dimissioni volontarie di Lucetta Scaraffia, e del suo staff, responsabile dell’inserto “Donne, Chiesa, Mondo” (fonti interne rivelano che almeno due donne che lavoravano alla rivista sono furiose verso la Scaraffia perché non volevano dimettersi, ma ha deciso da sola e lo ha comunicato solo in seguito alle collaboratrici). Ma la discriminazione delle voci femminili, così come si legge sui giornali, non c’entra assolutamente nulla.

La prof.ssa Scaraffia è un’apprezzata storica de La Sapienza ed intellettuale di rilievo nel mondo cattolico italiano, convertitasi da adulta dopo una carriera come femminista, sessantottina e marxista. Negli ultimi anni, tuttavia, si è lasciata liberamente corteggiare dal potere mediatico occidentale concedendo interviste dai toni molto pesanti nei confronti della Chiesa e del Vaticano, denunciando una situazione riguardo alla condizione femminile che rispecchia la più classica retorica del protofemminismo (con l’uso ormai anacronistico di quel “noi” e “loro”, per identificare donne e uomini in una fantomatica guerra reciproca). Le sue dichiarazioni -basta una semplice ricerca- hanno prodotto titoli come questi: «Lucetta Scaraffia attacca la Chiesa: “Odia le donne ed è piena di pedofili”». E’ anche autrice di un libro di denuncia: Dall’ultimo banco (Marsilio), per il quale ha chiesto la prefazione nientemeno che all’anticlericale Corrado Augias, contento come non mai di prestarsi a questa operazione.

Le denunce della Scaraffia sulla poca considerazione delle voci femminili all’interno delle strutture di governo della Chiesa sono senz’altro opportune e corrispondono probabilmente ad una dolorosa verità, tuttavia non è condivisibile la sua consapevole scelta di sfruttare il clamore mediatico per tentare di indurre un cambiamento con il ricatto dello scandalismo dei media, i quali si tuffano su queste accuse alla Chiesa come un boccone prelibato. Ma, ovviamente, per motivi ben diversi da quelli della Scaraffia.

 

Le femministe (cattoliche) hanno il monopolio degli argomenti femminili?

Il vero motivi del suo abbandono dell’Osservatore Romano, tuttavia, sembra ricondursi ad altro rispetto a quanto ha denunciato nelle numerose interviste che ha rilasciato in queste ore. E’ un altro difetto del femminismo classico, cioè quello di voler monopolizzare gli argomenti “femminili” non accettando che vengano trattati da persone al di fuori della “cerchia femminista”, donne o uomini che siano. E’ quanto sembra essere accaduto proprio in questo caso.

La stessa Scaraffia infatti ha giustificato il suo abbandono parlando di “difficoltà” sorte in seguito all’entrata del nuovo direttore, Andrea Monda, e per la presenza di «articoli totalmente opposti rispetto alla linea del nostro mensile». L’esempio concreto che ha portato è quello di «un articolo firmato da Monica Mondo, una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre». Ecco, quindi, il punto. L’esistenza di donne che scrivono sull’Osservatore Romano e che la pensano diversamente dalla linea dell’inserto femminile diretto dalla stessa Scaraffia.

 

La risposta di Monica Mondo: “Il mio punto di vista non gradito dalla Scaraffia”

E Monica Mondo, autrice di TV2000 (bellissime le sue interviste nel programma Soul) ha risposto. La Scaraffia l’ha accusata di aver pubblicato un articolo su L’Osservatore riguardo un docufilm su suore abusate, manifestando una posizione critica diversa da quella celebrativa apparsa sull’inserto “Donne, Chiesa, Mondo”. «Mi è sembrato che ci fosse, da parte degli autori del film, una durezza eccessiva, come se la volontà di colpire la Chiesa stesse prevalendo sul desiderio di dire la verità. Dopo di che, ho scritto di getto, nella convinzione che la mia testimonianza non sarebbe stata pubblicata». Ed invece l’articolo è apparso, indipendentemente che un parere fosse già stato dato sull’inserto femminile. «Ma questo non impediva a L’Osservatore di tornare sul tema. Magari da un altro punto di vista, che però (ci tengo a ribadirlo) era pur sempre un punto di vista femminile», ha spiegato la Mondo. «Un fatto che avrebbe potuto essere apprezzato, anche avviando una discussione. Mi piace pensare che questo sia ancora possibile, purché si riesca a ristabilire un clima di serenità. La mia personale convinzione è che, specie su argomenti di questa importanza, non esistano competenze esclusive e che, di conseguenza, non abbia senso lamentare l’invasione di campo».

L’autrice di TV2000 ha anche inviato una lettera a Il Mattino, respingendo le accuse di essere una «pennivendola al servizio di un potere maschilista». «Vorrei ricordare alla professoressa Scaraffia che sono una donna anch’io e poiché difende tanto la necessità di una presenza femminile nella Chiesa, penso di avere diritto di parola. Non credo che su certi temi solo lei e le sue amiche abbiano diritto di argomentare. E’ persino possibile che qualcuno abbia sfumature di pensiero diverse dalle sue».

Monica Mondo centra il punto: «E’ fuorviante che l’apertura a voci diverse sia considerata perdita di potere, e utilizzata per una campagna vittimistica, che solletica chi considera la Chiesa da sempre su una sentina di vizi. E’ triste constatare che continui ad essere certo post femminismo ideologico, cambiate casacche e bandiere, ad attaccare le donne».

 

Ci auguriamo che l’inserto Donne, Chiesa, Mondo continui ad essere pubblicato e che Lucetta Scaraffia torni a collaborare in futuro, come voce originale, indipendente ed in controtendenza rispetto al suo stesso passato di militanza femminista.

La redazione

 

AGGIORNAMENTO 29 marzo 2019
Oltre alla riflessione di Maurizio Crippa su Il Foglio, segnaliamo l’interessante intervento di Rita Ferrone, teologa e catechista che vive a New York. Ha innanzitutto confessato di non essere «mai stata molto innamorata dell’idea di un “supplemento femminile” a L’Osservatore Romano. Cosa dice della pubblicazione principale? Che è un giornale per soli uomini e intende restare così?». Anche Ferrone ha sottolineato, come (solo) da noi esposto, che il vero motivo delle dimissioni è il fatto che «Scaraffia e le sue collaboratrici sono state sfidate con successo da donne che stavano producendo un giornalismo eccellente, ma non erano della loro squadra, non erano più l’unica presenza femminile ne L’Osservatore Romano. La notizia è stata raccontata da tutte le principali agenzie di stampa, con l’oscura interpretazione che il sessismo della Chiesa cattolica era ancora una volta al lavoro. L’istituzione patriarcale caccia l’unica coraggiosa femminista che ha violato le barricate!».

Ed invece, la nuda verità è che «Scaraffia si è imbattuta in un nuovo editore generale che non la considerava l’unico arbitro e punto di riferimento per tutto ciò che riguarda le donne. Ha preferito rassegnare le dimissioni piuttosto che collaborare con lui all’interno di un quadro più ampio di collegialità. Questo è suo diritto. Affrontare la questione come una lotta titanica contro il “controllo maschile” e per l’indipendenza “femminile”, tuttavia, mi sembra sbagliato. Ci sono donne di mentalità indipendente in entrambi i lati di questa storia. Ironia della sorte, la denuncia sul “controllo maschile” sembra concentrarsi sulla protezione di un feudo separato per le donne, piuttosto che promuovere le donne come uguali a tutti i livelli».

1 commenti a Osservatore Romano, Scaraffia lascia per rivalità tra donne (non per misoginia)

  • lorenzo ha detto:

    Tra la Scaraffia e la Mondo preferisco di gran lunga la Mondo: molto più professionale ed obiettiva.