Papa Bergoglio su unioni LGBTQ+ e famiglia: tutti i discorsi

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Cosa ne pensa Papa Francesco delle unioni omosessuali? E delle rivendicazioni LGBTQ+? Contraddice la tradizione della Chiesa? E’ mai intervenuto in difesa della famiglia? A tutte queste domande rispondiamo in questo dossier citando tutti i suoi interventi sul tema.

[pagina aggiornata a: novembre 2024].


 

Cosa ne pensa Papa Bergoglio delle rivendicazioni Lgbtq+ e del matrimonio omosessuale?

Abbiamo qui raccolto tutti i suoi discorsi ufficiali, evitando i resoconti parziali dei media.

Sottolineiamo brevemente che Papa Bergoglio interviene spesso nella difesa della famiglia naturale, ma tende a non parlare direttamente del matrimonio omosessuale, preferendo valorizzare il matrimonio tra uomo e donna e specificando che solo questo va garantito, così come il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre.

Questo approccio è stato definito “linguaggio positivo” da mons. Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede:

«Se si riesce a far ardere i cuori, o per lo meno a mostrare ciò che vi è di attraente nel Vangelo, allora le persone saranno più predisposte a conversare e a riflettere anche in merito a una risposta inerente la morale. Non giova molto parlare contro il matrimonio omosessuale, perché la gente tende a vederci come se fossimo dei risentiti, dei crudeli, persone poco comprensive o addirittura esagerate. Altra cosa quando parliamo della bellezza del matrimonio e dell’armonia che si crea nella differenza risultante dall’alleanza tra un uomo e una donna, in questo contesto positivo emerge, senza quasi doverlo far notare, quanto sia inadeguato usare lo stesso termine e chiamare “matrimonio” l’unione di due persone omosessuali».

In altri dossier abbiamo raccolto i pronunciamenti di Papa Francesco su eutanasia, ideologia gener ed aborto.


 

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PAPA BERGOGLIO SU LGBTQ+ E MATRIMONIO OMOSESSUALE

 

Il 27 giugno 2023 il Vaticano, tramite il Dipartimento per la Cultura e l’Educazione, è intervenuto per porre il veto alla nomina di Preside della Facoltà di Filosofia e Teologia (PTH) di Bressanone il teologo morale Martin Lintner. La motivazione sono le varie dichiarazioni di Linter a favore delle benedizione delle unioni omosessuali.

 

Il 12 settembre 2021 il segretario di Stato, Pietro Parolin conferma una linea comune sui temi etici con il partito della Lega, riferendosi in particolare al colloquio avuto tra Matteo Salvini e il “ministro degli esteri” vaticano Paul Gallagher. Sullo sfondo l’intesa comune contraria al ddl omofobia Zan.

 

Il 12 settembre 2021 i media riportano la prefazione di Papa Francesco al libro La vera Europa. Identità e Missione (Cantagalli) di Benedetto XVI, nel quale il Papa emerito critica aspramente lo sconvolgimento antropologico in atto sui temi etici, a partire dalla legalizzazione del matrimonio omosessuale. Papa Francesco elogia il pensiero del predecessore in merito, definendolo «intriso di grande realismo, assolutamente chiaro e convincente».

 

Il 28 giugno 2021 i media riportano la lettera che Papa Francesco ha inviato a padre James Martin, gesuita americano noto per accompagnare le persone cattoliche omosessuali. Nello scritto il Papa ricorda:

«Dio si avvicina con amore a ognuno dei suoi figli, a tutti e a ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre». «Lo “stile” di Dio», scrive ancora Francesco, «ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza».

Come è stato fatto notare, la lettera è stata inviata quattro giorni dopo la “nota vaticana” inviata all’ambasciatore e al governo italiano con la quale mons. Gallagher, in accordo con Francesco, ha criticato ufficialmente il ddl Zan sull’omofobia avvisando la possibilità che possa contraddire il Concordato.

Giustamente Luciano Moia su Avvenire ha sottolineato «la volontà di Francesco di non confondere registri che hanno peculiarità e ambiti ben distinti. Quello ecclesiale è stato tracciato con chiarezza in ‘Amoris laetitia’ dove il Papa ribadisce che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispetta nella sua dignità e accolta con rispetto”, con l’impegno da parte della Chiesa di offrire a queste persone tutto l’aiuto necessario. Nella stessa Esortazione postsinodale si spiega, subito dopo, che il matrimonio tra uomo e donna non va confuso con altri tipi di unioni».

Un piano pastorale e uno politico, quindi. Anche il vaticanista Luigi Accatoli riporta correttamente: «Dal Vaticano vengono dunque interventi severi, dottrinali e diplomatici, sulla frontiera omosessuale, posti — con l’approvazione del Papa — da organismi curiali di primaria importanza. Ma vengono anche parole e gesti “comprensivi” da parte di Francesco. La combinazione di questi due segnali sta a indicare la ricerca di una linea di compromesso: incoraggiare chi promuove un nuovo atteggiamento senza però tradurlo in nuove direttive formali».

 

Il 22 giugno 2021 la Santa Sede, tramite mons. Paul Richard Gallagher, è intervenuta nel dibattito italiano sul cosiddetto “ddl Zan” (una futura legge contro l’omofobia che per molti critici avrebbe introdotto il reato d’opinione e il gender nelle scuole) tramite una comunicazione formale consegnata all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, nella quale in punta di diritto si sottolinenano le incongruenze del disegno di legge con il Concordato. L’intervento è stato decisivo per affossare il ddl Zan che in quel momento era stato già approvato dalla Camera dei Deputati ed era all’esame del Senato della Repubblica.

 

Il 06 luglio 2020 il giornalista Antonio Socci ha ammesso che «Papa Bergoglio, di certo, ha sempre manifestato comprensione e rispetto verso le persone omosessuali, condannando discriminazioni e violenze ai loro danni. Tuttavia sulle questioni relative all’omosessualità e al gender, si è espresso con parole che potrebbero urtare la suscettibilità del mondo Lgbt». Ha quindi elencato diversi interventi del Pontefice in difesa della famiglia e contro l’omosessualità e le tematiche gender, citando anche l’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

 

Il 24 ottobre 2018 il giornalista Sandro Magister, tra i più critici di Francesco, ha riconosciuto che il papa è intervenuto personalmente per «tirare il freno» sui “giovani LGBT” durante l’elaborazione del documento finale del Sinodo sui giovani. Sul tema il Papa ha voluto che venisse ribadito l’insegnamento tradizionale del Catechismo.

 

Il 25 maggio 2018 Papa Francesco ha affrontato la tematica dell’ammissione di ragazzi omosessuali nei seminari, invitando ad un attento discernimento sulle persone omosessuali: «Se avete anche il minimo dubbio, è meglio non farli entrare».

 

Il 21 maggio 2018 sono scaturite alcune polemiche per le dichiarazioni del cileno Juan Carlos Cruz, omosessuale dichiarato, sopravvissuto da bambino alle violenze di un prete pedofilo, secondo il quale il Papa gli avrebbe detto: «Il Papa mi ha detto: “Juan Carlos, il fatto che tu sia gay non importa. Dio ti ha fatto in questo modo e ti ama in questo modo e a me non interessa. Il Papa ti ama come sei. Devi essere felice di chi tu sia».

Le affermazioni non sono state confermate dalla Santa Sede, come sempre avviene in caso di conversazioni private. Il cardinale di New York, Timothy Dolan, definito dai media uno dei massimi leader conservatori della Chiesa cattolica in America, è intervenuto affermando: «Tenete a mente che abbiamo una fonte di terza mano. In ogni caso Gesù avrebbe detto la stessa cosa: è un insegnamento cattolico conservatore, tradizionale, ortodosso, e il Catechismo insiste su questo. Questo è nel Catechismo, così il Santo Padre lo ha ripetuto».

 

Il 25 marzo 2017 Papa Francesco, poche ore dopo le accuse del Comitato dei diritti umani dell’Onu all’Italia per i troppi medici obiettori e per il divieto di adozione alle coppie dello stesso sesso, ha scritto:

«La famiglia continua ad essere buona notizia per il mondo di oggi? Io sono certo di sì! E questo “sì” è saldamente fondato sul disegno di Dio. L’amore di Dio è il suo “sì” a tutta la creazione e al cuore di essa, che è l’uomo. È il “sì” di Dio all’unione tra l’uomo e la donna, in apertura e servizio alla vita in tutte le sue fasi; è il “sì” e l’impegno di Dio per un’umanità tanto spesso ferita, maltrattata e dominata dalla mancanza d’amore. La famiglia, pertanto, è il “sì” del Dio Amore. Solo a partire dall’amore la famiglia può manifestare, diffondere e ri-generare l’amore di Dio nel mondo».

 

Il 23 marzo 2017 monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha affermato: «Chi ha sentito parlare la Chiesa, sa che non ha mai smesso di insistere sul fattore famiglia. Non molleremo mai finché non si riscopra la centralità della famiglia per la società e per la società contemporanea, finché non si capisca che la famiglia – quella formata da madre, padre e figli – non è un fatto di Chiesa, ma di società, perché quando si disgrega, si comincia ad adottare un ti po di soluzione che va in una direzione che tante volte con chiarezza abbiamo stigmatizzato e che non ci trova assolutamente d’accordo».

 

Il 27 febbraio 2017 nel suo messaggio ai giovani per la Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco ha affermato:

«Una società che valorizza solo il presente tende anche a svalutare tutto ciò che si eredita dal passato, come per esempio le istituzioni del matrimonio, della vita consacrata, della missione sacerdotale. Queste finiscono per essere viste come prive di significato, come forme superate. Si pensa di vivere meglio in situazioni cosiddette “aperte”, comportandosi nella vita come in un reality show, senza scopo e senza fine. Non vi lasciate ingannare! Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro di felicità: ma questo è possibile soltanto se si vivono autentiche esperienze d’amore, che si concretizzano nello scoprire la chiamata del Signore e nell’aderire ad essa».

 

Il 29 gennaio 2017 l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi, si è opposto allo spettacolo pro-gender Fà-afafine. Mirko De Carli de Il Popolo della Famiglia ha definito «preziosa e irrinunciabile» la voce ferma e decisa della Curia bolognese e dell’arcivescovo bergogliano.

 

L’11 febbraio 2017 l’arcivescovo di Buenos Aires e Primate of Argentina, Mario Poli, scelto da papa Francesco come successore sulla cattedra di Buenos Aires, si è espresso duramente contro l’apertura dell’Associazione Scout dell’Argentina al matrimonio gay e all’aborto.

 

L’11 gennaio 2017 l’opinionista Carlo Troilo, membro della Associazione Luca Coscioni, ha affermato che «nei rapporti con lo Stato italiano, Bergoglio si impegna a non intervenire di persona ma poi lascia che i Cardinali parlino e contrastino con forza le leggi non gradite, in particolare quella sulle unioni civili. L’intervento più clamoroso di Francesco è stato a mio avviso quello contro Ignazio Marino. Il Papa non può perdonare a Marino di avere istituito a Roma i registri dei testamenti biologici e delle unioni civili, spingendosi fino a celebrare le “nozze” di due omosessuali: nella Capitale del cattolicesimo mondiale! Così, quando Marino commette l’imprudenza di farsi trovare in prima fila fra quanti accolgono il Papa a Filadelfia, il Papa decide di “affrontarlo”. Sull’aereo che lo riporta a Roma “si fa chiedere” da un giornalista (uso le virgolette per descrivere un espediente ben noto per chi, come me, si è occupato a lungo di uffici stampa) se aveva invitato il sindaco di Roma. E risponde quasi con rabbia: “Io non l’ho invitato. E’ chiaro?”. Un colpo mortale per un sindaco già molto traballante per altre e complicate ragioni».

 

L’08 dicembre 2016 , Papa Francesco ha approvato il testo Il dono della vocazione presbiteriale, in cui si legge:

«In relazione alle persone con tendenze omosessuali che si accostano ai Seminari, o che scoprono nel corso della formazione tale situazione, in coerenza con il proprio Magistero, “la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate” […]. In tale contesto, “se un candidato pratica l’omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale, così come il suo confessore, hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso l’Ordinazione”».

 

Il 27 ottobre 2016 rivolgendosi al Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II”, Papa Francesco ha detto:

«Nella congiuntura attuale, i legami coniugali e famigliari sono in molti modi messi alla prova. L’affermarsi di una cultura che esalta l’individualismo narcisista, una concezione della libertà sganciata dalla responsabilità per l’altro, la crescita dell’indifferenza verso il bene comune, l’imporsi di ideologie che aggrediscono direttamente il progetto famigliare, come pure la crescita della povertà che minaccia il futuro di tante famiglie, sono altrettante ragioni di crisi per la famiglia contemporanea […]. E’ impossibile negare l’apporto della cultura moderna alla riscoperta della dignità della differenza sessuale. Per questo, è anche molto sconcertante constatare che ora questa cultura appaia come bloccata da una tendenza a cancellare la differenza invece che a risolvere i problemi che la mortificano».

 

Il 02 ottobre 2016 nel volo di ritorno dal viaggio apostolico in Georgia e Azerbaijan, Papa Francesco ha detto:

«Quando si parla del matrimonio come unione dell’uomo e della donna, come li ha fatti Dio, come immagine di Dio, è uomo e donna. L’immagine di Dio non è l’uomo [maschio]: è l’uomo con la donna. Insieme. Che sono una sola carne quando si uniscono in matrimonio. Questa è la verità. […]. Dobbiamo essere attenti a non lasciare entrare in noi queste idee. Ma prima di tutto: il matrimonio è immagine di Dio, uomo e donna in una sola carne. Quando si distrugge questo, si “sporca” o si sfigura l’immagine di Dio. […]. Prima di tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di Papa – ho accompagnato persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?” – “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del gender. E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”. L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. E’ un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti. E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella parrocchia… E c’era il nuovo [parroco]. Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e così potrai fare la Comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “E’ tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il Papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali… No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. E’ un problema. E’ un problema umano».

 

Il 25 settembre 2016 durante l’Angelus, Papa Francesco, il giorno successivo a quello in cui decine di migliaia di messicani si sono riversati in strada per manifestare contro il tentativo di legalizzare il matrimonio omosessuale, ha dichiarato:

«Mi associo ben volentieri ai Vescovi del Messico nel sostenere l’impegno della Chiesa e della società civile in favore della famiglia e della vita, che in questo tempo richiedono speciale attenzione pastorale e culturale in tutto il mondo».

 

Il 29 aprile 2016 il portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, è stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco (qui una foto dell’incontro), il quale ha esortato i difensori della famiglia a proseguire nell’impegno: «vi ringrazio per quello che state facendo. Andate avanti così; siate un laicato forte, ben formato, con una retta coscienza cristiana».

Gandolfini ha anche riportato altre parole del Papa: «Spetta a me, in quanto Papa, ribadire i principi che sono patrimonio secolare della Chiesa. Spetta a voi, che siete laici con una coscienza ben formata, protrarre l’impegno per difendere questi principi nella società».

 

L’08 aprile 2016 sui quotidiani è apparsa la conferma che la Francia ha rinunciato alla proposta dell’ambasciatore vaticano Laurent Stefanini, omosessuale dichiarato e militante. «Alla fine ha vinto il Papa», si legge su Italia Oggi.

 

Il 31 marzo 2016 è apparsa sui quotidiani l’anteprima del libro di Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, intitolato “Un marziano a Roma”.

In esso Marino ha raccontato che nel febbraio 2015, durante un incontro privato, Papa Francesco gli disse che la cerimonia di registrazione in Campidoglio di sedici unioni omosessuali celebrate all’estero era stata «uno sbaglio». «Le sue parole furono molto severe, mi disse che era stato uno sbaglio», ha scritto Marino.

 

Il 19 marzo 2016 nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, Papa Francesco ha scritto:

«Ogni bambino ha il diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre, entrambi necessari per la sua maturazione integra e armoniosa. Come hanno affermato i Vescovi dell’Australia, entrambi «contribuiscono, ciascuno in una maniera diversa, alla crescita di un bambino. Rispettare la dignità di un bambino significa affermare la sua necessità e il suo diritto naturale ad avere una madre e un padre. Non si tratta solo dell’amore del padre e della madre presi separatamente, ma anche dell’amore tra di loro, percepito come fonte della propria esistenza, come nido che accoglie e come fondamento della famiglia. Diversamente, il figlio sembra ridursi ad un possesso capriccioso. Entrambi, uomo e donna, padre e madre, sono «cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti. Mostrano ai loro figli il volto materno e il volto paterno del Signore. Inoltre essi insieme insegnano il valore della reciprocità, dell’incontro tra differenti, dove ciascuno apporta la sua propria identità e sa anche ricevere dall’altro. Se per qualche ragione inevitabile manca uno dei due, è importante cercare qualche maniera per compensarlo, per favorire l’adeguata maturazione del figlio. Un padre con una chiara e felice identità maschile, che a sua volta unisca nel suo tratto verso la moglie l’affetto e l’accoglienza, è tanto necessario quanto le cure materne. Vi sono ruoli e compiti flessibili, che si adattano alle circostanze concrete di ogni famiglia, ma la presenza chiara e ben definita delle due figure, femminile e maschile, crea l’ambiente più adatto alla maturazione del bambino […]. Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale? […]. La storia ricalca le orme degli eccessi delle culture patriarcali, dove la donna era considerata di seconda classe, ma ricordiamo anche la pratica dell’“utero in affitto” o la strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica». Inoltre, «i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», ed è inaccettabile «che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio fra persone dello stesso sesso».

 

Il 15 febbraio 2016 Papa Francesco nel suo viaggio in Messico, ha affermato:

«Oggi vediamo e viviamo su diversi fronti come la famiglia venga indebolita, come viene messa in discussione. Come si crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento. E si insinuano nelle nostre società – che si dicono società libere, democratiche, sovrane – si insinuano colonizzazioni ideologiche che le distruggono, e finiamo per essere colonie di ideologie distruttrici della famiglia, del nucleo della famiglia, che è la base di ogni sana società».

 

Il 22 gennaio 2016 Papa Francesco, incontrando i giudici del Tribunale della Rota Romana, pochi giorni prima del Family Day e della discussione del ddl Cirinnà sulle unioni civili al Senato, ha affermato:

«Il recente Sinodo sulla Famiglia ha «indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione. La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità». Ha proseguito: «Come affermò il beato Paolo VI, la Chiesa ha sempre rivolto “uno sguardo particolare, pieno di sollecitudine e di amore, alla famiglia ed ai suoi problemi. Per mezzo del matrimonio e della famiglia Iddio ha sapientemente unite due tra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna, per il quale essi sono chiamati a completarsi vicendevolmente in una donazione reciproca non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale”». Ed in conclusione, «la Chiesa con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità –, non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati».

 

Il 20 gennaio 2016 l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, ha sostenuto il card. Bagnasco nella sua opposizione alle unioni civili.

 

Il 19 gennaio 2016 l’arcivescovo di Perugia, il card. Gualtiero Bassetti, è intervenuto a favore del Family Day: chiudendo la messa ha letto l’appello del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ che ha organizzato la manifestazione del 30 gennaio a Roma. «Fate tesoro di questo comunicato perché il bene della famiglia ci sta veramente a tutti tanto a cuore».

 

Il 24 ottobre 2015 Papa Francesco, nel discorso a conclusione del Sinodo, ha parlato dell’«importanza dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana».

 

Il 18 ottobre 2015 mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a proposito del ddl Cirinnà sulle unioni civili, ha affermato: «Chiedo che la politica non sia strabica. Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e di fatto sta mettendo all’angolo la famiglia tradizionale che deve essere un pilastro della società. Voglio fare un appello ai cattolici, ma non solo, perché togliamoci dalla testa che la famiglia fatta da padre, madre e figli sia un problema della Chiesa. La famiglia che assicura il futuro alla società non è problema della Chiesa, è una realtà, presente nella Costituzione, che riguarda tutta la società. Il mio appello è non solo ai cattolici, ma a tutti. E non è un appello per non fare – ha precisato -, ma per fare. Avendo chiaro che se qualcuno viene dall’estero e legge solo i giornali italiani ha l’impressione che in Italia ci solo il problema delle coppie fatto e non i problemi delle famiglie normali. A noi non va bene. Spero che il Parlamento non ne abbia bisogno, non serve un Parlamento al giogo del prete di turno. Spero in un Parlamento che non ha bisogno del vescovo o del Papa che glielo dicano». Continua Galantino rispondendo alla domanda se la Cei farà appello ai parlamentari cattolici di fare obiezione di coscienza sul ddl Cirinnà.»

 

Il 04 ottobre 2015, parlando del Sinodo ordinario sulla famiglia, Papa Francesco ha ricordato:

«La liturgia di questa domenica ripropone proprio il testo fondamentale del Libro della Genesi sulla complementarietà e reciprocità tra uomo e donna (cfr Gen 2,18-24). Per questo – dice la Bibbia – l’uomo lascia suo padre e sua madre e si unisce a sua moglie e i due diventano una sola carne, cioè una sola vita, una sola esistenza (cfr v. 24). In tale unità i coniugi trasmettono la vita ai nuovi esseri umani: diventano genitori».

 

Il 04 ottobre 2015, durante l’omelia per l’apertura del Sinodo ordinario sulla famiglia, Papa Francesco ha ricordato:

«Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca. È lo stesso disegno che Gesù nel Vangelo di oggi riassume con queste parole: «Dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne» (Mc 10,6-8; cfr Gen 1,27; 2,24)».

 

Il 27 settembre 2015 durante un’intervista nella sua visita negli Stati Uniti, Papa Francesco ha risposto ad una domanda sui funzionari che non voglio rilasciare licenze matrimoniali per le coppie dello stesso sesso:

«L’obiezione di coscienza è un diritto ed entra in ogni diritto umano. E’ un diritto, e se una persona non permette di esercitare l’obiezione di coscienza, nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di coscienza, perché è un diritto, un diritto umano. E’ un diritto umano. Se il funzionario di governo è una persona umana, ha quel diritto. E’ un diritto umano.».

 

Il 24 settembre 2015 durante il discorso all’assemblea plenaria degli Stati Uniti, Papa Francesco ha affermato: «non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia. Io posso solo riproporre l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare».

 

Il 28 maggio 2015 ai vescovi domenicani, Papa Francesco ha detto:

«Il matrimonio e la famiglia attraversano una seria crisi culturale. La famiglia è il luogo in cui s’impara a convivere nella differenza, a perdonare e a sperimentare il perdono, e dove i genitori trasmettono ai figli i valori e in particolare la fede. “È perciò urgente un’ampia opera di catechesi circa l’ideale cristiano della comunione coniugale e della vita familiare, che includa una spiritualità della paternità e della maternità. Maggior attenzione pastorale va dedicata al ruolo degli uomini come mariti e padri, così come alla responsabilità che condividono con le mogli riguardo al matrimonio, alla famiglia ed all’educazione dei figli” (Ecclesia in America, n. 46). Continuiamo a presentare la bellezza del matrimonio cristiano: “sposarsi nel Signore” è un atto di fede e di amore, nel quale gli sposi, mediante il loro libero consenso, diventano trasmettitori della benedizione e della grazia di Dio per la Chiesa e la società».

 

Il 27 maggio 2015 il segretario di Stato Vaticano, mons. Piero Parolin, ha commentato l’esito del referendum irlandese a favore delle nozze gay dicendo: «Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità».

Il vaticanista Luca Kocci ha scritto che Parolin è «uno dei prelati di Curia più vicini a Francesco, autorevole interprete del pensiero del papa» ed infatti Sandro Magister ha rilevato che il giorno prima, come di regola ogni lunedì, Parolin era stato a colloquio con papa Francesco per la sua udienza settimanale. «Si può quindi presumere con buona sicurezza che il suo commento al referendum irlandese riflettesse anche il pensiero del papa».

 

Il 24 maggio 2015 è stata pubblicata l’enciclica “Laudato sii”, nella quale Papa Francesco ha scritto:

«Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa».

 

Il 29 aprile 2015 durante l’udienza generale, Papa Francesco ha affermato:

«Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la famiglia: l’uomo e la donna che si amano! Questo è il capolavoro! Il matrimonio consacrato da Dio custodisce quel legame tra l’uomo e la donna che Dio ha benedetto fin dalla creazione del mondo; ed è fonte di pace e di bene per l’intera vita coniugale e familiare. Nello stesso tempo, riconoscere come ricchezza sempre valida la maternità delle donne e la paternità degli uomini, a beneficio soprattutto dei bambini».

 

Il 23 aprile 2015 si è capito che il rifiuto di Papa Francesco di accettare come ambasciatore francese in Vaticano il diplomatico omosessuale Stefanini non è per via del suo orientamento sessuale ma dal fatto che il presidente Hollande ha voluto farne una bandiera e una sfida ideologica. Il pontefice ha incontrato Stefanini spiegandoglielo personalmente.

 

Il 22 aprile 2015 durante l’udienza generale, Francesco ha affermato: «pensiamo anche alla recente epidemia di sfiducia, di scetticismo, e persino di ostilità che si diffonde nella nostra cultura – in particolare a partire da una comprensibile diffidenza delle donne – riguardo ad un’alleanza fra uomo e donna che sia capace, al tempo stesso, di affinare l’intimità della comunione e di custodire la dignità della differenza. La svalutazione sociale per l’alleanza stabile e generativa dell’uomo e della donna è certamente una perdita per tutti. Dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia!».

 

Il 28 marzo 2015 il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, è duramente intervenuto contro il ddl Crinnà sulle unioni civili parlando di «forzatura ideologica».

 

Il 15 aprile 2015 durante l’udienza generale, Papa Francesco ha affermato:

«La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio. L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze».

 

Il 11 maggio 2015 Papa Francesco ha incontrato i vescovi del Togo affermando:

«È importante che gli aspetti positivi della famiglia che sono vissuti in Africa si esprimano e siano compresi. In particolare, la famiglia africana è accogliente verso la vita, rispetta e tiene conto delle persone anziane. Questa eredità deve essere dunque conservata e servire da esempio e da incoraggiamento per gli altri. Il Togo non è risparmiato dagli attacchi ideologici e mediatici, oggi diffusi ovunque, che propongono modelli di unione e famiglie incompatibili con la fede cristiana. Conosco la vigilanza di cui date prova in questo ambito, come pure gli sforzi che realizzate, in particolare nel campo dei mass media».

 

L’11 febbraio 2015 la Manif Pour Tous ha spiegato che l’ispirazione della loro attività contro il gender arriva da Papa Francesco, seguendo le sue indicazioni pubbliche.

 

L’22 marzo 2015 durante la visita pastorale a Napoli, Papa Francesco ha affermato:

«La crisi della famiglia è una realtà sociale. Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano. Poi quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la famiglia è sotto attacco».

 

Il 02 febbraio 2015 nel suo discorso alla Conferenza Episcopale Lituana, Papa Francesco ha affermato:

«Anche il vostro Paese, che ormai è entrato a pieno titolo nell’Unione Europea, è esposto all’influsso di ideologie che vorrebbero introdurre elementi di destabilizzazione delle famiglie, frutto di un mal compreso senso della libertà personale. Le secolari tradizioni lituane al riguardo vi aiuteranno a rispondere, secondo la ragione e secondo la fede, a tali sfide».

 

Il 30 gennaio 2015 mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI, è intervenuto contro l’ideologia di gender accusata di «capovolgere l’alfabeto dell’umano», aggiungendo che «le unioni civili mi sembrano un diversivo per chi non è sintonizzato sul fuso orario della gente». Ricordiamo che quando Papa Francesco scelse mons. Galantino i media parlarono di “svolta” e “segnale di cambiamento”.

 

Il 29 gennaio 2015 l’Osservatore Romano, organo di stampa della Santa Sede, si è espresso sull’istituzione del registro delle unioni civili in Campidoglio: «Si tratta di una forzatura della volontà degli italiani che non hanno mai avuto modo di esprimersi sull’argomento o quantomeno del tentativo d’imporre al Paese un fatto compiuto su una materia che non ha mai avuto alcuna elaborazione giuridica».

 

Il 29 gennaio 2015 durante l’udienza generale, Papa Francesco ha parlato della figura del padre nella famiglia, affermando:

«L’assenza della figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi. E in effetti le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza, alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno, alla carenza di vicinanza, alla carenza di amore da parte dei padri. E’ più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani. Sono orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, anche fisicamente, da casa, ma soprattutto perché, quando ci sono, non si comportano da padri, non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro compito educativo, non danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane».

 

Il 23 gennaio 2015, nel messaggio per la XLIX Giornata delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha ricordato:

«La famiglia più bella, protagonista e non problema, è quella che sa comunicare, partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli. Non lottiamo per difendere il passato, ma lavoriamo con pazienza e fiducia, in tutti gli ambienti che quotidianamente abitiamo, per costruire il futuro».

 

Il 18 gennaio 2015, prima dell’inizio della Messa di Santa Marta, Papa Francesco ha voluto esprimere vicinanza e sostegno a «quella Chiesa slovacca coraggiosa che in questo momento, in questo tempo, lotta per difendere la famiglia». Rivolgendosi poi a un gruppetto di pellegrini provenienti dalla Slovacchia, il Pontefice li ha esortati così: «Avanti e coraggio!». Il successivo 7 febbraio, infatti, il popolo slovacco è stato chiamato ad un referendum sulla protezione della famiglia e del matrimonio tradizionale.

 

Il 18 gennaio 2015, durante la Messa conclusiva del viaggio nelle Filippine, Papa Francesco ha ricordato:

«Gesù ha avuto una famiglia qui sulla terra: la Santa Famiglia di Nazaret. In tal modo Egli ci ricorda l’importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il mondo, la nostra famiglia umana. Oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello».

 

Il 16 gennaio 2015 durante l’incontro con le famiglie a Manila, Papa Francesco ha affermato:

«Nel nostro tempo, Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a proteggerle dal male. Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia […]. Come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire “no” a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia […] La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita».

 

Il 12 gennaio 2015 nel discorso al corpo diplomatico presso la Santa Sede, Papa Francesco ha affermato:

«La famiglia stessa è poi non di rado fatta oggetto di scarto, a causa di una sempre più diffusa cultura individualista ed egoista che rescinde i legami e tende a favorire il drammatico fenomeno della denatalità, nonché di legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta la società».

 

Nel gennaio 2015 il quotidiano spagnolo Hoy ha rivelato che Francesco ha incontrato privatamente il transessuale spagnolo, accompagnato dalla fidanzata, Diego Neria Lejarraga. Il transessuale gli aveva scritto più volte dicendo di sentirsi emarginato dalla sua parrocchia e il vescovo di Plasencia, Amedeo Rodriguez Magro, lo ha invitato a rivolgersi al Pontefice. Secondo molti tale incontro avrebbe legittimato la transessualità nella Chiesa, o, per lo meno, Francesco avrebbe operato un lassismo morale.

Abbiamo fatto notare che queste stesse scandalizzate critiche non si levarono quando, nel settembre 2007, Benedetto XVI ricevette in udienza privata il dittatore sudanese Omar al-Bashir, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel Darfur, avendo appoggiato politicamente e finanziariamente la pulizia etnica operata per anni dalle milizie islamiche. Benedetto XVI, incontrandolo, avrebbe quindi legittimato il genocidio del Darfur? No, Benedetto XVI ritenne opportuno quell’incontro come occasione per riportare la pace in Sudan, mentre Francesco ha voluto riportare la pace nel cuore di quel transessuale, magari inducendolo a prendere decisioni diverse sulla sua vita e mostrandogli che la Chiesa non rifiuta nessuno. L’incontro privato tra Francesco e Diego Neria Lejarraga non legittima nulla, così come Gesù non legittimò pubblicani e peccatori quando si recò a mangiare a casa loro. Anche perché pubblicamente il Papa ha affermato più volte di pensarla come la Chiesa su queste tematiche.

 

Il 17 dicembre 2014 nella lettera ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, Papa Francesco ha scritto:

«Questa complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia, che è la prima scuola dove impariamo ad apprezzare i nostri doni e quelli degli altri e dove cominciamo ad apprendere l’arte del vivere insieme […]. Quando parliamo di complementarietà tra uomo e donna in questo contesto, non dobbiamo confondere tale termine con l’idea semplicistica che tutti i ruoli e le relazioni di entrambi i sessi sono rinchiusi in un modello unico e statico. La complementarietà assume molte forme, poiché ogni uomo e ogni donna apporta il proprio contributo personale al matrimonio e all’educazione dei figli. La propria ricchezza personale, il proprio carisma personale, e la complementarietà diviene così di una grande ricchezza. E non solo è un bene, ma è anche bellezza. […] Occorre insistere sui pilastri fondamentali che reggono una nazione: i suoi beni immateriali. La famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale. I bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva […]. La famiglia è un fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura, ecc. Noi non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica, che hanno forza soltanto in un momento della storia, e poi decadono. Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia! Non lasciatevi qualificare da questo o da altri concetti di natura ideologica. La famiglia ha una forza in sé. Possa questo colloquio essere fonte d’ispirazione per tutti coloro che cercano di sostenere e rafforzare l’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio come un bene unico, naturale, fondamentale e bello per le persone, le famiglie, le comunità e le società».

 

Il 14 novembre 2014 Papa Francesco ha incontrato una delegazione di responsabili della Manif Pour Tous italiana, l’associazione in difesa della famiglia naturale. Il dialogo riportato è stato questo: «Sua Santità, questa è la bandiera de La Manif Pour Tous!». – «E’ per me? E’ molto bella, Grazie!». – «Per noi è molto importante». – «Lo è per tutti».

 

Il 25 ottobre 2014 ricevendo il movimento apostolico Schoenstatt, Papa Francesco ha affermato:

«Che la famiglia sia colpita, che la famiglia venga colpita e che la famiglia venga imbastardita, come un modo di associazione… Si può chiamare famiglia tutto, no? Quante famiglie sono divise, quanti matrimoni rotti, quanto relativismo nella concezione del Sacramento del Matrimonio. In questo momento, da un punto di vista sociologico e dal punto di vista dei valori umani, come appunto del Sacramento cattolico, del Sacramento cristiano, c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita! Quello che stanno proponendo non è un matrimonio, è una associazione. Ma non è matrimonio! E’ necessario dire cose molto chiare e questo dobbiamo dirlo!». E poi le nuove convivenze: «Sono nuove forme, totalmente distruttive e limitative della grandezza dell’amore del matrimonio. Ci sono tante convivenze e separazioni e divorzi: per questo, la chiave di come aiutare è ‘corpo a corpo’, accompagnando e non facendo proselitismo, perché questo non porta ad alcuno risultato: accompagnare, con pazienza».

 

Il 18 ottobre 2014 nel discorso di conclusione del Sinodo sulla Famiglia, Papa Francesco ha spiegato che durante il Sinodo ci sono stati anche confronti molto accesi, «e ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “suprema lex”, la “salus animarum” (cf. Can. 1752). E questo sempre – lo abbiamo detto qui, in Aula – senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita».

 

Il 14 ottobre 2014 Papa Francesco ha risposto, attraverso l’Assessore per gli affari generali della Segreteria di Stato monsignor Peter Brian Wells, alla lettera inviatagli da Arianna Lazzarini, vicecapogruppo regionale della Lega Nord nel Veneto. La consigliera lo informava della sua iniziativa a favore della famiglia tradizionale in fase di approvazione in aula, rivendicando il diritto dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri valori e non basandosi sui documenti dell’OMS.

Francesco ha risposto: «Sua Santità desidera manifestarLe viva gratitudine per il premuroso gesto e per i sentimenti di venerazione e affetto che lo hanno suggerito e chiede di perseverare nell’impegno a favore della persona umana, per l’adeguata tutela dei valori tradizionali e per il riconoscimento del proprio diritto all’educazione dei figli, secondo i valori cristiani».

 

L’11 aprile 2014, incontrando la delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (BICE), Papa Francesco ha detto:

«In positivo, occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva»

 

Il 2 aprile 2014 nell’udienza generale Papa Francesco ha affermato:

«L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore».

 

Il 19 gennaio 2014 il vaticanista di Repubblica, Paolo Rodari ha riportato le dure parole dell’editoriale di “Roma Sette”, il settimanale della diocesi di Roma, guidata dal cardinale vicario della città, Agostino Vallini, contro il registro delle unioni civili approvato nelle commissioni capitoline.

Il vaticanista ha poi commentato: «è impensabile che il Vicariato si esponga senza che il Papa, che porta il titolo di vescovo di Roma – Vallini esercita le funzioni di vescovo in sua vece, ma non è il titolare della diocesi – ne condivida la linea. Vallini e Bergoglio, fra l’altro, hanno contatti frequenti. In secondo luogo, non sembra essere Francesco un Pontefice intenzionato a tradire la dottrina o gli insegnamenti fino a oggi proposti dai suoi successori. Piuttosto egli lascia che siano le Chiese locali e i loro pastori a intervenire laddove sia ritenuto necessario, facendo egli in questo senso egli un passo indietro». Il vaticanista ha quindi ricordato che gli incontri o i saluti rivolti al sindaco Ignazio Marino e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, «non significano che egli condivida ogni loro azione politica».

 

Il 5 marzo 2014 Papa Francesco ha concesso un’intervista al “Corriere della Sera”:

«Il matrimonio è fra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».

Dalla risposta sembra che il Papa indichi la strada di una modifica al codice civile piuttosto che una legge generale sulle unioni civili, così come disse chiaramente nel 2010 quand’era arcivescovo di Buenos Aires: «Le situazioni giuridiche di reciproco interesse tra le persone dello stesso sesso possono essere sufficientemente tutelate attraverso il diritto comune. Di conseguenza, sarebbe una discriminazione ingiusta nei confronti del matrimonio e della famiglia attribuire al fatto privato dell’unione tra persone dello stesso sesso uno status di diritto pubblico».

 

Il 29 dicembre 2013 il vescovo ausiliare di Malta Francesco Scicluna ha riferito che nell’incontro con Papa Francesco del 12 dicembre hanno parlato del disegno di legge sulle unioni civili che permetterà le adozioni a persone dello stesso sesso e il Pontefice si è dichiarato “scioccato”. «Abbiamo discusso molti aspetti e quando ho sollevato il problema che mi preoccupa come vescovo mi ha incoraggiato ad intervenire».

 

Il 24 novembre 2013 viene pubblicata l’“Evangelii Gaudium” in cui Papa Francesco scrive:

«La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce “dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale”».

 

L’11 settembre 2013 nel Messaggio ai partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici italiani, Papa Francesco ha scritto:

«La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico – che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia – alle altre questioni relative al lavoro e all’economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà […]. Possa questa Settimana Sociale contribuire in modo efficace a mettere in evidenza il legame che unisce il bene comune alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, al di là di pregiudizi e ideologie».

 

Il 19 settembre 2013 viene pubblicata su “La Civiltà Cattolica” l’intervista a Papa Francesco, in essa si legge:

«Non ho riconosciuto me stesso quando sul volo di ritorno da Rio de Janeiro ho risposto ai giornalisti che mi facevano le domande». In quell’occasione Francesco disse la famosa frase, ampiamente strumentalizzata dai media: “Chi sono io per giudicare un omosessuale che cerca Dio?”. In seguito si legge: «Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta».

 

Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco ha risposto ad una domanda sulla presunta lobby gay in Vaticano:

«Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con “gay”. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice: “non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società”. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me».

 

Il 7 agosto 2010, da arcivescovo di Buenos Aires, il card. Bergoglio inviò una lettera alla comunità cattolica argentina invitando a pregare con fervore per prevenire la legge sul matrimonio e sull’adozione omosessuale:

«Nelle prossime settimane, il popolo argentino si troverà ad affrontare una situazione il cui esito potrebbe nuocere gravemente alla famiglia. La posta in gioco è l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. La posta in gioco sono le vite di tanti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati del loro sviluppo umano con un padre e una madre, voluti da Dio. La posta in gioco è il rifiuto totale della legge di Dio incisa nei nostri cuori». Ha proseguito: «Cerchiamo di non essere ingenui: questo non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo di distruggere il piano divino. Non è solo un disegno di legge ma una “mossa” del Padre della menzogna che cerca di confondere e ingannare i figli di Dio».

 

Il 21 aprile 2010, da arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza Episcopale Argentina, il card. Bergoglio tentò di fare appello contro la legge sul matrimonio omosessuale ed emanò un comunicato con scritto:

«Spetta all’autorità pubblica tutelare il matrimonio tra un uomo e una donna attraverso il riconoscimento normativo, per assicurare e favorire la sua insostituibile funzione e il suo contributo al bene comune della società. Qualora si attribuisse un riconoscimento legale all’unione tra persone dello stesso sesso, o le si garantisse uno status giuridico analogo al matrimonio e alla famiglia, lo Stato agirebbe illegittimamente e si porrebbe in contraddizione con i propri obblighi istituzionali, alterando i principi della legge naturale e dell’ordinamento pubblico della società argentina. Le situazioni giuridiche di reciproco interesse tra le persone dello stesso sesso possono essere sufficientemente tutelate attraverso il diritto comune. Di conseguenza, sarebbe una discriminazione ingiusta nei confronti del matrimonio e della famiglia attribuire al fatto privato dell’unione tra persone dello stesso sesso uno status di diritto pubblico.

 Facciamo appello alla coscienza dei nostri legislatori affinché, nell’affrontare una questione tanto grave, tengano conto di queste verità fondamentali, per il bene della Patria e delle sue future generazioni».

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