Suicidio assistito, l’American Psychiatric Association si schiera contro

Finalmente anche la iper-politicizzata American Psychiatric Association (APA) è intervenuta nel dibattito sull’eutanasia e del suicidio assistito, dichiarando che uno psichiatra «non deve prescrivere né dispensare alcun intervento nei confronti di un malato non terminale allo scopo di causarne la morte».

Un comunicato importante approvato nel dicembre scorso dal suo consiglio di amministrazione, in accordo con la posizione dell’American Medical Association (AMA). Alcune fonti riportano che anche la World Psychiatric Association (WPA) starebbe prendendo in considerazione una dichiarazione simile. D’altra parte, un sondaggio online tra i medici lettori del prestigioso New England Journal of Medicine ha evidenziato che quasi il 70 per cento dei medici statunitensi è contro la legalizzazione del suicidio assistito. Nel 2011 su Palliative un sondaggio sui medici inglesi aveva raggiunto risultati simili (80%).

Il Washington Post ha riferito che la posizione ufficiale dell’APA è un segno importante per frenare il potenziale pendio scivoloso in questo settore, inoltre può essere un segnale di protesta degli psichiatri americani verso i loro colleghi belgi e olandesi, che già praticano tale pratica e, sopratutto, è in grado di influenzare notevolmente il dibattito. L’ex sottosegretario al Ministero della salute, Eugenia Roccella, ha scritto che quello dell’APA (e dell’AMA), «si tratta di un NO che potrebbe diventare un principio etico globale, visto il peso delle due sigle, e ha tutte le carte per segnare l’inizio di una svolta, almeno nel panorama dei cosiddetti “nuovi diritti”».

Come abbiamo documentato nel corso di questi anni (e come evitano accuratamente di riportarlo la trasmissione televisiva Le Iene e l’Associazione Luca Coscioni), gran parte delle principali associazioni mediche occidentali hanno preso posizione contro l’eutanasia e il suicidio assistito, dimostrando che è sbagliato ricondurre l’opposizione alle sole (seppur importanti) posizioni religiose sulla sacralità della vita. Tra esse la World Medical Association (WMA), la British Medical Association (BMA), la Association for Palliative Medicine (APM), la British Geriatric Society (BGS), l’American Medical Association (AMA), la German Medical Association (GMA), l’Australian Medical Association (AMA), la New Zealand Medical Association, la Organización Médica Colegial de España, la Società di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), la Massachusetts Medical Society (MMS), l’American Nurses Association (ANA) ecc.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

4 commenti a Suicidio assistito, l’American Psychiatric Association si schiera contro

« nascondi i commenti

  1. EdmondDantes ha detto

    Potreste dettagliare meglio perché definite l’APA politicizzata? Oppure mandarmi a qualche trattazione in merito.

  2. Fabio ha detto

    Ai tempi delle campagne militari di Napoleone, vi erano medici e chirurghi, i quali, in condizioni precarie e di inopia, amputavano arti ai militari feriti gravemente e a rischio setticemia o cancrena.
    Agli albori del XIX secolo, non esistevano antibiotici, anestetici, né sterilizzazioni degli strumenti, inoltre vi era penuria d’infermieri e personale sanitario, oltre al fatto che i moribondi e gli infermi costituivano un gravame non indifferente sugli spostamenti delle truppe, tuttavia i medici davano il loro meglio per salvaguardare la vita agli infermi, non gli sparavano un colpo in testa.
    Che poi potesse giungere naturalmente la morte, a causa delle complicazioni di salute, vanificando così tutta la profusione del loro nobile operato, quello era un altro discorso e che non si spartiva con loro.
    Da quando esiste la medicina, ogni medico è tenuto moralmente ed eticamente a salvaguardare la vita di ammalati e infermi, anche quando un caso si dovesse presentare apparentemente disperato o foriero d’infelice esito.
    Un vero medico rispettoso della propria etica, può accompagnare un sofferente al trapasso, adottando pratiche di sedazione parziale o totale, ma non potrà mai sostituirsi al compimento naturale della vita di un uomo, inducendolo alla morte, o accelerandone artificialmente il processo.
    Sarebbe omicidio, oltre che un grave peccato a Dio.

    • Emanuele ha detto in risposta a Fabio

      Esatto! Questi signori confondono apposta accanimento terapeutico, sedazione terminale ed eutanasia solo per creare acredine verso obiettori e associazioni pro-life. La loro equazione è: se sei obiettore allora godi nel vedere gli altri soffrire.

      Comunque, se i metodi pietosi proposti dai pro-eutanasia sono far morire le persone di fame e di sete come nel caso di Eluana Englaro o Terry Schiavo già si capisce a cosa vogliono arrivare e cosa (chi) li ispira.

« nascondi i commenti