8 marzo, le donne celebrano la liberazione dal femminismo
- Ultimissime
- 08 Mar 2019
8 marzo 2019, festa della donna. Ma sempre meno si dichiarano femministe e incitano alla liberazione dal femminismo per riappropriarsi dei diritti delle donne, danneggiati dalle organizzazioni fondamentaliste che incitano alla guerra tra i sessi e combattono la famiglia naturale.
«Fiera di essere donna e non femminista». Lo scrive Laura Tecce, giornalista professionista ed esperta di tematiche femminili. Lo fa a conclusione di una critica serrata al manifesto della rete femminista Non Una di Meno che ha proposto uno «sciopero delle donne», a cui non ha aderito praticamente nessuno.
Lo sciopero era accompagnato da un comunicato delirante e sessantottino, nel quale si annunciava la guerra al «capitalismo, al sistema patriarcale, alla lotta contro la libertà di abortire», con la novità -rispetto a cinquant’anni fa- della coalizione tra femministe e «alle soggettività LGBPT*QIA+, per difendere le politiche contro donne, lesbiche, trans* e la difesa della famiglia patriarcale». Insomma, tutto in un unico calderone: «padri, padroni, governi e chiese».
Il commento della Tecce è duro:
«Isterismo, le nuove “streghe” sono gli uomini potenziali stupratori ed esaltazione delle “gender theories” secondo cui l’appartenenza sessuale è una sovrastruttura culturale: non esistono maschi e femmine ma generi “fluidi”, per questo le neo-femministe fanno largo uso dei simboli @ e *. E’ evidente quanto tutto questo ciò sia molto lontano dalle conquiste che si devono (anche) ai movimenti originari. Si autointestano la titolarità di parlare a nome di tutte le donne per avanzare un potpurri di temi slegati tra loro, un delirio senza capo né coda in cui si mescolano slogan, inesattezze, sterili polemiche, odio ad personam e furore ideologico. Fiera di essere donna e non femminista».
Meno della metà delle donne europee si dichiara “femminista”.
Qualche settimana fa la BBC si è stupita di quante poche donne, nel 2019 e ai tempi del #MeToo, si riconoscono affatto nella causa femminista. Secondo diversi sondaggi, infatti, solo il 34% delle donne nel Regno Unito si definisce femminista, in Svezia il 40%, in Francia il 33%, in Norvegia il 29%, in Danimarca il 22%, in Finlandia il 17%, in Germania l’8%. La colpa sarebbe di vecchi stereotipi che «associano il termine “femminismo” con l’odio nei confronti degli uomini, l’essere lesbiche e la mancanza di femminilità».
Sicuramente a non essere femminista è Jennifer Christie, colpevole di aver voluto portare a termine la gravidanza in seguito ad uno stupro. Ne avevamo parlato un anno fa. Jennifer ha raccontato la sua drammatica storia in un breve video, visto da oltre 1,4 milioni di persone, nel quale spiega che guardando suo figlio «ricorda come l’amore è sempre più forte dell’odio». Molte persone l’hanno spinta ad abortire, ma ha rifiutato e ha risposto chiedendo di non usare il tema dello stupro «come uno stendardo dietro cui nascondersi per giustificare il genocidio degli innocenti». Parole che l’hanno immediatamente condannata ad una pioggia di insulti da parte di femmniste e attiviste pro-aborto.
Occorre tuttavia spezzare una lancia a favore delle attiviste statunitensi ed europee, in quanto hanno intuito -al contrario delle italiane- che il movimento LGBPT*QIA+ è un danno alla loro causa ed infatti condannano con sempre maggior vigore le pretese “femminili” dei maschi trans. Qualche tempo fa è stata proprio la Women’s Liberation Front, un’organizzazione femminista radicale, a denunciare gli orrori che le donne sperimentano nelle cliniche transgender, oltre a rivelare gli abusi subiti dalle lesbiche quando si oppongono pubblicamente all’ideologia dell’identità di genere.
La filosofa Levet: “Io dico di liberarci dal femminismo”.
Ma ha ancora senso, oggi, dirsi femministe? La filosofa francese Bérénice Levet, collaboratrice di Alain Finkielkraut, ritiene che la vera liberazione è da quella «ideologia “infantilizzante”, “puritana”, che sta criminalizzando il desiderio maschile. Il femminismo che trionfa esalta ed esacerba l’identità delle donne e vede le donne come una comunità separata cementata da questa comune appartenenza al sesso, in una sorta di faccia a faccia con gli uomini».
Anche lei, come gran parte delle europee, come Laura Tecce, arriva ad un’unica conclusione: «Un neofemminismo che è allo stesso tempo muto sui diritti delle donne ad esempio nell’islam, per non offendere le minoranze. Questo femminismo è una minaccia perché gode di legittimità ideologica, e lo abbiamo visto con il #MeToo, a livello internazionale: è il piccolo libro rosso dei media, delle élite politiche, culturali in tutto il mondo, è l’ultima grande storia per gli orfani di sinistra, ciò che resta ai progressisti. Io dico di liberarci dal femminismo, perché è una scuola di cecità, nasconde il reale, piuttosto che rivelarlo».
Due Femen condannate per profanazione di una chiesa.
Un’altra buona notizia in occasione della Festa della donna arriva dalla Spagna. Il Tribunale Provinciale di Madrid ha condannato due attiviste del gruppo femminista Femen per essersi incatenate nude all’altare di una chiesa in polemica con la visione della Chiesa contraria all’aborto. Le due attiviste dovranno pagare una multa di 2.160 euro per crimine di “profanazione”.
La redazione
14 commenti a 8 marzo, le donne celebrano la liberazione dal femminismo
Ecco il ritratto di una donna imprenditrice e madre di famiglia… Figura che femministe e progressisti vorrebbero cancellare dalla nostra cultura.
Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto.
Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.
Ella è simile alle navi di un mercante,fa venire da lontano le provviste.
Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia
e dà ordini alle sue domestiche.
Pensa ad un campo e lo compra e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia.
È soddisfatta, perché il suo commercio va bene,
neppure di notte si spegne la sua lucerna.
Stende la sua mano alla conocchia e mena il fuso con le dita.
Apre le sue mani al misero,stende la mano al povero.
Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.
Si fa delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti.
Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese.
Confeziona tele di lino e le vende e fornisce cinture al mercante.
Forza e decoro sono il suo vestito e se la ride dell’avvenire.
Apre la bocca con saggezza
e sulla sua lingua c’è dottrina di bontà.
Sorveglia l’andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia.
suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l’elogio:
«Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,
ma tu le hai superate tutte!».
Fallace è la grazia e vana è la bellezza,ma la donna che teme Dio è da lodare.
Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse opere la lodino alle porte della città. (Proverbi 31, 10-31)
Questo non è il ritratto di una donna “imprenditrice e madre di famiglia” è il ritratto di una donna schiava che si spacca la schiena tutto il giorno mentre il marito
Dì la verità, è tutta invidia la tua….
Non sono d’accordo…
Si tratta di un libro scritto almeno 2500 anni fa che mostra un ritratto decisamente moderno, non diverso da tante donne manager o imprenditrici e madri che lavorano molto sodo.
È infatti una donna che lavora, che decide dei suoi guadagni, che compra e mercanteggia terreni per avere rendite, che tratta con i mercanti, che è lodata in tutta la città per le sue capacità ed opere. Allo stesso tempo si preoccupa della sua famiglia e dei figli, senza dimenticare i deboli e bisognosi.
Il ruolo del marito in questo ritratto è del tutto marginale, perché si tratta di una donna autonoma ed intraprendente. Il marito può solo constatare le capacità della moglie raccogliendo gli elogi partecipando al consiglio degli anziani (non sta bighellonando in osteria…), anzi proprio grazie a sua moglie sembra aver acquisito questo diritto.
…certo manca la parte che piacerebbe alle femministe: la donna caccia di casa il marito e diventa l’unica a gestire tutto.
Dubito molto che quegli sproloqui siano stati concepiti da una donna. Tu vivi nel periodo proto-sumerico.
Mi domando perché una tipa così ricca, e con domestiche ai suoi comandi, si debba alzare nel cuore della notte per preparare la colazione.
Una vera imprenditrice!, mi ha rammentato la Marcegaglia… 😆
È chiaro che è una donna che desidera controllare tutto, sia gli affari sia la gestione della casa. Non ha voluto delegare completamente a serve e babysitter la gestione della famiglia, come molte donne ricche fanno ancora oggi.
Sul fatto colazione… Tutto quello che sai trarre è questo? E se le piacesse farlo? A me piace preparare i biscotti, credi che non possa comprarli? Mi piace farlo per i miei figli e per me.
Se lo faccio io allora sono da lodare, se lo fa una donna è una schiava? Oppure, se una donna a piacere di seguire la propria famiglia di persona è sottomessa? Un uomo no? Anche questo è maschilismo, non trovi?
La scrittrice norvegese, Sigrid Undset, premio Nobel per la Letteratura, parlò molto del femminismo e della donna moderna nei suoi romanzi e nei dibattiti pubblici.
Fu però in disaccordo con le altre femministe della sua epoca e combattè l’ottuso femminismo che vuol fare della donna una fotocopia dell’uomo, identificandolo in uno sfrenato individualismo che conduce al detrimento dei rapporti umani oltre che ad un danno per le donne stesse.
Si convertì al cattolicesimo nel 1924 e dopo di ciò molto del suo tempo fu preso da articoli e dibattiti in difesa della Chiesa cattolica. Considerando la testa ed i modi di alcuni commentatori di questo sito, non mi è difficile immaginare il perché e gli attacchi che avrà ricevuto.
…l’ottuso femminismo che vuol fare della donna una fotocopia dell’uomo…
Sante parole.
Dare gli stessi diritti e le stesse opportunita’ non signifca forzare appiattimento ed il diventare uguali, magari via imposizioni legali.
bella la cofanata di scempiaggini di Mastro Pugnetta per l’ 8 Marzo. Pagliaccio, Buffone, te la cavi meglio con queste cose che con cio’ che millanti di aver studiato.
Complimenti per l’educazione e per la profondità del tuo commento! E tu cosa millanti?
Il femminismo ha esaurito alle sue prerogative in occidente,semplicemente oggi abbiamo l’equiparazione dei diritti, un obiettivo che è stato raggiunto,ora dico non basta raggiungere un obbiettivo ma il punto e quello di saperlo mantenere.L’obiettivo era quello che le discriminazioni tra uomo e donna cessassero,ora la sua critica va svolta altrove, verso l’islam per esempio e anche ad alcune deviazioni del liberismo stesso,che vedono la donna come una merce.Certo che a mio avviso,il femminismo estremizzato diventa una caricatura di se stesso.Il punto non è quello di liberarsi del femminismo ma di apprenderne e di scoprire il significato originario,per poi dirigerlo laddove ancora questa pari dignità non è stata raggiunta.
Se quelle donne oggi possono dichiararsi “non femministe” infondo lo possono grazie al “femminismo originario”,altrimenti, oggi nemmeno voterebbero.
E troppo semplice incatenarsi nude a una chiesa,prova a farlo in una moschea!
*…È troppo semplice incatenarsi nude in una chiesa, prova a farlo in una moschea!…*
Mutatis mutandis, era uguale farlo in una chiesa di trecento anni fa. Però il lavoro di piccole avanguardie li ha rieducati. Come quelle del “femminismo originario”.
Dunque stai dicendo che se trecento ani fa una donna si fosse incatenata nuda in una chiesa sarebbe stata lapidata o comunque messa a morte?
E’ interessante, hai dati storici al riguardo?
O è la solita panzana del sabato sera?
Brobabilmente 300 anni fa uomini e donne avevano anche il buon senso di non fare atti provocatori fini a se stessi…