Villa Giorgina a Roma, la storia di un ebreo salvato da Pio XII
- Ultimissime
- 27 Gen 2019
Fu Isaia Levi a far costruire Villa Giorgina, per poi donarla al Vaticano dopo che lì trovò rifugio durante l’occupazione romana dei nazisti. Una storia emersa dopo il ritrovamento di alcune ossa, inizialmente attribuite ad Emanuela Orlandi.
Oggi si celebra la Giornata della Memoria, in memoria delle vittime dell’Olocausto. Gli ebrei non ebbero vita facile neppure in Italia, tra le leggi razziali e l’occupazione nazista di Roma. Molti di essi sopravvissero grazie all’impegno “clandestino” del Vaticano e l’ennesima conferma è arrivata da quelle ossa ritrovate nell’ottobre scorso a Villa Giorgina, dal 1959 sede della Nunziatura apostolica, l’ambasciata del Vaticano nella capitale italiana.
Le ossa ritrovate a Villa Giorgina non sono di Emanuela Orlandi.
In quel frangente la stampa si avventò sul ritrovamento collegando inspiegabilmente le ossa a quelle di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita nel 1983. Un’operazione scandalistica condita da un bel pizzico di anticlericalismo. Si censurò il fatto che furono gli stessi uomini della nunziatura a chiedere l’intervento della polizia italiana, in totale trasparenza.
In quel frangente intervistammo Marco Fassoni Accetti, colui che si è auto-accusato –con indizi credibili– come il responsabile della sparizione della Orlandi (e di Mirella Gregori): «Le ossa non sono le loro, conosco i fatti miei», ci disse, mentre ancora i quotidiani rilanciavano la “scoperta” del secolo. Fassoni Accetti aveva ragione, le ossa sono risultate antecedenti agli anni ’60 e lo scheletro è di un uomo.
L’ebreo Isaia Levi trovò rifugio in Vaticano e ricambiò donando Villa Giorgina.
Nessun giornalista ha fatto mea culpa, solo il Corriere della Sera ha parlato di «abbaglio giornalistico». L’inviato Goffredo Buccini ha anche ricostruito la storia di Villa Giorgina, quartiere Pinciano di Roma, oggi di proprietà della Santa Sede e luogo di ritrovamento delle famose ossa, basandosi sul libro La Nunziatura apostolica in Italia, (Libreria editrice vaticana).
Fu l’ebreo Isaia Levi a donare Villa Giorgina al Vaticano, il cui nome è in omaggio a Giorgina Levi, la figlia di morta diciottenne a Parigi. Inizialmente fascista, ma nonostante questo in pericolo quando i nazisti occuparono Roma, così l’ebreo Levi si rifugerà in Vaticano con la moglie Nella e si convertirà al cattolicesimo, attribuendo alla consorte «l’ausilio e l’appoggio datomi nel dispormi ad abbracciare la religione cattolica».
Giulio Andreotti, si legge nella ricostruzione del Corriere, si ricorderà che nel 1943 la Santa Sede aprì una mensa nei vasti sotterranei di Villa Giorgina. Isaia Levi la donò per testamento a Papa Pio XII, con l’esplicita richiesta di farne Nunziatura, assieme alla donazione del patrimonio in opere di beneficenza. Oltre a Levi, in Vaticano trovarono riparo e protezione tantissimi altri ebrei, tra i più famosi l’archeologa Hermine Speier: si parla di un totale complessivo di 9600 ebrei.
La conversione del rabbino capo di Roma Eugenio Zolli, grato per l’opera di Pio XII.
Quasi in contemporanea alla conversione di Isaia Levi, avvenne nella capitale italiana un’altra conversione importante. Quella del rabbino capo di Roma, Eugenio Zolli. Attese la fine della guerra e chiese il battesimo cattolico con il nome di “Eugenio Pio Israel Zolli“, in forma di gratitudine verso l’opera di salvataggio di centinaia di ebrei romani da parte della Chiesa e di Pio XII, che vennero nascosti in Vaticano e nei monasteri italiani.
«Ciò che il Vaticano ha fatto resterà indelebilmente ed eternamente scolpito nei nostri cuori», scrisse l’ex rabbino. «Sacerdoti, come pure alti prelati, hanno fatto cose che resteranno per sempre un titolo di onore per il cattolicesimo» (P. Dezza, Eugenio Zolli: Da Gran Rabbino a testimone di Cristo (1881-1956) La Civiltà Cattolica, 21/2/1981, pag. 340).
La redazione
5 commenti a Villa Giorgina a Roma, la storia di un ebreo salvato da Pio XII
strano, neppure un commento, eppure questo dovrebbe essere un argomento importante da discutere, l’aiuto che la Chiesa dette agli ebrei venne ampiamente riconosciuto nel dopoguerra dalle massime autorità ebraiche, Golda Meir parlò di 800mila ebrei messi in salvo dall’opera della Chiesa cattolica
Leggo sempre e stampo spesso gli articoli per distribuirli ai ragazzi della parrocchia, ma non commento mai 😀
Che c’è da commentare?!
Un saluto,
don Carlo
Don Carlo questa volta ha commentato, va beh, per dire che non commenta, ma questo lo trovo un difetto. La Chiesa dovrebbe essere più chiara e prendere posizione contro tutte le leggende nere e le bufale che si raccontano. Una delle quali riguarda proprio Papa Pio XII sul conto del quale la storiella del “sapeva del genocidio degli ebei ma non fece nulla per denunciarlo” è fra le più gettonate dal mondo laicista di un certo colore. E pensare che il Card. Pacelli fu l’autore dell’enciclica “Mit brennender Sorge” il più chiaro atto d’accusa contro il regime nazista scritta, caso più unico che raro, in tedesco invece che in latino. Queste informazioni non circolano e non circolano putropp neppure all’interno della Chiesa.
Secondo me senza la proclamazione di Pio XII come Giusto tra le nazioni da parte di Israele, titolo già attribuito a alcuni cardinali, vescovi e prelati, gli anti clericali continueranno a lanciare accuse infondate.
Gli anticlericali, in genere, non si convinceranno mai. Continuano a lanciare accuse legate ad eventi vecchi come le crociate e l’inquisizione, figuriamoci se si lasciano sfuggire un argomento ancora ‘fresco’ come Pio XII. Certo tra di loro ci sono pure quelli che, davanti al progredire degli studi storici, sanno ammettere di aver sbagliato, ma quando cambiano bandiera, difficilmente ottengono la stessa visibilità che avevano quando erano ‘contro’. Anche il riconoscimento di Giusto tra le nazioni (che anche per me Pio XII merita eccome) è una faccenda complessa, perchè solo negli ultimi anni molta cultura ebraica ha cominciato una lenta revisione del giudizio sull’operato di papa Pacelli, vedesi la vicenda del testo su Pio XII nel museo israeliano dell’Olocausto:
https://www.corriere.it/cultura/12_luglio_02/frattini-museo-israeliano-olocausto-corregge-pio-xii_e74e08a2-c431-11e1-8a5a-a551a87e60ad.shtml
Ma è un cammino ancora lungo.