L’odio del Duce per il cristianesimo, instaurò un’ideologia pagana
- Ultimissime
- 08 Mar 2017
Il Novecento è stato definito l’“Età dei totalitarismi” in quanto vide l’avvento del fascismo, del nazismo e del comunismo. Sebbene questi movimenti professassero concetti differenti, avevano tuttavia in comune l’obiettivo di realizzare l’Uomo Nuovo attraverso il controllo dell’individuo in ogni aspetto della società.
Queste ideologie, facendosi portavoce di una visione del mondo antitetica a quella cristiana, finirono inevitabilmente per scontrasi con la Chiesa Cattolica. Ciò è particolarmente evidente nei casi della Russia Comunista e della Germania nazista dove si giunse a vere e proprie persecuzioni nei confronti delle confessioni cristiane ma lo fu, anche se in misura minore, per quanto riguarda l’Italia fascista.
La ragione di questa minore ostilità è dovuta al fatto che il fascismo non riuscì a mai a diventare completamente “totalitario” in quanto dovette fare i conti con altri “poteri forti“ compresa la stessa Chiesa. In realtà, quando nel 23 marzo 1919 Benito Mussolini costituì a Milano il movimento dei Fasci di combattimento, non nascose la sua inclinazione anticlericale, tanto che uno dei propositi del partito prevedeva «il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l’abolizione delle mense vescovili che costituiscono un’enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi». Lo stesso Duce inneggiò pubblicamente nel 1919 alla nuova modernità pagana dichiarando: «Noi, che detestiamo dal profondo tutti i cristianesimi, da quello di Gesù a quello di Marx, guardiamo con simpatia straordinaria a questo “riprendere” della vita moderna nelle forme pagane del culto, della forza e dell’audacia». Valori che, nonostante la svolta successiva, il fascismo non rinnegherà mai.
Difatti, dopo la disastrosa sconfitta subita nelle elezioni del novembre 1919, Mussolini comprese che per raccogliere consensi era indispensabile presentarsi come difensore dell’ordine e della società contro il pericolo di una rivoluzione socialista, e per motivi politici iniziò quindi a mutare la sua posizione nei confronti del cattolicesimo, come spiegò in un discorso tenuto al terzo congresso dei Fasci di combattimento nel maggio 1920: «Quanto al Papato bisogna intendersi: il Vaticano rappresenta quattrocento milioni di uomini sparsi in tutto il mondo e una politica intelligente dovrebbe usare ai fini dell’espansionismo proprio questa forza colossale. Io sono, oggi, completamente al di fuori di ogni religione, ma i problemi politici sono problemi politici» (Emilio Gentile, Contro Cesare, Milano 2010 p. 87-89).
Mussolini iniziò perciò una politica tesa a trovare l’appoggio della Chiesa, il cui culmine fu raggiunto nel 1929 con la soluzione della Questione Romana attraverso la stipula dei Patti Lateranensi. Nonostante la politica conciliativa, però, il fascismo non abbandonò il suo proposito di subordinare a sé gli individui in ogni aspetto della società, e il dittatore rimarcò la preminenza dell’ideologia fascista sul cattolicesimo: «Lo stato fascista rivendica in pieno il suo carattere di eticità, è cattolico, ma è fascista, anzi è sopratutto, esclusivamente, essenzialmente fascista» dichiarò nel discorso tenuto alla Camera nel maggio del 1929.
Il carattere totalitario del regime si manifestò a pieno con la questione riguardante l’educazione della gioventù dove i fascisti sciolsero le organizzazioni cattoliche ed effettuarono feroci attacchi contro l’Azione Cattolica (definita “pupilla degli occhi del papa” da Pio XI). Lo scontro per la formazione dei giovani spinse il pontefice a pubblicare nel 1931 l’enciclica “Non abbiamo Bisogno” in cui accusava il fascismo di promuovere «un’ideologia che dichiaratamente si risolve in una vera e propria statolatria pagana in pieno contrasto con i diritti naturali della famiglia che coi diritti sopranaturali della Chiesa»; rimarcando che: «Una concezione dello stato che gli fa appartenere le giovani generazioni interamente e senza eccezione dalla prima età fino all’età adulta, non è conciliabile per un cattolico con la dottrina cattolica, e neanche è conciliabile col diritto naturale della famiglia».
Sebbene il conflitto con l’Azione Cattolica venne risolto con un compromesso tra le due parti, stipulato il 2 settembre 1931, il dissidio tra Chiesa e fascismo sarebbe riemerso quando quest’ultimo, verso la fine degli anni ’30, iniziò ad accentuare la sua politica totalitaria arrivando al punto di introdurre in Italia nel ’38 le leggi razziali antisemite e a scatenare un nuovo conflitto contro l’Azione Cattolica (conclusosi con un compromesso ritenuto dallo stesso Duce solamente provvisorio). La minaccia totalitaria era aggravata anche dall’azione del segretario del Pnf, Achille Starace, ritenuto dagli ambienti vaticani “un pericoloso pagano”. Durante gli anni in cui quest’ultimo tenne la segreteria, l’attività religiosa presso i giovani venne infatti spesso ostacolata dalle gerarchie fasciste e l’insegnamento religioso nelle scuole spesso non fu effettuato. Era ormai chiaro a Pio XI che, dietro l’apparente politica di collaborazione, si profilava un’inevitabile scontro tra la Chiesa e il regime, dovuto alla natura stessa del fascismo (Contro Cesare p. 426-427).
L’avversione tra Chiesa e regime si sarebbe acuita negli anni successivi con l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, in particolare, durante gli anni della Repubblica di Salò. In definitiva, non è errato concludere che, nonostante accordi e compromessi, la strada tra la Santa Sede e il fascismo era destinata al conflitto in quanto quest’ultimo si faceva portavoce di un’ideologia dai valori dichiaratamente anticristiani.
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50 commenti a L’odio del Duce per il cristianesimo, instaurò un’ideologia pagana
Papa Pio XI morì il 10 febbraio 1939. Il giorno seguente ricorreva il decimo anniversario della firma dei Patti Lateranensi e tutti i vescovi italiani erano stati chiamati a Roma perchè ci si aspettava un importante annuncio. Quale? Secondo alcuni il Papa avrebbe annunciato la revoca unilaterale del Concordato, vista la deriva presa dal regime fascista con le leggi razziali. Questo punto non è mai stato chiarito. Sarebbe interessante farlo.
Benito Mussolini fu il solo statista, (per altri dittatore), che salvò la propria anima dall’inferno, pentitosi dei suoi errori commessi.
Hitler e Stalin, invece, non si salvarono.
Benito è ora nel Regno di Dio, graziato da Gesù, dopo aver scontato un breve periodo in purgatorio.
Vi starete chiedendo come faccia a saperlo?
Lo confermò San Padre Pio da Pietrelcina, a Rachele, moglie del Duce, durante un incontro avuto con lei a fine anni 50, se non erro.
C’è da dire che Rachele pregò molto per la salvezza del marito, sia quando lui era ancora vivo, sia dopo la sua morte. Lo sognò anche due volte post mortem.
Nel primo sogno lui le apparve vestito malandato in abiti militari e con lo sguardo malinconico e dimesso.
Nel secondo sogno, invece, fatto alcuni anni dopo, Benito le apparve felice e con lo sguardo radioso, vestito in tutt’altra maniera. Lui le disse di non serbar rancore od odio per coloro i quali lo avevano tradito nel 1943, (citò Pietro Badoglio) poiché nel luogo dove egli si trovava, non esisteva il sentimento dell’odio.
Dopo questo sogno, Rachele si recò da Padre Pio, per chiedergli dove si trovasse l’anima del marito, (senza però raccontargli del sogno fatto).
La risposta di Padre Pio fu la seguente: “Perché me lo vieni a chiedere? Te l’ha detto lui stesso, in sogno, di essere in paradiso.”
Se cercate su Google, troverete senza alcuna difficoltà questo racconto che vi ho appena riportato.
Dio è sempre misericordioso, con chi si pente, fosse pure in extremis.
Verissimo, lo stesso pentimento poi è opera della Misericordia di Dio (Grazia efficace).
Premesso che se ci salviamo è per Grazia e se ci perdiamo è per colpa nostra, quella che segue è una delle tue affermazioni in contrasto con gli insegnamenti del Magistero:
– tu affermi che Dio, a suo insindacabile giudizio, fa figli e figliastri e decide di salvare alcuni e di non salvare altri,
– il Magistero afferma che Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi.
Infatti è così, i mezzi sufficienti per la salvezza li offe a tutti.
Perciò chi si danna si danna perché rigetta la Grazia sufficiente di Dio (che sarebbe realmente sufficiente) per propria esclusiva colpa.
Chi si salva invece si salva perché ha ricevuto la Grazia Efficace di Dio, che discende dal Suo Amore Misericordioso.
La Grazia Efficace è quella che fa si che la nostra volontà sia convertita al Bene, anche solo negli ultimi istanti. Senza la Grazia efficace noi sceglieremmo sempre di rifiutare la Grazia sufficiente, dannandoci per nostra colpa, perché la nostra volontà è ferita dopo il peccato originale, e inclinata al male.
Ecco perché “chi si salva si salva per Grazia di Dio, chi si danna si danna per propria colpa”.
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014
2. “Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.
Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).
3. Per cui la grazia sufficiente, se non è accompagnata dalla grazia efficace, non è ancora sufficiente a salvare, a portare in grazia.
Si dice sufficiente perché in essa c’è la volontà di Dio di accordarla al singolo, ma il singolo la rifiuta.
Quando la grazia rimane solo sufficiente è perché viene bloccata dalla cattiva volontà dell’uomo che non la vuole ricevere.
4. Se invece questa grazia sufficiente viene accolta lo si deve al fatto che l’uomo non ha messo ostacolo e ha lasciato che la grazia sufficiente diventasse anche efficace.
Ma, come ho detto precedentemente, l’uomo non può accordare questo consenso se non per un’ulteriore grazia di Dio.”
Che esista la predestinazione alla gloria, tra l’altro, è dogma del Concilio di Trento.
Cito il Concilio di Trento sessione VI capitolo XII del decreto sulla giustificazione
“Nessuno, inoltre, fino che vivrà in questa condizione mortale, deve presumere talmente del mistero segreto della divina predestinazione, da ritenere per certo di essere senz’altro nel numero dei predestinati (117), quasi fosse vero che chi è stato giustificato o non possa davvero più peccare, o se anche peccasse, debba ripromettersi un sicuro ravvedimento. Infatti non si possono conoscere quelli che Dio si è scelti se non per una speciale rivelazione.”
Come vedi il Concilio di Trento afferma che esiste la predestinazione, solo che non è possibile penetrare questo mistero per le singole vite “se non per una speciale rivelazione”.
Cito infine San Tommaso, che risponde al.e tue obiezioni (vecchie di svariate secoli, enfasi mia in maisucolo sulle tesi pelagiane o semi-pelagiane più importanti, ed enfasi mia in maiuscolo e neretto sulle risposte di San Tommaso).
Tommaso D’Aquino, Summa Teologica, Capitolo 23, Articolo 5
Se la previsione dei meriti sia la causa della predestinazione
PARE che la previsione dei meriti sia la causa della predestinazione. Infatti: 1. Dice l‘Apostolo [Rm 8, 29]: «Quelli che da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati». E la Glossa [ord.] di S. Ambrogio, commentando le parole [Rm 9, 15]: «Userò misericordia con chi vorrò», dice: «Concederò la mia misericordia a colui che io prevedo che tornerà a me con tutto il cuore». QUINDI LA PREVISIONE DEI MERITI E’ LA CAUSA DELLA PREDESTINAZONE. 2. La predestinazione divina essendo, come dice S. Agostino [De div. quaest. 1, 2], «un proposito di misericordia», include il divino volere, che non può essere irragionevole. MA NON VI PUÒ ESSERE ALTRA RAGIONE DELLA PREDESTINAZIONE ALL‘INFUORI DELLA PREVISIONE DEI MERITI. QUINDI ESSA È LA CAUSA DELLA PREDESTINAZIONE. 3. «In Dio», ci assicura l‘Apostolo [Rm 9, 14], «non c‘è ingiustizia.» Ora, PARE una cosa ingiusta dare a esseri uguali cose disuguali. Ma gli uomini sono tutti uguali, sia quanto alla natura sia quanto al peccato originale, e la loro disuguaglianza è soltanto rispetto al merito o al demerito delle loro azioni. Quindi Dio non prepara agli uomini un trattamento disuguale, predestinando e riprovando, SE NON A CAUSA DELLA PREVISIONE DEI DIFFERENTI MERITI.
IN CONTRARIO: Dice l‘Apostolo [Tt 3, 5]: «Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma secondo la sua misericordia». Ora, come ci ha salvati, così aveva predestinato di salvarci. NON È DUNQUE LA PREVISIONE DEI MERITI LA CAUSA DELLA PREDESTINAZIONE. Dimostrazione: La predestinazione include la volontà, come si è visto [aa. 3, 4]: perciò bisogna ricercare la ragione della predestinazione come si ricerca quella della volontà divina. Ma abbiamo detto [q. 19, a. 5] che non si può assegnare una causa alla volontà divina in quanto atto volitivo; gliela si può invece assegnare [se si considerano] gli oggetti della volizione, dato che Dio può volere una cosa a causa di un‘altra. Non c‘è stato dunque nessuno così insano di mente da dire che i meriti sono la causa della divina predestinazione dalla parte dell‘atto del predestinante. La ARGOMENTO è invece un‘altra, vale a dire se la predestinazione, nei suoi effetti, abbia una causa. E questo è come DOMANDARSI SE DIO ABBIA PREORDINATO DI DARE A UNO GLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE IN VISTA DEI SUOI MERITI. Ci furono dunque dei teologi i quali sostennero che GLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE PER ALCUNI FURONO PRESTABILITI A CAUSA DI MERITI ACQUISITI IN UN‘ALTRA VITA ANTERIORE. E tale fu l‘opinione di Origene [Peri Arch. 2, 9], il quale riteneva che le anime umane fossero state create all‘inizio tutte [insieme], e che secondo la diversità delle loro opere avrebbero sortito uno stato diverso in questo mondo, unite a dei corpi. Senonché tale opinione è esclusa dall‘Apostolo [Rm 9, 11 s.], che [parlando di Esaù e di Giacobbe] dice: «Quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male, NON IN BASE ALLE OPERE, MA ALLA VOLONTÀ DI COLUI CHE CHIAMA, FU DICHIARATO: IL MAGGIORE SARÀ SOTTOMESSO AL MINORE». Ci furono invece altri i quali opinarono che MOTIVO E CAUSA DEGLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE SAREBBERO I MERITI ACQUISITI IN QUESTA VITA.
I PELAGIANI, infatti, sostennero che l‘inizio dell‘agire meritorio proviene da noi, il compimento invece da Dio. E COSÌ ACCADREBBE CHE GLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE SONO CONCESSI A UNO PIUTTOSTO CHE A UN ALTRO INQUANTOCHÉ IL PRIMO VI HA DATO INIZIO PREPARANDOSI, E L‘ALTRO NO. — Ma contro questa opinione stanno le parole dell‘Apostolo [2 Cor 3, 5]: «Non siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi». Ora, non è possibile trovare un principio [operativo] anteriore al pensiero. Quindi NON SI PUÒ AFFERMARE CHE IN NOI ESISTA QUELL‘INIZIO CHE SAREBBE CAUSA DEGLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE. Vi furono quindi altri i quali insegnarono che la causa della predestinazione sono i meriti che seguono l‘effetto della predestinazione, intendendo dire che Dio dà la grazia a qualcuno, e ha preordinato di dargliela, appunto perché ha previsto che se ne servirà bene: come se un re donasse a un soldato un cavallo sapendo che ne userà a dovere. — Ma costoro evidentemente distinsero ciò che viene dalla grazia da ciò che proviene dal libero arbitrio, come se un medesimo effetto non potesse derivare da entrambi. È chiaro infatti che quanto viene dalla grazia è un effetto della predestinazione: quindi non può essere considerato come causa della predestinazione, essendo incluso in essa. Se dunque qualche altra cosa, da parte nostra, è la ragione della predestinazione, questo qualcosa sarà estraneo all‘effetto della predestinazione. Ma non si può distinguere ciò che proviene dal libero arbitrio da ciò che proviene dalla predestinazione, come non si può mai distinguere ciò che deriva dalla causa seconda da ciò che deriva dalla causa prima: poiché la provvidenza, come è stato già detto [q. 22, a. 3], produce i suoi effetti mediante le operazioni delle cause seconde. Quindi ANCHE LE AZIONI COMPIUTE DAL LIBERO ARBITRIO DERIVANO DALLA PREDESTINAZIONE. E allora dobbiamo dire, concludendo, che possiamo considerare l‘effetto della predestinazione in due modi. Primo, in particolare. E sotto questo aspetto nulla impedisce che un effetto della predestinazione sia causa e ragione di un altro: cioè l‘ultimo può essere causa del primo come causa finale, e il primo può essere causa del secondo come causa meritoria, che corrisponde a [quel genere di causalità chiamato] disposizione della materia. Come quando diciamo, p. es., che Dio ha stabilito di dare a qualcuno la gloria a motivo dei suoi meriti, e che ha decretato di dargli la grazia perché si meritasse la gloria. — In un secondo modo si può considerare l‘effetto della predestinazione in generale. E allora è impossibile che tutti gli effetti della predestinazione, considerati nel loro insieme, abbiano una qualche causa da parte nostra. Poiché QUALSIASI COSA SI TROVI NELL‘UOMO CHE LO PORTA VERSO LA SALVEZZA È COMPRESA TOTALMENTE SOTTO L‘EFFETTO DELLA PREDESTINAZIONE, PERSINO LA PREPARAZIONE ALLA GRAZIA: infatti ciò non avviene se non mediante l‘aiuto divino, secondo le parole della Scrittura [Lam 5, 21]: «Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo». Tuttavia, considerata così nei suoi effetti, la predestinazione ha come causa la bontà divina, alla quale l‘effetto totale della predestinazione è ordinato come al suo fine, e dalla quale procede come dal suo primo principio motore.
Analisi delle obiezioni:
1. L‘uso previsto della grazia non è la causa della concessione di essa se non nell‘ordine della causa finale, come si è spiegato [nel corpo].
2. La predestinazione considerata in generale ha per causa, nei suoi effetti, la stessa bontà divina. In particolare invece un effetto è causa dell‘altro, come si è spiegato [ib.].
3. Dalla stessa bontà divina si può desumere la ragione della predestinazione di alcuni e della riprovazione di altri. Si dice infatti che Dio ha creato tutte le cose a motivo della sua bontà perché così la sua bontà fosse rappresentata in tutti gli esseri. Ma è necessario che la bontà divina, che in se stessa è una e semplice, sia rappresentata nelle cose sotto varie forme: infatti le cose create non possono raggiungere la semplicità divina. Quindi PER LA PERFEZIONE DELL‘UNIVERSO SI RICHIEDONO VARI GRADI NELLE COSE: ALCUNE DOVRANNO OCCUPARE UN POSTO ELEVATO NELL‘UNIVERSO E ALTRE UN LUOGO INFIMO. E perché si conservi questa multiforme varietà di gradi Dio permette che avvengano alcuni mali in modo che non siano impediti molti beni, come sopra abbiamo visto [q. 2, a. 3, ad 1; q. 22, a. 2]. Così dunque consideriamo ora tutto il genere umano alla stregua dell‘universo: Dio volle che tra gli uomini alcuni, da lui predestinati, rappresentassero la sua bontà sotto l‘aspetto della misericordia, e usò ad essi misericordia; [VOLLE INVECE] CHE ALTRI, DA LUI RIPROVATI, [RAPPRESENTASSERO LA SUA BONTÀ] SOTTO L‘ASPETTO DELLA GIUSTIZIA, E LI SOTTOPOSE ALLA PUNIZIONE. QUESTO È IL MOTIVO PER CUI DIO ELEGGE ALCUNI E RIPROVA ALTRI. E lo stesso Apostolo [Rm 9, 22 s.] assegnò una tale causa con le seguenti parole: «Dio, VOLENDO MANIFESTARE LA SUA IRA», CIOÈ LA GIUSTIZIA VENDICATIVA, «E FAR CONOSCERE LA SUA POTENZA, ha sopportato», cioè ha permesso, «con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, e questo per far riconoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria». E in un altro luogo [2 Tm 2, 20] egli afferma: «In una casa grande non vi sono soltanto vasi d‘oro e d‘argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati a usi nobili, altri a usi più spregevoli». Ma CHE EGLI ELEGGA QUESTO ALLA GLORIA E RIPROVI QUELLO NON HA ALTRA CAUSA CHE LA DIVINA VOLONTÀ. Quindi Agostino [In Ioh. ev. tract. 26] dice: «SE NON VUOI ERRARE, NON VOLER GIUDICARE PERCHÉ ATTIRI A SÉ L‘UNO E NON ATTIRI L‘ALTRO». Come anche nella natura si può trovare la ragione per cui Dio, pur nell‘uniformità della materia prima, ha creato una parte di essa sotto la forma del fuoco e un‘altra sotto la forma della terra: perché cioè vi fosse varietà di specie nella natura. Ma perché questa parte della materia prima sia sotto la forma del fuoco e quell‘altra sotto la forma della terra dipende esclusivamente dalla volontà divina. Come dipende esclusivamente dalla volontà del muratore che una data pietra sia in questa parte della parete e una seconda da un‘altra parte; sebbene la regola dell‘arte richieda che alcune pietre siano collocate qua e altre là. Né per questo, tuttavia, Dio è ingiusto, pur riservando cose disuguali a esseri non disuguali. Ciò sarebbe infatti contro le norme della giustizia se l‘effetto della predestinazione fosse dato per debito e non per grazia; ma quando si tratta di cose che vengono date per grazia ciascuno può dare a suo piacimento a chi vuole, più o meno, senza pregiudizio della giustizia, purché a nessuno sottragga ciò che gli è dovuto. Ed è ciò che dice il padre di famiglia [della parabola evangelica] [Mt 20, 14 s.]: «Prendi il tuo, e va‘. Non posso fare delle mie cose ciò che voglio?».
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire:
– tu affermi che Dio, a suo insindacabile giudizio, fa figli e figliastri e decide di salvare alcuni e di non salvare altri,
– il Magistero afferma che Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi.
Non c’è peggior superbo di chi chi pretende di disquisire di cose sulle quali non ha neanche minimamente i mezzi e la preparazione per poter disquisire.
Ti ho già detto che questo ” il Magistero afferma che Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi.” è ciò che sostiene il Magistero, ma c’è differenza tra Grazia sufficiente e Grazia efficace, e questa differenza è proprio la ragione per la quale “chi si salva si salva per grazia di Dio chi si danna si danna per propria colpa”.
Ho spiegato tutto nel post sopra, quindi è inutile citi quella che sarebbe la mia tesi per propormi la tua antitesi, perché ciò che sostiene io sostengo ciò che sostiene il Magistero.
Il problema, Lorenzo, è che tu credi di sapere ciò che sostiene il Magistero quando evidentemente non è cosi.
Chiedo scusa ma sono costretto a cambiare nick. Faccio una correzione a quanto ho scritto nel post precedente.
“Ho spiegato tutto nel post sopra, quindi è inutile citi quella che sarebbe la mia tesi per propormi la tua antitesi, perché ciò che sostiene io sostengo ciò che sostiene il Magistero.”
Volevo scrivere “Ho spiegato tutto nel post sopra, quindi è inutile citi quella che sarebbe la mia tesi per propormi la tua antitesi, perché ciò che sostiene il Magistero è ciò che sostengo io”.
Avevo scritto in fretta.
Se pensi di confutare San Tommaso con le tue due nozioni incomplete di Catechismo pre-cresimale non posso fare a meno che:
1) farti gli auguri
2) prendere atto che non c’è limite alla superbia umana.
Se invece non comprendi che nel post precedente non ho scritto nulla che contraddica questo “il Magistero afferma che Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi” non mi rimane altro da fare che allargare le braccia e prendere atto che “se uno nasce quadrato non muore tondo”.
Lorenzo, cerco di essere il più chiaro possibile e se vorrai contro-argomentare TI PREGO come favore personale di farlo entrando nel merito.
La tesi “il Magistero afferma che Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi” è assolutamente vera.
Ok? Affermare il contrario è eresia, e non ci tengo a beccarmi un anatema, se lo vuoi sapere.
Ma questa verità (cioè il fatto che Dio offra a tutti i mezzi per salvarsi) include il mistero della predestinazione, che per tutti i tomisti è “ante praevisa merita“, cioè antecedente a qualunque merito dell’uomo e a qualunque previsione dei meriti dell’uomo. Anzi, in ambito tomista i meriti dell’uomo, come ho riportato sopra citando San Tommaso, sono essi stessi derivanti dalla predestinazione divina.
I molinisti invece sostengono quella che è (secondo me) una vera e propria empietà teologica, e cioè la predestinazione “post praevisa merita”, che è quella confutata sopra da San Tommaso D’Aquino.
Detto questo, caro Lorenzo, prima di criticare la visione tomista bisognerebbe fare una cosa molto importante: COMPRENDERLA. Mi sembra evidente tu non l’abbia fatto (o forse non hai nemmeno letto ciò che ho scritto), perciò la riassumo cercando di sintetizzare il contenuto del primo post con un linguaggio più semplice di quello di San Tommaso.
Dio offre a tutti i suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi. Vero. Ma questi mezzi si distinguono in Grazia sufficiente e Grazia efficace.
Dio dà a tutti la Grazia sufficiente, che è veramente sufficiente, in se, per salvarsi, perché è giusto. Se non desse a tutti la Grazia sufficiente sarebbe ingiusto, perché priverebbe alcuni uomini delle Grazie necessarie alla salvezza.
Tuttavia, sebbene la Grazia sufficiente sia, in se, realmente sufficiente a salvarsi, l’uomo la rifiuta, la rende vana perché la sua volontà è inclinata al peccato, dopo la colpa originale.
Qui entra in gioco la Misericordia di Dio, che dona all’uomo la Grazia efficace, la quale attua la volontà dell’uomo nella sua tendenza naturale al Bene (perché l’inclinazione al peccato che c’è nella volontà umana non è naturale, è uno dei frutti della colpa originaria, è uno sfregio, una ferita della natura umana), e quando viene donata l’uomo infallibilmente si salva.
Non perché perda la libertà di peccare ma perché, pur mantenendo questa libertà, l’uomo sceglierà certamente e liberamente il Bene, perché la Sua volontà viene pre-mossa infallibilmente dalla Grazia efficace di Dio. Questa Grazia è quella Grazia di cui Sant’Agostino diceva che “nessun cuore, per quanto indurito, rifiuta, perché è data proprio per togliere la durezza di cuore”.
La pre-mozione divina, infatti, necessaria per compiere un atto buono, è spiegata bene nella XXIV ed ultima tesi del tomismo che insegna che ‘ Nessun agente creato influisce nell’essere di qualsiasi effetto, se non in forza di una mozione ricevuta dalla causa prima”, dal che ne consegue che l’uomo non possa compiere un atto buono se la sua volontà non è pre-mossa da Dio, dalla causa prima.
Ed è qui che entra in gioco il mistero della predestinazione alla Gloria: secondo la tesi tomista, gli eletti riceveranno senza dubbio la Grazia efficace, la quale avrà come conseguenza in alcuni casi una buona e santa vita, e in tutti i casi (come può essere quello di Mussolini) una buona morte, perché nel mistero della predestinazione alla Gloria e alla salvezza è ovviamente legato indissolubilmente il dono della perseveranza finale, l’unico che conta davvero.
I reprobi, invece, riceveranno secondo Giustizia la sola Grazia Sufficiente, rifiutandola e dannandosi per propria colpa.
La riprovazione del reprobo è spiegata bene da San Tommaso
“Dio riprova alcuni. Infatti abbiamo già detto che la predestinazione è una parte della provvidenza. Si è anche dimostrato che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte. Dunque, siccome gli uomini vengono indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, appartiene ad essa il permettere che alcuni manchino di raggiungere questo fine (ut permittat aliquos ab isto fine deficere). E ciò si dice riprovare.
Quindi come la predestinazione è parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alta salvezza eterna; così la riprovazione è parte della divina provvidenza rispetto a coloro che non raggiungono tale fine.
Quindi la riprovazione non dice soltanto prescienza: ma vi aggiunge concettualmente qualche cosa. Difatti, come la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa, e che cada nella pena della dannazione per il peccato” (Somma teologica, I, 23, 3).
Notare che San Tommaso scrive “la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa”. Permettere, non causare, infatti la resistenza alla grazia sufficiente è un difetto che viene solo da noi, dal nostro libero arbitrio inclinato al male dopo il peccato originale e non dalla deficienza della grazia divina, mentre non resisterle è un bene, che, ultimamente, viene come causa prima da Dio autore di ogni bene e da noi solo come cause seconde pre-mosse, spinte o “primo-mosse” da Dio.
Ecco perché, se è vero che “Dio dona a tutti i Suoi figli, indistintamente, i mezzi per salvarsi”, è altrettanto vero, come scriveva San Tommaso in Summa Teologica, Capitolo 23, Articolo 5 (che ho citato nel primo post, che non è stato letto o, se è stato letto, non è stato compreso), che “Dio volle che tra gli uomini alcuni, da lui predestinati, rappresentassero la sua bontà sotto l‘aspetto della misericordia, e usò ad essi misericordia; [VOLLE INVECE] CHE ALTRI, DA LUI RIPROVATI, [RAPPRESENTASSERO LA SUA BONTÀ] SOTTO L‘ASPETTO DELLA GIUSTIZIA, E LI SOTTOPOSE ALLA PUNIZIONE. QUESTO È IL MOTIVO PER CUI DIO ELEGGE ALCUNI E RIPROVA ALTRI”.
Per finire, la predestinazione è assolutamente parte della dottrina cattolica, sebbene oggi molti cattolici, che hanno abbracciato in pieno il pelagianesimo o il Molinismo (che non è altro che una forma mitigata di pelagianesimo) la rifiutino, il Concilio di Trento non potrebbe essere più chiaro.
Concilio di Trento sessione VI capitolo XII del decreto sulla giustificazione
“Nessuno, inoltre, fino che vivrà in questa condizione mortale, deve presumere talmente del mistero segreto della divina predestinazione, da ritenere per certo di essere senz’altro nel numero dei predestinati (117), quasi fosse vero che chi è stato giustificato o non possa davvero più peccare, o se anche peccasse, debba ripromettersi un sicuro ravvedimento. Infatti non si possono conoscere quelli che Dio si è scelti se non per una speciale rivelazione.”
Se le parole hanno un senso, affermare che io regalo ad un mio figlio 5 euro e ad un altro ne regalo 500 affinché possano mangiare, significa che faccio figli e figliastri.
Se le parole hanno un senso, affermare che Dio dona ad alcuni suoi figli la Grazia sufficiente e ad altri dona Grazia efficace affinché possano salvarsi, significa che Dio fa figli e figliastri.
Se le parole hanno un senso, tu affermi esplicitamente, con i tuoi papiri, che Dio dona ad alcuni suoi figli la Grazia sufficiente e ad altri dona Grazia efficace.
Se le parole hanno un senso, tu affermi esplicitamente, con i tuoi papiri, che Dio fa figli e figliastri.
Affermare, come fai tu con i tuoi papiri, che Dio fa figli e figliastri è in contrasto con quello che insegna il Magistero il quale insegna che Dio dona a tutti i suoi figli la Grazia necessaria per salvarsi.
Perché dovrei spiegarti le differenze tra quei tipi di Grazia quando puoi benissimo leggertela da solo? http://it.cathopedia.org/wiki/Grazia
Tra i vari tipi di Grazia c’è anche la Grazia efficace, come puoi facilmente leggere, che come ho spiegato (anzi, come San Tommaso ha spiegato, io ho semplicemente esposto il suo insegnamento) è l’unica intrinsecamente salvifica.
Prenditela col Magistero che riconosce pienamente l’esistenza di questa Grazia, e pur non condannando formalmente il Molinismo ha sempre raccomandato (e raccomanda tuttora) il tomismo come insegnamento sicuro (anche Amoris Laetitia è tomista da cima a fondo).
Questo non è sorprendente, poiché il tomismo, rigetta l’esistenza della Grazia intrinsecamente efficace, affermando che la Grazia sufficiente diventa efficace solo per la volontà dell’uomo di acconsentirvi senza la pre-mozione divina, afferma una assurdità logica e teologica, perché ogni niente di reale e di buono può avvenire al di fuori della causalità efficiente di Dio. Le cause seconde agiscono solo col “concorso naturale” di Dio e sussistono solamente se conservate nell’essere da Dio (S. Th., I, q. 19, a. 6), perciò è impossibile che gli atti buoni e salvifici compiuti dagli esseri umani (come il pentimento dal peccato mortale e sopratutto la perseveranza finale) avvengano senza la pre-mozione divina.
Invece la morte nel peccato non dipende da Dio, che si limita a permetterla.
Infatti la resistenza alla grazia sufficiente è un difetto che viene solo dal reprobo stesso e non dalla deficienza della grazia divina (perché lo ripeto la grazia sufficiente è, per se, realmente sufficiente a salvare) mentre non resisterle è un bene, che, ultimamente, viene come causa prima da Dio autore di ogni bene e da noi solo come cause seconde pre-mosse, spinte o “primo-mosse” da Dio.
Questo l’ho già scritto: l’uomo non può fare positivamente il bene se non è spinto o ‘pre-mosso’ da Dio, mentre può fare il male o “deficere” da sé, poiché il male è “privazione di bene” e la privazione o deficienza non hanno bisogno di un impulso divino. Un mancamento o privazione non richiede se non una causa deficiente.
Se poi vuoi proprio disquisire di Grazia, inizia col spiegarmi la distinzione tra:
1. Grazia increata,
2. Grazia creata,
3. Grazia di Dio,
4. Grazia di Cristo,
5. Grazia esterna,
6. Grazia interna,
7. Grazia gratis data,
8. Grazia gratum faciens,
9. Grazia attuale,
10. Grazia operante,
11. Grazia cooperante,
12. Grazia preveniente,
13. Grazia susseguente,
14. Grazia eccitante,
15. Grazia adiuvante,
16. Grazia sufficiente,
17. Grazia efficace,
18. Grazia efficiente,
19. Grazia abituale,
20. Grazia sacramentale.
Dimenticavo:
21. Grazia santificante,
22. Grazia giustificante…
… e mi scuso se me ne sfuggita qualcuna…
@Lorenzo
“Se le parole hanno un senso, affermare che io regalo ad un mio figlio 5 euro e ad un altro ne regalo 500 affinché possano mangiare, significa che faccio figli e figliastri.”
Se tu dai a tutti i tuoi figli quanto è loro necessario per vivere ma poi dai ad un altro di più non c’è alcuna ingiustizia.
E comunque quello che ho riportato non sono tesi mie, è Magistero cattolico.
“Se le parole hanno un senso, affermare che Dio dona ad alcuni suoi figli la Grazia sufficiente e ad altri dona Grazia efficace affinché possano salvarsi, significa che Dio fa figli e figliastri.”
No, perché la Grazia sufficiente è, in se, realmente sufficiente per la salvezza, è l’uomo che, colpevolmente, la rifiuta.
La Grazia efficace è dono di Misericordia che, per essere tale, deve essere gratuita e non obbligata. Dio deve essere giusto, non deve essere misericordioso con tutti.
Se Mussolini si è salvato (e non ho motivo per dubitare quanto detto da Padre Pio) lo deve esclusivamente alla Misericordia di Dio, visti anche i suoi gravissimi peccati, se Hitler si e dannato lo deve a se stesso.
“Se le parole hanno un senso, tu affermi esplicitamente, con i tuoi papiri, che Dio dona ad alcuni suoi figli la Grazia sufficiente e ad altri dona Grazia efficace.”
Non io, la dottrina tomista, che non mi pare sia mai stata rigettata dal Magistero.
“Se le parole hanno un senso, tu affermi esplicitamente, con i tuoi papiri, che Dio fa figli e figliastri.”
No, io affermo quanto già affermato da San Paolo in una maniera talmente esplicita che più esplicita non si può
” Rebecca ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre; quando essi non erano ancora nati e nulla avevano fatto di bene o di male – perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull’elezione, non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama -, le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. Che diremo dunque? C’è forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente! Egli infatti dice a Mosè: Avrò misericordia per chi vorrò averla, e farò grazia a chi vorrò farla. Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia. Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. Dio quindi ha misericordia verso chi vuole e rende ostinato chi vuole. Mi potrai però dire: «Ma allora perché ancora rimprovera? Chi infatti può resistere al suo volere?». O uomo, chi sei tu, per contestare Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: «Perché mi hai fatto così?». Forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? Anche Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande magnanimità gente meritevole di collera, pronta per la perdizione. E questo, per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso gente meritevole di misericordia, da lui predisposta alla gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani.” (Rm 9,10-24).
Non è fare figli e figliastri essere giusti con tutti. Dio farebbe figli e figliastri se fosse ingiusto, ma il fatto che doni a tutti la Grazia sufficiente elimina questa (impossibile) eventualità.
“Affermare, come fai tu con i tuoi papiri, che Dio fa figli e figliastri è in contrasto con quello che insegna il Magistero il quale insegna che Dio dona a tutti i suoi figli la Grazia necessaria per salvarsi.”
No, perché la “Grazia necessaria” di cui parla il Magistero è la Grazia sufficiente, non la Grazia efficace.
Se Dio donasse a tutti la Grazia efficace l’inferno sarebbe vuoto, ma purtroppo è verità di Fede che non lo sia (vuoto).
E d’altronde il fatto che Cristo possa fare promesse simili
“A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.” http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp
È la conferma che esiste una Grazia intrinsecamente salvifica come insegna il tomismo, altrimenti Gesù non avrebbe promesso la salvezza certa nè il dono della perseveranza finale sic et simpliciter, ma avrebbe promesso, chessò “potenti Grazie per aiutare il peccatore a non morire in peccato mortale, ma poi dipenderà da lui” (semplificando), invece no. Ha detto “io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia” e stop.
Questo perché Dio ha quella Grazia della quale Sant’Agostino diceva che “nemmeno il cuore più indurito rifiuta perché è data proprio per togliere la durezza di cuore”.
La Grazia efficace per l’appunto. Questo non significa che chi non fa quelle pratiche devozionali non la riceverà (ovvio che non significa ciò) ma solo che chi le fa sa che la riceverà.
Rispondo qui sotto al post dell'”elenco” dei vari tipi di Grazia per non fare confusione.
Lorenzo, perchè dovrei spiegarti le differenze tra quei tipi di Grazia quando puoi benissimo leggertela da solo? http://it.cathopedia.org/wiki/Grazia
Tra i vari tipi di Grazia c’è anche la Grazia efficace, come puoi facilmente leggere, che come ho spiegato (anzi, come San Tommaso ha spiegato, io ho semplicemente esposto il suo insegnamento) è l’unica intrinsecamente salvifica.
Prenditela col Magistero che riconosce pienamente l’esistenza di questa Grazia, e pur non condannando formalmente il Molinismo ha sempre raccomandato (e raccomanda tuttora) il tomismo come insegnamento sicuro (anche Amoris Laetitia è tomista da cima a fondo).
Questo non è sorprendente, poiché il tomismo, rigetta l’esistenza della Grazia intrinsecamente efficace, affermando che la Grazia sufficiente diventa efficace solo per la volontà dell’uomo di acconsentirvi senza la pre-mozione divina, afferma una assurdità logica e teologica, perché ogni niente di reale e di buono può avvenire al di fuori della causalità efficiente di Dio. Le cause seconde agiscono solo col “concorso naturale” di Dio e sussistono solamente se conservate nell’essere da Dio (S. Th., I, q. 19, a. 6), perciò è impossibile che gli atti buoni e salvifici compiuti dagli esseri umani (come il pentimento dal peccato mortale e sopratutto la perseveranza finale) avvengano senza la pre-mozione divina.
Invece la morte nel peccato non dipende da Dio, che si limita a permetterla.
Infatti la resistenza alla grazia sufficiente è un difetto che viene solo dal reprobo stesso e non dalla deficienza della grazia divina (perché lo ripeto la grazia sufficiente è, per se, realmente sufficiente a salvare) mentre non resisterle è un bene, che, ultimamente, viene come causa prima da Dio autore di ogni bene e da noi solo come cause seconde pre-mosse, spinte o “primo-mosse” da Dio.
Questo l’ho già scritto: l’uomo non può fare positivamente il bene se non è spinto o ‘pre-mosso’ da Dio, mentre può fare il male o “deficere” da sé, poiché il male è “privazione di bene” e la privazione o deficienza non hanno bisogno di un impulso divino. Un mancamento o privazione non richiede se non una causa deficiente.
Ho scritto
“Questo non è sorprendente, poiché il tomismo, rigetta l’esistenza della Grazia intrinsecamente efficace, affermando che la Grazia sufficiente diventa efficace solo per la volo ecce ecc”
Ovviamente volevo dire il Molinismo.
È il Molinismo, ovviamente, che rifiuta l’esistenza della Grazia intrinsecamente efficace.
Scrivere “Se Dio donasse a tutti la Grazia efficace l’inferno sarebbe vuoto…”,
equivale a scrivere che alcuni vanno all’inferno perché DIO NON VUOLE SALVARLI.
Che Dio non voglia salvare talune persone E’ ERESIA: se lo capisci bene, se non lo capisci mi dispiace per te.
NB: Le diversificazioni della Grazia utilizzate in teologia sono a posteriori, non a priori:se lo capisci bene, se non lo capisci mi dispiace per te.
A me basta sapere che ci deve essere comunque almeno un atomo di volonta’ nostra. Altrimenti, se tutto dipendesse da cio’ che Dio ci da’, saremmo solo delle bambole gia’ predestinate.
Questa considerazione per me vale di tutte le solite 30 pagine con cui al solito si ammazza (non da te) la discussione. Che ormai e’ andata anche palesemente OT, in questo caso.
La salvezza dipende certamente dalla nostra volontà, ma è impossibile compiere un atto buono e pentirsi senza la pre-mozione divina. L’accettazione della Grazia è un atto libero, ma non potrebbe mai avvenire senza la pre-mozione da parte della causa prima.
Riguardo alla lunghezza Lorenzo mi ha fatto delle domande e ho dovuto rispondere, purtroppo alcune questioni non sono liquidabili in due righe, è proprio un’impossibilità “fisica”.
Non riesce a liquidare con “due righe” la risposte ad una domanda solo chi non conosce la materia: i tuoi papiri ti tradiscono. 🙂 😀 🙂
Dio non fa preferenze:
– alcuni permettono a Dio di essere amati,
– altri rifiutano di essere amati da Dio.
Quelli che si salvano, si salvano per grazia di Dio.
Quelli che si dannano, si dannano perché si sono opposti alla grazia di Dio.
Probabilmente ricordo male, ma mi pare che nessuno, nell’aldiqua’, puo’ essere assolutamente certo se l’anima di un defunto sia in Paradiso, Purgatorio od Inferno.
A quanto pare Padre Pio aveva una dote speciale, quella di poterlo sapere, quanto la sua famigerata dote dell’ubiquità, che consisteva di apparire in più luoghi contemporaneamente e quella di poter leggere nel pensiero delle persone.
Ogni santo ha delle peculiarità.
Sant’Antonio da Padova, per esempio, fece parlare un neonato durante un processo per omicidio, oltre a risuscitare una bambina morta per annegamento.
San Damiano e San Cosma furono condannati a morte ripetutamente, ma non morivano mai, in qualunque modo provassero a giustiziarli, finché furono decapitati.
San Francesco d’Assisi parlava e predicava agli animali, compresi quelli selvatici e pericolosi.
San Giuseppe da Copertino aveva il dono di potersi sollevare da terra..
E via discorrendo.
Hai centrato perfettamente il punto, Fabio. C’è una differenza tra ciò che si può conoscere ordinariamente e ciò che si può conoscere straordinariamente. Ordinariamente nessuno può sapere se la tal persona si è salvata oppure no, straordinariamente invece è possibile, se si è un Santo che beneficia di certe visioni come Padre Pio.
Allo stesso modo ordinariamente non è possibile sapere se si è tra coloro che “Dio si è scelti”
Che esista la predestinazione alla gloria, tra l’altro, è dogma del Concilio di Trento.
Concilio di Trento sessione VI capitolo XII del decreto sulla giustificazione
“Nessuno, inoltre, fino che vivrà in questa condizione mortale, deve presumere talmente del mistero segreto della divina predestinazione, da ritenere per certo di essere senz’altro nel numero dei predestinati (117), quasi fosse vero che chi è stato giustificato o non possa davvero più peccare, o se anche peccasse, debba ripromettersi un sicuro ravvedimento. Infatti non si possono conoscere quelli che Dio si è scelti se non per una speciale rivelazione.”
Ma straordinariamente, se si fa tesoro di alcuni doni voluti da Cristo stesso, è possibile saperlo (lo stesso vale per la coroncina della Divina Misericordia alla quale Cristo ha legato la stessa promessa della perseveranza finale)
“A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.” http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp
Queste sono proprio alcune delle “speciali rivelazioni” di cui parlava il concilio di Trento. Anche la Madonna disse ai pastorelli di Fatima che sarebbero andati certamente in Paradiso.
Ma siamo obbligati da qualche articolo di fede, come cattolici romani, a credere assolutamente a cio’ che i Santi ci riferiscono? Io ricordo che l’obbligo e’ solo nei confronti delle Sacre Scritture. Il resto e’ optional. Ma puo’ darsi che mi sbagli.
No, hai assolutamente ragione. Un cattolico può rimanere tale anche non credendo a nessuna rivelazione privata, nemmeno a quelle approvate dalla Chiesa. Però a mio avviso non c’è motivo per uno scetticismo aprioristico.
Non si è obbligati. Come non si è obbligati a credere alle apparizioni di Lourdes. Sia chi ci crede sia chi non ci crede rimane un buon cattolico.
Esatto, anche se è “rischioso”, secondo me, non fare tesoro delle grazie che Cristo ci ha donato tramite i suoi Santi, visto che normalmente non sappiamo in che stato sarà la nostra anima al momento della morte. Ma su questo ognuno può fare quello che vuole e regolarsi come vuole.
Non visse (ne si comportò sempre) da socialista e nemmeno morì socialista, ma Mussolini era socialista. Il socialismo, e tutti gli epigoni politici del socialismo generati negli ultimi 150 anni (dal PCI al PD, dai liberal ai cattocomunisti, i radicali, ecc…), sono in gran parte anticristiani (o comunque “contro” l’ecclesia). Tutte le derive dall’etica cristiana che ormai si sono insediate stabilmente negli Stati moderni occidentali, dal 1950 fino ad oggi, hanno estrazione e fondamento nella cultura socialista.
Beh? È grave essere anticristiani? O è lecito solo essere anticomunisti?
In linea di massima non é grave essere anticristiani… certo. Il problema é come si é anticristiani.
E i patti lateranensi? Che odio eh?
“Mussolini iniziò perciò una politica tesa a trovare l’appoggio della Chiesa, il cui culmine fu raggiunto nel 1929 con la soluzione della Questione Romana attraverso la stipula dei Patti Lateranensi.”
Ma allora tu non hai letto l’articolo prima di commentare?
Ma tu credi che il tizio conosca la “Questione Romana”?
Ho letto. Volevo solo che qualcuno mi spiegasse perché un anticristiano dovrebbe scendere a patti col nemico. Stalin mica l’ha fatto. O devo aspettare l’ennesimo articolo di uccr che rispolvera la sua vocazione cristiana nascosta? Una specialità di questo sito.
Nell’articolo è spiegato: a Mussolini occorreva ottenere consenso e visto che la sua politica anticlericale non aveva dato alcun frutto, cambiò strategia cercando di venire a patti con la Chiesa. A differenza di Stalin, il fascismo dovette venire a patti con altre forze (il papato, la Monarchia, le forze armate…) che gli impedirono di diventare completamente totalitario. Il suo proposito però di ottenere il potere assoluto e il controllo degli individui in ogni aspetto della società non venne mai meno e questo spiega i conflitti con la Chiesa sull’educazione dei giovani o sull’introduzione delle leggi razziali, avvenuti infatti quando il regime aveva iniziato ad accentuare le sue politiche totalitarie.
P.S. Non è esatto dire che Stalin non venne a patti con il nemico: con la Chiesa Ortodossa lo fece durante la Seconda Guerra Mondiale perché l’appoggio della popolazione (che mal sopportava la persecuzione religiosa) gli era indispensabile per battere i nazisti.
Ergo: la religione da sempre complice dei potenti dittatori.
Il Padre Eterno si è scelto ottimi fans club.
“… tuttavia avendo anche presente la situazione finanziaria dello Stato e le condizioni economiche del popolo italiano specialmente dopo la guerra, ha ritenuto di limitare allo stretto necessario la richiesta di indennizzo, domandando una somma, parte in contanti e parte in consolidato, la quale è in valore di molto inferiore a quella che a tutt’oggi lo Stato avrebbe dovuto sborsare alla S. Sede medesima anche solo in esecuzione dell’impegno assunto con la legge 13 maggio 1871.”
Sai dove sono scritte queste parole?
A chi è convenuto firmare un patto del genere?:
Senza poi contare che quanto doveva essere versato è stato versato solo in minima parte.
Fammi un altro esempio di uno stato che abbia risarcito lo stato che ha perso la guerra.
Chissà perché oggi lo stato italiano versa alla Cei un balzello che è il triplo di quello che (non) sarebbe dovuto? Io un’idea ce l’ho…
a me va bene tutto ma una dimostrazione di ignoranza storica di questo livello è veramente inaccettabile. Di quale “guerra” vai cianciando? Se c’è una cosa che tu non hai sono proprio le idee. Un bel tacer non fu mai scritto…..
Debbo logicamente dedurre, dalle tue parole, che la tua conoscenza sia della storia sia del del diritto internazionale sia pari a zero: se l’Italia invadesse, “mani militari” e senza alcun “casus belli”, la Svizzera, quanto impiegherebbero le nazioni che hanno qualche conto in sospeso con l’Italia a cogliere l’occasione per regolarlo?
Quando il Regno di Sardegna invase lo Stato della Chiesa, Francia ed Austria erano pronte a spartirsi la nostra penisola e l’Inghilterra, anche se occultamente aveva favorito l’impresa dei mille era pronta a prendersi l’ex Regno delle due Sicilie.
La diplomazia del Papa, il quale vedeva come un segno della Provvidenza la fine del potere temporale della Chiesa, convinse le nazioni confinanti a soprassedere.
Il Regno di Sardegna fu però costretto a risarcire la Chiesa dei beni sottratti.
Con la legge 13 maggio 1871 si stabiliva unilateralmente di restituire una minima parte del maltolto;
quanto era stato stabilito di restituire non fu mai restituito e, con il Concordato del 1929, la Chiesa accettò che Italia restituisse solamente un minima parte di quella che si era impegnata a restituire;
nemmeno quella pur minima parte fu mai interamente restituita e con l’Accordo di Villa Madama del 1984 l’Italia, prendendo atto che non sarebbe mai riuscita a restituire quanto si era solennemente impegnata a fare, propose alla Chiesa di accontentarsi di una parte delle tasse che gli italiani avrebbero espressamente deciso di devolverle: la Chiesa accettò anche questa volta la proposta al ribasso,
ed ora, dimentichi dell’iniziale latrocinio da cui è scaturito l’8×1000, si vuole negare alla Chiesa anche quel men che minimo rimborso.
Con tutta la tua dottrina di diritto internazionale anche questa volta hai aggirato la domanda: quali degli stati inglobati nel regno d’Italia ha avuto risarcimenti?
altra dimostrazione di ignoranza storica e giuridica. Gli Stati “inglobati” lo furono attraverso plebisciti. E poi per il Lombardo-Veneto per esempio lo Stato sconfitto fu l’Austria Ungheria attraverso una guerra dichiarata e non attraverso una aggressione unilaterale.
Hanno avuto il diritto al risarcimento tutti quegli stati che hanno continuato ad esistere e che il diritto internazionale ha reputato danneggiati da atti ostili di altri stati: hai idea di quanti danni hanno dovuto pagare le nazioni dell’asse?
Tieni inoltre presente che se chi governava il paese voleva trasformare i sudditi in cittadini, doveva superare il “non expedit”: lo sapevi che, su circa 22 milioni di abitanti che contava il Regno d’Italia, quelli che si recavano al voto erano forse qualche migliaio?
La religione ha prodotto grandi uomini come San Francesco o Madre Teresa di Calcutta. Piuttosto Il fatto che persone come Mussolini, Hitler o Stalin detestassero il cristianesimo, mi fa domandare se non sia grave essere anticristiani…
Non nutrivo dubbi che il pagliaccio di Predappio,
noto serial killer di Alpini, odiasse Cristo e la Chiesa.
A chi volesse approfondire il tema è capire la strumenntalizzazione e lo stravolgimento del cattolicesimo operata dal fascismo consiglio l’agile e acuto saggio di Gabriele Riano, La svolta razzista. Controversie ideologiche tra Chiesa e
fascismo, Bologna, ED, 2013
Correggo: Gabriele Rigano