Papa Paolo III, il primo sostenitore dell’eliocentrismo di Copernico

Eliocentrismo, Copernico e Chiesa cattolica. La ricostruzione dei fruttuosi rapporti tra scienziati ed ecclesiastici, in particolare riguardo alla rivoluzione apportata dall’eliocentrismo.

 

Un argomento che accende come pochi altri i fervori anticlericali di coloro che oppongono il cattolicesimo al progresso scientifico. Eppure la studiosa britannica Valerie Shrimplin ha ben ricostruito le relazioni tra Copernico -astronomo e agostiniano cattolico-, Michelangelo e Papa Paolo III Farnese. I tre si frequentarono fin da giovani e la visione dell’universo del Buonarroti -espressa simbolicamente nel Cristo-Apollo della Cappella Sistina, in Vaticano-, anticipa di 7 anni la pubblicazione eliocentrica di Copernico. Nell’estate del 1533 fu Clemente VII, entusiasta sostenitore dell’eliocentrismo, a commissionare a Michelangelo la realizzazione del Giudizio universale, progetto prontamente ripreso dal suo successore, Paolo III. Proprio a quest’ultimo è dedicato il De revolutionibus orbium coelestium, trattato in cui Copernico esporrà la sua rivoluzionaria tesi.

Un intreccio di rapporti fruttuosi tra artisti, scienziati e uomini di Chiesa che dimostra quanto ingenuo sia l’errore anticlericale. Il rinomato storico della scienza David C. Lindberg, già presidente della History of Science Society, e il suo collega Ronald Leslie Numbers, docente presso l’University of Wisconsin–Madison, hanno scritto: secondo molti, «le forze religiose reazionarie soffocarono con rapidità l’idea di una cosmologia eliocentrica a causa della sua incompatibilità con alcuni passi biblici che venivano interpretati in favore della dottrina geostatica. Ovviamente, un attento esame delle fonti storiche rivela un quadro piuttosto differente» (D.C. Linderg & R.L. Numbers, Dio e Natura, La Nuova Italia 1994, p. XXVI).

E’ così, infatti. E’ vero, diversi teologi (cattolici e, sopratutto, protestanti) troppo legati alla cosmologia tolemaica e al letteralismo biblico respinsero erroneamente la tesi copernicana, assieme ai filosofi aristotelici, ma essa trovò il favore della Chiesa nelle sue più alte sfere (almeno inizialmente). Infatti, l’opera di Copernico, «non sarebbe mai stata pubblicata, se non fosse stato per le pressioni del canonico Tiedemann Giese, che divenne poi vescovo di Kulm, che è forse il suo amico più intimo, il primo a cui Copernico aveva rivelato, le “sue segrete conoscenze astronomiche” (il Giese fu anche autore, come altri ecclesiastici dopo di lui, di un trattato sulla compatibilità tra il sistema eliocentrico e la Bibbia); e poi il cardinale Nikolaus von Schönberg, arcivescovo di Capua e uomo di fiducia di ben tre papi, compreso quello allora in carica, il quale il 1° novembre 1536 gli scrive per invitarlo formalmente a dare alle stampe il libro di cui aveva sentito parlare tanto bene da Johann A. Widmannstetter, segretario di papa Clemente VII (la lettera di Von Schönberg fu posta proprio in apertura del De revolutionibus)» (F. Agnoli, Scienziati in tonaca, Siloe 2013, pp. 23, 24).

Se davvero l’eliocentrismo “detronizzava l’uomo” e “si opponeva alla Bibbia”, come poteva trovare pieno sostegno da ecclesiastici e pontefici? «Va detto con chiarezza», ha scritto lo storico della scienza Paolo Musso, docente presso l’Università dell’Insubria di Varese, «che la fine del geocentrismo non significò affatto, come oggi si cerca insistentemente di far credere, anche la fine dell’antropocentrismo, inteso nel senso di una radicale svalutazione dell’uomo e della sua importanza nel disegno complessivo del cosmo». Per un cristiano, infatti, all’epoca di Copernico, come prima e dopo di lui, «il valore dell’uomo non può dipendere dalla sua collocazione geografica, né da alcun altro fatto materiale, ma solo dal suo rapporto con l’infinito» (P. Musso, La scienza e l’idea di ragione, Mimesis 2011).

La cosmologia aristotelico-tolemaica era precristiana, l’Europa cattolica l’aveva ereditata, mantenuta e modificata. Ma la centralità fisica della Terra non era affatto sinonimo di preminenza o superiorità. La divulgatrice scientifica americana Dava Sobel ha infatti chiarito: «gli astronomi colleghi di Copernico avrebbero osservato che la Terra stava bene al centro di tutto non perché la dimora del genere umano meritasse un posto d’onore, ma al contrario, perché al centro finiva col cadere e giacere ogni cosa materiale e perché crollo, cambiamento e morte erano il destino degli abitanti della Terra. In breve la Terra era al centro perché era non il culmine ma il fondo del creato, e non si doveva osare mettere il Sole, che molti chiamavano il lume celeste, nel buco infernale posto al centro del cosmo» (D. Sobel, Il segreto di Copernico, Rizzoli 2012).

Nonostante la decisa condivisione iniziale, nel 1616 (quasi 70 anni dopo la pubblicazione!) la Sacra Congregazione dell’Indice pubblicò un decreto di condanna del De revolutionibus orbium caelestium. Il teologo e filosofo della scienza spagnolo Rafael Martínez ha ricostruito la vicenda studiando le carte vaticane originali, rilevando la superficialità con cui agì la Curia romana. Innanzitutto venne data troppa fiducia al giudizio della “scienza” allora dominante, che riteneva falso il sistema copernicano, in secondo luogo non vi fu alcun esame teologico riguardo le tesi copernicane. Per questo «la decisione della Congregazione dell’Indice» di sospendere prudenzialmente l’insegnamento di una tesi ritenuta “pericolosa”, conclude Martinez, venne presa «su insufficienti basi filosofiche e teologiche».

Un errore, quello del Santo Uffizio, che avrà importanti conseguenze ideologiche nella storia ma che -secondo noi- può essere parzialmente ridimensionato dando maggior peso all’accoglienza positiva che le tesi copernicane immediatamente ricevettero -dopo un reale approfondimento- dai pontefici Clemente VII e Paolo III e da gran parte degli ecclesiastici della seconda metà del ‘500.

La redazione>

15 commenti a Papa Paolo III, il primo sostenitore dell’eliocentrismo di Copernico

  • Max De Pasquale ha detto:

    Roba ben nota agli storici di quel periodo ovviamente. Ma “tutti sanno che Copernico non pubblico’ le sue idee perche’ la Chiesa si opponeva…”

  • Ferlon ha detto:

    Un argomento che accende come pochi altri i fervori anticlericali di coloro che oppongono il cattolicesimo al progresso scientifico.

    te credo.. hanno obbligato il Padre della Scienza a giurare il falso sotto minaccia di morte e tortura..

    tra l’altro lo stesso inquisitore di Galileo è lo stesso che amamzzò Giordano Bruno e fece da carceriere a Tommaso Campanella..

    Infatti, l’opera di Copernico, «non sarebbe mai stata pubblicata, se non fosse stato per le pressioni del canonico Tiedemann Giese, che divenne poi vescovo di Kulm

    e allora, se erano cosi illuminati, potevano pubblicare pure “Dialogo Sopra I Due Massimi Sistemi Del Mondo” invece di metterlo al rogo..

    Se davvero l’eliocentrismo “detronizzava l’uomo” e “si opponeva alla Bibbia”, come poteva trovare pieno sostegno da ecclesiastici e pontefici?

    eh si , è proprio cosi sta scritto nella condanna:

    «Essendo che tu, Galileo fig.lo del q.m. Vinc.o Galilei, Fiorentino, dell’età tua d’anni 70, fosti denunziato del 1615 in questo S.o Off.o, che tenevi come vera la falsa dottrina, da alcuni insegnata, ch’il Sole sia centro del mondo e imobile, e che la Terra si muova anco di moto diurno; […] seguendo la posizione del Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso e autorità della sacra Scrittura […]

    Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura;

    Che la Terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimente proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide.

    quindi avete scritto un mare di baggianate..

    In breve la Terra era al centro perché era non il culmine ma il fondo del creato

    dovevate dirlo nel 1500..

    può essere parzialmente ridimensionato

    ..insultando Galileo come avete negli articoli passati facendolo passare per un pagliaccio. Ma quelli che non passerete MAI siete voi.

    • Francesco ha detto:

      Bufale già sbugiardate da tempo,
      o scrivi per ignoranza o per malafede.

      • Max De Pasquale ha detto:

        La seconda. E’ una povera disturbata mentale che ci da’ addosso per ogni cosa che diciamo, senza controllare se cio’ che dice ha senso oppure no (di solito e’ la seconda). Se per ipotesi assurda la Chiesa fosse a favore dei “matrimoni” gay, lei sosterrebbe la famiglia composta da uomo e donna.

        • Ferlon ha detto:

          mah, direi entrambe, considerando che la condanna è stata scritta dal santuffiZZio..

          • lorenzo ha detto:

            Quindi, secondo te, che il sole sia al “cento del mondo” e che tutto gli ruoti attorno orbite perfettamente circolari e vero? Complimenti per le tue conoscenze scientifiche!!!

          • lorenzo ha detto:

            Quindi, secondo te, che il sole sia al “cento del mondo” e che tutto, stelle comprese, gli ruoti attorno con orbite perfettamente circolari é una cosa vera?
            Se sono queste le tue convinzioni scientifiche ti faccio i miei complimenti!!!

          • Max De Pasquale ha detto:

            …in base ad osservazioni che oggi definiremmo scientifiche, come sanno gli storici della scienza del tempo. Gente con una laurea, dottorato, anni di studi in materia e soprattutto imparzialita’. Per fortuna ci sei tu a ricordarci che le cose stanno diversamente.

        • Mister R. ha detto:

          Max De Pasquale

          Esatto, il cristiano di turno dice A? Non importa se abbia ragione o meno, io dirò sempre B.

    • lorenzo ha detto:

      Ma qualche volta riuscirai ad azzeccarne una?
      Questa volta c’eri quasi riuscita scrivendo: “Ma quelli che non passerete MAI siete voi”.
      La frase esatta però è: “Cieli e terra passeranno ma le mie parole non passeranno mai.”

  • Sisco ha detto:

    Sarebbe bene che la Bibbia continuasse ad essere il libro per eccellenza proprio su questo punto: la terra al centro e non il sole nel sistema solare. I testi al riguardo ci spiegano che la terra al centro dell’universo è stata superata dalla rivoluzione copernicana, ma si è mai approfondito ciò che prima faceva la concezione del mondo? L’autorità della Bibbia in questo caso basta a porla al centro dell’universo e oggi questo è per noi inaccettabile ma c’è stato mai qualcuno che ci ha spiegato scientificamente come stavano le cose prima della rivoluzione copernicana? O dobbiamo considerare il binomio scienza-rivoluzione come inscindibile?

  • Aristocle ha detto:

    Convinzione personale, fondata sulla lettura di diversi studi, è che i guai di Galilei siamo legati alla sua pretesa di insegnare come si dovesse leggere la Bibbia (non al fatto che la si dovesse interpretare, perché appartiene alla tradizione della chiesa- e prima ancora all’ebraismo- l’interpretazione delle scritture). Il copernicanesimo comincia ad essere censurato dopo il concilio di Trento, in piena “controriforma”, dopo che il concilio stesso aveva ribadito- contro il libero esame luterano- che la corretta interpretazione del testo sacro compete alla tradizione e al magistero. Galei, “un laico cone gli altri”, pur ammiratissimo natematico, non poteva insegnare come leggere la Bibbia. Peraltro Bellarmino aveva già scritto che se si fosse dimostrato inequivocabilmente la verità del sistema copernicano, si sarebbe dovuto modificare l’interpretazione del testo biblico.

  • lorenzo ha detto:

    Franco Battaglia, prof. di Fisica-Chimica dell’università di Modena, ha affermato che il “consenso scientifico” è un ossimoro, non esiste perché, se esistesse il cosiddetto “consenso scientifico” come metro per misurare la verità o meno di una affermazione, significherebbe che, ad esempio, uno come Galileo Galilei doveva necessariamente aver torto perché il “consenso scientifico” di allora era diverso dalle affermazioni scientifiche che faceva Galileo Galilei, e lo stesso vale per il “consenso scientifico” dei tempi di Einstein che era diverso da quanto lo scienziato affermava sulla relatività.