Maria e Giuseppe erano sposati quando nacque Gesù?
- Ultimissime
- 01 Mar 2017
I genitori di Gesù, Maria e Giuseppe, erano sposati o soltanto fidanzati? Una questione sorta a causa di un’errata traduzione dall’aramaico al greco.
Fin dai tempi del filosofo Reimarus, all’interno dell’orbe protestante (e illuminista) è sempre sorta una qual volontà misteriosa nello smontare le verità della Scrittura, trovando sempre gusto nel disfare le verità di fede.
Quello che stiamo per trattare è tuttavia un caso di errata traduzione del testo originale che ha generato molta confusione.
Davvero Maria e Giuseppe non erano sposati come se ne deduce dalla traduzione operata dalla New Living Translation?
Prima di rispondere, occorre ricordare che l’Antico ed il Nuovo Testamento sono un insieme di libri scritti in lingue antiche, ed ogni traduzione è sempre un piccolo tradimento.
Non è mai possibile rendere perfettamente espressioni e modi di dire di una lingua in un’altra: né tra lingue derivanti da uno stesso ceppo linguistico, né tra lingue moderne e antiche. Il confronto con queste ultime, inoltre, è reso ancora più complicato dai tanti secoli che separano le nostre mentalità e culture dalle loro.
La traduzione inglese del Nuovo Testamento ci presenta proprio un problema di questo tipo, come segnalato dallo storico Mark Wilson dell’University of North Carolina, sul sito Biblical Archeology.
Maria e Giuseppe erano fidanzati o sposati?
Sembrerebbe infatti che la nuova versione dei primi capitoli del Vangelo di Luca non faccia particolare attenzione alla traduzione del verbo greco μνηστευομαι, dal significato non univoco, presente più volte in questi capitoli e anche nell’Antico Testamento. Tale vocabolo è inserito due volte nel giro di pochi versetti: al 1,27 e al 2,5.
Essi rispecchiano però due momenti ben distinti della vita di Maria e di Giuseppe, nel primo siamo al momento dell’Annunciazione, mentre nel secondo si parla del parto di Maria a Betlemme. In mezzo, evidentemente, passano almeno nove mesi, non poco dal punto di vista cronologico.
La traduzione inglese, New International Version (NIV), traduce tuttavia in entrambi i casi il verbo con “promessa sposa”.
La cosa è piuttosto problematica: Maria, nel fare il viaggio con Giuseppe verso Betlemme per il censimento, non sarebbe ancora legittima sposa di Giuseppe, ma semplicemente fidanzata con lui.
La cosa oggi, per la mentalità laica, potrebbe non creare molti problemi, ma all’epoca permettere a due fidanzati di andarsene lontani centinaia di chilometri da soli, aspettando un bambino per giunta, sarebbe stato uno scandalo, soprattutto nella Palestina di quel tempo.
Il dilemma si risolve correggendo l’errata traduzione.
In quei nove mesi invece qualcosa è accaduto: dal fidanzamento si era passati ad un vero e proprio matrimonio, come era prassi nel popolo ebraico. Questo lo testimonia il Vangelo di Matteo che, spiegando gli avvenimenti dal punto di vista di Giuseppe, mette più luce su come si svolsero i fatti parlando di “marito di Maria” o “lo sposo di Maria” (Mt 1,16).
Il problema nasce dalla traduzione fallace del verbo μνηστευομαι.
Secondo il Dizionario del greco del Nuovo Testamento (dizione EDB), curato da don Carlo Rusconi, questo termine può avere due significati ben distinti: può significare “sono fidanzata a” ma anche “sono stata presa in moglie da”. Due concetti distinti, due condizioni di vita ben identificate.
Questo non deve sorprendere: la lingua greca, nel corso dei secoli, ha visto arricchirsi il suo vocabolario di nuovi termini, di nuovi nozioni, dovendo inventare o “improvvisare” parole che corrispondessero alle nuove situazioni, alle culture con cui la koinè (il greco ellenistico) impattava.
Per di più, sappiamo anche che nel campo biblico, il greco si è dovuto adattare alla lingua degli agiografi, l’aramaico, molto più povera rispetto a quella ellenica. E’ chiara qui la svista del traduttore che ha troppo velocemente assimilato le situazioni, rischiando di creare non poco scandalo.
Il lavoro di traduzione è forse una delle responsabilità più grandi, perché tradurre i testi sacri, così delicati ma soprattutto così importanti per la vita della Chiesa, significa comprendere e interpretare la Parola di Dio, affinché i fedeli possano trarre alimento dalla “letteratura” più importante che il mondo abbia.
Anche per questo, la Chiesa cattolica è sempre stata lontana dall’affermare la totale perfezione di una qualsiasi traduzione (a parte la Vulgata di San Girolamo per il valore teologico che essa trasmette).
E’ opportuno conoscere la Sacra Scrittura e prestare attenzione perché, come l’esempio ha dimostrato, non sempre ogni traduzione riesce a rendere in modo corretto il significato del testo originale.
19 commenti a Maria e Giuseppe erano sposati quando nacque Gesù?
” E’ opportuno conoscere la Sacra Scrittura e prestare attenzione perché, come l’esempio ha dimostrato, non sempre ogni traduzione riesce a rendere in modo corretto il significato del testo originale.”
Non si può non concordare.
Ai tempi di Gesù il matrimonio consisteva in due parti ben distinte che venivano celebrate a circa un anno di distanza una dall’altra:
. in un primo momento si redigeva il contratto matrimoniale e gli sposi, pur frequentandosi, continuavano a vivere ognuno a casa dei genitori;
– in un secondo momento gli sposi iniziavano la vita in comune e “consumavano” il matrimonio.
Il motivo di ritardare di un anno la “consumazione” in un matrimonio “rato”, aveva anche una sua motivazione molto pratica:
le donne ebree dell’epoca venivano infatti considerate pronte per il matrimonio all’apparire delle prime mestruazioni e, per ovvie ragioni legate alla giovane età della sposa, veniva posticipata di un anno la “conoscenza” dello sposo.
Se la donna rimaneva incinta dopo il contratto matrimoniale ma prima di convivere col marito:
– poteva essere accusata di adulterio e venire lapidata (se veniva accusata di adulterio dopo la convivenza veniva strozzata);
– poteva essere rimandata ai genitori rompendo il contratto matrimoniale e richiedendo indietro al dote;
– poteva iniziare a vivere subito a casa del marito che in tal modo riconosceva che il figlio era il suo.
Buono spunto per porre all’attenzione un’incongruenza presente nel SESTO comandamento, il quale originariamente, (parlo del testo ebraico), diceva “non commettere adulterio”, ossia non tradire la fedeltà coniugale, divenuto, anzi, trasformato, in epoca più recente, “non commettere atti impuri.”
Direi che la differenza tra le locuzioni sia sostanziale e non soltanto in termini filologici, ma anche e soprattutto nell’atto pratico.
Inoltre mi chiedo dove sia svanita quella parte del SECONDO comandamento, dove si vietava espressamente di fare scultura/immagine di ciò che sta nei cieli, in terra o nel mare…
Ma è più che altro il sesto comandamento, che appare stravolto e fuorviante, dove anche una sporadica pratica di autoerotismo, (meramente anti accumulo d’ansie e tensione nervosa), rientrerebbe, di fatto, nell’atto impuro.
Per quanto concerne il secondo, a quanto pare sembra praticamente abolito dall’uso comune dell’arte sacra, pitture/icone/sculture, post Cristo.
Dio ha quindi accettato l’abitudine e l’attitudine dell’uomo per l’arte?
Talvolta mi è capitato di porre certe questioni anche a dei sacerdoti o a persone più fervorose spiritualmente di me, ricevendo in risposta profondi sospiri, “maaah”, scotimenti di testa, sorrisetti o frasi equivoche.
In pratica, i dubbi rimangono.
Personalmente, anche in merito alla masturbazione, ritengo che essa diventi peccato nel momento in cui la si pratica al di fuori della sfera strettamente personale, (ossia ricorrendo ad un’altra persona), o desiderando chi appartenga già ad un’altra persona legata dal vincolo matrimoniale, oppure se l’atto diventa assuefatorio od perverso, (come potrebbe accadere anche nel caso di rapporti sessuali tra coniugi sposati).
ops, ho postato male
”… un’incongruenza presente nel SESTO comandamento, il quale originariamente, (parlo del testo ebraico), diceva “non commettere adulterio”, ossia non tradire la fedeltà coniugale, divenuto, anzi, trasformato, in epoca più recente, “non commettere atti impuri”…”
Sorprendente questa cosa: cioè, la Chiesa si è permessa di correggere il testo dettato da Dio?!
Caro Klaud, è da molto tempo che cerco una risposta ai quesiti che ho postato, ma a quanto pare, neanche in questa sede trova risposte.
E lo dico con dispiacere, giacché son credente.
In alcuni miei post precedenti, ho spiegato in modo chiaro, sia dal punto di vista spirituale, sia razionale, l’importanza della castità ante ed extra matrimoniale, ma riguardo la masturbazione, (se praticata in maniera sporadica e, per/nelle modalità, che ho elencato nel post precedente, non ho mai ricevuto risposte univoque da parte di nessuno, sacerdoti compresi.
Comprendo di aver posto una domanda alquanto scomoda, sia per la materia strettamente intima, sia per la maniera come l’ho posta, elencando, a mio avviso, quelle che secondo me sarebbero le modalità che non renderebbero la masturbazione un peccato.
Il tema so che è molto sentito, soprattutto da parte maschile, indipendentemente dall’età e dallo stato civile del soggetto, anche se nessuno ha il coraggio di porlo in questione, credimi.
Lo faccio io, quindi, traendo spunto dall’articolo pubblicato e a quell’originario sesto comandamento cambiato nel contenuto.
P.s. Scusate qualche errore ortografico.
Univoque, anziché univoche. Ho scritto in francese 😀
E omissis di chiusura parentesi nel mio secondo paragrafo.
II Comandamento:
– premesso che analizzando gli scritti Biblici si evince che gli ebrei prima di volgersi al monoteismo puro erano politeisti, la proibizioni di farsi sculture/immagini è inizialmente legata alla proibizione di volgersi ad altri dei tranne che a quello trascendente rivelatosi a Mosè;
– nel Deuteronomio è così spiegato: “Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo…”;
– non va infatti dimenticato che, allora, l’idolo non rappresentava la divinità ma che proprio la scultura/immagine era adorata come divinità;
– Dopo che Dio si è però incarnato in Gesù, che senso avrebbe ancora avuto la proibizione di farsi sculture/immagini quando Dio stesso aveva assunto sembianze umane?
– Tale proibizione è inoltre caduta perché è abbastanza ovvio che oggi, a differenza di quanto avveniva allora, quasi più nessuno, eccezioni a parte, identifica la scultura/immagine con ciò che esse rappresenta.
VI Comandamento:
– la Bibbia utilizza la parola adulterio sia per indicare l’atto sessuale compiuto fuori del matrimonio sia per indicare il volgersi del popolo verso altri dei;
– il Magistero ha però ritenuto utile chiarire la distinzione utilizzare termini diversi rispetto all’originale “adulterio” in quanto la proibizione di adorare altri dei era già sancita nel primo comandamento.
In effetti, come avevo specificato, l’arte sacra ebbe genesi post Cristo.
Potremmo affermare quindi che, con l’avvento del Figlio del Padre, quindi Dio fattosi in sembianze umane, quella parte del secondo comandamento non ha trovato più ragione di essere.
L’uomo ha iniziato così a rappresentare la Divinità Celeste, in modo del tutto naturale, vocazionale, spontaneo e senza temere di commettere eventuale peccato, che Dio ne ha preso atto. Se non altro, io l’intendo così.
Puntualizzerei ancora il fatto che allora l’idolo non rimandava in alcun modo ad una divinità trascendente, ma era l’idolo stesso la divinità da adorare: purtroppo ancor oggi alcune persone adorano statue/immagini come anticamente si adoravano gli idoli e rischiano, se la mente non si volge in qualche modo a Dio, di peccare contro il primo comandamento.
Esattamente, Lorenzo.
É necessario volgere il pensiero a Dio, quando si prega dinanzi ad un’immagine sacra.
Salve, a me risulta che sia nel Catechismo dela Chiesa Cattolica (nn. 2052 e seguenti) sia nella Sacra Scrittura (Es 20,14 e Dt 5, 18) la formulazione sia “non commettere adulterio”, non si citano “atto impuri”.
Ho trovato bibbie nelle quali il sesto comandamento non era univoco.
Se vai su Wikipedia, alla voce “Dieci Comandamenti”, scorrendo verso il basso, troverai il seguente paragrafo: “Suddivisione secondo le confessioni religiose”, lì troverai che il sesto comandamento è stato cambiato: da non commettere adulterio a non commettere atti impuri.
”… un’incongruenza presente nel SESTO comandamento, il quale originariamente, (parlo del testo ebraico), diceva “non commettere adulterio”, ossia non tradire la fedeltà coniugale, divenuto, anzi, trasformato, in epoca più recente, “non commettere atti impuri”…”
Sorprendente questa cosa: cioè, la Chiesa si è permessa di correggere il testo dettato da Dio?!
Gesù disse che i comandamenti sono due: ama Dio tuo con tutto il cuore e ama il prossimo tuo come te stesso.
Tutti i comandamenti discendono da questi due.
Per quanto mi riguarda mi basta questo.
Credo sia per questo passo di Gesù “Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.”
So che nel testo biblico certi termini hanno un significato più profondo, ad esempio “Giuseppe e Maria non si sono mai conosciuti” ovvero “conoscere” -> “avere un rapporto sessuale”.
Non so se per “desiderarla” Gesù intendeva avere pensieri a sfondo sessuale ed “esprimerli” con la masturbazione, ma se così fosse, vuol dire che l’atto impuro, o la masturbazione stessa, ha la stessa valenza del commettere adulterio.
Spero di non essermi sbagliato sul perché della “modifica” del comandamento.
Ciao RanTanPlan, conosco bene quel passo del Vangelo che hai citato e, di fatti, ora che me l’hai fatto ricordare, parrebbe collimare con la mia analisi riguardo l’atto masturbatorio, che la Chiesa sembra condannarlo a priori, ma poi ogni sacerdote o credente si espone in maniera interpretativa differente, senza mai fornire una risposta univoca.
Come ho scritto nel post iniziale, personalmente non lo ritengo un atto peccaminoso in se, ma sono le modalità che casomai possono farlo divenire tale, come appunto praticarlo, pensando o desiderando la moglie altrui, (adulterio come si riferiva Cristo in merito al guardare la donna altrui), oppure quando tale pratica sconfina dalla sfera prettamente personale, coinvolgendo una seconda persona, oppure assumendo un carattere perversivo.
Lo stesso discorso che vale per le relazioni sessuali, le quali non sono atti vietati da Dio, ma sono le modalità e con chi vengono praticate, che le rendono sgradite a Dio.
Mi pare che il divieto di masturbarsi sia legato al c.d. “peccato di Onan” riportato dalla Sacra Scrittura in Genesi 38, 8-10.
No, Thomas.
Anche in questo caso, se leggi la storia del personaggio Onan, scopri che egli fu fatto morire da Dio, non perché praticasse la masturbazione, bensì perché si era rifiutato di dare un figlio a Tamara, ex moglie di suo fratello defunto Er, praticando ripetutamente il coito interrotto come forma anti concezionale.
Cmq la masturbazione edasperata comporta dei problemi su questo ormai si è d accordo a livello di sessuologia