Migranti, il vescovo di Ventimiglia parla come Salvini? No, «ripeto le parole del Papa»

Un sacerdote in queste ore viene indicato come “eroe” dai quotidiani di destra: mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia. Autore di una lettera aperta in risposta ad un’appello di 600 firmatari rivolto alla Conferenza episcopale Italiana, in cui è stato chiesto ai vescovi di prendere una posizione più ferma a favore dei migranti, mettendo in guardia da una «cultura ostile venata da esclusione, razzismo e xenofobia».

Mons. Suetta ha condiviso molte osservazioni dei firmatari, aggiungendo però che accogliere ed aiutare i tanti che sbarcano «non può bastare per risolvere un problema di proporzioni sempre più gravi». E  nemmeno è compito della Chiesa trovare soluzioni di natura economico-politica, la quale «ha il compito di indicare principi morali perché le comunità cristiane possano svolgere il loro ruolo di mediatrici nella ricerca di soluzioni concrete adeguate alle realtà locali».

Il vescovo ha così sottolineato la dolorosa esperienza dell’emigrazione, per chi lascia la propria terra ma anche per «le difficoltà dei popoli occidentali nel realizzare una difficile integrazione, spesso preoccupati – non sempre senza ragione – di preservare la loro sicurezza e la loro identità culturale e religiosa». Qui il riferimento al «difficile tema dell’immigrazione islamica, che pone un grave problema di integrazione con la nostra cultura occidentale e cristiana». Temendo anche «una sostituzione etnica, involontaria o meno che sia». Così, ha proseguito mons. Suetta, «mentre affermiamo con Papa Francesco il dovere dell’accoglienza di chi bussa alla nostra porta in condizioni di grave emergenza, occorre anche impegnarsi, forse più di quanto non sia stato fatto, per garantire ai popoli la possibilità di “non emigrare”, di vivere nella propria terra e di offrire là dove si è nati il proprio contributo al miglioramento sociale».

La lettera di mons. Suetta è arrivata agli occhi del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha commentato: «Meno male che nella Chiesa c’è qualcuno che ci difende». Oltre al fatto che questo “qualcuno” è lo stesso vescovo contro cui Salvini si scagliò due anni fa, accusandolo di essere «complice degli scafisti e nemico dei milioni di italiani» (ricevendo invece una lettera di stima da Papa Francesco per la carità evangelica mostrata verso i migranti), il leader della Lega non si è probabilmente accorto che il vescovo di Ventimiglia sta semplicemente riproponendo la posizione più volte espressa dai vertici della Chiesa e da Papa Francesco.

Proprio il Pontefice, d’altra parte, ha “creato” come vescovo mons. Suetta nel 2014, affidandogli la diocesi di Ventimiglia. E lo stesso “eroe di Salvini”, come viene apostrofato in queste ore il sacerdote, nella sua lettera usa a suo supporto le parole di Bergoglio: «Anche Papa Francesco», ha infatti scritto, «ha sempre riconosciuto che la politica dell’accoglienza deve coniugarsi con la difficile opera dell’integrazione “che non lasci ai margini chi arriva sul nostro territorio” e proprio pochi giorni fa ha precisato che l’accoglienza va fatta compatibilmente con la possibilità di integrare».

Il vescovo ha pienamente ragione: «Non siamo in grado di aprire le porte in modo irrazionale!», ha infatti ricordato Francesco, accanto ai suoi numerosi e doverosi appelli all’accoglienza cristiana e contro il disumano disinteresse verso i profughi (le citazioni sono raccolte nel nostro dossier). A patto, però che sia «prudente», ovvero che «valuti con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione». Sostiene il diritto all’emigrazione ma aggiunge che «nello stesso tempo occorre garantire che i popoli che li accolgono non sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali. D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti». Le stesse riflessioni riprese da mons. Suetta.

Ed in quanto all'”aiutiamoli a casa loro”, espresso dal vescovo di Ventimiglia, prima di lui ha invitato a farlo Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. E chi lo ha messo concretamente in pratica è stata proprio la Conferenza Episcopale Italiana attraverso la campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, stanziando 30 milioni di euro per progetti nei Paesi di provenienza (di transito e di accoglienza dei migranti) per «permettere a chi soffre di migrare e trovare accoglienza in altri Paesi o scegliere di restare nella propria terra».

 

AGGIORNAMENTO ORE 17:00
L’organo di stampa della Santa Sede, Vatican News, ha ripreso le parole del vescovo di Ventimiglia, dando loro visibilità ancora maggiore e intervistandolo telefonicamente.

La redazione

11 commenti a Migranti, il vescovo di Ventimiglia parla come Salvini? No, «ripeto le parole del Papa»

  • giuliano ha detto:

    Più che l’aprire le porte in modo “irrazionale” mi fanno molta più paura gli atteggiamenti ideologici di certa stampa e di certi partiti che delegittimano a priori una possibile “gestione responsabile del problema immigratorio” proponendo/imponendo procedure e scelte governate unicamente dall’esser bastian contrari rispetto agli “altri”.

  • Sebastiano ha detto:

    E nemmeno è compito della Chiesa trovare soluzioni di natura economico-politica

    Bell’articolo.
    Bisognerebbe farlo leggere anche a don Zanotelli, ai favorevoli alla sostituzione di chiese con le moschee e a tutto il resto della congrega (CEI compresa) che a suo tempo fecero un battage perché il Parlamento italiano approvasse lo jus soli (provvedimento che più economico-politico nun se po’).

  • lorenzo ha detto:

    A coloro che sono a favore dell’accoglienza senza se e senza ma, vorrei consigliare un ripassino su come il Texas è diventato uno stato USA.

    • Andrea ha detto:

      E qual è stato il primo provvedimento del nuovo Texas “libero”? Reintrodurre la schiavitù che il Messico aveva abolito!

  • Donato ha detto:

    Mons. Suetta scrive anche: “In terzo luogo, i migranti, già vittime di ingiustizie nei loro Paesi d’origine … sono vittime insieme alle popolazioni occidentali di “piani orchestrati e preparati da lungo tempo da parte dei poteri internazionali per cambiare radicalmente l’identità cristiana e nazionale dei popoli europei”, come recentemente ha ricordato Mons. A. Schneider. Senza ossessioni di complotti, ma anche senza irresponsabili ingenuità, non possiamo nascondere che siano in atto tanti progetti e tentativi volti annullare le identità dei popoli, perché ciascun uomo sia più solo e debole, sganciato dai riferimenti culturali di una comunità in cui possa identificarsi fino in fondo: lo possiamo costatare dalla produzione legislativa europea sempre più lontana e avversa alle radici della nostra civiltà”.
    Non mi consta che altri Vescovi italiani o la CEI abbiano mai evidenziato e richiamato l’attenzione su questo terribile, innegabile, attacco in atto contro l’identità cristiana e nazionale dei popoli europei.

  • Daniel Ammagi ha detto:

    Se e’ tutto vero quello che scrivete, perche’ la CEI non fa propria nel suo complesso questa Lettera decisamente piu’ articolta e motivata sul fenomeno migratorio rispetto al documento della stessa Cei? Magari, en passant, facendo autocritica sull’infelice slogan
    “Dire Aiutiamoli a casa loro significa scaricare il problema”

  • Umpalumpa ha detto:

    Beh..in un periodo storico in cui imperversano gli slogan, da “chiu pilu per tutti” a “love is love”, la lettera del vescovo, argomentata e razionale, rappresenta una boccata d’aria fresca. Lo è anche se mi lascia qualche dubbio.
    Consiglio cmq la lettura
    http://www.diocesiventimiglia.it/risposta-del-vescovo-antonio-ai-firmatari-della-lettera-ai-vescovi-italiani-del-luglio-2018/

    “Mi sono chiesto più volte: quale può essere il ruolo profetico della Chiesa in questa situazione?”
    Lo dico senza sarcasmo: da ultimissima pecorella puzzona, mi permetto di consigliare al vescovo, che penso che il ruolo della Chiesa sia sempre quello: annunciare il Vangelo. Annunciarlo anche a questi disperati che attraversano il mare.

  • theo ha detto:

    Articolo sottoscrivibile.
    Tuttavia, si potevano dire le stesse cose senza tirare in ballo il ministro degli interni con nome e cognome. Penso la stessa cosa anche parlando degli articoli in cui si usavano categorie come “vescovi berlusconiani”: Berlusconi non ha mai influito né in bene, né in male sulle questioni teologiche e pastorali, casomai lo schieramento “contro” è sempre stata la conseguenza di posizioni dottrinali eterodosse.

  • Charlie ha detto:

    Voler mettere sullo piano la posizione del vescovo di Ventimiglia sui migranti con quella di papa Francesco è un’operazione intellettualmente truffaldina. Bergoglio si è sempre esposto ossessivamente a favore di un’accoglienza “senza se e senza ma ” (“I migranti, con la loro stessa umanità, prima ancora che con i loro valori culturali, allargano il senso della fraternità umana” – sic! – VII congresso mondiale della pastorale delle migrazioni, 21.11.2014) e quando ha riconosciuto la necessità della prudenza lo ha sempre fatto di sfuggita e a denti stretti o sotto l’impeto di avvenimenti tragici, come quelli avvenuti in Svezia, in cui la dirompente delinquenza di una pletora di migranti non gli permetteva di far finta di nulla. Sua Santità si è sempre ben guardata dall’esporsi in prima persona con le vittime dei criminali d’importazione, andandole a visitare al loro capezzale per confortarle e/o biasimando con durezza gli atti delinquenziali dei migranti, mentre si è sempre esposto platealmente in prima persona solo a favore dei migranti. Eppure il vescovo di Ventimiglia ha citato con chiarezza l’art. 2241 del CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica)- che anch’io nel mio piccolo non mi son mai stancato di riportare tantissime volte in tanti posts – articolo che implicitamente prevederebbe che un papa faccia esattamente quanto descrivevo su. Se Francesco avesse messo in pratica sin dall’inizio del suo pontificato quanto presuppone la santa e infallibile Dottrina cattolica sull’accoglienza al n. 2241 del CCC, ora non ci troveremmo in questa disperata situazione di degrado in Italia e in Europa.