Consiglio di Stato approva benedizioni a scuola, vince la vera laicità
- Ultimissime
- 28 Mar 2017
Ribaltata la sentenza del Tar dell’Emilia Romagna. Le scuole, sostiene il Consiglio di Stato, non discriminano nessuno se richiedono ai parroci di benedire le classi al di fuori dell’orario scolastico e alla presenza di chi vi acconsente. Una vittoria laica.
Il Consiglio di Stato ha ribaltato una sentenza del Tar Emilia-Romagna, accogliendo così il ricorso del ministero dell’Istruzione.
Il tutto verte su un caso scoppiato due anni fa quando un istituto di Bologna aveva autorizzato i parroci locali ad incontrare gli alunni e benedire la comunità scolastica.
La scelta dell’istituto bolognese -presieduto da Giovanni Prodi, nipote dell’ex premier-, aveva scatenato molte polemiche, con tanto di ricorso al Tar da parte di alcuni genitori ed insegnanti.
Il caso era arrivato perfino sulle colonne del New York Times, ne avevamo parlato anche noi.
La sentenza sulle benedizioni: «Non c’è lesione di diritti»
Il tar aveva accolto le ragioni dei ricorrenti, ieri però il Consiglio di Stato ha deciso in modo diverso, spiegando che è legittimo chiedere che il rito «si svolga nelle scuole, alla presenza di chi vi acconsente e fuori dall’orario scolastico, senza che ciò possa minimamente ledere, neppure indirettamente, il pensiero o il sentimento, religioso o no, di chiunque altro che, pur appartenente alla medesima comunità, non condivida quel medesimo pensiero e che dunque, non partecipando all’evento, non possa in alcun senso sentirsi leso da esso».
Quindi, «per un elementare principio di non discriminazione, non può attribuirsi alla natura religiosa di un’attività, una valenza negativa tale da renderla vietata o intollerabile unicamente perché espressione di una fede religiosa, mentre, se non avesse tale carattere, sarebbe ritenuta ammissibile e legittima».
Per la curia bolognese, guidata dall’arcivescovo Matteo Zuppi -che aveva protestato a suo tempo- è una decisione «che appare saggia, equilibrata e rispettosa della vera laicità della scuola, che non può mai essere contro qualcuno».
Soddisfazione anche da parte di mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione espiscopale per la scuola della Cei, e dal direttore di Avvenire. La Chiesa parla chiaro.
Perché le obiezioni laiciste sul pluralismo non reggono
La protesta più strutturata è arrivata dalla politologa Nadia Urbinati, docente della Columbia University.
Il suo argomento è basato sul pluralismo: «Se lo Stato si avvicina ad una religione in questo modo, deve avvicinarsi a tutte le altre per salvaguardare il pluralismo. Quando le altre religioni busseranno alla porta della scuola pubblica statale per avere spazi, andrà in crisi questa visione della libertà religiosa fondata sull’idea che ci sia una sola religione pratica in Italia».
La prof.ssa Urbinati avanza un’obiezione effettivamente molto diffusa ed efficace, che si può sintetizzare sul: “O tutti o nessuno”.
Ma è un grande equivoco: la laicità non è mera neutralità ma rispetto del sentimento religioso nel contesto in cui essa si applica: in Italia nessuno può negare il ruolo decisivo del cattolicesimo mentre tutti possono negare che shintoismo, islamismo ed induismo, ad esempio, abbiano avuto un peso sociale-culturale-religioso nella nostra Penisola.
Nelle scuole italiane, ad esempio, non si studiano tutti i pensatori di tutte le civiltà, ma si opera una selezione, una scelta, una discriminazione tra quelli che più hanno determinato la storia italiana ed occidentale: Aristotele, Platone, Agostino, Tommaso, Manzoni, Dante, Virgilio ecc.
Questo non offende nessuno, così è legittimo se nelle scuole in India vi siano appesi simboli religiosi indù, mentre in Italia si favorisca la religione che ha contribuito socialmente e storicamente alla creazione della nostra cultura.
E chi proponesse l’assenza di simboli religiosi nella società italiana starebbe promuovendo una visione atea (o laicista) e, ancora una volta, non laica. A parte Francia e Unione Sovietica (assieme agli ex Stati satellite) non vi sono altri Paesi in cui l’ateismo ha avuto un importante ruolo sociale.
La benedizione scolastica è superstizione?
Un ultimo chiarimento: la benedizione non è affatto un gesto superstizioso o di scaramanzia.
Se la superstizione è un comportamento tramite il quale ci si vuole impadronire della divinità per cambiare, modificare o determinare la realtà, al contrario, la benedizione -che ha origini nell’Antico e nel Nuovo Testamento- è un cosiddetto sacramentale, cioè «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita» (CCC 1667).
Essi dispongono l’uomo ad accogliere il Bene nella propria vita, orientandosi ad esso. La benedizione riguarda propriamente le persone, con due eccezioni che non contraddicono quanto detto, riguardanti gli animali e le abitazioni (cliccare sui rispettivi link per un maggior approfondimento).
“Bene-dire”, dire bene, invocare il bene di Dio. E farlo pubblicamente.
Perché, come scrive l’eminente filosofo laico Jürgen Habermas, «la risposta che dà il laicismo, è insoddisfacente. Le comunità religiose, nella misura in cui nella società civile svolgono un ruolo vitale, non possono essere bandite dall’ambito politico pubblico e costrette nella sfera privata».
La redazione
21 commenti a Consiglio di Stato approva benedizioni a scuola, vince la vera laicità
Sorge spontanea una domanda: perché queste cose non si fanno in chiesa?
Dover inseguire l’audience non è una sconfitta?
In realtà inseguire l’ audience come dici tu risponde all’invito di Gesù di andare e predicare il Vangelo in tutto il mondo, quindi no, non è una sconfitta ma un dovere del cristiano.
La domanda è perché vuoi rintanare il fatto cristiano, per sua natura pubblico, nella chiesa e nella sacrestia.
Evidentemente la politologa non conosce le leggi italiane e nemmeno la Costutuzione italiana.
L’art. 9 della legge 121 del 1985 afferma “La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado”.
La Corte Costituzionale, chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità di questo articolo, con sentenza 203 del 1989 lo ha approvato.
Del resto basta leggere gli articoli 7 e 8 della Costituzione Italiana per vedere che non è vero che per la Repubblica Italiana la Chiesa Cattolica è uguale a quelle di tutte le altre religioni.
Io sarei cauto prima di esultare perché, dall’estratto di sentenza riportato, mi sembra che il Consiglio di Stato abbia fatto proprio un criterio del tutto immanentistico e relativistico, come quello della non discriminazione. In sostanza, seppure la sentenza non lo dica ma la logica che sta alla base delle stessa sentenza lo impone, si legittima la possibilità che ogni identità abbia diritto di cittadinanza nello spazio pubblico, e quindi possa comportarsi di conseguenza con i propri riti, il proprio “modus vivendi”, ecc. In poche parole, tale decisione è il fondamento giuridico dell’anarchia.
Starei anche attento a difendere la presenza pubblica della religione cattolica basandocisi sul suo ruolo storico. E ciò per due ragioni: la prima è che la storia prova tutto ed il contrario di tutto, e la storia degli ultimi decenni (e forse anche secoli) mostra un generale arretramento della religione sia a livello sociale che personale; in secondo luogo perché, adoperando la storia come criterio veritativo, si assume una visione del mondo storicista che fa coincidere l’effettività storica con la razionalità (e la verità); ossia, si fa del potere il fondamento della verità.
Ciò non significa che abbia ragione la Urbinati, anzi. La politologa, così come i cattolici che approvano la sentenza, rimane invischiata in una contraddizione. Da una parte non si avvede che la decisione non è affatto anti-liberale ma, proprio perché fa leva sulla non discriminazione, è invece liberalissima. E neppure si rende conto che è ormai da decenni che la giurisprudenza costituzionale (e, nel caso de quo, amministrativa) ha compiuto il passaggio da una laicità escludente (sul modello francese) ad una includente (sul modello americano), stabilendo che la libertà di coscienza è il principio supremo dell’ordinamento italiano. Ed al fine di tutelare e promuovere questa libertà la Repubblica ha il compito di rimuovere ogni ostacolo che possa limitarla, anche e soprattutto all’interno delle sue istituzioni (come la scuola).
D’altro canto, dovendo, per coerenza con le proprie premesse laiche, accettare l’affermazione delle varie identità socio-culturali non può far altro che chiedere che il medesimo trattamento sia concesso anche alle altre confessioni, organizzazioni, ecc., senza alcuna discriminazione. E vorrei ben vedere altrimenti, visto che la Urbinati, come l’intelligentsia laica tutta, è convinta che la scuola pubblica è la “casa di tutti”! Ovviamente la conseguenza logica di tale impostazione, come accennavo all’inizio, è l’anarchia poiché ognuno avrà il diritto di proclamare i propri convincimenti ed agire in tal modo. Conseguenza logica che la Urbinati intravede ma che non ha il coraggio di trarre fino in fondo.
Non ho però ben capito la tua posizione. Se giustamente critichi la Urbinati, come vorresti rispondere alle sue obiezioni senza far riferimento alla legittimità di preferire la religione cattolica alle altre confessioni, se non sulla base del patrimonio sociale, morale e religioso che donato alla Nazione (ti ricordo che proprio su questo argomento il rabbino Weiler ha difeso il crocifisso nelle aule scolastice davanti alla Grande camera della Corte Europea).
La mia posizione è che se si vuole difendere la preferenza della religione cattolica rispetto ad altre confessioni occorre porsi su di un piano veritativo e non storicistico. Bisogna quindi indagare il contenuto di verità che il cattolicesimo presenta sia in relazione all’uomo che alla società, e mostrarne la superiorità rispetto ad altre religioni o, in senso lato, correnti di pensiero. Non deve farci arretrare il fatto che lo Stato non deve entrare nei contenuti delle varie religioni o debba essere equidistante, come opina la Urbinati: semplicemente si tratta di fantasticherie liberali, che neppure gli stessi liberali all’atto pratico condividono. Se una religione praticasse sacrifici umani o animali, il liberale si ergerebbe senz’altro a contestarne i contenuti e metterebbe tranquillamente in soffitta la sua equidistanza!
Il problema del patrimonio sociale e morale è che è un’arma a doppio taglio. Oggi come oggi, dopo secoli di secolarizzazione, il patrimonio prevalente non è più quello cristiano: se fossimo coerenti nell’applicare il criterio storicistico dovremmo difendere l’esclusione del cattolicesimo dalla vita pubblica.
Mi rendo conto che queste sono note buttate giù di fretta, se qualcosa non è chiaro mi riprometto di scriverlo con più calma.
Salve! Io non sono a favore della sentenza in sé ma sono istintivamente a favore del cambiamento, da lei sottolineato, dalla “laicità escludente” a quella “includente”. Lei parla dei pericoli della storia ed ha ragione: “la storia la scrive chi vince” (cit.). Però il cristianesimo è nato e si è sviluppato proprio in un clima “includente” per le religioni che era il “modus-operandi” degli antichi romani. Per cui direi che la storia (quella vera che spesso è diversa da quella sui libri) conta, anche questa volta. Da cattolico praticanete non mi spavento né “dell’arretrare” della religione cristiana né dell’avanzare di altri credo religiosi. Ad ogni cristiano, con il battesimo, è dato il compito di essere “sacerdote, re e profeta” non ci è mai stato chiesto di essere giudici né di essere impositivi. Ben venga, nelle scuole, lo spirito religioso lo spirito di fede, ben venga l’attenzione per la parte dell’uomo che lo rende veramente uomo, cioè lo spirito, la spiritualità. Il laicismo e l’ateismo di concerto con il materialismo micidiale portato avanti dal consumismo e dal capitalismo hanno eroso quasi totalmente l’unica parte dell’uomo che lo rende diverso dagli animali: lo spirito! In un mondo dove lo spirito venisse riconsiderato al livello che merita chi sono io, cristiano e cattolico, a poter giudicare, il mio compito è solo quello di indicare ed accogliere: “vieni e vedi” (cit.). Saluti. RA
Ho visto le acque ritirarsi progressivamente e là, dove prima si stendevano le profondità del mare, ora vi è una landa di fanghiglia ed acquitrino.
Dopo questo, ho udito un inquietante fragore che giungeva da lontano, ed il mare, con tutta la sua potenza, tornava a riempire lo spazio che gli apparteneva, fino a spingersi furioso ben oltre la terraferma, cancellando ogni cosa che gli si parava contro.
Se togliete le parole mare ed acque e, al loro posto, ci mettete fede e cristianesimo, capirete la metafora.
Lo tsunami giungerà.
Avete commesso in malafede due grossolani errori:
1- la religione cattolica è da sempre un OPPOSITORE della nostra cultura, italiane ed Europea, che si fonda su principi OPPOSTI a quelli del cristianesimo e il papa è stato l’ultimo nemico dell’Unita d’Italia, cosi come ci ricorda la data del XX SETTEMBRE.
2- va conosciuta sotto il profilo storico e NON dottrinale altrimenti è proselitismo, inaccetatabile in una scuola libera e LAICA.
Rimane assolutamente non solo un gesto supertizioso ovvero un invocazione alla divinità per cambiare lo stato della realtà (e gli eventi futuri), ma un evidente marcatura del territorio e approccio mirato al proselitismo.
La religione cattolica, per tua informazione, è il pilastro fondamentale su cui si basa la cultura italiana ed europaea, e in generale “occidentale”. Non ci vuole un gran cervello per capire che persino il motto “egalité, liberté, fraternité” non è che una scopiazzatura di parole evangeliche.
Per il resto, fai parte della schiera di coloro che credono che il termine “laica” debba coincidere con “atea”: la prova provata è che bolli con il marchio di “superstizioso” chiunque non la pensi come te e si permetta di invadere il “tuo” territorio.
Quando lo Stato rivoluzionario francese promulgò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, le rese pubbliche con un disegno sospettosamente simile alle Tavole dei 10 Comandamenti, con tanto di Occhio della Provvidenza (simbolo divino che poi è stato usurpato dalla Massoneria) a sorvegliare il tutto.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6c/Declaration_of_the_Rights_of_Man_and_of_the_Citizen_in_1789.jpg
Salve! Mi permetta di farle notare che lei ha espresso, nei suoi due punti, una mera opinione, rispettabile in quanto espressa da una persona, ma avente il mero valore di opinione e cioè con il dovere e la promessa, da parte di chi la esprime, di confermarne inequivocabilmente il valore, l’aderenza alla verità storica e sociale eccetera… Quindi la invito ad analizzare questa sua opinione con approfonditi e meditati studi sia sui libri che sopratutto ascoltando corsi, conferenze e magari lezioni accademiche sull’argomento. Saluti.RA.
Al punto 1) Il Papa è stato l’ultimo nemico all’unità d’Italia.
Risposta: appunto, ma questo dovrebbe farti capire che non fu il solo nemico, quindi l’elemento teologico cristiano legato al Papa, visto da te come avverso all’unità d’Italia, non c’entra NULLA, in quanto altre nazioni non governate da regimi teocratici si erano opposte.
Il Papa era poi il capo di stato di una nazione libera e indipendente, minacciata da un esercito aggressore.
Al punto 2) Va conosciuta sotto il profilo storico e non dottrinale.
Risposta: va riconosciuto storicamente che ogni paese europeo ha circa duemila anni di storia Cristiana e che i popoli autoctoni che vi abitano, in schiacciante maggioranza, vi si riconoscono in essa, ne consegue che non solo storicamente, ma anche culturalmente, l’Europa non può definirsi laica o atea.
“La religione cattolica è da sempre un OPPOSITORE della nostra cultura, italiane ed Europea”
No. Anche un laico di ferro come Benedetto Croce diceva che non possiamo non dirci cristiani. Aveva capito che certe idee, nate nell’ambito della religione cristiana, costituivano una parte essenziale del pensiero occidentale e quindi anche Italiano.
Ovviamente, a far parte del pensiero occidentale ci sono anche cultura greca e romana ed illuminismo.
” il papa è stato l’ultimo nemico dell’Unita d’Italia, cosi come ci ricorda la data del XX SETTEMBRE”
Il fatto che un papa decise di opporsi testardamente all’unita’ di Italia non implica che la religione cattolica in toto si opponga all’Unita’ d’Italia. Questi sono le classiche deduzioni che facciamo piu’ perche’ ci piacciono le conclusioni che per buon senso.
1- La tua conoscenza della cultura italiana ed europea è così illuminista da accecare perfino la ragione.
2- Quando parli di laica, alludi per caso a quella cagnetta, il cui vero nome era Kudrjavka, che nel 1957 fu inviata nello spazio?
Micidiale nel tuo sarcasmo, caro Lorenzo. 😀
oggi abbiamo il piacere di ospitare il laicista fanatico, quello che adora il XX settembre, il profeta della “laicità” intesa come eliminazione della religione. Un pò di folklore ogni tanto non fa male.
Si offende le nostre radici pagane e anticristiane, offende un Paese che non è cattolico e offende la natura LAICA della Costituzione.
La religione cattolica è da sempre un OPPOSITORE della nostra cultura, italiane ed Europea, che si fonda su principi OPPOSTI a quelli del cristianesimo e il papa è stato l’ultimo nemico dell’Unita d’Italia, cosi come ci ricorda la data del XX SETTEMBRE.
“La religione cattolica è da sempre un OPPOSITORE della nostra cultura” nostra di chi? Noto con piacere che lei usa il plurale maiestatis, pensa di essere il Papa?
Parla per te: sei su un binario così morto che un cimitero, al confronto, sembrerebbe una discoteca.