«Neuroscienze? L’uomo e il suo mistero sono a loro inaccessibili».

Neuroscienze e determinismo. Il neuroscienziato italiano Vittorio Gallese, co-scopritore dei neuroni specchio, spiega perché la scienza ha bisogno delle scienze umane per poter parlare dell’essere umano.

 

«La scienza risponde a tutte le domande e dà risposte più attendibili della religione. Lo scopo del mondo è un problema inventato, è una domanda vuota». Così si esprimeva l’anziano zoologo Richard Dawkins nel suo libro più famoso, L’Illusione di Dio. E il predominio della scienza come unica fonte di verità è ancora oggi un dogma sostenuto da tanti, troppi.

Tra i più irriducibili scientisti, almeno per un periodo della sua vita, vi fu il matematico Bertrand Russell, per il quale «qualunque conoscenza sia conseguibile, deve essere conseguita con metodi scientifici; e ciò che la scienza non può scoprire, l’umanità non può conoscere». Una emerita sciocchezza poiché tutte le più alte conoscenze a cui gli esseri umani giungono nella loro vita avvengono al di fuori di un laboratorio ed in assenza di metodi scientifici. Che suo figlio gli voglia bene, che il marito/moglie provi reale affetto e non sia interessato/a all’eredità, che la madre non metta del veleno nella cena, che l’amore esista, che il bene sia desiderato da ognuno per sé ecc., sono tutte conoscenze a cui l’uomo giunge nel corso della sua vita e che si tramutano spesso in certezza morale, senza ovviamente necessità di una prova scientifica. Anzi, paradossalmente assumono un grado di certezza maggiore piuttosto che la composizione delle stelle.

«Se pure tutte le possibili domande della scienza ricevessero una risposta, i problemi della nostra vita non sarebbero nemmeno sfiorati», affermò acutmente Ludwig Wittgenstein (Tractatus logico-philosophicus, 6,52). «In ambito scientifico cresce l’insofferenza per la filosofia», scrisse il filosofo italiano Emanuele Severino, rispondendo ad un amico di Dawkins, il fisico ateista e scientista Lawrence Krauss, autore di Un universo dal nulla, in cui anch’egli considera spazzatura tutto ciò che non si piega alla dimostrazione scientifica. Severino è ironico: «Accade anche, però, che insieme all’insofferenza cresca anche, nella scienza, l’interesse per i problemi che sono sempre stati propri del pensiero filosofico. Relativamente ai quali essa crede di poter andare molto più a fondo».

Ma non può farlo. Non perché non ne è capace o perché è ancora troppo presto, piuttosto perché esulano dal suo campo d’azione. Molti aspetti chiave della vita (come l’etica: ciò che è bene e ciò che è male, e l’estetica: ciò che è bello e ciò che è brutto) si trovano infatti al di fuori del dominio della ricerca scientifica: la scienza può dire che tipo di circostanze porteranno all’estinzione degli orsi polari, o anzi, dell’umanità, ma non ha nulla da dire sul fatto se questo sia un fatto buono o cattivo. Sulla soluzione del tema immigratorio o del terrorismo internazionale il metodo scientifico ha meno risposte di un bambino. Ancora peggio quando gli scienziati provano a spiegare i valori e gli esseri umani, riducendoli in termini di neuroscienze.

Proprio in questi giorni il celebre neuroscienziato italiano, Vittorio Gallese, uno degli scopritori dei neuroni specchio, ha affermato: «Il riduzionismo delle neuroscienze deve fare i conti con la realtà di ciò che significa essere umani. Occorre enfatizzare i temi della relazione e del ruolo costitutivo della socialità nel farci divenire chi siamo e mettere l’accento sulla centralità della nozione di esperienza. Le macchine eseguono computazioni, gli esseri viventi fanno costantemente esperienza del proprio incontro col mondo fisico e con il mondo degli altri. Lo studio della dimensione esperienziale della cognizione sta fortunatamente divenendo uno degli snodi centrali nello studio del cervello-corpo. Le neuroscienze non possono fare a meno di un costante dialogo con le scienze umane, se ambiscono a comprendere la nostra natura senza sacrificare nulla della sua meravigliosa ed enigmatica complessità» (da Il corpo e la mente non hanno confini, Il Corriere La Lettura, 23.9.18).

E, a proposito di neuroni specchio, anche l’altro co-scopritore, Giacomo Rizzolati, ha qualcosa da dire in merito: «Noi scienziati andiamo molto più per approssimazione. Il filosofo cerca di vedere le cose in modo raffinato, trova subito l’errore, dice che non è del tutto convincente, che gli manca questa prova». Così, la filosofia «è molto più precisa della scienza. E’ vero che i dati della scienza sono incontrovertibili, ma il filosofo è molto utile per trovare quali sono i punti deboli nella speculazione successiva ai dati. I dati sono dati, però poi si devono interpretare. Cosa significano? Cosa portano di nuovo come conoscenza? E’ su questo qualcosa di nuovo che il filosofo ti critica e ti mette in discussione, mette in dubbio certe cose, ed è molto utile».

Testimonianze di scienziati mentalmente aperti e realisti, che rispettano la metodologia propria ed importantissima delle scienze empiriche ma senza disprezzare, anzi valorizzando, quelle degli altri saperi, come filosofia e teologia. Ben sapendo che l’essere umano porta in sé una “meravigliosa ed enigmatica complessità”, che impedisce di essere ridotto ai suoi antecedenti biologici o chimici.

La redazione

24 commenti a «Neuroscienze? L’uomo e il suo mistero sono a loro inaccessibili».

  • andrea g ha detto:

    “Il riduzionismo delle neuroscienze” rappresenta,
    alla fine della fiera, l’ego umano che cerca di illudersi
    di “sapere”, di sapere, soprattutto, cosa sia questo “io”
    che blatera da mattino a sera.

  • Aristarco De' Strigidi ha detto:

    «La scienza risponde a tutte le domande e dà risposte più attendibili della religione. Lo scopo del mondo è un problema inventato, è una domanda vuota».
    Sono pienamente d’ accordo.

    • Andrea2 ha detto:

      Richard Dawkins, poverino, di scienza ne mastica veramente poca e si è litigato perfino con gli altri atei. Il più bello è che ha dichiarato di essere credente ma non se n’è accorto! Ha detto infatti che diventerebbe credente se si dimostrasse il “disegno intelligente” e poi ha scritto un software chiamato “Weasel” che secondo lui mostra come funziona l’evoluzione darwiniana ma invece, per come l’ha scritto, mostra come funziona il “disegno intelligente”.

  • andrea g ha detto:

    La “scienza” non è neppure in grado di definire cosa sia la coscienza.
    Nè sa spiegare perchè esista l’universo.
    Nè perchè esista l’uomo e perchè debba morire.
    Nè perchè esista qualcosa anzichè il nulla.
    Nè perchè l’uomo viva lo strazio esistenziale di dover morire.
    Nè perchè l’essere umano sia dominato dalla passione di assoluto.

    • alessandro pendesini ha detto:

      La “scienza” non è neppure in grado di definire cosa sia la coscienza.
      Nè sa spiegare perchè esista l’universo.
      Nè perchè esista l’uomo e perchè debba morire.
      Nè perchè esista qualcosa anzichè il nulla.
      Nè perchè l’uomo viva lo strazio esistenziale di dover morire.
      Nè perchè l’essere umano sia dominato dalla passione di assoluto.

      andrea g
      La religione o filosofia ha delle risposte RAZIONALI a questa lista di “perché” da lei enunciati ?…. Se si quali ?

      • andrea g ha detto:

        La risposta la dà il Cristo:
        “Questa è la Vita eterna, conoscere Te, unico vero Dio,
        e Colui che Tu hai inviato, Gesù Cristo”.
        “Chiedete e vi sarà risposto, bussate e vi sarà aperto”.
        La conoscenza di Dio scaccia ogni timore.
        E ogni ossessione.

    • Klaud ha detto:

      Le risposte alle tue domande non deve darle la scienza, le devi chiedere al tuo dio. Che essendo una invenzione…

      • andrea g ha detto:

        Assolutamente si.
        Il problema (si fa per dire) sorge quando
        la (neuro) scienza avanza l’idea balzana
        di essere in grado di rispondere alle
        domande esistenziali.

        • Klaud ha detto:

          La neuro-scienza non dà e non ha la pretesa di dare risposte alle domande esistenziali. Per questo ci sono le religioni, la metafisica, la patafisica…
          Purtroppo, chi incautamente si pone una domanda, trova subito chi gli dà una risposta. Come disse il filosofo: “La risposta è dentro di te… ma è sbagliata!”

          • andrea g ha detto:

            Ci sono però tanti “esegeti” della (neuro) scienza
            (gli ateisti) che sono auto convinti che essa sia in grado
            di rispondere alle questioni esistenziali.

            • alessandro pendesini ha detto:

              Ci sono però tanti “esegeti” della (neuro) scienza
              (gli ateisti) che sono auto convinti che essa sia in grado
              di rispondere alle questioni esistenziali.

              andrea g
              Puoi citare nomi di neuroscienziati degni di queso nome (da non confondere con pseudo-neuro scienziati!) che pretendono essere in grado di rispondere a TUTTE le questioni esistenziali ???

              Che poi esistano sia atei che credenti convinti di poter rispondere a tutte le domande esistenziali, non ci sono dubbi !
              L’ignoranza -a volte incommensurabile- NON ha frontiere…..

  • Marmo ha detto:

    Per i cristiani gli scienziati mentalmente aperti e realisti non possono che essere ovviamente quelli che valorizzano la teologia ovvero la cultura della superstizione.

    Cosa significano i numeri sono gli scienziati che lo sanno non certo vanno dai filosofi!

    Non mi pare che all’LHC ci sinao i filosofi a seguire gli esperimenti.

    Articolo banale.

    Il corpo è una periferica come monitor, cam e stampanti, che sono collegati ad una macchina pensante.
    Che direte quando dai computer quantici si potranno creare macchine senzienti?

    Se la coscienza è artificiale , significa che è solo un prodotto funzionale di un circuito.. organico o meno non fa differenza.

    • Brunello ha detto:

      Si parla di macchine senzienti da decenni…e per ora nulla…non credo proprio che le cose cambieranno ;)La coscienza non si può costruire

    • Andrea2 ha detto:

      Caro Marmo (ma perché poi ha scelto questo nickname?) mi sembra che lei di computer non ne sappia molto per cui le consiglio di cercare in Internet l’intervista che, nel 2015, Repubblica fece a Federico Faggin su questo argomento. Federico Faggin è stato l’inventore del primo chip integrato ed il produttore dello Z80 (quello che c’era nel Commodore e nell’MSX).
      Dove però sbaglia di più è quando dice “Cosa significano i numeri sono gli scienziati che lo sanno non certo vanno dai filosofi!” infatti Bertrand Russel, che si occupò a lungo di numeri, disse che chi si occupa di logica matematica è un filosofo e non un matematico.

  • allessandro pendesini ha detto:

    Bertrand Russel sottolineava che pensatori come lui ammettono onestamente che « l’intelletto umano non è in grado di fornire risposte definitive a molte delle domande essenziali per l’umanità, ma che si rifiutano di credere che esista un percorso “superiore” della conoscenza attraverso il quale possiamo scoprire verità nascoste alla scienza e all’intelligenza »…..

    C’è un mondo di differenza tra queste due asserzioni, tra l’affermazione caricatura che la scienza non conosce limiti, e la modesta idea che ciò che possiamo veramente sapere, lo conosciamo tramite mezzi scientifici. (ovviamente mai definitivi ed ancora meno assoluti !)

    -Ritengo che qualsiasi conoscenza scientifica oggettiva, sia pure incompleta o parziale, è sicuramente meglio di esortazioni a priori, che provvengano da religiosi o filosofi « vecchio stampo »…..

    • Brunello ha detto:

      Ma Bertrand Russel, e quindi anche Pendesini, si saranno mai innamorati ? E che spiegazione scientifica avranno dato dei loro sentimenti ?

      • alessandro pendesini ha detto:

        Brunello
        I meccanismi neurochimici del nostro cervello relativi a fenomeni emotivi tipo “innamoramento” (cervello limbico) sono relativamente ben descritti dalla neurofenomenologia, quindi hanno -anche se parzialmente- cessato di essere considerati eterei od un mistero.

  • alessandro pendesini ha detto:

    La vita è spiegabile dall’inizio alla fine, anche se non possiamo dire oggi con precisione come si è originariamente formata.
    Ritengo non sia corretto parlare di natura umana, poiché non abbiamo fatto altro che continuare le funzioni apparse prima di noi.
    Dobbiamo ammettere che nessuno, finora è riuscito a riprodurre la vita biologica in laboratorio partendo dal RNA, anche in condizioni molto più vantaggiose di quelle che esistevano probabilmente all’inizio della vita !
    Da notare che la difficoltà incontrata nel riprodurla è particolarmente dovua ad una evidente quantità e qualità di parametri (simili a quelli che l’hanno determinata) che subentrano durante le esperienze.
    Questo non significa pero’ che in un prossimo futuro riprodurla in laboratorio non sia possibile ! Quindi la domanda non è se sarà possibile, ma quando….

  • andrea g ha detto:

    Il tentativo -allo stesso tempo tragico e spassoso,
    infantile e demenziale- di “banalizzare” la vita,
    riducendola ad un insieme di atomi
    (senza -del resto- sapere minimamente cosa siano gli atomi)
    è strettamente legata al terrore dell’ignoto, a sua volta
    prodotto dall’adolescenziale ribellione a Dio.

    • alessandro pendesini ha detto:


      è strettamente legata al terrore dell’ignoto,
      …………
      andrea g
      Infatti, non direi « terrore dell’ignoto » bensi angoscia correlata alla morte, nata (secondo reperti antropoarcheologici) circa 350mila anni fa !

      ……..a sua volta prodotto dall’adolescenziale ribellione a Dio.……….

      Considero la « ribellione a dio » una favola o bufala infantile. Che, sin dall’inizio, genero’ –e genera tuttora- più paure irrazionali, terrore e squilibri psicologici che benessere umano ! Inoltre se ben analizzata con criteri pertinenti, risulta insensata !….Ne più ne meno !

      • andrea g ha detto:

        “Considero la « ribellione a Dio » una favola o bufala infantile”.
        Consideri pure tutto ciò che vuole, ne ha facoltà.

  • andrea g ha detto:

    La chiusura autistica nell’: “io so chi sono,
    io so cos’è la vita”, deve affrontare la
    dura realtà: la vita nessuno sa riprodurla;
    ecco allora la gloriosa fuga infantile:
    “adesso no, ma un giorno si saprà”.
    Campa cavallo-

  • alessandro pendesini ha detto:

    -Ci sono cose conosciute conosciute : sono le cose che sappiamo di sapere. Ci sono incognite conosciute, vale a dire delle cose che sappiamo che ignoriamo. Ma ci sono anche incognite sconosciute: le cose che non sappiamo che le ignoriamo.

    -Lo scienziato sa che non sa quasi nulla su quasi tutto. Ma è caratterizzato da un’immensa propensione a conoscere e scoprire, inoltre riconosce abbastanza bene i limiti di un ragionamento razionale quindi scovare un’idea troppo semplicistica o assurda.
    Non dico che l’uomo è a priori inconoscibile, ma che, nella misura in cui può essere conosciuto, lo è principalmente tramite mezzi e metodologia scientifici.

    -La prima motivazione degli scienziati non è tanto accumulare conoscenze per puro piacere di conoscere, ma piuttosto mettere in discussione collettivamente le nostre certezze –cosi come eventuali auto-illusioni- per confutarle, per falsificarle secondo l’espressione di Karl Popper, al fine di delimitare le zone dove inizia l’ignoranza.
    La neuroscienza ha fatto progressi enormi in questi ultimi 40 anni. Ha potuto dimostrare che il dualismo cartesiano, ad esempio, non tiene la strada…. Che il nostro cervello non è di natura « istruzionista » bensi « opportunista ». In altre parole : non ha evoluto per capire la Realtà (che ovviamente esiste), ma per evitare di essere divorato da tigri con denti di sciabola molti millenni orsono…..Ma anche che, tutto sommato, non siamo cosi razionali come moltissimi credono !

  • andrea g ha detto:

    La scienze , neuro o meno, non sapranno mai spiegare
    cosa siano le cose , dall’atomo alla coscienza,
    né perché esistano.
    Non è il suo campo, logico.