Papa Bergoglio contro eutanasia, tutti i suoi discorsi

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I discorsi di Papa Francesco contro suicidio assistito ed eutanasia. In un unico dossier abbiamo raccolto gli interventi di Papa Bergoglio contro eutanasia e suicidio assistito. Al contrario di quanto si dice, Francesco usa parole dure e drastiche, ben più marcate di quelle dei suoi predecessori.

[pagina aggiornata a novembre 2024]


 

Gli interventi di Papa Francesco su eutanasia e suicidio assistito sono davvero numerosi.

Li abbiamo raccolti qui sotto, elencandoli in senso cronologico. Il dossier è continuamente aggiornato.

Il Papa include questi interventi al tema della “cultura dello scarto” che, come ha spiegato più volte, è il grande peccato della modernità di mettere l’uomo non più al centro della società. In particolare, ha sfidato apertamente e coraggiosamente il pensiero progressista sul suo terreno e sulle sue argomentazioni, chiarendo che non c’è alcuna dignità nel suicidio e nello scartare anziani e disabili, criticando «il pensiero dominante» che «propone a volte una “falsa compassione”. Quella che ritiene un atto di dignità procurare l’eutanasia».

Tuttavia anche su questo tema Francesco è stato criticato o strumentalizzato. C’è chi lo accusa di tacere e chi sostiene che sia addirittura favorevole ad una legge a favore dell’eutanasia.

Segnaliamo infine la nostra raccolta di interventi del Papa anche sugli altri “miti del progresso”: l’aborto e le unioni omosessuali.


 

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PAPA FRANCESCO CONTRO EUTANASIA E SUICIDIO ASSISTITO

 

Il 30 novembre 2024 ricevendo in Vaticano un gruppo di parlamentari francesi, Papa Francesco ha dichiarato necessario «accompagnare la vita al suo termine naturale attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative».

In Francia è in discussione una legge che potrebbe aprire le porte al suicidio assistito.

 

Il 22 maggio 2024 nel suo messaggio ai partecipanti al Simposio “Towards a Narrative of Hope: An International Interfaith Symposium on Palliative Care”, Papa Francesco ha scritto:

«La vera cura palliativa è radicalmente diversa dall’eutanasia, che mai è sorgente di speranza né preoccupazione genuina per i malati e i morenti». Essa è un fallimento dell’amore, «è presentata falsamente come una forma di compassione». Invece la compassione non «è un’azione intenzionale per porre fine a una vita, quanto piuttosto la volontà di condividere il peso delle persone che stanno affrontando l’ultima parte del nostro pellegrinaggio terreno». Al contrario, la cura palliativa «è una forma genuina di compassione perché risponde alla sofferenza, sia essa fisica, emotiva, psicologica o spirituale, affermando la dignità fondamentale e inviolabile di ciascuna persona», in particolar modo dei morenti, «e aiutandoli ad accettare l’inevitabile attimo di passaggio da questa vita alla vita eterna».

 

Il 25 marzo 2024 tramite la Dichiarazione “Dignitas infinita” circa la dignità umana, il Dicastero per la dottrina della fede dichiara:

«Esiste un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. Tale confusione, molto comune oggi, viene alla luce quando si parla di eutanasia. Ad esempio, le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come “leggi di morte degna” (“death with dignity acts”). È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera. Certamente la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede a tutti sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza tramite opportune cure palliative ed evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Ma un tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza. La vita umana, anche nella condizione dolente, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può essere perduta ed il cui rispetto rimane incondizionato. Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio».

 

L’8 gennaio 2024 durante il tradizionale incontro di inizio anno con il Corpo Diplomatico, Papa Francesco ha dichiarato:

«In ogni momento della sua esistenza la vita umana dev’essere preservata e tutelata, mentre constato con rammarico, specialmente in Occidente, il persistente diffondersi di una cultura della morte, che, in nome di una finta pietà, scarta bambini, anziani e malati».

 

Il 4 marzo 2022 incontrando la Lega italiana per la lotta contro i tumori, Papa Francesco ha incoraggiato

«a mantenere, anzi, a far progredire il sistema italiano di sanità pubblica. Non perdere questo, farlo crescere, consolidarlo di più, perché è un dono per la società. Pensate a quei Paesi che non ce l’hanno, e la gente che non può pagare non ha sanità. Voi avete un tesoro da custodire a far progredire. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti: tutti, non solo i cristiani o i credenti, tutti».

 

Il 09 febbraio 2022, a pochi giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale italiana per l’ammissibilità dei referendum su eutanasia, Papa Francesco è intervenuto durante l’Udienza del mercoledì:

«Dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette “cure palliative”, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata».

 

Il 13 dicembre 2021 il giornalista Antonio Socci ha scritto un articolo di scuse per i suoi attacchi e di “conversione”, riconoscendosi nel pontificato di Francesco e ammettendo: «Anche ieri un giornale lo ha accusato di non dire nulla sul prossimo dibattito parlamentare italiano relativo all’eutanasia, quando proprio l’altro ieri, parlando ai giuristi cattolici, il papa aveva implorato i giuristi di difendere i diritti dei dimenticati e – insieme a lavoratori e migranti – aveva citato malati, bambini non nati, persone in fin di vita e poveri».

 

Il 22 settembre 2020 la Congregazione per la dottrina della Fede ha pubblicato la lettera Samaritano bonus, approvata da Papa Francesco, nella quale si ribadisce la condanna verso ogni forma eutanasica e di suicidio assistito tenendo presenti i casi degli ultimi anni. La lettera si pone contro l’accanimento terapeutico, ma ribadisce come «insegnamento definitivo» che «l’eutanasia è un crimine contro la vita umana». E che «qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata ad un tale atto è un peccato grave» che nessuna autorità «può legittimamente» imporre o permettere.

 

Il 20 settembre 2019 nel discorso alla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Papa Francesco ha dichiarato:

«Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia […]. Si tratta di strade sbrigative di fronte a scelte che non sono, come potrebbero sembrare, espressione di libertà della persona, quando includono lo scarto del malato come possibilità, o falsa compassione di fronte alla richiesta di essere aiutati ad anticipare la morte».

 

Il 20 novembre 2018 mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), ha spiegato che l’eutanasia, «presentata come una scelta di civiltà, perché risponderebbe alla domanda di una morte degna in realtà incoraggia un’insidiosa perversione dei significati, e la sua richiesta di legittimazione toglie giustificazione alla cura di un malato inguaribile, per aprire la strada alla liquidazione di una vita disprezzabile».

Nel definire la legalizzazione dell’eutanasia «l’effetto di una soggezione tecnica ed economica all’idea della selezione eugenetica della vita degna di cura», Paglia sottolinea la contraddizione di una società che «da una parte allunga tecnicamente la vita e dall’altra ne favorisce politicamente la soppressione. La domanda di eutanasia o suicidio assistito è nella quasi totalità dei casi figlia dell’abbandono terapeutico (e sociale) del malato».

 

Il 28 aprile 2018 in un nuovo tweetx, Papa Francesco ha condiviso il suo cordoglio per la morte di Alfie Evans, il bimbo affetto da un morbo neurodegenerativo sconosciuto, il cui distacco delle macchine è stato stabilito dalla Corte suprema inglese: «Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio».

 

Il 23 aprile 2018 in un nuovo Tweet, Papa Francesco ha lanciato un nuovo appello in favore del piccolo Alfie Evans, il bimbo affetto da un morbo neurodegenerativo sconosciuto, il cui distacco delle macchine è stato stabilito dalla Corte suprema inglese. Il Papa ha twittato: «Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento».

 

Il 21 aprile 2018 Mariella Enoc, presidente dell’ospedale “Bambin Gesù” di Roma, ha rivelato che Papa Francesco le ha chiesto di invervenire sul caso di Alfie Evans, il bimbo affetto da un morbo neurodegenerativo sconosciuto, il cui distacco delle macchine è stato stabilito dalla Corte suprema inglese contro il volere dei genitori. «Il Santo Padre mi ha invitato a fare il possibile e l’impossibile perché Alfie Evans venga al Bambin Gesù. Questo è quello che il Papa mi ha fatto sapere subito dopo il colloquio con il padre Thomas. Quello che potevo fare era offrire la nostra disponibilità».

 

Il 18 aprile 2018 Papa Francesco al termine dell’Udienza generale ha lanciato un appello in favore di Vincent Lambert, un uomo in stato di coscienza minima i cui medici vorrebbero eliminare alimentazione ed idratazione contro la volontà dei parenti, e di Alfie Evans, il bimbo affetto da un morbo neurodegenerativo sconosciuto, il cui distacco delle macchine è stato stabilito dalla Corte suprema inglese contro il volere dei genitori:

«Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans, e vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone, specialmente di questi due fratelli nostri».

Nello stesso giorno, il Papa ha ricevuto in udienza Thomas Evans, papà del piccolo Alfie, il quale ha commentato: «Sono fortunato ad essere qui, ad essermi trovato davanti a Sua Santità. Gli ho parlato dal cuore, gli ho detto la verità, ho spiegato quello che abbiamo passato e stiamo passando, qual è la situazione generale nel Regno Unito. Lui mi ha detto: “Portate Alfie qui!”, mi ha mostrato tanto affetto, mi ha incoraggiato e mi ha lodato per il coraggio e la forza. Questo per me è veramente toccante perché dal 2016 fino ad ora la situazione è difficile, e dopo che i media, i medici e tutti ci chiamano “pazzi”, “stupidi”, “incoscienti”, sentire dal Papa questo incoraggiamento, questa positività, mi ha fatto capire che siamo sulla strada giusta e che in tutta questa vicenda c’è Dio».

 

Il 02 marzo 2018 mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontifica Accademia della Vita, ha spiegato come «eutanasia e suicidio assistito sono contrarie alla dignità umana», al contrario della sedazione profonda e delle cure palliative.

 

L’08 febbraio 2018, rispondendo al fatto che i sostenitori dell’eutanasia citerebbero le parole del Papa contro l’accanimento terapeutico, il card. Camillo Ruini ha replicato: «Il Papa ha ripetutamente escluso l’eutanasia».

 

L’11 dicembre 2017 monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha affermato: «tante concezioni bioetiche odierne, ignorando il carattere costitutivo e fontale della relazionalità, oltre a quello della fragilità, sviliscono il valore dell’esistenza personale, osservata con le due lenti, che formano uno stesso occhiale, dell’individualismo e del rifiuto del limite, che rende assurda la sofferenza. Nasce da qui, a mio parere, la via dell’eutanasia o del suicidio assistito. Faccio fatica a ritenerli segno di civiltà evoluta, come con eccessiva sicurezza si sente dire. Questa via rappresenta una risposta sociale, a mio parere, troppo superficiale e sbrigativa ai reali bisogni di chi soffre a causa di gravi malattie o infermità. La sua pratica suggerisce un messaggio falso e deleterio: esistono vite che, per le loro condizioni contingenti, non sono (o non sono più) degne di essere vissute. E la società preferisce liberarsene (anche in termini economici), anziché farsene carico. Una simile logica avrebbe come effetto finale quello di creare nella comunità umana una “sacca di scarto” virtuale, l’insieme di coloro la cui vita sarebbe ritenuta “non degna” e, di conseguenza, non meritevole di essere sostenuta dalla comunità».

 

Il 07 novembre 2017 nel messaggio ai partecipanti al meeting della “World Medical Association” sulle questioni del fine vita, Papa Francesco ha scritto:

«Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. E’ dunque moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure” (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, 5 maggio 1980). Questa differenza di prospettiva restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. Vediamo bene, infatti, che non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l’uso, equivale a evitare l’accanimento terapeutico, cioè compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte».

 

Il 17 marzo 2017 mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha commentato così la morte per suicidio assistito di Dj Fabo: «Io distinguerei tra ciò che della Chiesa può apparire, per taluni atteggiamenti, e l’approccio più ragionato, più articolato che non alza certo bandiera bianca. Continuo a pensare che l’eutanasia o il suicidio assistito non siano segno di civiltà evoluta, come sento dire con tanta sicurezza… Ritengo rappresentino una risposta troppo sbrigativa ai bisogni autentici di chi soffre per malattie o infermità; nascondono un messaggio non solo falso, ma anche deleterio: cioè che esistano alcune vite che, per alcune condizioni, non sono degne di essere vissute. E così la società trova comodo liberarsene. L’effetto conclusivo sarebbe la creazione di una “sacca di scarto” in cui collocare i titolari di una vita “non degna” e che la comunità può omettere di sostenere. Non credo sia il volto di una società davvero “civile”».

 

Il 07 febbraio 2017 su indicazione di Papa Francesco è stata presentata la Nuova carta degli operatori sanitari in cui si conferma che «nutrizione e idratazione, anche artificialmente somministrate (art. 152)» vanno «considerate tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio. La loro sospensione non giustificata può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. Confermata la eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta ad un continuo monitoraggio». Rispetto all’espressione in anticipo da parte del paziente delle sue volontà, «deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando egli il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza».

Così, si legge, anche se l’eutanasia è richiesta «in piena coscienza» dal soggetto interessato, «nessun operatore sanitario» può farsi «tutore esecutivo di un diritto inesistente». Ed eventuali legalizzazioni dell’eutanasia «cessano di essere una vera legge civile, moralmente obbligante per la coscienza», suscitando invece «un grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante l’obiezione di coscienza». Si invita alla «tutela della dignità del morire (art. 149) nel senso di rispettare il malato nella fase finale della vita, escludendo sia di anticipare la morte (eutanasia), sia di dilazionarla con il cosiddetto “accanimento terapeutico”».

 

Il 30 maggio 2015 durante l’udienza con l’associazione Scienza e Vita, Papa Francesco ha detto:

«Noi ribadiamo che una società giusta riconosce come primario il diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente».

 

Il 19 marzo 2016 nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, Papa Francesco ha scritto:

«L’eutanasia e il suicidio assistito sono gravi minacce per le famiglie in tutto il mondo. La loro pratica è legale in molti Stati. La Chiesa, mentre contrasta fermamente queste prassi, sente il dovere di aiutare le famiglie che si prendono cura dei loro membri anziani e ammalati».

 

Il 22 marzo 2015 durante la visita pastorale a Napoli, Papa Francesco ha, in modo politicamente scorretto, affermato:

«Si scartano i bambini, si scartano gli anziani, perché si lasciano da soli. Noi anziani abbiamo acciacchi, problemi e portiamo problemi agli altri, e la gente forse ci scarta per i nostri acciacchi, perché non serviamo più. E c’è anche questa abitudine di – scusatemi la parola – di lasciarli morire e siccome a noi piace tanto usare eufemismi, diciamo una parola tecnica: eutanasia. Ma non solo l’eutanasia fatta con una puntura, ma l’eutanasia nascosta, quella di non darti le medicine, non darti le cure, renderti la vita triste e così si muore, si finisce».

 

Il 5 marzo 2015 incontrando la Pontificia Accademia per la Vita, Papa Francesco ha affermato:

«“Onorare” oggi potrebbe essere tradotto pure come il dovere di avere estremo rispetto e prendersi cura di chi, per la sua condizione fisica o sociale, potrebbe essere lasciato morire o “fatto morire”. Tutta la medicina ha un ruolo speciale all’interno della società come testimone dell’onore che si deve alla persona anziana e ad ogni essere umano».

 

Il 1 febbraio 2015 durante l’Angelus Papa Francesco ha ricordato:

«Oggi si celebra in Italia la Giornata per la Vita, che ha come tema “Solidali per la vita”. Rivolgo il mio apprezzamento alle associazioni, ai movimenti e a tutti coloro che difendono la vita umana. Mi unisco ai Vescovi italiani nel sollecitare «un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al suo naturale termine» (Messaggio per la 37ª Giornata nazionale per la Vita). Quando ci si apre alla vita e si serve la vita, si sperimenta la forza rivoluzionaria dell’amore e della tenerezza (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 288), inaugurando un nuovo umanesimo: l’umanesimo della solidarietà, l’umanesimo della vita. Saluto il Cardinale Vicario, i docenti universitari di Roma e quanti sono impegnati a promuovere la cultura della vita».

 

Il 16 gennaio 2015 Papa Francesco durante l’omelia nella Cattedrale di Manila, ha affermato:

«Sappiamo quanto sia difficile oggi per le nostre democrazie preservare e difendere tali valori umani fondamentali, come il rispetto per l’inviolabile dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti di libertà di coscienza e di religione, il rispetto per l’inalienabile diritto alla vita, a partire da quella dei bimbi non ancora nati fino quella degli anziani e dei malati».

 

Il 25 novembre 2014 nel discorso al Parlamento Europeo, Papa Francesco ha ricordato:

«L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Persiste così un «grande equivoco che avviene quando prevale l’assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra fini e mezzi. Risultato inevitabile della “cultura dello scarto” e del “consumismo esasperato”. Al contrario, affermare la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio».

 

Il 15 novembre 2014 nel discorso all’Associazione Medici Cattolici, Papa Francesco ha ricordato:

«Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”. Quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre […]. La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza […]. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo».

 

Nell’ottobre 2014 Francesco ha rilasciato un’intervista in occasione della stesura del libro “Papa Francesco. Questa economia uccide” (Piemme 2015), in essa ha affermato:

«Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, quando il denaro diventa un idolo, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti di un sistema sociale ed economico caratterizzato, anzi dominato da profondi squilibri. E così si “scarta” quello che non serve a questa logica […]. Mi colpiscono i tassi di natalità così bassi qui in Italia: così si perde il legame con il futuro. Come pure la cultura dello scarto porta all’eutanasia nascosta degli anziani, che vengono abbandonati. Invece di essere considerati come la nostra memoria, il legame con il nostro passato è una risorsa di saggezza per il presente».

 

Il 9 maggio 2014 nel discorso ai capi esecutivi delle agenzie Onu, Papa Francesco ha ricordato:

«Occorre sfidare tutte le forme di ingiustizia, opponendosi alla “economia dell’esclusione”, alla “cultura dello scarto” e alla “cultura della morte”, che, purtroppo, potrebbero arrivare a diventare una mentalità accettata passivamente […]. Oggi, in particolare, la coscienza della dignità di ogni fratello, la cui vita è sacra e inviolabile dal suo concepimento alla fine naturale, deve portarci a condividere, con totale gratuità, i beni che la provvidenza ha posto nelle nostre mani, siano essi ricchezze materiali che opere di intelligenza e di spirito, e a restituire con generosità e abbondanza ciò che ingiustamente possiamo aver negato agli altri».

 

Il 5 marzo 2014 Papa Francesco ha concesso un’intervista al Corriere della Sera e, alla domanda sul testamento biologico e sul prolungamento artificiale della vita in stato vegetativo, ha risposto:

«Io non sono uno specialista negli argomenti bioetici. E temo che ogni mia frase possa essere equivocata. La dottrina tradizionale della Chiesa dice che nessuno è obbligato a usare mezzi straordinari quando si sa che è in una fase terminale. Nella mia pastorale, in questi casi, ho sempre consigliato le cure palliative. In casi più specifici è bene ricorrere, se necessario, al consiglio degli specialisti».

 

Il 18 novembre 2013 durante la meditazione mattutina nella cappella di Santa Marta, Papa Francesco ha detto:

«Lo spirito della mondanità che anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico» che, nel libro dei Maccabei oggetto del suo commento, ha portato alle «condanne a morte, ai sacrifici umani. Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono». Il Papa fa riferimento al romanzo “Il padrone del mondo” di Benson che si sofferma proprio su «quello spirito di mondanità che ci porta all’apostasia». Oggi, avverte il Papa, si pensa che «dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente».<

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Il 20 settembre 2013 nel suo discorso alla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, Papa Francesco ha affermato:

«Una diffusa mentalità dell’utile, la “cultura dello scarto”, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un “sì” deciso e senza tentennamenti alla vita […]. Non si possono scartare, come ci propone la “cultura dello scarto”! Non si possono scartare! Per questo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa, particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all’ammalato, al nascituro, al bambino, all’anziano, che è la vita più indifesa […]. Questa è sempre, in tutte le sue fasi e ad ogni età, sacra ed è sempre di qualità. E non per un discorso di fede – no, no – ma di ragione, per un discorso di scienza! Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra. La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile».

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