Fine vita, radici cristiane e famiglia: la Chiesa continua a parlare chiaro
- Ultimissime
- 25 Mar 2017
La Chiesa parla chiaro, anche sui temi più scomodi per la modernità. Per chi avesse dubbi, questa settimana è stata in particolar modo significativa: dal Consiglio Episcopale Permanente al discorso di ieri di Francesco ai Capi di Stato dell’Unione Europea.
«Chi ha sentito parlare la Chiesa, sa che non ha mai smesso di insistere sul fattore famiglia», ha dichiarato il segretario della CEI, mons. Nunzio Galantino durante la conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio permanente dei vescovi italiani. «Non molleremo mai finché non si riscopra la centralità della famiglia per la società e per la società contemporanea, finché non si capisca che la famiglia – quella formata da madre, padre e figli – non è un fatto di Chiesa, ma di società, perché quando si disgrega, si comincia ad adottare un tipo di soluzione che va in una direzione che tante volte con chiarezza abbiamo stigmatizzato e che non ci trova assolutamente d’accordo».
Ci possono essere parole più chiare? No, eppure nessuno dei giornalisti sedicenti confusi, quelli che dicono di essere bussole dei cattolici e denunciano ogni giorno il presunto silenzio ecclesiale sui temi etici, ne ha parlato ai propri lettori o ha ripreso tali dichiarazioni. Mons. Galantino è intervenuto anche sul fine vita, altra tematica scottante: «è un tema che i vescovi seguono con molta attenzione non da oggi». Rispetto al ddl attualmente in discussione, «chiediamo con chiarezza che venga messa in evidenza l’importanza della relazione paziente-medico-familiari e non è possibile che in Italia su cure palliative e terapia del dolore non si investa ancora tanto». Infine, «bisogna evitare e superare l’assolutizzazione del principio di autodeterminazione e rispettare l’autonomia in scienza e coscienza del medico».
Il segretario della CEI aveva ribadito le stesse cose pochi giorni fa, non ha invece parlato di eutanasia perché, fortunatamente, non è oggetto dell’attuale disegno di legge in discussione in Parlamento. In ogni caso, ad inizio mese è entrato comunque in argomento sul principale quotidiano nazionale in occasione della morte di Dj Fabo: «Continuo a pensare che l’eutanasia o il suicidio assistito non siano segno di civiltà evoluta, come sento dire con tanta sicurezza, nascondono un messaggio non solo falso, ma anche deleterio: cioè che esistano alcune vite che, per alcune condizioni, non sono degne di essere vissute. Non credo sia il volto di una società davvero “civile”».
Dal canto suo, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo il consiglio permanente, ha criticato la legge sul fine vita in discussione poiché «radicalmente individualista» mentre la vita è «un bene originario indisponibile», opponendosi all’accanimento terapeutico e all’eutanasia. Un altro tema urgente per Bagnasco, oltre alla disoccupazione giovanile, alla denatalità e al fenomeno immigratorio, è l’utero in affitto e «il diritto dei figli ad essere allevati da papà e mamma, nella differenza dei generi che, come l’esperienza universale testimonia, completa l’identità fisica e psichica del bambino». Il presidente dei vescovi italiani ha parlato talmente chiaro che il vatikanista rosso Luca Kocci, de Il Manifesto, ha voluto velatamente criticarlo, come sempre: «come in una sorta di testamento – non biologico –, il card. Bagnasco elenca e richiama i temi che hanno caratterizzato il suo decennio alla guida dei vescovi italiani».
Ieri pomeriggio è toccato a Papa Francesco, rivolgendosi ai Capi di Stato europei: «L’Europa ritrova speranza quando si apre al futuro. Quando investe nella famiglia, che è la prima e fondamentale cellula della società. Quando rispetta la coscienza e gli ideali dei suoi cittadini. Quando garantisce la possibilità di fare figli, senza la paura di non poterli mantenere. Quando difende la vita in tutta la sua sacralità». Due giorni prima il suo più stretto collaboratore, il segretario di Stato Pietro Parolin aveva dichiarato: «Le radici cristiane sono la linfa vitale dell’Europa. Basti rileggere i discorsi che i protagonisti del 25 marzo 1957 tennero in Campidoglio, per scoprire come essi vedessero nel comune patrimonio cristiano un elemento fondamentale sul quale costruire la Comunità economica europea. Poi è subentrato un lento processo che ha cercato di relegare sempre più il cristianesimo all’ambito privato. È stato così necessario ricercare altri denominatori comuni, apparentemente più concreti, ma che hanno condotto ad un vuoto di valori, con gli esiti che abbiamo dinanzi agli occhi di società sempre più frammentate».
Nel suo importante discorso di ieri, il Pontefice ha a sua volta ricordato: «Il denominatore comune dei Padri dell’Europa era la consapevolezza che all’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo, senza il quale i valori occidentali di dignità, libertà e giustizia risultano per lo più incomprensibili. E ancor oggi – affermava san Giovanni Paolo II –, l’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano. Nel nostro mondo multiculturale tali valori continueranno a trovare piena cittadinanza se sapranno mantenere il loro nesso vitale con la radice che li ha generati».
Nessuna bandiera bianca, dunque. Nessuna accondiscendenza sulle tematiche maggiormente divisive. Lo sa bene chi si informa realmente e non tocca a noi riprendere tali interventi, disponibili su tutti i quotidiani principali. Se lo facciamo è perché vediamo diffusa la disinformazione su alcuni organi fino a ieri autenticamente cattolici, dove si oscura la verità per colpire i propri pastori. Fortunatamente la Chiesa è ben altro rispetto a questi giornalisti, chiunque potrà osservarlo recandosi a Milano quest’oggi (o, da casa, guardando TV2000 che seguirà tutto l’evento in diretta), dove il Pontefice è in visita pastorale e sarà accolto da oltre 700mila persone.
Forse il dato più significativo è come il card. Angelo Scola, amico fraterno e di lungo corso di Benedetto XVI, ha risposto in queste ore alle resistenze cattoliche a Papa Bergoglio: «Le inerzie rispetto al cambiamento sono un po’ inevitabili, lo vediamo in tutta la storia della Chiesa. Un Papa con questo stile è stato un salutare colpo allo stomaco che lo Spirito Santo ci ha assestato per svegliarci. Quella di Francesco è una pro-vocazione in senso etimologico. Ci rimette davanti alla vocazione cristiana senza sconti. Parte sempre dai gesti, dagli esempi, da una cultura di popolo nutrita da una precisa teologia. Da qui scaturisce il suo insegnamento. Questi elementi vanno visti insieme, altrimenti rischiamo di leggere ideologicamente la proposta del Papa». Rispetto ai manifesti anonimi posizionati a Roma dai circoli tradizionalisti, con scritte riproducenti le accuse dei giornalisti antibergogliani, il ratzingeriano Scola ha detto: «Come in ogni ambito umano, anche nella Chiesa può attecchire la zizzania. Inoltre, in un momento di passaggio così radicale, occorre mettere in conto che chi è abituato a un altro stile reagisca anche in forme disdicevoli, magari non sempre in buona fede. Il Papa sa guardare alle intenzioni profonde di chi muove valide riserve ed evita di trasformare le difficoltà in dialettica sterile e in scontro».
La redazione
3 commenti a Fine vita, radici cristiane e famiglia: la Chiesa continua a parlare chiaro
la chiesa cattolica ,nella difesa ad oltranza dell`istituto familiare , opera secondo la volona` del creatore.
la famiglia e` la base della sussistenza e del progredire dello stesso genere umano..
i cattolici ne hanno fatto un atto di fede , in quanto espressione diretta della volonta` del creatore.
come potrebbe l`umanita` mantenersi una societa` civile mancando il rispetto e la salvaguardia dell` istituto famliare.?
questo e`quanto i nemici dell`uomo sanno.
Il Card. Parolin dice “È stato così necessario ricercare altri denominatori comuni, apparentemente più concreti, ma che hanno condotto ad un vuoto di valori, con gli esiti che abbiamo dinanzi agli occhi di società sempre più frammentate“. Infatti si è sostituito il cristianesimo con l’euro ed oggi vediamo i risultati di queste scelte. L’attuale Unione Europea, quella del Trattato di Maastricht, altro non è se non una costruzione massonica, basti ricordare da chi è partita l’idea. Viste le radici il fallimento è garantito.
CODICE DI DIRITTO CANONICO
Can. 212 – §1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa.
§2. I fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri.
§3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone.