Benedetto XVI sostiene Francesco: ecco tutti i discorsi

discorsi benedetto xvi su bergoglioBenedetto XVI contro Papa Francesco? Papa Ratzinger è mai intervenuto a favore di Bergoglio? Lo sostiene oppure cerca di ostacolarlo? Qui tutti gli interventi pubblici del Papa emerito in chiaro sostegno del suo successore (ultimo aggiornamento del dossier: marzo 2022).

 
 

Una delle accuse più frequenti a Papa Francesco è quella di essere in discontinuità con il pontificato di Benedetto XVI, lo dimostrerebbe il fatto di non ricevere alcun plauso o sostegno dal suo predecessore.

Papa Ratzinger, dicono altri opinionisti, starebbe ostacolando in tutti i modi il pontificato di Francesco.

In questo dossier (costantemente aggiornato) abbiamo raccolto tutte le dichiarazioni di Benedetto XVI (e dei suoi più stretti collaboratori) sul suo successore, mostrando la stima e l’affetto reciproco tra i due.

 

Tutti gli interventi di Benedetto XVI a favore di Papa Francesco.

 

Il 04 marzo 2022 il giornalista Antonio Socci, per anni acerrimo oppositore di Papa Francesco e sostenitore di un’avversità all’attuale pontificato anche da parte di Benedetto XVI, ha rinnegato le sue tesi riconoscendo che in Ratzinger «c’è un giudizio positivo sul pontificato in generale». Dopo aver citato numerose prese di posizioni del Papa emerito a favore di Papa Bergoglio, il giornalista ha criticato il tradizionalisti che continuano a sostenere l’opposto.

 

Il 10 febbraio 2022 mons. Georg Gaenswein, segretario personale di Benedetto XVI, ha riferito che Papa Francesco ha inviato una lettera di sostegno al papa emerito dopo la vicenda del dossier di Monaco di Baviera sugli abusi nella Chiesa. «E’ arrivata a Benedetto XVI una bellissima lettera di Francesco, una lettera in cui parla da pastore, parla da confratello e parla anche da persona che di nuovo ha espresso la sua piena fiducia, il suo pieno sostegno e anche la sua preghiera». Lo stesso Benedetto XVI nella sua lettera di smentita alle accuse ricevute, ha scritto: «Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che papa Francesco mi ha espresso personalmente».

 

Il 09 febbraio 2022 mons. Georg Gaenswein, segretario personale di Benedetto XVI, in un’intervista è tornato sulla strumentalizzazione di alcune sue parole da parte di sedicenti ratzingeriani (Antonio Socci, in particolare), quando parlò di ministero petrino “allargato”. «La polemica si riferisce alla mia presentazione del libro di Roberto Regoli sul Pontificato di Benedetto XVI alla Gregoriana, nel 2016», ha ricordato mons. Georg. «Alcune mie osservazioni sono state interpretate in modo erroneo. Ho chiarito subito. Purtroppo ci sono persone che volevano, anzi vogliono strumentalizzare le mie parole per seminare zizzania fra papa Francesco e il suo predecessore. Basta prendere atto del mio chiarimento e si capisce o non si vuole capire… Per evitare qualsiasi fraintendimento, ho tolto quelle frasi dalle pubblicazioni successive».

 

Il 28 febbraio 2021 Benedetto XVI ha rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera nella quale è tornato sull’argomento dimissioni, reprimendo «alcuni miei amici un po’ “fanatici” sono ancora arrabbiati, non hanno voluto accettare la mia scelta». Con essa ha voluto anche puntualizzare che «non ci sono due Papi. Il Papa è uno solo…». L’intervistatore descrive così il momento: «La sua precisazione sull’unicità del Papato è scontata per lui ma non per alcuni settori del cattolicesimo conservatore più irriducibile nell’ostilità a Francesco. Per questo, ribadisce che “il Papa è uno solo” battendo debolmente il palmo della mano sul bracciolo: come se volesse dare alle parole la forza di un’affermazione definitiva». Incredibilmente il giornalista Antonio Socci, che da anni fantastica sull’invalidità dell’elezione di Francesco e sul mantenimento di Benedetto XVI a capo della Chiesa, ha avuto il coraggio di commentare: «Quello del “Corriere” sarebbe stato uno scoop se Joseph Ratzinger, oltre a ripetere “il papa è uno”, avesse anche fatto il suo nome. Ciò che tanti sostenitori di Bergoglio, da otto anni, vorrebbero sentir dire a Benedetto XVI è questa semplice frasetta: c’è un solo papa ed è Francesco, mentre io non sono più papa e non ho più nulla a che veder col papato. Ma questa frase Benedetto XVI non l’ha detta al “Corriere” né ad altri in questi otto anni». Gli interventi di Ratzinger raccolti in questo dossier mostrano la falsità del commento di Socci e la sua ideologica strumentalizzazione del Papa emerito.

 

Il 01 settembre 2020 appare il libro “Papa Francesco. Benedetto XVI Papa emerito. Una sola Chiesa” (Rizzoli 2020) che mette a confronto Bergoglio e il Pontefice emerito e le rispettive peculiarità degli stili teologici e pastorali e la diversità dei linguaggi comunicativi, evidenziando la continuità del magistero, la comunanza d’affetto e la consonanza spirituale che li lega. Il libro è stato presentato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.

 

Il 05 maggio 2020 è stata pubblicata un’intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI datata 12/11/18, nella quale il Papa emerito denuncia che sia in atto una “propaganda psicologica” per silenziare la sua voce, riferendosi probabilmente alle critiche ricevute per un suo saggio sul rapporto con l’ebraismo, quando scrisse che verso gli ebrei non vi deve essere un atteggiamento di “missione” ma di “dialogo”. Nell’intervista accenna anche al rapporto con Papa Francesco, precisando che l’amicizia con lui è «cresciuta». Non ci sono due Pontefici, «io sono come un vescovo in pensione», dice. L’attenzione «calorosa» di Francesco gli ha permesso di mettere in pratica il ruolo, complesso oltre che inedito, di Papa emerito e «al tempo stesso» aggiunge, c’è «un legame spirituale che non può essere cancellato».

 

Il 29 aprile 2020 sono stati confermati per altri 5 anni i membri del CdA del Comitato scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Presidente del CdA è rimasto padre Federico Lombardi, uno degli stretti collaboratori di Papa Francesco e più volte intervenuto per difendere il suo pensiero dagli attacchi dei tradizionalisti.

 

Il 01 aprile 2019 il Papa emerito Benedetto XVI ha pubblicato un contributo in occasione del raduno in Vaticano dei presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per la crisi della pedofilia. «A seguito di contatti con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre», ha premesso Ratzinger, «ritengo giusto pubblicare su “Klerusblatt” il testo così concepito». Alla fine della sua riflessione, ha invece concluso in questo modo: «Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!».

 

Il 13 marzo 2018 il filosofo cattolico Massimo Borghesi, docente all’Università di Perugia, ha commentato il giudizio di Benedetto XVI nei confronti di Papa Francesco, contenuto nella lettera inviata a mons. Dario Edoardo Viganò in occasione della presentazione della collana “La Teologia di Papa Francesco”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev): «Mai Benedetto XVI si era spinto così avanti in un giudizio di merito sulla figura del suo successore Francesco. Si tratta di una valutazione di grande significato. In altre occasioni Benedetto aveva espresso pubblicamente la sua stima e la sua sintonia con Francesco. Già allora la continuità manifesta mirava a sconfessare quanti, dentro la Chiesa, tentavano di mettere in contrapposizione papa Wojtyla, e lui stesso, con il nuovo Pontefice. Una linea che ha visto il tradizionalismo cattolico superare di gran lunga il Rubicone con accuse fuori da ogni misura ed intelligenza. Ora, con la sua lettera indirizzata a Viganò, Benedetto torna, come più chiaramente non si potrebbe, a dare un sostegno pubblico al suo successore. A fronte delle accuse, diffuse nei circoli dei denigratori di Bergoglio, per cui il Papa “argentino” non avrebbe una preparazione intellettuale adeguata, il Papa emerito sconfessa radicalmente questa posizione dichiarando che “Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica”. E’ una fortuna che Benedetto abbia potuto far sentire ancora la sua voce. La sua autorità, morale-ecclesiale-teologica, non può essere contestata da nessuna forma di “dubia”. Per questo il suo appoggio a Francesco, privo di calcoli, ha un valore simbolico enorme. Dopo la lettera Viganò sarà difficile, per i detrattori del Papa, utilizzare i precedenti pontificati contro quello presente. Le differenze riguardano lo stile, non la dottrina. Coloro che hanno costruito la loro fortuna editoriale e giornalistica sull’antitesi tra Benedetto e Francesco, causando un profondo disorientamento, hanno materia su cui riflettere. Una cosa è certa: le costruzioni ideologiche saltano e l’aria, dentro la Chiesa, può divenire più tersa».

 

Il 12 marzo 2018 la sala stampa del Vaticano ha reso nota una lettera di Benedetto XVI inviata al Prefetto della Segreteria per la comunicazione Dario Edoardo Viganò durante la presentazione della collana “La Teologia di Papa Francesco”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev). «Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI – che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI – mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento». La lettera di Ratzinger si conclude con un ultimo capoverso che è stato reso noto da Sandro Magister. «Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica – risponde il Papa emerito, al quale era stata evidentemente richiesto un intervento in quel senso – perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti». Questa frase è stata interamente letta da monsignor Viganò, ma non era presente nel comunicato della Sala Stampa vaticana. Nell’immagine diffusa dalla Segreteria per la comunicazion sono leggibili i primi paragrafi, ma sono state volutamente sfuocate le ultime due righe della prima facciata, che introducono l’ultimo passaggio scritto da Ratzinger. Gli antipapisti -in particolare Riccardo Cascioli- si sono scatenati accusando mons. Viganò di aver censurato Ratzinger, censurando però loro stessi le chiare parole di Benedetto XVI a favore della continuità con Francesco. Successivamente è emerso che Benedetto XVI si è negato dal recensire i volumetti in quanto due autori di essi sono teologi che si erano fortemente opposti al suo pontificato e tale risposta sarebbe dovuta essere rimasta riservata. «Le polemiche sui testi omessi della lettera del Papa emerito rischiano di trasformare in un boomerang l’effetto che si voleva ottenere con la divulgazione delle parti pubblicate», ha concluso Andrea Tornielli. «Al di là dei tecnicismi», ha riportato Paolo Rodari, «resta evidente la sostanza: le parole di Ratzinger sono durissime nei confronti di chi accusa il suo successore di pochezza teologica. E non a caso stanno scatenando reazioni altrettanto dure».

 

L’10 febbraio 2017 padre Federico Lombardi, ex direttore della Sala stampa vaticana sotto a Benedetto XVI e attuale presidente della Fondazione Ratzinger, ha testimoniato la fratellanza del rapporto tra Francesco e Benedetto XVI, avendo avuto modo di visitare quest’ultimo proprio nei mesi precedenti: «L’ho trovato perfetto dal punto di vista della lucidità, della presenza spirituale, mentale, e quindi è un vero piacere stare con lui», seppur le forze fisiche diminuiscano con la vecchiaia. «Credo che sia veramente molto bello avere il Papa emerito che prega per la Chiesa, per il suo successore. È una presenza che noi sentiamo, sappiamo che egli c’è e anche se non lo vediamo spesso, quando lo vediamo siamo tutti molti contenti perché gli vogliamo bene». Ha parlato di una «discreta e serena vicinanza spirituale al suo successore che sente certamente – come ci ha detto molto volte – anche il sostegno di questa presenza e di questa preghiera e che coltiva questo rapporto, a volte con delle visite, a volte con delle chiamate telefoniche, certamente con molti segni di familiarità, di rispetto e di attesa del sostegno spirituale. Quindi sì, stiamo vivendo questa realtà inedita, ma è bella, è consolante; direi che tutte le volte che vediamo delle immagini di Papa Francesco e il suo predecessore insieme, è una grande gioia per tutti ed è un bell’esempio di unione nella Chiesa, nella varietà delle condizioni».

 

Il 27 dicembre 2017 il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto in occasione del compleanno del card. Gerhard Ludwig Müller: «ha difeso le chiare tradizioni della fede, ma nello spirito di papa Francesco», cercando «di capire come possano essere vissute oggi».

 

L’17 settembre 2016 il biografo tedesco di Benedetto XVI, Peter Seewald, ha spiegato il rapporto tra Benedetto XVI e Francesco: «Penso che fra loro due esista una prossimità personale. Nel libro, Ratzinger sulla domanda se lui ha problemi con lo stile di Francesco, mi risponde: “No, al contrario. Credo che ciò sia buono”. Ricordo che Francesco ha chiamato Benedetto grande dottore della Chiesa, il cui spirito “si manifesta sempre più grande e più potente di generazione in generazione”. Si vedono in diverse occasioni. Si scrivono lettere, scambiano idee. Benedetto parla serenamente sulle differenze di temperamento fra di loro. Potrebbe esserci qualche differenza su ciò che fa il suo successore, ma a lui piace la vitalità che Francesco dà (alla Chiesa) ogni giorno. Lo possono vedere tutti»

 

L’11 settembre 2016 il vaticanista Aldo Maria Valli, celebrato da diversi tradizionalisti in quanto autore di alcune perplessità su dichiarazioni pubbliche di Francesco, ha scritto: «quanto al giudizio di Benedetto sulla linea Bergoglio, sono certo che Ratzinger la pensa esattamente così. Quando afferma di apprezzare l’apertura e la disponibilità di Francesco verso le persone, è del tutto sincero». E ancora: «A un certo punto, con la solita schiettezza, Benedetto non rinuncia a mettere in guardia Francesco (quando dice che se un papa riceve troppi applausi c’è qualcosa che non funziona), ma ciò non toglie che veda davvero in Bergoglio il pontefice giusto per questa fase storica della Chiesa».

 

Nel settembre 2016 è stato pubblicato il libro Ultime conversazioni (Garzanti 2016) in cui Benedetto XVI ha espresso stima per Francesco: «Il modo in cui ha pregato per me, il momento di raccoglimento, poi la cordialità con cui ha salutato le persone tanto che la scintilla è, per così dire, scoccata immediatamente» (p. 39). E ancora: «È certo anche un papa che riflette, uno che medita sulle questioni attuali. Che non viva nel palazzo apostolico bensì a Santa Marta, dipende dal fatto che vuole sempre essere circondato dalla gente. Direi che questo si può ottenere anche su [nel palazzo apostolico, n.d.r.], ma è una scelta che mostra un nuovo stile. Forse io non sono stato abbastanza in mezzo agli altri, effettivamente. Ognuno deve avere il proprio temperamento. Ma trovo positivo che sia così diretto con gli altri. Mi chiedo naturalmente quanto potrà andare avanti. Per stringere ogni mercoledì duecento mani o più e via dicendo ci vuole molta forza. Ma questo lasciamolo al buon Dio» (p. 42). Sempre restando sul diverso temperamento, «ognuno ha il proprio carisma. Francesco è l’uomo della riforma pratica. È stato a lungo arcivescovo, conosce il mestiere, è stato superiore dei gesuiti e ha anche l’animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo. Io sapevo che questo non è il mio punto di forza. La verità è che non potevo intraprendere nessun tipo di operazione di carattere organizzativo a lungo termine. Ma ero anche del parere che non fosse il momento di farlo […]. Quando un papa inizia il suo pontificato a settantotto anni, non dovrebbe aspirare a grandi cambiamenti in una prospettiva a lungo termine, che egli stesso non sarebbe in grado di sostenere.» (p. 172, 173, 195). Ha anche condiviso l’intento di Francesco di decentralizzare la Chiesa: «Anch’io ho sempre desiderato che le Chiese locali siano il più possibile autonome e vitali, senza bisogno di assistenza da parte di Roma» (p. 43). Sbaglia anche chi parla di “rottura” tra i due pontificati: «Naturalmente si possono fraintendere alcuni punti per poi dire che adesso le cose vanno in modo del tutto diverso. Se si prendono singoli episodi e li si isolano, si possono costruire contrapposizioni, ma ciò non accade quando si considera tutto l’insieme. Forse si pone l’accento su altri aspetti, ma non c’è alcuna contrapposizione» (p. 44). La soddisfazione per Francesco è piena, con lui «c’è una nuova freschezza in seno alla Chiesa, una nuova allegria, un nuovo carisma che si rivolge agli uomini, è già una bella cosa» (p. 44).

 

Il 24 agosto 2016 è stata pubblicata un’intervista di Elio Guerriero a Benedetto XVI, il quale ha dichiarato: «L’obbedienza al mio successore non è mai stata in discussione. Ma poi vi è il sentimento di comunione profonda e di amicizia. Al momento della sua elezione io provai, come tanti, uno spontaneo sentimento di gratitudine verso la Provvidenza. Dopo due pontefici provenienti dall’Europa Centrale, il Signore volgeva per così dire lo sguardo alla Chiesa universale e ci invitava a una comunione più estesa, più cattolica. Personalmente io rimasi profondamente toccato fin dal primo momento dalla straordinaria disponibilità umana di papa Francesco nei miei confronti. Subito dopo la sua elezione cercò di raggiungermi al telefono. Non essendo riuscito questo tentativo, mi telefonò ancora una volta subito dopo l’incontro con la Chiesa universale dal balcone di san Pietro e mi parlò con grande cordialità. Da allora mi ha fatto dono di un rapporto meravigliosamente paterno-fraterno. Spesso mi giungono quassù piccoli doni, lettere scritte personalmente. Prima di intraprendere grandi viaggi, il Papa non manca mai dal farmi visita. La benevolenza umana con la quale mi tratta, è per me una grazia particolare di quest’ultima fase della mia vita della quale posso solamente essere grato. Quello che dice della disponibilità verso gli altri uomini, non sono solamente parole. La mette in pratica con me. Che il Signore gli faccia a sua volta sentire ogni giorno la sua benevolenza. Per questo prego il Signore per lui».

 

Il 28 giugno 2016 Benedetto XVI, nel suo primo discorso pubblico dopo la rinuncia del soglio pontificio, si è rivolto con queste parole al suo successore Francesco: «Grazie soprattutto a lei, Santo Padre! La sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini Vaticani, con la loro bellezza, la sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di ringraziamento, di tutto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della Misericordia Divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio».

 

Il 01 giugno 2016, padre Federico Lombardi, portavoce di Papa Francesco, suo difensore in molte circostanze e per questo preso spesso di mira dagli “anti-bergogliani”, è stato nominato presidente della Fondazione Ratzinger. E’ stato un fedele collaboratore anche di Benedetto XVI per lunghi anni.

 

Il 23 marzo 2016 il segretario personale di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, ha parlato nuovamente di Benedetto XVI e di Papa Francesco: «Sono diversi nei loro caratteri, nelle personalità e anche nel modo di comunicare e di relazionarsi. Per me, vivere con papa Francesco è uno stimolo: lui cerca il contatto diretto, persino fisico, accarezza e si lascia accarezzare, superando così le distanze personali. Papa Benedetto, invece, è più riservato: accarezza con le parole, piuttosto che con gli abbracci. Sono due personalità differenti, ma la cosa più importante è che sono entrambi autentici, non cercano di “copiare” nessuno».

 

Il 14 dicembre 2015 il card. Camillo Ruini ha detto in un’intervista a proposito di presunte contrapposizioni tra vescovi conservatori e il Papa: «Le contrapposizioni non fanno bene, specialmente all’interno della Chiesa. Quella tra Papa e vescovi è però una leggenda metropolitana». Ha quindi respinto l’opinione secondo cui se si rifacesse il Conclave Francesco non verrebbe rieletto: «E’ un’opinione che lascio volentieri» a chi la promuove. «Il valore di Papa Benedetto XVI e del suo pontificato emergerà sempre di più, nel tempo. I rapporti tra lui e papa Francesco dimostrano quanto sia sbagliato contrapporli».

Il 16 marzo 2016 sui quotidiani è comparsa un’intervista a Benedetto XVI realizzata dal gesuita belga Jacques Servais. Dopo ever apprezzato il fatto che il tema della misericordia è sempre più centrale nella Chiesa, a partire da Suor Faustina e da Giovanni Paolo II, il Papa emerito ha aggiunto che «la misericordia è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto». Una profonda convergenza di vedute sul tema centrale del pontificato di Francesco, la misericordia, come abbiamo sottolineato.

 

Il 14 aprile 2015 mons. Georg Gänswein, segretario personale di Ratzinger, è intervenuto in un’intervista al programma televisivo “La strada dei miracoli”, affermando: «L’ultima volta Francesco ha fatto visita al Papa Emerito durante la Settimana Santa, il martedì. Loro quando s’incontrano stanno sempre a quattr’occhi. Posso immaginare che anche su questo argomento, se Francesco parla di Benedetto come di un nonno saggio, a un nonno saggio avrà chiesto qualche consiglio!».

 

Il 17 marzo 2015 mons. Georg Gänswein, segretario personale di Ratzinger, è intervenuto ancora affermando: «Con l’annuncio dell’Anno santo straordinario, Papa Francesco ha dato un’altra prova della sua capacità di sorprendere. Papa Francesco è una persona autentica: è come appare a chi lo guarda da lontano o in tv. C’è chi magari non ha la sua stessa visione, ma non si può dire che Papa Francesco sia ostacolato o contrastato. L’atteggiamento accogliente di Papa Francesco verso Benedetto XVI è stato, ed è, esemplare. Tra i due c’è davvero un rapporto molto cordiale e rispettoso».

 

Il 15 febbraio 2015 mons. Georg Gänswein, segretario personale di Ratzinger, è intervenuto in un’intervista rispondendo al complottismo dilangante sulle dimissioni di Benedetto XVI, rilanciato in Italia da Antonio Socci: «Benedetto stesso ha detto di aver preso la sua decisione in modo libero, senza alcuna pressione. E ha assicurato “reverenza e obbedienza” al nuovo Papa. Benedetto XVI è convinto che la decisione presa e comunicata sia quella giusta. Non ne dubita. È serenissimo e certo di questo: la sua decisione era necessaria, presa “dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio”. La consapevolezza che le forze del corpo e dell’animo venivano meno, di dover guardare non alla propria persona ma al bene della Chiesa. Le ragioni sono nella sua declaratio. La Chiesa ha bisogno di un timoniere forte. Tutte le altre considerazioni e ipotesi sono sbagliate». Perché si dubita della validità dell’elezione di Papa Francesco, è forse mancanza di senso della Chiesa?, ha chiesto l’intervistatore. «Sì, i dubbi sulla rinuncia e l’elezione nascono da questo», ha risposto mons. Georg. «Non si possono fondare ipotesi su cose che non sono vere, totalmente assurde. Benedetto e Francesco sono diversi, talvolta molto diversi, i modi di espressione. Ma li accomuna la sostanza, il contenuto, il depositum fidei da annunciare, da promuovere e da difendere».

 

Il 23 gennaio 2015 mons. Georg Gänswein, segretario personale di Ratzinger, ha criticato i tentativi di opporre Francesco a Benedetto XVI: «Come contrasto si costruisce una opposizione che non esiste. Non conosco dichiarazioni dottrinali di Francesco che siano contrarie a quelle del suo predecessore. Questo sarebbe assurdo […]. Non ci stati circoli tradizionalisti che hanno fatto questo tentativo, eccetto i rappresentanti dell’Alleanza teologica e alcuni giornalisti. Parlare di un antipapa è semplicemente sciocco, e allo stesso tempo irresponsabile. Va nella direzione di provocare un incendio nel dibattito teologico».

 

Il 24 gennaio 2014 il teologo Hans Küng ha citato una lettera inviatagli da Benedetto XVI (datata 24 gennaio 2014) in cui il Papa emerito ha scritto: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiere». Il 18 febbraio 2014 Benedetto XVI ha confermato la lettera rispondendo al giornalista Andrea Tornielli: «Il prof. Küng ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui».

 

Il 16 marzo 2014 è emerso il racconto di mons. Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontifica e segretario di Benedetto XVI, sul fatto che Papa Francesco, prima di mandare alle stampe la sua intervista per “La Civiltà Cattolica” l’aveva sottoposta per una verifica a Benedetto XVI: «Quando padre Spadaro ha consegnato la prima copia di questa intervista papa Francesco me l’ha data e mi ha detto: “Adesso la porti a Benedetto. Vede, la prima pagina dopo l’indice è vuota. Qui papa Benedetto dovrebbe scrivere le sue critiche che gli vengono in mente durante la lettura e poi riportamelo o rimandamelo». Benedetto ha risposto con quattro pagine di suggerimenti. Mons. Georg ha anche spiegato che lo scambio tra i due è di vario tipo e avviene anche per telefono.

 

Il 25 febbraio 2014 il segretario personale di Benedetto XVI, mons. Georg Ganswein, in un’intervista per il Washington Post ha detto: «La stima di Benedetto [per Papa Francesco] è molto alta ed è aumentata per il coraggio del nuovo papa, settimana dopo settimana. All’inizio, non si conoscevano molto bene. Ma poi Papa Francesco gli ha telefonato, gli ha scritto, si reca a trovarlo e lo ha invitato [a riunioni private], in modo che il loro contatto è diventato molto personale e riservato». Ha anche aggiunto: «Il Papa emerito Benedetto è ben consapevole della fama del suo successore, ma lui non è geloso perché vede che la celebrità come un aiuto ai fedeli».

 

Il 17 marzo 2013 il quotidiano Telegraph ha ripreso una vecchia notizia affermando che «papa Francesco è andato vicino a perdere la sua posizione all’interno della Chiesa cattolica, dopo aver criticato il suo predecessore sette anni fa». Ci si riferisce ad una presunta opposizione tra l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e Papa Benedetto, sul famoso discorso a Ratisbona. Bergoglio, scrive il quotidiano, «parlando attraverso un suo portavoce» avrebbe detto: «La dichiarazione di Papa Benedetto non riflette le mie opinioni, Queste dichiarazioni serviranno per distruggere in 20 secondi l’attenta costruzione di un rapporto con l’Islam, che Papa Giovanni Paolo II ha costruito nel corso degli ultimi venti anni». La notizia è stata poi ripresa da altri siti web e quotidiani, come ha fatto in Italia Libero il 22/08/14. Proprio nella stessa data però il vaticanista Andrea Tornielli ha smontato la notizia falsa, scrivendo: «I fatti sono questi: padre Guillermo Marcó, giornalista, incaricato dei rapporti con la stampa dell’arcidiocesi di Buenos Aires, nel 2006, dopo il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, si fece intervistare da “Newsweek” (nella sua versione in lingua spagnola), criticando Ratzinger: disse di non sentirsi rappresentato da quelle parole sull’islam, affermò di ritenere quello di Ratisbona un passo indietro rispetto all’atteggiamento di Giovanni Paolo II. L’intervista fece ovviamente scalpore, anche in Vaticano. Marcó spiegò di aver rilasciato l’intervista non in quanto incaricato dei media della diocesi, ma come presidente dell’Istituto per il dialogo interreligioso. Leggendola appare del tutto evidente che il sacerdote parlava a titolo personale (“quelle parole non MI rappresentano”), senza alcun mandato della diocesi né tantomeno dell’allora arcivescovo di Buenos Aires. Ciononostante, visto il comprensibile imbarazzo che quell’intervista – e anche altre dichiarazioni – avevano provocato, padre Marcó, venne rimosso dal suo incarico di responsabile dei rapporti con la stampa, per volere del cardinale Bergoglio, e destinato altrove. Una circostanza che quanti hanno scovato e rilanciato la presunta notizia si guardano dal raccontare, perché rovinerebbe questa nuova pretestuosa accusa. Attribuire al futuro Papa le parole di Marcó, per contrapporlo a Benedetto XVI è dunque un’operazione propagandistica».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace