In Vietnam i seminari sono pieni: oltre 2000 futuri sacerdoti

Cattolici in Vietnam. Il vescovo Joseph Dinh Duc Dao fornisce i numeri della chiesa vietnamita e quello dei seminaristi. Su 8 milioni di battezzati sono 2000, in Italia lo stesso numero su 45 milioni di cattolici.

 

L’Occidente non rappresenta il mondo, è difficile comprenderlo vivendoci all’interno. La secolarizzazione colpisce l’Europa, ma fatica negli Stati Uniti ed è debole nel resto del pianeta. Una recente intervista a mons. Joseph Dinh Duc Dao, vescovo di Xuân Lôc, in Vietnam, ne ha dato conferma.

Dopo essere stato per quattro anni rettore del seminario maggiore della diocesi di Xuân Lôc, dal 2013 è stato nominato vescovo ausiliare. Con semplicità ha raccontato la situazione attuale dei cattolici in Vietnam:

«Il nostro seminario è quello con il maggior numero di seminaristi in tutto il Vietnam. Abbiamo 454 seminaristi di undici diocesi, metà dei quali provenienti da Xuân Lôc. Nell’intero Paese, abbiamo 2mila seminaristi per otto seminari maggiori. Su circa 3,5 milioni di persone, vi sono oltre un milione di cattolici, un terzo della popolazione».

Il dato è passato inosservato ma è piuttosto interessante. 2000 seminaristi in un Paese comunista, dove fino a poco tempo fa il solo fatto di essere cattolici era considerato un crimine poiché venivano identificati con l’occupazione delle potenze occidentali, e ancora oggi sono perseguitati dal governo i gruppi montagnard, un gruppo etnico minoritario cristiano. Per fare un paragone: nel 2014 in Italia, patria del cattolicesimo, i seminaristi erano 2.753. Il Vietnam, dunque, con i suoi 8 milioni di cattolici ha lo stesso numero di futuri sacerdoti dell’Italia, che vanta un clima e una cultura generalmente favorevole e 45 milioni di battezzati (dati 2017).

Val la pena di leggere le riflessioni di mons. Joseph Dinh Duc Dao sulla vitalità dei cattolici vietnamiti, molto simili a quelle del vescovo di Abu Dhabi, Paul Hinde, di cui abbiamo parlato poco tempo fa.

Da voi, in Europa, la fede è idee. Qui, la fede è vita. Di sicuro il vento della secolarizzazione, che porta la seduzione della ricchezza, soffia in tutto il mondo. Ma in Europa, la secolarizzazione porta con sé la lotta contro l’autorità della Chiesa, che non è il caso qui. Da noi, la secolarizzazione, se mira all’acquisizione di ricchezza, non è né contro Dio né contro la Chiesa. In un certo senso, la Chiesa è perseguitata in Europa come in Vietnam. È più difficile essere vescovi o sacerdoti in Europa che in Vietnam! Qui, se siamo attaccati, la comunità ci difende. La Chiesa è come una famiglia di Dio. Questo concetto di famiglia determina le relazioni tra le persone per tutta la vita.

E per quanto riguarda l’istruzione, i movimenti culturali e l’impegno sociale dei cattolici:

L’Istituto cattolico è una realtà nuova, che ha solo tre anni. Abbiamo iniziato con una cinquantina di studenti, che oggi sono in totale 120. È una vera sfida per noi: si tratta di trovare e formare insegnanti, creare una biblioteca… È un vero bisogno di esprimere la maturità della Chiesa. Certo, la devozione è molto forte nella nostra Chiesa, ma dobbiamo anche riflettere su questa vitalità della fede, approfondirla, esprimere anche la fede come un’idea… ma non come in Europa! Dopo le guerre, il comunismo, è giunto il momento di sviluppare ciò che non abbiamo sviluppato prima. Perché tutti i Paesi sono esposti a tutte le correnti di idee: dobbiamo incoraggiare i nostri sacerdoti, i nostri fedeli, a pensare di più. La tradizione da sola non è abbastanza. Dobbiamo entrare in dialogo con i movimenti culturali, con le istituzioni culturali contemporanee, dedicarci alla ricerca. Gli attori della pastorale non hanno tempo per questo. La vita è cambiata, allo stesso modo anche la nostra “fede pastorale” deve cambiare. Dobbiamo essere in grado di domandarci: perché siamo cattolici?

La redazione

1 commenti a In Vietnam i seminari sono pieni: oltre 2000 futuri sacerdoti

  • Andrea2 ha detto:

    Ho conosciuto preti e suore della Nigeria, del Congo e della Palestina che operano nei loro paesi e sono rimasto impressionato dalla loro fede, la loro energia, la loro preparazione e la capacità di dialogare.
    Ritengo che dall’Africa e dall’Asia, giungeranno nuove e potenti energie per la Chiesa Cattolica.