LumiDolls e la rivoluzione sessuale: della donna oggetto è rimasto solo l’oggetto

LumiDolls ed il sesso con le bambole di silicone. Dopo pochi giorni dall’apertura la polizia chiude la prima casa d’appuntamenti con bambole hot. L’ultima catena della rivoluzione sessuale iniziata con la deresponsabilizzazione del sesso, passata dalla trasformazione della donna in oggetto e finita con l’eliminazione stessa della donna.

 

Volevano creare l’uomo nuovo, lo hanno indebolito. Volevano fare la rivoluzione sessuale e hanno deresponsabilizzato la sessualità. Volevano liberare la donna, l’hanno resa un oggetto. E oggi, i figli dei sessantottardi, la donna, l’hanno direttamente eliminata: sesso con bambole in silicone nella prima casa d’appuntamenti in Italia, aperta nella periferia sud di Torino. LumiDolls, il nome.

Per ora ci hanno pensato i Vigili e l’Asl a chiuderne i battenti pochi giorni dopo l’inaugurazione, a denunciare i titolari e a presentare una multa di 3mila euro. Non certo per il degrado umano e morale dell’iniziativa ma per mancanza di norme igieniche e varie violazioni della legge.

80 euro ogni mezz’ora per chiudersi in una stanza con Cicciobella ed altre bambolotte (ma c’è anche Alessandro, un bambolotto), tra cui una bambola incinta per amplificare la perversione. Così ha raccontato la femminista Marina Terragni: «la si può prendere a calci nel pancione, trascinare per i capelli, eventualmente strangolare, e così via, a piacere. Poi verrà disinfettata e consegnata al malato successivo. Tutto perfettamente legale: la plastica non ha diritti». Nel codice etico sottoposto ai clienti, secondo Wired, c’è il divieto di staccare/strappare gli organi genitali di materiale sintetico. «Siamo pieni per settimane», gioivano pochi giorni fa i titolari, ancora non sapendo che avrebbero chiuso subito. «Abbiamo clienti che hanno prenotato anche dal Veneto e la maggior parte hanno scelto la mattina o il pomeriggio per il loro appuntamento. Anche per questo motivo per il momento non terremo aperto di notte. Abbiamo richieste anche per degli addii al celibato».

Una delle poche a sostenere l’iniziativa è stata la tuttologa bioeticista Chiara Lalli, che si è scagliata contro il «feroce moralismo». Non ha molto di interessante da dire, se non il “proibito proibire”. Più rilevante e benemerita l’opposizione delle femministe: «Queste bambole viventi rappresentano una fantasia fondante della sessualità patriarcale misogina», si legge su Resistenza Femminista. «Poter disporre di donne e bambine come oggetti programmati per i propri bisogni a cui togliere parola e volontà ovvero ogni tipo di libertà. Un sogno di annientamento che è poi il fine ultimo del patriarcato: ridurre al silenzio le donne, cancellarne l’identità». E la già citata Terragni: «Quelle che pensano “meglio le bambole che le donne” hanno le loro ragioni, intendiamoci. Si tratta però di una resa senza condizioni di fronte a una sessualità maschile che si esprime come predatoria, perversa e violenta “per natura”, e che chiede un oggetto da usare in un femminicidio simbolico e non un soggetto con cui entrare in relazione. Più oggetto è e meglio è. Tutto si è compiuto».

Benissimo l’opposizione delle femministe, ma il patriarcato c’entra poco e forse non ci si accorge che il muro è caduto, poco a poco, quando si è creata la prima la crepa con la rivoluzione sessuale. Accettare socialmente, moralmente e culturalmente la separazione del sesso dall’amore è stato il primo passo di disumanizzazione della sessualità, compiuto in nome della “nuova morale”, che avrebbe finalmente liberato l’umanità dalle sue repressioni. Il sesso non più come espressione totale di sé alla persona con cui si condivide la vita, ma trasformato a consumo, a mero bisogno di cui usufruire per quel breve attimo di paradiso. La diffusione libera della pornografia è venuta incontro alle necessità sempre più impellenti e auto-soddisfatte e la sessualità ha iniziato a diventare un monologo egoistico, le perversioni sono esplose e la donna si è trasformata in un oggetto di fantasia, in un gingillo sessuale da esibire ovunque: film, pubblicità, copertine, manifesti.

Oggi siamo ad un altro passo dell’evoluzione: della donna/uomo oggetto ci siamo tenuti solo l’oggetto. Perché fare la fatica di dover dire “buongiorno” e “buonasera” se si può avere a che fare con una bambola, restando zitti, senza nemmeno il rischio di guardare qualcuno negli occhi.

«La verità è comunque che alla fin fine la donna è ora considerata un oggetto più di prima, nonostante le leggi in suo favore ed è libera solo apparentemente», ha scritto la poetessa Bruna Tamburrini. «Ti dico io che non è affatto più libera, venduta al miglior offerente commerciale, è totalmente nelle mani del consumismo e del commercio. Gli spot pubblicitari ne sono un esempio. La donna è vista sempre di più nel suo aspetto fisico e la parte intellettiva (quella che noi all’epoca mettevamo in risalto), è sottovalutata, anzi direi, completamente accantonata. Forse a volte penso che bisognerebbe fare di nuovo un Sessantotto, ma all’incontrario» (B. Tamburrini, Il mio Sessantotto, Edizioni Simple 2016).

La redazione

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3 commenti a LumiDolls e la rivoluzione sessuale: della donna oggetto è rimasto solo l’oggetto

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  1. Preghierecorte ha detto

    Fare finta.

    Che sia questo l’inferno?

    • Aristarco De' Strigidi ha detto in risposta a Preghierecorte

      Meglio ancora :
      Delle volte fra un volo di fantasia e l’ altro mi metto ad immaginare che il Paradiso esista davvero.
      Quello di Allah, intendo …

  2. Aristarco De' Strigidi ha detto

    A parte che non ci avrei messo piede neanche dipinto, la chiusura di ‘sto … non saprei come chiamarlo mi trova concorde, come minimo per ovvi motivi igienici.
    Vive la Difference !

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