La scienza risponde a tutto? Nemmeno sfiora gli interrogativi più importanti
- Ultimissime
- 11 Giu 2018
«È con la scienza che possiamo sperare di rispondere agli interrogativi dell’uomo. È con la scienza che possiamo contribuire a migliorare la qualità della vita del singolo». Due frasi, buttate lì come finale di un articolo dal prof. Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università Tor Vergata di Roma.
Novelli non è certo uno scientista, un odifreddiano antimetafisico, un positivista ottocentesco e, anzi, l’università che dirige è spesso sede di importanti convegni sul rapporto tra fede, scienza e filosofia. Per questo, probabilmente, nemmeno lui avrà dato troppo peso a quanto scritto. Com’è possibile, infatti, credere davvero che tutti gli interrogativi esistenziali che l’uomo matura di fronte alla sua incompletezza, alla sua sete di un significato ultimo, possano arrivare dalla scienza?
Nonostante le convinzioni dell’entomologo E.O. Wilson («La scienza non è semplicemente un’altra impresa come la medicina, l’ingegneria o la teologia. È la fonte di tutto il sapere che abbiamo del mondo reale»), si tratta di ultimi rimasugli di un riduzionismo nato già vecchio. La visione illuministica del cosmo ha ceduto il passo ad una concezione scientifica consapevole della sua provvisorietà, forgiata sulla base delle conquiste del XX scolo, come il principio di indeterminazione di Heisenberg. Karl Popper, con l’inserimento del criterio di falsificabilità, ha dimostrato che la scienza è un sistema ipotetico-deduttivo e non c’è nulla di definitivo in essa. Se per Thomas Kuhn la scienza avanza per “crisi rivoluzionarie” e non certo in modalità lineare e progressiva, per l’altro gigante dell’epistemologia novecentesca, Imre Lakatos, la scienza ha un carattere non assoluto ed è tutt’altro che un metodo di conoscenza certa. Il premio Wolf per la scienza, Victor Weisskopf, ha a sua volta delineato gli enormi limiti dell’indagine scientifica: «Non è giustificata la pretesa che la scienza può trovare e troverà una spiegazione per ogni esperienza umana e, anche lo fosse, la spiegazione scientifica di un’esperienza umana non necessariamente tocca tutti gli aspetti di questa esperienza. Ciò è particolarmente vero per quegli aspetti che hanno a che fare con concetti quali amore, dignità ed etica» (Il privilegio di essere un fisico, Jaca Book 1994, pp. 36-37).
Chi sono io che esisto, ma non ho in me il principio, la chiave per comprendere il senso del mio esistere? Davvero qualcuno è in grado di rispondere seriamente usando nozioni biologiche o chimiche? Sarebbe un tentativo ridicolo, come ha ben chiarito il laico biologo e premio Nobel, Peter Medawar: «non vi è modo più rapido per uno scienziato di apportare discredito a se stesso e alla sua professione che dichiarare apertamente che la scienza conosce e conoscerà presto le risposte a tutte le domande degne di essere poste, e le domande che non ammettono una risposta scientifica sarebbero in qualche modo delle non domande o “pseudo-domande” che soltanto i sempliciotti possono porre e a cui soltanto i creduloni professano di saper dare risposta […]. L’esistenza di un limite per la scienza è reso evidente dalla sua incapacità di rispondere a interrogativi elementari e infantili riguardanti le cose prime e ultime: interrogativi quali “come è cominciato tutto?”, “che cosa ci facciamo qui?”, che senso ha la vita”» (Advice to a Young Scientist, Harper&Row 1979, p. 31).
L’impresa scientifica è certamente fonte di incredibili scoperte ed innovazioni che hanno contribuito a cambiare il mondo, la vita dell’uomo e saziare molte delle sue domande sul cosmo. Ma cosa può dirci a riguardo della bellezza di un disegno, di una poesia o di una scultura? Contando le pennellate, le rime presenti nel testo o i colpi di scalpello? Come potrebbe la scienza dirci se un quadro è un capolavoro o una confusa macchia di colori? Analizzando chimicamente la pittura? Un chimico può dirci che aggiungendo stricnina alla bevanda di qualcuno lo uccideremmo, ma tace sulla questione se ciò è moralmente giusto o sbagliato. Anche l’insegnamento morale, infatti, è al di fuori del campo scientifico. Cos’ha realmente da dire la scienza su una sonata di Mozart? Quale voce in capitolo ha l’indagine scientifica quando si parla di amore, diritti, religiosità, infelicità e senso della vita? E, tra parentesi, è ovvia l’autoconfutazione di chi afferma in modo non scientifico che la scienza sarebbe l’unica fonte di verità.
E, per quanto riguarda la “qualità della vita” (concetto già di per sé molto aleatorio), tornando alla citazione di Novelli, non è certo il solo progresso scientifico a poterla migliorare. Alcuni esempi: la Svizzera è considerato il Paese con maggior qualità della vita ma non rientra in alcuna classifica sulle città più scientificamente sviluppate, dove invece dominano Taiwan, Corea del Sud, Singapore e Giappone, che non sono proprio paesi-benessere. Il Giappone, ad esempio, è tra i 26 Paesi con il più alto tasso di suicidi, assieme ai sviluppatissimi Finlandia (35°), Svezia (46°) e Stati Uniti (48°). Al contrario, i Paesi con minor tasso di suicidi non sono affatto rinomati per il loro sviluppo scientifico: Nepal, Perù, Haiti, Armenia, Filippine, Grecia e Malta.
Per concludere la nostra riflessione, non c’è niente di meglio che rifarsi alla illuminata frase del logico e filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein: «Se pure tutte le possibili domande della scienza ricevessero una risposta, i problemi della nostra vita non sarebbero nemmeno sfiorati» (L. wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 6,52).
La redazione
56 commenti a La scienza risponde a tutto? Nemmeno sfiora gli interrogativi più importanti
Cos’è la scienza?
Da astrofisico, non posso che concordare con quanto detto sopra. Bell’articolo.
Pero’ mi permetto di aggiungere: la scienza ci puo’ e ci deve informare sulla realta’ naturale, dalla quale non possiamo prescindere. Ci sono fatti che non sono soggetti a negoziati, ad esempio l’evoluzione delle specie (in qualunque modo sia avvenuta). Ringraziamo Sant’Agostino per aver chiarito che le Scritture non vanno per forza interpretate letteralmente.
Anche a te domando: forse che quella di Sant’Agostino non era scienza?
Non è forse scienza sia indagare sul come funziona il mondo, sia sul perché e per quale fine funziona così?
Hmm… il termine scienza e’ un’invenzione recente. Prima, come sai, si parlava di “filosofia naturale”. I filosofi naturali cristiani – ce ne furono tanti nel medio evo e nel rinascimento – avevano capito che non bisogna mettere in mezzo Dio (“abbassarlo”) per spiegare i fenomeni del mondo naturale, al quale Dio, dall’alto della sua potenza, ha dato le proprieta’ di evolversi senza il suo intervento. Nel mondo naturale, poi, possiamo testare ipotesi e teorie, condurre e riprodurre esperimenti, mentre questo non e’ possibile nel campo metafisico, anche se anch’esso e’ oggetto di indagine razionale.
Io direi che la scienza ha come oggetto il comprendere come funziona il mondo. Il perche’ e’ invece oggetto di filosofia e teologia naturale. Questa era la definizione che ci venne data ai tempi del liceo e per quanto riguarda me – e tante altre persone piu’ in gamba di me – va bene.
Quindi scienza come esercizio della conoscenza limitato a solo quello che “materiale”?
direi “naturale”.
* “fisico”.
@ Max e viaNegativa
La felicità e l’infelicità, essendo naturali e provocando effetti fisici rilevabili, sono o no competenza della scienza?
Tu sei in grado (o hai trovato qualcuno in grado) di dare una definizione operativa di felicità?
No certamente, ma che sia rilevabile tramite elettroencefalogramma, che sia possibile causarla stimolando talune parti del cervello e che sia possibile sopprimerla stimolandone altre è oggetto di studi scientifici.
Quello che è scientificamente rilevabile sono le modificazioni fisico-chimiche dell’organismo, ma se non puoi dare una definizione oprative di felicità come mai potrai fare a mettere in relazione tali grandezze?
Come si misura la felicita’? esiste una unita’ di grandezza, nel nostro Io? No, ed essa non e’ ne’ oggettiva – per definizione – ne’ misurabile. Quindi la sensazione di felicita’ che l’Io prova non e’ oggetto di scienza. Gli eventi fisici e chimici che avvengono nel nostro cervello, quando siamo felici, invece sono misurabili oggettivamente, quindi oggetto di ricerca scientifica.
viaNegativa
Come fare a mettere in relazione tali grandezze? Semplicemente come si mettono in relazione le grandezze di un elettrocardiogramma in rapporto alla loro intensità ed alla loro localizzazione.
Max
Come si misura la felicità? Se gli eventi fisici e chimici che avvengono nel nostro cervello, quando siamo felici, sono misurabili oggettivamente, è se questi eventi hanno influenza sulle azioni, sui rapporti interpersonali, sulle funzioni corporee (respiro, battito cardiaco, metabolismo…) e su quant’altro, tutto questo non è forse sufficiente per misurare in modo oggettivo la felicità? Che poi la tecnologia attuale non sia riuscita a creare strumenti in grado di misurare scientificamente tutti questi parametri ed a rapportarli tra loro, è forse ragione sufficiente per affermare che la felicità non è misurabile scientificamente?
Mi sa che non ci siamo capiti.
Comunque, per farla breve, se vogliamo possiamo dire che la “felicità” è oggetto di competenza della scienza sperimentale nel senso che è possibile misurare le manifestazioni fisico-chimiche che correlano con lo stato psichico di un soggetto che rifersice di esser “felice”. Nulla di strano, tra l’altro, son pratiche comuni. Ma sia chiaro che qui l’oggetto di studio , propriamente parlando, non è la felicità, ma la relazione tra quello stato psichico e le variazioni fisico-chimiche del soggetto che in tal stato riferisce di trovarsi.
Se invece si vuole dire che la felicità è oggetto di competenza della scienza perché essa si identifica con (cioè, altro non è che) lo stato fisico-chimico di un soggetto che riferisce di esser felice, allora qui ci fermiamo subito perché l’identificazione tra stati fisici e psichici è un discorso che ha già varcato il limite della scienza sperimentale. Infatti è filosofia.
Io mi riferivo ovviamente a quanto è misurabile ed a quanto queste ricerche scientifiche poi danno ragione a quella che chiamiamo speculazione filosofica: se Dio ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, più si indaga scientificamente l’uomo più si comprende come Dio lo ha fatto, e quello che prima era ritenuto una semplice speculazione filosofica, oggi la ricerca lo riscopre come verità scientifica.
Faccio un esempio:
– anticamente si riteneva che Dio “punisse” i peccatori, anche con malattie, già su questa terra, ma poi questa idea è stata abbandonata;
– oggi, studiando il “piacere paradossale” che ricerca chi attua determinati comportamenti che possiamo benissimo definire peccato (odio, sopraffazione, violenza, sessualità disordinata, menzogna…), si è scoperto che il cervello risponde a questo tipo di “piacere” con malattie psicosomatiche che possono arrivare fino alla morte per arresto cardiaco.
Permettimi, questo dell’armonia tra risultati della scienza e certe visioni religiose/filosofiche è un altro discorso rispetto a ciò di cui stavamo parlando. Non che io la voglia negare, ma è altra cosa.
Inoltre ti inviterei a riflettere su questo: tutte le discipline scientifiche (tutte) partono da premesse che non sono apodittiche, ma ipotetiche. Il che significa che tutto il discorso scientifico, almeno dal punto di vista logico, è necessariamente e irrimediabilmente ipotetico: di verità assolute in scienza non se ne danno e non se ne darannno mai. Quindi non è che più indaghiamo scientificamente l’uomo e più capiamo come Dio lo ha fatto, ma capimo come è fatto e come funziona in relazione al modello del Mondo che noi ci siamo costruiti. Modello che, lo ripeto, è necessariamente congetturale.
Che due pere più due pere siano quattro pere è per me reale e non ipotetico.
Che la mela cada dall’albero con una certa velocità e per me reale e non ipotetico.
Che l’uomo, indipendentemente dal fatto che sia credente o no, subisca danni fisici perché odia è un fatto reale e non ipotetico.
Forse che noi, con tutte le nostre congetture, potremmo costruirci il mondo fisico nel quale viviamo e non invece solo studiare per capire come “funziona”?
Se non è così dimmi dove sbaglio.
Il tuo errore è il confondere dei fenomeni (es. la gravità) con la loro spiegazione scientifica (es. la teoria della gravitazione). Tutto qua.
Per quanto riguarda le matematiche, invece, ti farei presente che anch’esse sono state assiomatizzate e se non si ammette (come oggi accade)che vi possa essere una disciplina con un più alto grado di astrazione che le possa fondare, ne verrà che esse nulla hanno e possono dire sulla “verità”. E infatti nessuno chiede alla matematica d’esser una descrizione vera della realtà, ma le si chiede coerenza, ossia di non avere contraddizioni interne. Se poi a questo aggiungi che la scienza naturale utilizza proprio il linguaggio matematico nelle sue spiegazioni e che, come già detto, tutto il discorso scientifico è sempre ipotetico (perché ovviamente la corroborazione di una conseguenza non può mai verificare la/e premessa/e, sarebbe un errore logico per cui farsi bocciare in un qualunque esame di logica elementare), allora forse un’idea delle difficoltà che affliggono la scienza e l’epistemologia contemporanea puoi iniziare a fartela.
Non sono riuscito a spiegarmi:
i fenomeni, la gravità, la felicità, quattro pere…, per me esistono indipendentemente dal fatto che la loro spiegazione scientifica, la teoria della gravitazione, la rilevazione encefalografica, l’operazione di addizione…, diano o meno una motivazione scientifica, più o meno valida, del perché esiste ciò che è per me la realtà in cui vivo.
Il problema era già sorto al processo Galileo: la circostanza che sia stata ipotizzata un’ulteriore dimostrazione matematica che la terra ruota attorno al sole, cambia forse il fatto che la nostra vita di ogni giorno è basata sulla constatazione che il sole sorge al mattino e, ruotando (con moto apparente) da est verso ovest, tramonta alla sera?
A me pareva che questa discussione vertesse su limiti, modi e possibilità del discorso scientifico…
Va beh, direi che possiamo concludere qui. Ti saluto.
Ti chiedo scusa se, a causa della mia scarsa dimestichezza con la proprietà di linguaggio che ha chi lavora in ambito scientifico, non mi ero spiegato bene: per quello la mia domanda iniziale.
Non c’è problema. Magari in un altra occasione ci sarà modo di provare a dire un paio di cose riguardo la tua domanda iniziale.
Come si misura la felicità? Se gli eventi fisici e chimici che avvengono nel nostro cervello, quando siamo felici, sono misurabili oggettivamente, è se questi eventi hanno influenza sulle azioni, sui rapporti interpersonali, sulle funzioni corporee (respiro, battito cardiaco, metabolismo…) e su quant’altro, tutto questo non è forse sufficiente per misurare in modo oggettivo la felicità?
A mio modesto parere, c’e’ un assunzione implicita che stai facendo, quella del materialismo. La felicita’ e’ semplicemente eventi fisici e chimici. Per carita’ e’ lecito farla, ma e’ filosofia non scienza.
Se una persona afferma di essere oltremodo felice mentre in lei non sono riscontrabili i segali fisico-chimici tipici della felicità, come ti comporti mei suoi confronti? Dai credito alle sue parole o ai segnali oggettivi rilevati scientificamente?
Essendo noi composti di anima e di corpo, ed essendo il corpo materiale, credo che tutto ciò che interagisce col corpo sia materialmente misurabile.
Max, tu potresti chiedermi a cosa potrebbe servire una “macchina” che accerti se una persona che dice di essere felice lo è veramente oppure finge esserlo: sai che spasso usare le conoscenze scientifiche al fine di accertare quanto sono sinceri coloro che affermano che con la scienza sia possibile conquistare la felicità?
Il punto e’ che non sappiamo cosa provochi cosa.
Se e’ la felicita’ del nostro animo che provochi quelle reazioni fisico-chimiche, oppure che siano le reazioni fisico-chimiche che producano lo stato di felicita’. A priori non e’ possibile stabilire cosa “venga prima” temporalmente e logicamente, dato che il nostro animo non e’ misurabile. Il materialista assume il secondo postulato di cui sopra, ma e’ una posizione filosofica, non scientifica.
In ogni caso, potresti pensare, dato che alla felicita’ comunque almeno corrispondono certe reazioni fisico-chimiche, sarebbe possibile sapere quando un individuo e’ felice o no. Ma anche cosi’ non possiamo essere sicuri. Il cervello e la mente umana sono troppo complicati per associare con sicurezza uno stato fisico del cervello ed uno stato psichico. Pensa a cose come i valori, il significato, ecc. La buonanima di Giorgio Israel aveva scritto molto a riguardo. Consiglio di andare a leggere quello che diceva – cosi’ come le letture che raccomandava. Sono una buona medicina contro il materialismo imperante.
Al giochino che tu proponi, ne aggiungerei uno io. Dato che cosa e’ giusto e cosa e’ sbagliato per il materialista e’ solo una questione di chimica, in principio io potrei farti sembrare giusto o sbagliato qualunque cosa voglia, semplicemente modificandoti le reazioni chimiche-fisiche nel tuo cervello 😉
E’ vero che per il materialista è tutta questione di chimica, però il materialista, dopo aver preso atto che determinati comportamenti, che noi credenti chiamiamo peccato, vengano stimmatizzati dal cervello fino a causare malattie psicosomatiche, e questo indipendentemente dal fatto che si viva o meno in una cultura che condanna detti comportamenti, ed avere sperimentalmente dimostrato che il medesimo comportamento (cattivo) non causa nel cervello animale alcuna riprovazione, arriva a concludere che tutto questo è frutto dell’evoluzione.
Io invece concludo che solo gli esseri umani, per volontà divina, sono in grado di distinguere il male dal bene e di scegliere consciamente o il male o il bene.
Concordo appieno….
“Ma cosa può dirci a riguardo della bellezza di un disegno, di una poesia o di una scultura?”
Nulla, assolutamente nulla.
La scienza può forse dirci qualcosa circa il perché esista qualcosa anziché niente?
Sicuramente, essa serve a ricordarci che tutto l’esistente rimanda ad un Creatore Eterno-
Preciso: logicamente non può nel modo più assoluto (la ricerca scientifica) avvicinarsi al “perché”
esista l’universo, ma dimostrando che dal niente viene il niente, rimanda, volente o nolente,
ad un Creatore assoluto ed eterno.
Cosa a cui, del resto, giunge chiunque sia giusto, non è certo questione di cultura.
Come scrive efficacemente san Paolo:
” L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità
con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro,
avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità,
si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue;
perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio,
né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza
si è ottenebrato”.
Romani 1,18-21
Alle domande esistenziali risponde sia la Scienza che la Filosofia; la religione, quella inventata a porte chiuse non risponde e non serve a nulla.
Ogni tentantivo della religione dogmatica (cristiana in particolare) di opporsi alla Scienza è miseramente fallito,
Quindi non solo si dimostra la fallacia della religione ma anche la sua subalternità alla Scienza, ovvero alla Verità.
Il Terra non è il centro di nulla, l’Uomo evolve dalle Scimmie ed Adamo ed Eva non sono mai esistiti, la sindone è un falso ecc.
Perchè ciò che guida la religione dogmatica (cristiana in particolare) è la sete di potere di un’oligarchia che distorce ogni cosa.
Galilei: “noi siamo in grado di raggiungere
mediante la Scienza, delle conoscenze altrettanto valide quanto le conoscenze
possedute da Dio”
La Scienza innanzitutto non è un sapere a servizio della fede; non dipende dalla fede, deve essere libera, come la filosofia, da ogni verità precostituita. Galileo osteggiava aspramente l'”ipse dixit” ovvero il sapere dogmatico rappresentato dalla tradizione aristotelica che nella sua epoca era intoccabile.
Tutto dipende dalla Scienza perchè tutto dipende dall’applicazione della nostra ragione: etica e morale compresa.
Ed è grazie alla Scienza che sono stati superati gli erorri ed orrori della religione che esula dal raziocinio.
La comprensione della natura umana e della sostanza vivente definisce la nuova morale.
Il razzismo è scientificamente smentito. Gli animali sono esseri senzienti come è scientificamente dimostrato, e quindi la morale e poi la legge umana si modificheranno per accogliere il frutto di questi nuovi saperi.
Lo sviluppo di un bambino può avvenire senza traumi in una famiglia omogenitoriale, e la morale e poi la legge si adegua.
Sono solo esempi dove non solo la visione dell’uomo, la morale e la qualità della vita sono profondamente modificati dalla Scienza, ma anche esempi dove la Scienza invade il campo della religione e la sconfigge demolendo alla base tutti i suoi miti.
Perchè poi la religione, che non è Filosofia, deve passare dal trascendente al mondo reale ed è lì che viene sconfitta.
Quindi poichè l’Uomo evolve dalle Scimmie non può esservi alcun peccato originale e la religione cristiana crolla.
La Scienza, in opposizione alla magia e alla religione, nasce come sapere pubblico, controllabile e verificabile da tutti, universale e fondato sul principio dell’uguaglianza delle intelligenze.
la Scienza moderna l’unica forma di sapere che può fornire certezze universali condivise da tutti. Forse ci vorrà un po’ di tempo, come è stato per Shechtman (e come fu ad esempio, tanto per citare un altro caso molto noto, per Avogadro), ma alla fine la verità verrà a galla, perché sono le regole del gioco scientifico a permettere questo.
Le risposte arriveranno dalla Scienza e dalla Filosofia con la FATICA e con il TEMPO.
Chi vuole risposte facili ed immediate che placano paure e tranquillizzano l’animo secondo i propri desideri può scegliere la via dell’illusione e della menzogna, può seguire la religione cristiana.
Purtroppo per te, il tentativo di separare la scienza dalla conoscenza in senso lato con me non funziona e pertanto ti chiedo: su quali basi scientifiche sei in grado di dimostrare che la religione si oppone a quella che tu chiami scienza, e che altro non è se non la scoperta delle leggi, già esistenti, che permettono a ciò che esiste di esistere?
Anche sei cambi nik si capisce benissimo chi sei: la tua protervia ignoranza ti tradisce!!!
Paolo Gonfo, mi trovi completamente d’ accordo.
E che c’entra la filosofia? Mica è una disciplina scientifica…
O l’hai messa lì per pararti il sederino da domande scomoduzze?
C’era una volta Pascal. Lei non lo ha letto. E non ha scandagliato neanche un attimo l’articolo
“Lo sviluppo di un bambino può avvenire senza traumi in una famiglia omogenitoriale, e la morale e poi la legge si adegua”. Se c’è un ambito di studi in cui la “scienza” (quella con la S maiuscola, cui la gente come Paolo crede con una fiducia incondizonata) mostra maggiormente i propri limiti è proprio quello sulle famiglie omogenitoriali. Decine di papers che si contraddicono l’uno con l’altro, condotti su campioni di comodo da accademici militanti del mondo lgbt o, sul versante opposto, da conservatori oppositori. A dire il vero in questo tipo di studi non è tanto la scienza ad uscirne male (perché ad un vaglio minimamente critico si capisce che di scientifico hanno adsai poco), tuttavia sono un chiaro esempio di come la scienza possa essere strumentalizzata per corroborare posizioni preconcette.
Raccomando di ignorare i trolls.
I trolls?
E’ sempre lo stesso povero e patetico troll: voglio però vedere se, almeno adesso, risponde in cosa la religione si opporrebbe alla scienza.
Sono piccole “banalità”, a mio parere, questi ricorrenti tentativi di scaricare sulla scienza e sui prodotti della ricerca scientifica il bisogno da “tuttologo” dell’uomo di ricevere risposta a qualsiasi tipo di domanda. Particolarmente quando si entra nel campo della consapevolezza che caratterizza l’uomo rispetto agli altri animali “superiori”. La scienza è solo uno strumento, importantissimo ed insostituibile, ma rimane uno strumento. Con questo strumento si possono fare molte “opere” (migliorare la vita, allungare la vita, organizzare la vita, riempire il tempo della vita) ma non è possibile acquisire il significato ultimo della vita ne caratterizzarne sensazioni e sentimenti correlati alla consapevolezza. Del resto, nel suo piccolo, qualsiasi animale è in qualche modo “scientifico” (applicando ad esempio una sorta di “metodo sperimentale” nella continua lotta per sopravvivere, e senza mancare di utilizzare quel poco o tanto di intelligenza che ha a disposizione), ma senza arrivare mai a chiedersi perchè, semplicemente lo fa.
E inutile che ponete sempre le stesse domande a cui si è giià risposto.
Sembrate un disco rotto.
Quando le vostre idee vengono smentite non riuscite a criticare e riproponete ancora quelle stesse idee.
La Scienza nega che siano esistiti due tizi (Adamo ed Eva) da cui sono scaturiti tutti gli esseri umani.
La Scienza nega che la Terra sia il centro dell’Universo, e per questo Galileo fu condannato perchè la sua posizione era contraria alle scritture (scritture di chi poi , non si sa..).
Il tempo ovviamente ha dimostrato che la Scienza ha ragione e le scritture (e la chiesa) hanno sbagliato e continuano a sbagliare.
Perchè la Scienza persegue la Verità, la religione cristiana solo i propri interessi.
La Scienza afferma che una coppia gay può adottare ecc.
La Scienza afferma che gli animali sono senzienti esattamente come noi mentre la religione squalifica le altre creature e predica che siano creati a nostro uso e consumo.
La Scienza affermando e dimostrando la qualità emotiva, intellettiva e creativa degli animali impone anche una nuova morale e nuove leggi per conformarsi alla Verità e realtà dei fatti.
Una realtà contraria alla religione cristiana per la quale i sacrifici animali sono ammessi e non riconosce loro lo stesso diritto alla vita di quello umano.
La religione non solo è contro la Scienza ma anche contro di diritti civili.
In un breve futuro verranno creati intelligenze artificali forti, macchine in grado di acquisire consapevolezza.
Il significato della vita cambia grazie alla scienza, come ho già spiegato perchè vengono portate alla luce nuove realtà sulla Natura, come dimostra la rivoluzione delle teorie di Darwin.
Ad oggi esistono diversi Paesi teocratici che hanno eliminato l’evoluzione dagli insegnamenti scolastici.
Dal 2019 nche la turchia di Erdogan lo farà.
Mi spieghi quando la Chiesa avrebbe sostenuto che la creazione descritta nella Genesi sia un passo storico? Ovviamente non puoi rispondere a questo visto che la Chiesa non ha mai pensato che la Bibbia sia un libro scientifico (gia’ St. Agostino aveva ribadito cio’) e che la creazione sia una racconto allegorico. Questo gia’ basta ad evidenziare la tua ignoranza a riguardo. Il che di per se non sarebbe un male, visto che nessuno puo’ essere colto su tutto. Il problema e’ che sputi sentenze facendo leva sulla tua ignoranza dimostrando che scrivi solo per stereotipi e chiacchiere da bar.
Il caso di Galilei e’ estremamente complesso, non lo si puo’ ridurre certo alla disfida di geo-centrismo/elio-centrismo, per vari motivi. Inoltre Galilei aveva portato indizi e nessuna prova a riguardo, alcune uscite che fece furono veramente vergognose (pur non invalidando la sua teoria che teoria comunque rimaneva). Fra l’altro il Papa del tempo si dimostro’ interessato a tale teoria ed i teologi l’accolsero anche con una certa speranza visto che avrebbe combattuto il panteismo che era contrario alla Chiesa.
Veramente quelli che sbagliano sono quelli che cercano di attribuire alla Bibbia una validita’ scientifica, ci puoi mettere i terrapiattisti (il medioevo cristiano ne era sprovvisto, nel presente “evoluto” gruppi di terrapitattisti prosperano), ci puoi mettere i creazionisti (con teorie da cui la Chiesa ha preso le distanze da almeno 17 secoli) e puoi anche metterci quelli che pur di attaccare la Chiesa si mettono ad insultare la ragione, come te.
Grazie per aver dimostrato che scrivi solo per i dogmi oscurantisti a cui sei stato indottrinato
Vedo che la tua totale ignoranza sulla scienza ti fa fare una confusione estrema, buona giusto per fare 2 chiacchiere da bar (se pure).
Confondere l’evoluzionismo (che la Chiesa non ha mai combattuto) con la teoria di Darwin (che fa acqua da tutte le parti) e’ solo per persone che hanno studiato scienza solo alle scuole elementari. Ora, se qualcuno volesse togliere la teoria di Darwin dall’insegnamento scolastico non ci vedrei niente di male, se togliesse l’evoluzionismo invece mi allarmerei un po’ (non so cosa voglia fare la Turchia, ma non mi meraviglierei se qualcuno con il tuo livello asserisse che la Turchia volesse togliere lo studio dell’evoluzionismo mentre magari hanno solo intenzione di togliere la teoria di Darwin). Ti batti contro il creazionismo (e fai bene) ma non sei lontano dai livelli dei creazionisti, te ne rendi conto?
Un solo piccolissimo appunto: l’evoluzionISMO e’ una posizione filosofica, l’evoluzione invece e’ un fatto.
Paolo, ‘sta gente neanche si rende conto che andando contro la Scienza in tutte le sue espressioni, evoluzionismo in particolare, sta facendo il gioco degli islamisti e che andando avanti di questo passo, seguendo la strada indicata da Erdogan, fra un paio di generazioni ci ritroveremo (i nostri nipoti, s’ intende) tutti a pecoroni (su di una Terra geocentrica) a pregare in direzione della Mecca.
E tutto per salvare un paio di favole i cui personaggi sarebbero un tal Adamo con Eva come parter.
La liberta’, si diceva un tempo non ha prezzo…
Io invece credo fermamente che ogni liberta’ ha un prezzo….se poi per te e’ meglio un popolo piu’ colto, piu’ razionale e meno credente, credente nel suo modo di credere a cio’ a cui sceglie di credere, fosse anche alle favole, questo e’ un altro discorso, ma che poi non mi si parli di liberta’.
Quindi la mia domanda e’, in un mondo libero e democratico, si e’ ancora liberi di credere a cio’ a cui si vuole?…
forse no per qualcuno perche’ alimenta ignoranza, superstizioni, pregiudizi, stereotipo, ottenebra la ragione ecc ecc….
E quindi che si fa?
Si impone un altro tipo di conoscenza, credo o altro?…
Quindi tra Erdogan, gli illuministi, Putin, e te che differenza c’è?…
Solo credere che a cio’ in cui si creda sia il credo migliore da imporre sugli altri credi.
Crede non creda
Sperando che tu non sia così stupidamente prevenuto da ritenere veramente che i cattolici considerano la Bibbia come un libro scientifico, sai specificarmi qual è la differenza sostanziale tra il i racconti mitici della creazione babilonese e di quella ebraica?
Ma sei sicuro sicuro che quello di stamattina fosse caffè?
Vedo che tu, come tutti quelli che non sanno rispondere ad una domanda precisa, la butti in caciara…
Sorvoliamo pure su fatto che Adamo(אָדָם) significa umanità, uomo terreno, e che Eva(חַוָּה) significa colei che da vita e non sono dei nomi propri, e concentriamoci su Galileo:
mi sapresti spiegare perché nel 1543 la Chiesa accetta la teoria eliocentrica dell’ecclesiastico polacco Niccolò Copernico mentre nel 1633, come affermi tu, la Chiesa condanna Galileo Galilei per la teoria eliocentrica?
Lo sapevi che la scienza ha dimostrato che molti di quei comportamenti che la Chiesa chiama genericamente peccato, causano nell’uomo, credente o non credente poco importa, malattie psicosomatiche?
Per tua fortuna hanno chiuso i manicomi. Non ti va mai, per divertirti davvero, di guardare un bel film comico invece di fare il comico?
L’intelligenza artificiale si basa sull’autoapprendimento della macchina, ma la valutazione delle scelte conseguenti all’autoapprendimento rimane comunque completamente deterministica. Penso non abbia senso parlare di consapevolezza di una macchina per quanto evoluta possa essere come non ha senso parlare di consapevolezza di un animale. Semplicemente la consapevolezza non è “realizzabile” ne in ambito naturale ne in ambito artificiale, essendo intrinsecamente “interna” ad un sistema chiuso in grado di aver vita propria (qualora vitale). L’uomo è consapevole anche quando non riceve sensazioni dall’esterno; una macchina priva di collegamenti con l’esterno può solo chiudersi in un loop infinito indipendentemente dal livello di autoapprendimento raggiunto.
Pensi male in entrambi i casi.
A parte il fatto che ciascun essere vivente evidentemente ha vita propria (premessa che comunque ti sei inventato tu) , gli animali, con tutte le sfumature dovute tra le specie e i regni, sono consapevoli esattamente come te della loro vita e della loro esistenza come è palese dalla normale osservazione e scientificamente dimostrato.
La vita percepita da un delfino o da un cavallo o da una scimmia è ricca di emozioni per noi incomprensibili.
Non solo: gli animali hanno un forte legame con l’ambiente e con la vita che l’uomo ha perso. Paradossalmente l’uomo può rappresentare un regresso in natura,
dove la specie dominante è considerata essere quella degli scarafaggi.
Perchè in natura non esistono testi sacri, e musica, dipinti, macchine non contano nulla: conta solo saper sopravvivere e gli scarafaggi sono i più evoluti, mentre l’uomo è l’ultimo arrivato e non è detto che avrà la loro stessa capacità di sopravvivenza.
Anche la consapevolezza di inteligenze artificiali forti è stata completamente teorizzata, si aspettano gli sviluppi tecnologici per realizzarla che arriverranno con i computer quantici:
Non credo che i tuoi testi sacri dureranno a lungo.. sono su un binario morto.
Certo, Shiva, certo…
Ah, ecco, mi chiedevo infatti da dove riuscivi a trarre tutta la tua montagnola di puzzette
Per quale motivo, invece di sparare cavolate a raffica, non rispondi al perché, secondo te, la Chiesa abbia accettato una teoria nel 1543 e l’abbia poi condannata nel 1633, pur senza mai vietarne l’insegnamento nelle sue università?
O debbo forse ritenere il tuo cervello, ritenendoti tu particolarmente evoluto rispetto a noi credenti, è come quello di uno scarafaggio?
Ciao Shemo101, ma non ti stanchi mai di sfogare le tue frustrazioni, dettate dalla tua abissale ignoranza e dalla tua alienazione esistenziale?
Ogni essere vivente ha la propria vita ma dire che un animale è consapevole è una sciocchezza. Essere consapevole non vuol dire “essere consapevole della propria vita” o “avere una vita ricca di emozioni” (a questo bastano le interazioni con l’ambiente esterno….) ma trovarsi nella prospettiva di chiedersi del perchè delle cose. L’Uomo non si limita a rapportarsi con l’ambiente esterno come fanno gli animali ma fa qualcosa in più: si rapporta anche con se stesso e non si accontantenta dei “dove” e dei “come” ma specula sui “perchè” e sviluppa teorie e meccanismi per approfondirli. Le “sensazioni” e i “segnali” che arrivano dalla realtà esterna non necessariamente vengono utilizzate dall’uomo per rapportarsi con la stessa realtà esterna ma possono anche essere carburante per attività racchiudibili in un “contesto” molto più grande dell’universo fisico (la mente umana). Dentro la mente umana non ci sono limiti, non c’è il finito, le combinazioni sono talmente elevate da far impallidire la complessità di tutto l’universo visibile.