Stephen Hawking. Grande scienziato, mediocre filosofo.
- Ultimissime
- 28 Ott 2018
di Santiago Ramos*
*docente di Filosofia presso il Boston College.
da Commonweal Magazine, 24/04/18
«L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante», afferma Blaise Pascal. «Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla».
Insegnavo la filosofia di Pascal in università una settimana prima della morte di Stephen Hawking. Quando ho saputo della sua scomparsa, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato questo passaggio dei Pensieri. Ci sono stati probabilmente dei momenti nella vita di Hawking che si sentì fisicamente schiacciato dall’universo. Ma la malattia che ha paralizzato il suo corpo non lo ha tenuto lontano dalla consapevolezza descritta da Pascal. Hawking sapeva bene quanto era schiacciato dall’universo: ne conosceva le forze, i contorni e gli ambienti estremi e, con la sua intelligenza, poteva risalire alle sue origini, al Big Bang.
Quello che mi sono sempre chiesto di Hawking è se pensasse che ci fossero dei limiti a ciò che l’intelligenza umana può comprendere. Siamo cablati in modo che ci siano alcune cose che semplicemente non possiamo sapere o addirittura chiedere? Confesso di essere prevenuto nei suoi confronti: nei suoi scritti, Hawking ha respinto la filosofia come disciplina, e nel mio orgoglio di insegnante di filosofia l’ho liquidato come incapace di immaginare le ultime, trascendenti domande sull’universo, inclusa la domanda metafisica del “Perché?”, su ciò che spiega l’esistenza dell’universo. Più importante per me del fatto che Hawking credesse in Dio (non lo fece) era se pensava che le domande metafisiche fossero legittime. Ho giustificato il mio pregiudizio notando che Sir Martin Rees, l’astronomo reale e amico del fisico inglese, ha detto: «Hawking ha letto pochissima filosofia e ancor meno teologia, quindi non penso che dovremmo attribuire alcun peso alle sue opinioni su questo argomento». Eppure, le affermazioni e gli scritti di Hawking rivelano che il suo atteggiamento nei confronti delle domande metafisiche si è evoluto nel tempo. Vale la pena dare un’occhiata più da vicino.
Negli ultimi anni della sua vita, Hawking ha fatto affermazioni che a prima vista potrebbero sembrare chiaramente anti-filosofiche e anti-metafisiche. «Chiedere cosa è successo prima del Big Bang non ha senso. Sarebbe come chiedere cosa si trova a sud del Polo Sud», ha affermato in una conferenza in Vaticano nel 2016, riecheggiando una conclusione che aveva espresso altre volte. C’è un senso importante in cui Hawking ha ragione. Secondo la teoria della relatività generale, sulla quale Hawking ha costruito il suo lavoro sull’origine dell’universo, non c’è nulla come il “tempo” prima del Big Bang: il tempo è stato creato insieme al Big Bang. La domanda su ciò che viene prima non ha senso dal punto di vista di un fisico.
All’inizio della sua carriera, Hawking aveva un modo più sottile di affrontare la differenza tra le domande poste dalla fisica e le risposte e le domande metafisiche. In un famoso passaggio di A Brief History of Time – il libro del 1988 che ha dato fama internazionale ad Hawking come divulgatore di fisica teorica- il fisico racconta una conferenza del 1981, sempre in Vaticano, dove consegnò un documento a Papa Giovanni Paolo II. «Alla fine della conferenza ai partecipanti è stato concesso un incontro con il papa», ricorda Hawking. «Ci ha detto che andava bene studiare l’evoluzione dell’universo dopo il Big Bang, ma non dovremmo indagare sul Big Bang stesso perché quello era il momento della Creazione e quindi l’opera di Dio». Il ricordo di Hawking è contestato, ma quello che probabilmente intendeva dire Giovanni Paolo è che la questione dell’origine dell’universo, che il Papa identificò con il Big Bang, è propriamente una domanda metafisica, non scientifica. Le scienze fisiche spiegano i processi naturali e la composizione della materia; la metafisica chiede una spiegazione del perché la natura e l’universo esistono. Questa è più o meno la posizione dei pensatori canonici nelle tre fedi monoteiste, come Averroè, Maimonide e Tommaso d’Aquino. Le cosiddette argomentazioni cosmologiche per l’esistenza di Dio, che sono state sviluppate da ciascuna delle religioni abramitiche, si basano tutte sull’idea che la spiegazione ultima dell’universo deve trovarsi al di fuori dell’universo stesso, in un Essere necessario o Motore Primo o Causa Prima. Cioè, Dio.
In A Brief History of Time, Hawking afferma che queste idee metafisiche potrebbero essere rese discutibili dalla sua “No-Boundary Proposal” sull’origine dell’universo (la teoria venne perfezionata nei decenni successivi: Hawking avrebbe lavorato su una versione aggiornata della teoria settimane prima di morire.) La tesi affronta alcuni problemi relativi alla relazione tra spazio e tempo all’interno del Big Bang, che Hawking classifica come una singolarità, una posizione di densità infinita e forza gravitazionale, di cui un buco nero è l’esempio principale. Hawking vide delle implicazioni metafisiche da questa teoria. «Si potrebbe dire: “La condizione al contorno dell’universo è che non ha confini. L’universo è completamente autonomo e non influenzato da nulla al di fuori di se stesso. Non è né creato né distrutto. Sarebbe solo essere».
Le opinioni di Hawking sulla metafisica e sulla filosofia sembravano essersi irrigidite quando pubblicò il suo ultimo libro, per un pubblico popolare: The Grand Design (2010), scritto insieme a Leonard Mlodinow. Hawking e Mlodinow pongono tre domande fondamentali: perché c’è qualcosa piuttosto che niente? Perché esistiamo? Perché questo insieme di leggi e non qualche altro? Affermano che «è possibile rispondere a queste domande puramente nell’ambito della scienza, senza invocare alcun essere divino». Non è solo che i filosofi mancano di alfabetizzazione scientifica, ma che la scienza ha superato il bisogno di filosofia. Basandosi sulla proposta dell'”universo senza confini”, Hawking e Mlodinow sostengono che la necessità di un divino Creatore scompare una volta superata l’idea che l’universo abbia un “inizio”. Prendono in considerazione la teoria di Richard Feynman sul perché, a livello quantico, una particella di luce a volte agisce come un’onda: una particella non ha una storia unica mentre viaggia attraverso lo spazio, ma in qualche modo prende ogni possibile percorso tra due punti. Hawking e Mlodinow applicano questa teoria ad altri lavori teorici sulla singolarità quantistica, che divenne il Big Bang: «l’universo apparve spontaneamente, iniziando in ogni modo possibile»; era, infatti, un “multiverso”. Perché, allora, vediamo solo un universo? Perché possiamo vedere solo il particolare universo che ha reso possibile la vita intelligente. Dall’interno di quell’universo, guardiamo indietro e «creiamo la storia attraverso la nostra osservazione, piuttosto che è la storia che ci crea».
Ma c’è ancora la fastidiosa domanda su dove sia venuta questa unità primitiva chiamata “Big Bang”. Hawking e Mlodinow hanno una risposta: gravità. In determinate condizioni, la gravità può “creare materia”. «Poiché esiste una legge come la gravità, l’universo può e si creerà dal nulla», affermano gli autori. Ma questo sembra implicare che la “gravità” esista in qualche modo prima dell’universo, che si trovi a sud del Polo Sud, per così dire. Non esisterebbe “prima” dell’universo, nell’ordine del tempo (perché il tempo inizia con il Big Bang), ma in qualche modo come una realtà che lo precede. Se questo è il caso, allora, come scrive Edward Feser nel suo libro Five Proofs of the Existence of God (Ignatius Press), la legge di gravità «non è nulla; quindi, una spiegazione dell’esistenza dell’universo che faccia riferimento a tale legge è ovviamente una non spiegazione, contrariamente a quanto suggeriscono Hawking e Mlodinow». La gravità non ci libera dalla metafisica.
Anche se Hawking non credeva nella metafisica, le sue speculazioni teoriche raggiunsero una sorta di trascendenza. Perché comprendere l’universo nella sua interezza, o anche solo aspirare a comprenderlo in tale modo, è una modalità per trascendere i propri limiti. La fisica teorica moderna può parlare un linguaggio diverso dalla metafisica classica, ma l’impulso dietro l’indagine è simile. Nonostante la sua schiacciante disabilità fisica, Hawking è stato in grado di perseguire questo impulso più della maggior parte di noi. Ha esemplificato entrambi i lati della metafora di Pascal: era tra i più fragili delle “canne pensanti” e tra i più premurosi. Un riconoscimento all’universo di cui faceva parte.
“
48 commenti a Stephen Hawking. Grande scienziato, mediocre filosofo.
L’ho detto tante volte e l’ho scritto anche qua: dal punto di vista della speculazione filosofica, Stephen Hawking era un deficiente (nel senso etimologicamente corretto di una grave mancanza). La domanda su cosa vi sia prima del Big Bang è perfettamente legittima, dal punto di vista filosofico, visto che è lecito parlare di un dopo, se non sbaglio. Essa è non illegittima, ma solo non indagabile con i metodi scientifici, perché la validità di questi si ferma (a ritroso) al Big Bang. Il che non significa che dobbiamo essere certi di possedere la risposta: quella, semmai, è questione di fede. Ma che la domanda sia pertinente e che rappresenti il punto di massima distanza tra l’uomo e gli altri animali dovrebbe essere in grado di capirlo qualunque homo sapiens dotato di media intelligenza. Sempre che non sia accecato da una granitica convinzione ideologica (certamente non scientifica), diciamo pure una fede material-naturalistica. Esattamente quella che rendeva cieco e financo ridicolo un genio della fisica come Hawking e che lo accomuna a tanti atei di lega ben più bassa della sua.
Il ragionamento di chi ha scritto ciò:
Stephen Hawking=ateo=>mediocre
A voi giudicare…
Stephen Hawking=ateo=>mediocre
Non ho parole … per definire un tale pozzo di … stupidità.
Chiunque l’ abbia scritto.
E tu chi cavolo saresti per usare il mio nick?
Se qualcuno afferma che “il nulla è” nel senso che esiste fisicamente,io pur non essendo filosofo o avendone le basi strettamente liceali,penso che affermi ,al più, un’opinione.
Espressioni come
“L’universo esce dal nulla”,o “prima del Big Bang c’era il nulla” o “non ha senso porsi la domanda”,sono affermazioni che rientrano nelle varie opinioni cosmogoniche sulla domanda:”cosa c’era prima del big bang?”una scienza che pretenda di dare la risposta non è semplicemente più scienza perché fuori dal metodo scientifico,anzi e del tutto fuori luogo anche pensare che la scienza darà-in un futuro più o meno prossimo- una risposta,semplicemente non rientra nel campo scientifico esprimersi o dire qualcosa di scientifico sulla domanda,laddove per scientifico non si intende il speculare per ipotesi e teorie,ma l’intera processo metodologico che comporta il sillogismo scientifico.
Se qualcuno afferma che “il nulla è” nel senso che esiste fisicamente,io pur non essendo filosofo o avendone le basi strettamente liceali,penso che affermi ,al più, un’opinione.
Dan 87
Se non vogliamo confondere lucciole con lanterne è imperativo sapere che il significato di NULLA in fisica (cosmologia) non deve essere confuso col significato letterale che utilizziamo periodicamente come pronome indefinito invariabile equivale a niente!!
“Secondo la teoria della relatività generale, sulla quale Hawking ha costruito il suo lavoro sull’origine dell’universo, non c’è nulla come il “tempo” prima del Big Bang: il tempo è stato creato insieme al Big Bang. La domanda su ciò che viene prima non ha senso dal punto di vista di un fisico”.
Veramente che non abbia senso chiedersi cosa c’era prima che iniziasse il tempo non è che non abbia senso solo dal punto di vista di un fisico ma anche da quello di un filosofo: lo aveva già detto Sant’Agostino d’Ippona circa 1600 anni fa! Il tempo nasce assieme alla Creazione scrisse Sant’Agostino e il tempo nasce assieme al Big Bang dice la fisica moderna. Per cui la domanda su ciò che ci fosse prima non ha senso da nessun punto di vista.
L’uso di una singolarità è un bel giochino ma all’atto pratico non significa nulla: posso ricavarne tutto quello che mi viene in mente. Frank Tipler il cosmologo ateo che studiando come si evolverà l’Universo si è convertito da solo ha sviluppato una solida base matematica per le sue teorie ma proprio il fatto che arrivi ad una singolarità (ma alla fine dell’Universo e non all’inizio) fa sì che le veda con molti dubbi.
Non so chi abbia detto ateo = mediocre ma però Louis Pasteur disse che poca scienza allontana da Dio e molta scienza avvicina a Dio ed in effetti i frequentatori atei di questo sito che più spesso citano la scienza in generale e la fisica in particolare mostrano di sapere poco o nulla di ciò che è accaduto e sta ancora accadendo nel mondo della fisica dal Congresso Salvay del 1927 in poi.
Congresso Solvay e non “Salvay”. Si è svolto a Bruxelles nel 1927 e su 27 partecipanti ben 17 avevano vinto o vinsero successivamente il premio Nobel. Einstein si oppose senza successo alle nuove teorie della fisica quantistica, difese da Bohr, perché portavano alla non-località come poi effettivamente venne dimostrato dagli esperimenti sulle particelle “tangled”.
“Secondo la teoria della relatività generale, sulla quale Hawking ha costruito il suo lavoro sull’origine dell’universo, non c’è nulla come il “tempo” prima del Big Bang: il tempo è stato creato insieme al Big Bang. La domanda su ciò che viene prima non ha senso dal punto di vista di un fisico”.
Veramente che non abbia senso chiedersi cosa c’era prima che iniziasse il tempo non è che non abbia senso solo dal punto di vista di un fisico ma anche da quello di un filosofo: lo aveva già detto Sant’Agostino d’Ippona circa 1600 anni fa! Il tempo nasce assieme alla Creazione scrisse Sant’Agostino e il tempo nasce assieme al Big Bang dice la fisica moderna. Per cui la domanda su ciò che ci fosse prima non ha senso da nessun punto di vista.
E allora mettiamola così: invece di dire “prima”, si dica “in assenza di”. In assenza del tempo (e quindi dell’universo) esiste ben qualcosa, che si chiama eternità. L’eternità, ovviamente, non è indagabile con il metodo scientifico, ma questo non significa che non esista. Che esista è invece una necessità logica molto prima che un atto di fede, perché altrimenti dovremmo ridurci ad affermare che l’universo nasce “dal nulla”, o, in alternativa e con affermazione altrettanto assurda, che la forza di gravità è causa dell’universo (al di fuori del quale universo e quindi prima di esso, sembra che in molti non riescano a capirlo, parlare di forza di gravità semplicemente non ha senso!).
….E allora mettiamola così: invece di dire “prima”, si dica “in assenza di”. In assenza del tempo (e quindi dell’universo) esiste ben qualcosa,…
….. parlare di forza di gravità semplicemente non ha senso!…..
Meister Eckhart
1°- È chiaro –salvo prove contrarie- che anche prima del Big Bang doveva esistere una freccia del tempo, e che questa freccia non ha nessun motivo pertinente di scomparire. Inoltre, troviamo i due elementi: irreversibilità e probabilità. Gli universi possono comparire dove le ampiezze dei campi gravitazionali e massivi hanno valori elevati. Il luogo e il momento in cui ciò accade hanno solo significato statistico perché sono associati a fluttuazioni quantistiche.
-I tentativi di immaginare gli stati precedenti del Big Bang portano a una vaghezza quantistica, per cui la storia del nostro Universo può essere attualmente considerata solo partendo dall’era di Planck. Questo pero’ non è il “vero” inizio dell’Universo, ma è l’inizio del periodo durante il quale siamo in grado di interpretarlo e, in una certa misura anche se non totalmente (per il momento), capirlo…
2° -Sulla scala di tutto l’universo, l’energia positiva della materia può essere compensata dall’energia gravitazionale negativa, che elimina ogni restrizione sulla creazione di universi interi. Perché una legge come la gravità esiste, l’universo può crearsi e ricrearsi spontaneamente partendo dal nulla. L’esistenza di una energia gravitazionale negativa ci permette di immaginare che l’universo ha una energia totale esattamente uguale a zero! L’idea che l’universo non ha nessuna energia dà un nuovo significato alla domanda: “Perché esiste qualcosa piuttosto che niente? “-Poiché in ultima analisi, può darsi che non esista veramente nulla sul piano energetico! -Se posiamo immaginare che l’universo non possiede alcuna energia, allora possiamo immaginare che un universo emerga dal vuoto senza violare la legge di conservazione dell’energia.
Per concludere direi che il Big Bang non è una teoria d’origine –e ancora meno la creazione- del nostro universo, ma una teoria dell’evoluzione cosmica !
Domanda :-Se è assurdo ritenere che l’Universo si sia generato dal nulla o che sia sempre esistito, perché dovrebbe essere più facile credere che sia sempre esistita un’entità pensante e onnipotente, quindi ben più complessa dell’Universo ?
Ma è proprio questo il punto, Alessandro:secondo me è più probabile la presenza di un creatore, per te l’universo è nato da solo violando tutte le leggi di conservazione, o è sempre esistito violando la seconda legge della termodinamica. Entrambe le nostre ipotesi non sono dimostrabili con una sicurezza pari al 100%, per cui non capisco perché secondo te i credenti sono dei mattoidi che credono alle favole quando anche tu parli di favole non dimostrate scientificamente come universo eterno o nato dal nulla
Perché una legge come la gravità esiste: ma capisci che è proprio questo il punto? Perché esiste questa forza che sicuramente esiste? È da questa domanda in poi che la scienza tace e deve lasciare il posto alla filosofia (e in particolare alla metafisica). La quale, mi duole dirlo, non può fornire le risposte certe e inequivocabili cui agognano le menti come quella di Hawking. O, per scendere di molto, quella di un Paolo Flores D’Arcais (che ebbe l’ardire di scrivere che “ormai sappiamo tutto”).
Poiché in ultima analisi, può darsi che non esista veramente nulla sul piano energetico!
Questa è un’osservazione molto advaita vedanta (la speculazione metafisica più nobile di tutto l’Induismo, a mio modo di vedere), secondo cui tutto ciò che noi reputiamo esistere in realtà non esiste per niente, essendo nient’altro che leggere fluttuazioni della coscienza onnipervasiva ed eterna che è l’Uno, ciò che loro chiamano il Brahman. Ma ci era arrivato anche Aristotele, per il quale Dio andava definito come “pensiero di pensiero”, cioè pensiero che pensa sé stesso. Da eretico quale sono (anche se sono morto di morte naturale prima che il papa emettesse la sua sentenza), ritengo questo modo di intendere Dio molto più razionale della versione fortemente antropomorfizzata tanto cara a certa teologia di bassa lega.
Per concludere direi che il Big Bang non è una teoria d’origine –e ancora meno la creazione- del nostro universo, ma una teoria dell’evoluzione cosmica !
Su questo tendo a darti ragione, ma non te l’avrebbe certamente data la grande maggioranza dei fisici solo fino a qualche anno fa.
Meister Eckhart
*… E allora mettiamola così: invece di dire “prima”, si dica “in assenza di”. In assenza del tempo (e quindi dell’universo) esiste ben qualcosa, che si chiama eternità… *
C’è una evidente contraddizione: eternità è un concetto di tempo, e quindi?…
Klaud
Da quel che ho capito Meister Eckhart si sta riferendo all’eternità come assenza di tempo.
Che differenza c’è tra un’eternità senza inizio ed un’eternità che ha un inizio?
La differenza è che l’eternità del secondo tipo è eterna solo da una parte. 😆 (Come i numeri infiniti)
Non sono ancora maturo per il Nobel per la fisica, ma mi chiedo:
in un universo totalmente – in tutte le sue parti – allo zero assoluto, ci sarebbe la materia ma non il tempo?
Risponderebbe alla domanda se prima del Big Bang c’era o non c’era il tempo?
Definiamo, per semplicità, la prima una retta e la seconda una semiretta.
Un qualsiasi punto sulla prima non sarà definibile riguardo al suo posizionamento sulla retta.
Un qualsiasi punto sulla seconda sarà sempre definibile dalla distanza tra l’inizio della semiretta ed il punto stesso.
Riguardo allo zero assoluto, esisterebbe pur sempre la materia e la materia, e composta da atomi, e egli atomi, per quanto ne so io, sono energia in movimento: non essendo fermi credo sia possibile calcolare il tempo basandosi sul loro movimento.
Che ne pensi?
Dovremmo dire che il tempo è direttamente correlato al calore e varia con le sue fluttuazioni? ….
Un universo in un ipotetico stato di “morte termica” per esempio, vicinissimo allo zero assoluto (differenza teorica di potenziale termico = 0 Kelvin o -273,15 ° C), il tempo cessa di esistere !
Il tempo non è un oggetto, in ogni caso non un oggetto come gli altri, soprattutto perché nessuno lo ha mai visto faccia a faccia, nessuno l’ha sentito né visto né toccato. Eppure, fatto curioso, non dubitiamo quasi mai della sua esistenza ! In realtà noi percepiamo solo i suoi effetti: vediamo, annusiamo, ascoltiamo, gustiamo, tocchiamo nel tempo, ma non il tempo stesso.
Nell’ipotetico caso di “morte termica” la materia ruggirebbe l’equilibrio termodinamico: in questo caso, se un “qualcosa” non interviene per modificare detto equilibrio, la materia si volatizzebbe o continuerebbe ad esistere?
Nell’ipotetico caso di “morte termica” la materia raggiungerebbe l’equilibrio termodinamico: in questo caso, se un “qualcosa” non interviene per modificare detto equilibrio, la materia si volatizzebbe o continuerebbe ad esistere?
Klaud, non credo che il concetto di eternità vada espresso come una freccia del tempo di lunghezza infinita. Mi sembra più logico, invece, raffigurarsela come una dimensione altra rispetto al tempo, non accessibile al nostro intelletto. Il che non dovrebbe sorprendere: noi viviamo interamente immersi nel tempo e il nostro intelletto funziona esclusivamente con categorie spazio-temporali. Come possiamo pretendere di acquisire la conoscenza di uno stato in cui esistiamo, ma in assenza di tempo? Per una definizione insuperabile di eternità, rimanderei a Boezio: “interminabilis vitae tota simul et perfecta possessio”. Dove è il tota simul a risultare inaccessibile alle nostre facoltà mentali.
Spero di essere stato più chiaro ora.
Sono d’accordo con Meister Eckhart: “In assenza del tempo (e quindi dell’universo) esiste ben qualcosa, che si chiama eternità. L’eternità, ovviamente, non è indagabile con il metodo scientifico, ma questo non significa che non esista.”
Io quella eternità la identifico con Dio. Vivendo immersi nel tempo non siamo in grado di capire cosa significhi l’assenza di tempo.
La domanda fondamentale è “Perché?” come viene detto giustamente nell’articolo. Anche se non possiamo dare una risposta certa, possiamo fare delle ipotesi utilizzando la metafisca e la filosofia ma non certo la fisica.
Lo si vede anche dagli interventi che cercano, con poco successo, di dare qualche spiegazione “scientifica” mostrando che era corretto quanto dicevo nel mio prededente intervento: “i frequentatori atei di questo sito che più spesso citano la scienza in generale e la fisica in particolare mostrano di sapere poco o nulla di ciò che è accaduto e sta ancora accadendo nel mondo della fisica dal Congresso Solvay del 1927 in poi”.
Consiglio a costoro e a chiunque sia interessato di approfondire la conoscenza della meccanica quantistica con particolare riferimento alla non-località, alle ultime scoperte ed ai problemi aperti.
Non chiedetemi altre spiegazioni, non voglio aprire una bagarre su certe affermazioni “scientifiche” che trovo alquanto discutibili.
L’equazione di Dirac ha a che fare con il principio della non località?
Non direttamente. La non-località deriva dal principio di esclusione di Pauli ed è stata formalizzata in un teorema dimostrato nel 1964 dal fisico irlandese John Stewart Bell (che è considerato da molti esperti nel campo dei fondamenti concettuali della meccanica quantistica come il più importante recente contributo alla scienza).
Tutti gli esperimenti effettuati finora hanno confermato il risultato ottenuto da Bell, vale a dire che la non località deve essere considerata una caratteristica fondamentale e irrinunciabile del mondo microscopico e che le particelle subatomiche sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla loro distanza.
Per altro recentemente gli esperimenti hanno dimostrato che ciò non è vero solo per le particelle subatomiche ma anche per qualcosa di molto più grande, anche se sempre a livello atomico, come il fullerene C-60 composto da 60 atomi di carbonio ed addirittura una molecola composta da 430 atomi.
E’ molto curioso che tutto ciò possa a portare a pensare che ci sia qualcosa di vero nel fenomeno della sincronicità descritto dal famoso psicologo Jung che scrisse un libro sull’argomento in collaborazione proprio col famoso fisico Wolfgang Pauli che è fra i padri fondatori della meccanica quantistica e che vinse il Premio Nobel nel 1945 per il suo principio di esclusione che è alla base di quanto detto sopra.
Ma è un dovuto ad una specie di programmazione interna per cui, ad esempio, al minuto x entrambe le particelle sono state istruite a cambiare senso di rotazione oppure è dovuto ad una specie di intimo legame tra le particelle per cui se una delle due, per cause esterne, cambia, l’altra cambia di conseguenza?
E se le cause esterne fossero applicate ad entrambe le particelle in modo che il comportamento non fosse più sincronico cosa succederebbe?
Come avrai capito dalle mie domande non sono un fisico e la mia è pura voglia di sapere come funziona ciò che esiste, perciò scusami se le mie domante ti possono sembrare stupide.
Sì, vi è una specie di intimo legame tra le particelle per cui se una delle due, per cause esterne, cambia, l’altra cambia di conseguenza. Una specie di programmazione interna era stata ipotizzata da Einstein che supponeva esistessero delle variabili nascoste in quello che viene chiamato Paradosso EPR ma gli esperimenti hanno mostrato che queste varibili nascoste non ci sono.
Tutto ciò dà fastidio a molti scienziati perché rivoluziona troppo la fisica ed allora quelli più conservatori hanno cercato di spiegare tutto con il multiverso (del quale non esiste alcuna prova scientifica).
Non è possibile forzare le due particelle in modo che siano omogenee e ciò deriva già dal principio di esclusione di Pauli.
Tutta questa materia è in divenire e benché esistano alcune possibili spiegazioni nessuna è accettata dai fisici in quanto nessuna è provata e supportata da una adeguata formulazione matematica. Alcuni fisici dicono che spiegare ciò non è compito loro ma dei filosofi della scienza.
Non riesco bene a capire la differenza tra l’equazione di Dirac e la non località:
Se fosse corretto semplificare la definizione della non località come la sincronia tra particelle indipendentemente dalla loro distanza, come potrebbe essere definita l’equazione di Dirac? In che cosa si differenziano?
Il principio di esclusione di Pauli dice che due particella correlate hanno sempre spin opposto, quindi se si forza una particella a cambiare spin anche l’altra lo cambia affinché i due spin rimangano opposti. La non località deriva dalla scoperta che tale cambiamento è istantaneo indipendentemente dalla distanza fra le due particelle. Ciò dà fastidio a molti scienziati perché significherebbe che l’informazione del cambiamento arriverebbe all’altra particella a velocità di molto superiore a quella della luce. Lo stesso problema si ha con la gravità e da ciò è nata la ricerca di onde gravitazionali.
L’equazione di Dirac invece descrive il moto dei fermioni che sono particelle che avrebbero spin semintero e per farlo usa matrici 4×4. Dato che descrive il moto di una particella non ci dice alcunché su cosa succede quando si forza a cambiare lo spin di una di due particelle correlate.
Riassumendo in modo grossolano, se non ho capito male, la non località tratta della sincronia e Dirac tratta della correlazione: ho detto una cavolata?
No. L’equazione di DIrac, che è del 1928, tratta del moto di una particella e quindi non c’entra con la correlazione. Due particelle sono correlate perché sono state fatte interagire opportunamente o sono nate da un processo naturale che le ha originate nel medesimo istante, ad esempio un singolo decadimento radioattivo. Se sono correlate sono soggette al principio di esclusione di Pauli (gli spin sono sempre opposti) indipendentemente dalla distanza che le separa.
La sincronicità è qualcosa di più indefinito e non ancora riconosciuto appieno dalla scienza anche se si è visto che la correlazione non scompare mai del tutto, come si pensava un tempo, anche se una delle due particelle viene modificata da interazioni con altre particelle.
La correlazione quantistica viene definita anche come entanglement quantistico. Sono allo studio anche possibili applicazioni pratiche di questi fenomeni.
mi pare di capire che in questo interessante articolo vengano ignorati alcuni fondamentali principi:
-la logica non è la realtà: infatti la logica è coerente e consequenziale mentre la realtà è incoerente e contraddittoria
-il dualismo fra essere e non essere (Nulla) è ancora imperante: e se provassimo a superarlo ponendo al centro la relazione?
-sabbe dhamma anatta: ogni cosa, ogni fenomeno, ogni realtà, ogni concetto è vuoto di un vero sè, di una vera consistenza ed esiste solo come relazione.
ciao
Che Hawking sia ateo, e non creda in un dio cristiano/cattolico « buono », posso anche capirlo ! Come potrebbe (potrei) considerare l’esistenza di un dio con attributi cristiani/cattolici, quindi il creatore dell’universo, uomo incluso, avere una bontà infinita verso le sue creature quando esistono malattie gravi non solo per l’uomo ma anche altri animali, sovente causate da virus e batteri da lui creati, a volte causa di sofferenza insopportabile ed irreversibilé ?
Hawking era affetto da sclerosi laterale amiotropica ! Malattia severamente penalizzante, ma che grazie alla sua notorietà, familia e medici- è stato ben assistito e relativamente privilegiato !…
Quindi un « privilegiato » o eccezione, rispetto a tutti coloro che hanno, a volte, vissuto (e tuttora vivono) un’intera vita nella sofferenza a volte atroce !
E quando chiedono, sovente con insistenza, un’assistenza medica per morire dignitosamente, in certi Stati Italia inclusa, gli si risponde NO ! « Dio ti ha dato le vita e lui solo puo’ decidere di togliertela » dicono……Il colmo del sadismo…..
Quello in cui tu non credi non è “l’esistenza di un dio con attributi cristiani/cattolici”, ma semplicemente l’esistenza della parodia di “un dio cristiano/cattolico” che esiste solo nella tua testa: Dio è Amore e solo quando ti arrendi e ti lasci amare puoi percepirlo similmente ad “una brezza leggera”…
Dio è Amore e solo quando ti arrendi e ti lasci amare puoi percepirlo similmente ad “una brezza leggera”…
Lorenzo
Se il tuo dio è AMORE, come affermi, dovresti dimostrarlo chiaramente ! Cosa che NON sei mai stato capace di fare !
Personalmente, da quello che ho visto, e vedo su questa Terra, ho serie difficoltà ad immaginare che un dio qualsiasi si preoccupi di come stanno le cose da lui create !…..Al massimo posso francamente affermare che ha sempre manifestato una TOTALE INDIFFERENZA VERSO IL SUO CREATO, incluso l’intera biosfera capeggiata dalla scimmia epifenomenale della specie umana –quindi creatura divina- della quale apparteniamo !….
Ha inoltre dovuto sbagliarsi a più riprese –e su questo gli esempi sono lampanti- dopodiché, probabilmente amareggiato, ha cambiato paradigma…lasciando il compito alle sue creature di sbigarsela da solo mediante sistemi tipo « fai da té »….
Comunque, se non hai paura del ridicolo continua puré ad affermare postulati inverificabili tipo « Dio è Amore » senza l’ombra di esempi diciamo « ragionevoli »….sei sulla buona strada….
Non credi che Dio sia Amore? Vuol dire che quell’Amore non lo hai mai sperimentato e quindi mi dispiace per te.
Riguardo poi al fatto che abbia creato un mondo che tu ritieni sbagliato, potresti sempre crearne tu uno migliore e dimostrarGli, in tal modo, che ha sbagliato.
Quello che più mi insospettisce sulla creazione attribuita a un dio, è la complicazione ridondante della sua opera:
se poteva creare secondo la sua unica volontà perché non limitarsi a pochi e semplici princìpi fisici?
Ma soprattutto, perché non fornire agli ospiti tutti quegli agi che un gentile padrone di casa suole fornire? Dopotutto gli ospiti non erano nemmeno liberi di rifiutare l’invito…
Riguardo “a pochi e semplici princìpi fisici”, per quello che ne so io tutto si riduce alla “Teoria del Modello Standard” ed alla “Teoria della Relatività Generale”.
Riguardo poi agli ospiti, se tu fossi il padrone di casa li selezioneresti osservando il loro comportamento od apriresti la tua casa indistintamente a tutti?
Riguardo “a pochi e semplici princìpi fisici”, per quello che ne so io tutto si riduce alla “Teoria del Modello Standard” ed alla “Teoria della Relatività Generale”.
Che è come dire che il corpus delle leggi penali e civili si riduce alle poche decine di articoli della Costituzione.
se tu fossi il padrone di casa…
Sai, se li avessi fatti io, non avrei di questi dubbi! Sarebbero tutti sani, felici ed educati 😆 E in cantina ci metto il vino buono, non i diavoli.
Le leggi fisiche esistono indipendentemente dal fatto che l’uomo le comprenda oppure no; le leggi penali e le costituzioni sono invenzioni umane.
Se fossero tutti sani, felici ed educati avresti fatto solo dei burattini e non degli esseri liberi.
Ah, certo: è il dolore che avvicina a Dio! (L’ho scritto maiuscolo perché è una prerogativa del tuo dio).
Quindi se tu vivessi in una società formata esclusivamente di individui sani e felici non ti sentiresti realizzato?
Resta da capire come, non conoscendolo, potresti rimpiangere il male. Per fortuna che Dio è previdente…
Il dolore di un figlio avvicina al genitore o è il genitore che si china sul figlio che soffre?
Racconta il vento che tutti erano stati fatti sani e felici, ma che poi vollero conoscere il male perché qualcuno aveva insinuato che chi li aveva fatti aveva loro tenuto nascosto che il male era più piacevole dell’essere sani e felici.
Vorrei ricordare a Klaud e Pendesini che secondo la dottrina cattolica Dio avrebbe fatto soffrire il suo stesso figlio indicibile…diciamo che le sofferenze degli uomini non sono isolate…
Vorrei ricordare a Klaud e Pendesini che secondo la dottrina cattolica Dio avrebbe fatto soffrire il suo stesso figlio indicibile…diciamo che le sofferenze degli uomini non sono isolate…
Brunello
Quindi DOPPIAMENTE sadico ?
Se fosse così avresti ragione, ma siccome non è così hai torto: lo sai che Gesù è Dio?
A parte le frasette consolatorie – è il genitore che si china sul figlio che soffre – in quali occasioni il ‘padre’ si è attivato per il figlio che soffre?
A me pare che il ‘padre’, o chi per lui, si attiva solo per garantire una fine lunga, dolorosa e senza scampo.
(a parte qualche presunto miracolo, comunque poca roba in confronto alla massa dolente di questa umanità di sanculotti).
Quello che a te pare è un conto, quello che ho sperimentato io sulla mia pelle è un altro: il dolore rimane dolore, la sofferenza rimane sofferenza e pertanto continuerò con tutte le mie forze, per quanto mi è possibile a fuggirli, ma quello che ho sperimentato potrebbe essere definito come il paradiso.
Però, Alessandro, Gesù è risorto, è questo il bello. Se Dio esiste ci sarà certamente la vita dopo la morte, se invece hai ragione tu…”la vita è una storia narrata da un idiota, piena di strepito e furore, che non vuole dire nulla” cito a memoria SHAKESPEARE. Certo diacono, hai ragione ma la mia era solo una battuta rivolta ad alessandro
Quello che lei ha scritto andrebbe precisato meglio perché, secondo la dottrina cattolica, è Dio stesso che si è consegnato nelle mani degli uomini.
Vorrei rammentarle che Dio non è esclusivamente il Padre, ma Dio è Padre è Figlio è Spirito Santo, sono tre persone uguali, realmente distinte ma un solo Dio indivisibile.