Strage di Orlando, uno dei superstiti: «cambio vita, torno a frequentare la chiesa»

angel colon«Voglio cambiare la mia vita, tornerò a frequentare la chiesa». Così ha dichiarato Ángel Colón, omosessuale e uno dei superstiti della strage di Orlando (Florida), avvenuta qualche settimana fa nella discoteca Pulse.

«Ángel ha cantato nel coro della chiesa per molto tempo, prima di abbandonarla», ha detto il padre. «E’ convinto che Dio lo abbia salvato per dargli un’altra possibilità di vita». La comunità cattolica di Orlando, si legge, è in prima linea nell’aiutare e sostenere le famiglie delle vittime.

Nel frattempo è emerso che l’attentatore, Omar Mateen, era lui stesso omosessuale, frequentava la discoteca da tre anni e un suo presunto amante, che lo avrebbe frequentato per due mesi, ha dichiarato che il motivo della strage è per vendicarsi del modo in cui «si sentiva usato» dagli omosessuali di quel locale. Se lo scopo di Mateen fosse stato quello di uccidere più persone possibile, ha proseguito l’uomo, sarebbe andato al Parliament, un altro locale gay di Orlando che contiene molte più persone del Pulse. L’uomo è stato ascoltato anche dall’FBI.

Comunque sia, il giovane Colón poteva essere una delle vittime, ma nonostante abbia subito sei colpi di pistola è vivo e ricoverato all’Orlando Regional Medical Center. Il padre, che lo assiste in ospedale, ha raccontato alla stampa: «sta abbastanza bene, ha recuperato in fretta e i medici stanno facendo un lavoro enorme. Mio figlio crede che l’essersi salvato abbia uno scopo, ha pregato Dio chiedendogli: “Signore, non lasciare che me ne vada in questa condizione”. Dice che tornerà alla sua vecchia vita, frequentando la chiesa dove era solito cantare».

La redazione

56 commenti a Strage di Orlando, uno dei superstiti: «cambio vita, torno a frequentare la chiesa»

  • Ale ha detto:

    È molto ma mooooolto fraintendibile questo commento! È stato chiaramente e inequivocabilmente un atto malvagio, che poi Dio riesca a togliere fuori del bene anche da questo è un altra questione. Ma dire “che vita avrebbero potuto avere gli omosessuali che sono tornati alla Casa del Padre?” è un’affermazione che mostra una enorme presunzione: come fai a sapere che quegli omosessuali sarebbero stati sempre devoti a quel tipo di vita?

  • Ale ha detto:

    È davvero una notizia bellissima e commovente questa. Le vie del Signore sono infinite, e questa tragedia ne è la prova, Interessanti anche le osservazioni fatte riguardo la ragione dell’attentato, che mettono a nudo il fatto che tutto questo non aveva a che fare con l’omofobia.

  • Luigi I. ha detto:

    spesso il dolore, la disperazione, il riscoprirsi impotenti dinanzi a certi eventi permette all’uomo di rivedere con un senso diverso e più profondo la vita e ció che ne fa parte. questo ragazzo sicuramente molto scosso e sicuramente graziato, riscopre in se stesso anche il bisogno di curare l’aspetto spirituale dandogli una priorità alta rispetto al passato, un evento tragico che tuttavia ha agito come un corto circuito dentro di se. Il Signore gli conceda la forza e la grazia per vivere una fede profonda e genuina.

  • Klaud. ha detto:

    Se questa è la pietas cristiana, orgoglioso di essere ateo.

  • Precisino ha detto:

    Rimane sempre da chiedersi perchè Dio ha salvato lui e non le altre cinquanta persone…

    • Boomers ha detto:

      Quando sarai faccia a faccia con Dio lo capirai, capiremo anche questi dettagli. Per ora Dio ci ha regalato una testimonianza bellissima, che potrà aiutare e dare forza a centinaia di altre persone omosessuali ferite nella dicotomia tra mente e corpo. Dal male generato dalla libertà di un uomo, ha tratto un bene. Come fa sempre!

      • Li ha detto:

        Perché? Qualcuno ti sta picchiando qualcuno? Nessuno dice che si meritavano la morte, ma è innegabile che sia terrorismo ISLAMICO e anche conflitto della propria sessualità se volete. Bada che se lo stesso Maten era gay non è omofobia.

    • Mansueto ha detto:

      Se Dio non esiste allora non si può incolparlo di non averli salvati. Se esiste, esistono di conseguenza anche paradiso e inferno e chi di loro è finito in paradiso – spero tutti – si è salvato. Chi malauguratamente fosse finito all’inferno è perché in vita si è sempre rifiutato coscientemente di accettare Dio e il Suo messaggio e quindi ha rifiutato di propria volontà l’eventualità della salvezza.

    • Nemesis ha detto:

      No vabbé, tu vorresti che tutte le persone del mondo scampate ad attentati si salvino per miracolo anche con 6 colpi di pistola subiti? Praticamente tu mi stai dicendo che crederesti in Dio solo se fosse impossibile ammazzare una singola persona in tutto il mondo, perché altrimenti non potrebbe esistere Dio: “perché Dio salva tutti dalle uccisioni ma non ha salvato quella singola persona?”. Praticamente certa gente per credere in Dio ha bisogno di vedere con i propri occhi che un’ aura protettiva di luce compaia dal nulla proteggendo tutti gli essere umani in procinto di essere ammazzati, così da impedire l’ omicidio.
      Ma così sarebbe anche troppo facile credere in Dio e probabilmente non si riuscirebbe neanche ad apprezzare con piena coscienza il bene proprio perché Dio impedirebbe alle persone di farsi del male.
      Io ringrazio Dio per la realtà così com’è. E se sarò io il prossimo ad essere sparato, pazienza. Ormai sicuramente non morirò ateo.

    • Steve ha detto:

      Se uno stronzo psicopatico represso ti spara 10 colpi ravvicinati con un fucile automatico Dio può fare ben poco. Magari richiedevi un suo intervento divino stile Afrodite che salva Paride da Menelao?

      • Nemesis ha detto:

        Sì, sto Precisino (curioso anche l’uso di questo nickname un po’ insolente) sta dicendo in poche parole che Dio non esiste perché gli uomini non sono immortali e non hanno una barriera invincibile che li protegga dalla follia di altri uomini. È curioso come certi atei un po’ infantili giudichino come ” troppo antropocentrica” la visione del credente quando in realtà sono loro che ragionano in virtù delle emozioni e della loro paura della morte. Il credente invece ragiona in termini di insieme, di totalità,di universalizzazione, non di emozioni dolorose del singolo essere umano. Oggi riscontriamo infatti una volontà di potenza tendente sempre di più all’ illimitatezza da parte degli atei, vogliono che le loro emozioni siano tutte soddisfatte e che le leggi di natura e quelle sociali si conformino con i loro capricci, esaltazione spropositata dell’ego. L’ego come criterio di misura per avere nella testa tutto l’ universo. I veri antropocentrici sono gli atei immaturi che vedono le cose in maniera singolarmente limitata, come ad esempio chi asserisce che Dio non esiste perche avvengono le tragedie. Evidentemente vorrebbero che una forza divina agisca sempre nel momento propizio per impedirle, ma questo in poche parole è il Paradiso in terra. È facile credere in Dio vivendo in un paradiso senza sofferenze, addirittura non si riuscirebbe a godere con piena coscienza il bene vissuto perche tutto sarebbe uguale a se stesso, essendo mancante del male come paragone per goderlo appieno.

        • giulia ha detto:

          Grande Nemesis

        • Vincent Vega ha detto:

          Beh ad esempio anche Ratzinger si pose il problema del silenzio di Dio di fronte alla Shoah. E penso che ce lo siamo posti tutti. Specie dal momento che poi molti gerarchi nazisti hanno avuto la possibilità di morire centenari come Priebke, potendosi addirittura convertire e salvare mentre molti ragazzi giovani vengono stroncati prematuramente.

          Sono cose difficili da capire, anche per chi, come me, ha la Fede.

          Aldilà di questo, bella testimonianza quella contenuta in questo articolo.

        • andrea g ha detto:

          “I veri antropocentrici sono gli atei immaturi”-
          E’ così; d’altronde, tutto ciò che può dire un ateo “maturo” è
          che “l’uomo è una passione inutile” (J.P.Sartre), oppure
          “continuo a fare film per cercare di non pensare alla morte”
          (W Allen).
          Gli altri -la stragrande maggioranza- sono “ateisti” per livore
          non risolto, si sentono in diritto di odiare DIO e i credenti per
          motivi assolutamente personali, nulla di razionale-logico.

          • Giuseppe ha detto:

            Mi sembra alquanto riduttivo e semplificatorio. Come dire che i credenti sono tali poichè hanno paura della morte e cercano un puerile conforto. Cerchiamo di non fare processi alle intenzioni!

            • Nemesis ha detto:

              Ti assicuro che credere in Dio non è un puerile conforto, casomai è vero l’inverso visto che il credente è tenuto a rispettare delle regole morali molto rigide ed è pressato dall’idea di Dover rendere conto a Dio, a differenza dell’ateo che invece può permettersi il GRANDISSIMO LUSSO di provare ad occultare la verità dei fatti per provare a plasmarla come piace a lui. Vivere secondo i messaggi cristiani è tutto fuorché un un banale conforto, ti assicuro che il prezzo da pagare per seguire Cristo è altissimo. Credere in Dio è pura e semplice ragionevolezza, chi lo fa è perche si rende conto che la verità delle sue origini e dell’ universo risiede in Dio e non nel caso. Punto e basta. Questa è la vera intenzione.

              • andrea g ha detto:

                Assolutamente sì, il pensiero ateistico è infatti un banale tentativo
                di fuga dalle responsabilità: un’immaturità sostanziale-

              • Vincent Vega ha detto:

                Beh nemesis, lasciati dire che la “rigidità morale” di molti miei correligionari è abbastanza a “macchia di leopardo”, cioè molto ben selezionata.

                Ne conosco diversi che evadono le tasse poichè secondo loro (ti cito parole testuali) “pagare le tasse quando superano il 33% è immorale”, sebbene sappiano benissimo che in questo modo le tasse ricadono su chi non può evitare di pagarle, come i dipendenti. Sono gli stessi che non fanno nessun tipo di carità e anzi se qualcuno gli chiede qualcosa li scacciano via in malo modo, ma poi si rifiutano di farsi fare l’esame della fertilità tramite lo spermiogramma perché dovrebbero farsi una sega e quindi violerebbero il sesto comandamento, modificato ad arte al Concilio di Trento per proibire cose che prima non erano proibite (la modifica da non commettere adulterio a non commettere atti impuri dandogli il significato più estensivo possibile non è una mia invenzione, è storia, fu Papa Pio V a fare tale modifica).

                Evadono le tasse nonostante sia furto (violazione del settimo comandamento) e non fanno la carità nemmeno per quello che potrebbero fare secondo le loro possibilità nonostante le parole di fuoco di Cristo in Matteo 25.31-46.

                Consiglio di leggere questo articolo http://isoladipatmos.com/amoris-laetitia-siate-casti-pero-pagate-le-tasse-perche-il-pagamento-delle-tasse-e-un-vero-dogma-di-fede/

            • Andrea VCR ha detto:

              Le consiglio la lettura di “Scommessa sulla morte” di Vittorio Messori, darebbe una risposta molto migliore di quanto io riuscirei mai a fare al problema da lei posto.
              Viva Cristo Re

        • Li ha detto:

          Ma un ateo che si aspetta un intervento divino quando gli fa comodo può ancora considerarsi ateo?

          • Nemesis ha detto:

            no, è solo un figlioletto capriccioso che vuole che il padre gli dia sempre le caramelle, altrimenti suo padre non esiste oppure non gli vuole abbastanza bene, ovviamente.

            • Vincent Vega ha detto:

              O forse è l’immagine noi abbiamo dato di Dio che risulta incredibile, cioè non credibile? Può essere credibile presentare un Dio buono e misericordioso che permette a macellai sanguinari come Priebke di arrivare fino a 100 anni, di convertirsi (conversione avvenuta in tarda età) al cattolicesimo e di salvarsi mentre permette allo stesso tempo che la vita di molti giovani venga stroncata anticipatamente (e spesso improvvisamente) condannandoli all’eterna rovina?

              È credibile questa disparità di trattamento se si annuncia un Dio giusto, buono e misericordioso? Assolutamente no, ovviamente. Perciò non c’è da stupirsi che gli atei continuino ad aumentare.

              Un mio amico, due anni fa, è morto in un incidente. Un grave incidente. Puoi immaginare che in una morte improvvisa del genere non abbia avuto modo di confessarsi nè di prendere i sacramenti. È stato stroncato. Bum, fine!

              Aveva 22 anni e come tutti i ragazzi della sua età non conduceva una vita “cattolicamente ortodossa” al 100%, perciò teoricamente io dovrei assumere che, in questo momento, essendo morto improvvisamente senza potersi confessare, stia bruciando nelle fiamme dell’inferno.

              Tutto questo mentre a macellai nazisti come Priebke è stato concesso di vivere fino a quasi 100 anni e convertirsi e quindi presumibilmente morire in stato di Grazia.

              Capisci bene che questo è incredibile, cioè non credibile, se si annuncia un Dio giusto e misericordioso.

              L’unica soluzione a tutto questo (visto che l’inferno non è materia di discussione, essendo un dogma di Fede dobbiamo assumerlo con certezza) è ciò che esposto un tomista della vecchia guardia, Padre Cavalcoli. A quanto pare è una dottrina piuttosto conosciuta nella Chiesa, sebbene oscurata dalle tendenze gianseniste e rigoriste degli ultimi secoli.

              Cito da qui

              http://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2016/06/01.06.2016-Giovanni-Cavalcoli-MISERICORDIA-E-CONDANNA-ETERNA-TRA-IL-CAPPUCCINO-DELLA-MISERICORDIA-ED-I-CORNETTI-ANONIMI.pdf

              http://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2016/06/01.06.2016-Giovanni-Cavalcoli-MISERICORDIA-E-CONDANNA-ETERNA-TRA-IL-CAPPUCCINO-DELLA-MISERICORDIA-ED-I-CORNETTI-ANONIMI.pdf
              “Col sopravvenire della morte, l’anima si separa dal corpo. Resta in- dubbiamente dotata del libero arbitrio e può esercitarlo riguardo alle creature e a se stessa, ma non può più esercitarlo nella scelta o meno di Dio, perché questa è una scelta definitiva e irrevocabile, che al momento della morte l’anima fa per sempre, senza poter più avere ripensamenti o tornare sulla sua scelta, come aveva possibilità di fare in vita. In questo momento, infatti, inizia il tempo ― detto propriamente “eviternità”12 ― della retribuzione eterna, paradiso o inferno. Il purgatorio è un periodo di preparazione al paradiso.
              L’anima può oscillare riguardo a Dio durante la vita terrena, perché in quelle condizioni Dio non le appare svelatamente ed immediatamente nella sua infinita amabilità, sì da obbligarla ad aderire a Lui in modo assoluto e senza incertezze, ma la seduzione del peccato e del demonio esercita su di lei un certo influsso, che tende ad allontanarla da Dio.
              Da qui la possibilità ora di aderire a Dio, ora di rifiutarlo. Invece, al momento della morte, nel quale l’anima si separa dal corpo, Dio Si offre con chiarezza per l’ultima volta come oggetto di scelta. Per l’ultima volta Egli of- fre la sua misericordia salvifica. È l’ultima chance. Se la misericordia è rifiu- tata, resta la giustizia, ossia la dannazione.
              A questo punto, l’anima può scegliere per sempre con totale certezza, per cui, di ciò che sceglie ― o Dio o contro Dio ―, non potrà non essere per sempre certa, a differenza di quanto avveniva nella vita terrena, durante la quale, per l’oscurità dell’esistenza e l’oscillazione della volontà, poteva sempre mettere in discussione la scelta fatta.”

              Questa è una cosa molto importante e che solo raramente è stata spiegata con dovizia di particolari. È anche uno di quei motivi per i quali a molti risulta “indigesta” la Misericordia di Papa Francesco, ed è l’unica (ribadisco l’unica) chiave di lettura che permette di conciliare l’esistenza dell’inferno con l’infinita bontà di Dio.

              Se l’inferno non fosse una scelta totalmente libera dell’uomo Dio non sarebbe misericordioso, sarebbe solo giusto. Anzi ingiusto, perché sappiamo che “la vita di alcuni ha spago lungo” -come certi ufficiali nazisti che dopo aver lavorato alacremente per bruciare più ebrei possibili hanno avuto modo di arrivare a 100 anni e passa e di pentirsi invecchiando e di morire in grazia di Dio- la vita di altri ha spago corto.
              E siccome “non si muove foglia che Dio non voglia” sarebbe autenticamente abominevole pensare che ad alcuni è stata data la possibilità di arrivare a 100 anni e salvarsi dopo peccati di una gravità inaudita mentre ad altri la vita viene troncata magari da giovani e dopo “peccati mortali” miliardi di volte meno gravi di quelli commessi da Priebke e compagni e quindi, siccome morti in stato di “peccato mortale”, dannati.
              Questo sarebbe completamente contro sia la Misericordia e la Giustizia di Dio. Invece il fatto che la Misericordia sia offerta a tutti, sia in vita che al momento della morte soprattutto, e che tutti quindi, se lo vogliono, possono salvarsi, è l’unica cosa che permette di considerare Dio sia Misericordioso che Giusto.
              Misericordioso perché permette a tutti, anche all’empio non cristiano, di salvarsi accettandoLo, e Giusto perché riserva la Sua Giustizia a coloro che, per l’appunto, anche di fronte a Lui Lo rifiutano per l’ultima volta dicendoGli un NO eterno e quindi auto condannandosi all’inferno.
              E d’altronde è pure logico che sia così. Agli angeli è stata data la possibilità di accettare o rifiutare Dio vedendoLo faccia a faccia, vi pare possibile che questa possibilità data agli angeli sia negata all’uomo per il quale Dio è morto e che l’uomo sia condannato pur non avendo mai avuto la possibilità di vedere Dio e di fare quindi un rifiuto eventualmente davvero a ragion veduta?
              Quindi la Giustizia di Dio è solo per colui che si auto- costituisce definitivamente empio per l’ultima e definitiva volta rifiutando Dio pur avendoceLo davanti.
              Secondo me insegnamenti come questo andrebbero più diffusi, anche se purtroppo c’è una larga parte di cattolicesimo che è inconsapevolmente giansenista e non li accetterebbe facilmente.

              Resta il fatto che è l’unico modo per presentare la Verità alle persone di oggi. La vecchia concezione di inferno come “galera di Dio”,’oltre che essere falsa (perché conteadditorio con la Sua misericordia, e ciò che è contradditorio è nulla) non è più sostenibile per gli uomini di questo secolo.

              • Nemesis ha detto:

                Ma io sono d’ accordo.
                Il punto è che è sciocco pensare che le persone che non meritano di morire godano di una protezione anti-omicidio ed anti-incidente mentre le persone che meritano di morire no. è una visione troppo antropocentrica che vuole che esista la Giustizia Assoluta perché si creda in Dio.
                Se tu vieni ucciso ingiustamente, te l’ accolli e lasci questo mondo. Discorso chiuso. è ingiusto? Sì, e quindi? Perchè a Tizio no e a Caio sì? Siccome è doloroso essere ucciso dev’ essere imposto agli esseri umani di non saper pensare di poter fare del male? Si vuole a questo punto che non ci siano ingiustizie? Davvero si preferirebbe un mondo perfetto e uguale a se stesso in ogni cosa? Non avremmo piena coscienza e la nostra mente sarebbe irreversibilmente incantata in un allucinatorio mondo fatato e teletubbiniesco. Io sinceramente ringrazio Dio se mi ha concesso di conoscere un mondo diverso di questo. è infantile lamentarsi della mancanza di perfezione di questo mondo, piuttosto se proprio la si desidera sta perfezione, ci si occupa nel proprio piccolo di compierla. E ovviamente per “perfezione” non intendo la ribellione contro i mulini a vento tipica degli “atei immaturi” (che distinguo da un tipo di ateismo più adulto) con il ciuccio in bocca che sanno solo offendere con deboli ragionamenti la religiosità dei cattolici auto-compiacendosi di tanta vanità. Se si pensa che il discriminare possa essere un valore da seguire nei confronti dei cristiani ma non nei confronti di altre categorie di persone, stiamo proprio messi male, non solo in coerenza ma proprio in intelletto.
                E lo ripeto io per l’ ennesima volta che non sono ancora cattolico e non sono un grande esempio di cristiano, avendo un temperamento un po’ duro e provando una certa distanza emotiva tipica di un deista che crede in Dio altrettanto distante ed impassibile e che non sa come porsi davanti alla figura di Gesù Cristo se non accettandone la grandezza umana e pur sempre seguendolo, ma come solo uomo illuminato.
                Io ringrazio comunque Dio che la vita è questa con tutte le sue luci e le sue ombre.
                La questione dell’ inferno, essendo wittgensteiniano (uso il nickname Nemesis quando sono più arrabbiato del solito), ho già provato ad affrontarla nel dibattito su Balthasar, non ho altro da dire e non so che posizione prendere se non la neutralità. Con tutto il rispetto e la stima che nutro leggendo te Vincent Vega, non ho capito perché si è tirato in ballo il tema dell’ inferno.

                • lorenzo ha detto:

                  Cristo, un illuminato pazzo che si dichiara Dio…
                  Ipotizza che Gesù non fosse pazzo e che fosse veramente Dio: perché Dio avrebbe accettato di farsi uccidere dalle sue creature?

                  • Nemesis ha detto:

                    Lorenzo, per favore lasciami il tempo di poter rispondere a queste domande.
                    Non dico che Cristo sia stato un pazzo. Io su Cristo lascio la questione in sospeso cercando comunque di trovare delle risposte.
                    Ho solo bisogno d’ indagare su me stesso e di studiare più storia del cristianesimo.
                    Vorrei uscire dal mio deismo freddo e severo, ma per farlo ho bisogno di ricercare la verità.
                    Non ho la certezza che Cristo sia stato solo un pazzo, anche perché la diffusione del cristianesimo rimane un insolubile mistero. Per ora però mi trovo in un punto del mio percorso interiore in cui riesco solo a dire che la figura di Gesù può essere solo stimata e seguita. Di questo ne ho certezza al 100%, una certezza innegabile, da portare con me per sempre.

                    • lorenzo ha detto:

                      L’ipotesi “pazzia” era solo un artificio per focalizzare una domanda cui ha risposto anche papa Benedetto XVI affermando che l’Amore di Dio per l’uomo è tale da rispettare la libera decisione della sua creatura di condannarLo alla morte in croce.

                    • Nemesis ha detto:

                      Grazie Lorenzo per avermi fatto conoscere la risposta di papa Benedetto XVI alla domanda postami!

                    • Vincent Vega ha detto:

                      Nemesis, un’altra domanda è: come mai i Suoi discepoli hannoassato ciò che hanno passato per annunciarne la Resurrezione? Questo per me è da sempre il punto cardine. I discepoli erano in condizione di SAPERE se ciò che predicavano era vero o falso, non semplicemente di credere.

                      Pensaci, se Cristo non fosse risorto allora cosa è successo? Hai mai conosciuto persone disposte a morire per una falsità che sanno essere tale? Perchè la tomba è stata trovata vuota, perciò o è risorto o è stato trafugato. Questo è un fatto ineludibile, o l’una o l’altra.

                    • Andrea VCR ha detto:

                      Un’altra risposta è che Cristo ha trionfato su Satana attraverso le armi di Satana, ossia il dolore e la morte. Ha sofferto ed è morto, poi è risorto, da allora la morte non è più la fine, ma “la porta dell’Eternità”.
                      Questa è una pessima riduzione, fatta a memoria, di quanto scritto da Padre Livio in “L’ora di Satana”, che consiglio di leggere a chiunque sia interessato, tra le altre cose, proprio a questa domanda.
                      “Anzitutto, è bene notare che Cristo sconfigge Satana con i sui stessi strumenti, se così si può dire, poichè il Diavolo, che ha potere sulla morte, è ridotto all’impotenza con la morte stessa. […] E ancora voglio sottolinearlo: Cristo ha sconfitto il Diavolo con gli stessi mezzi che sono, in qualche modo, il risultato del peccato: la sofferenza e la morte, intesa non solo come morte fisica ma anche spirituale, eterna. Il Demonio aveva trionfato con il peccato – le cui conseguenze sono la morte e la sofferenza – e Cristo, con la morte e la sofferenza, ha vinto il peccato. Dio ha combattuto Satana con le sue armi e, dopo la vittoria, noi siamo liberati dal peccato e la sofferenza è diventata strumento di salvezza e di santificazione, mentre la morte è diventata la porta dell’Eternità.
                      La morte è il nodo centrale della questione: se Cristo ha vinto la morte, sconfiggendo il Maligno, l’uomo non può più affrontare la morte con la disperazione di chi le va incontro alla fine di tutto, bensì deve guardare alla morte come ad una “benedizione” (Catechismo Chiesa Cattolica 1009) poichè dopo la risurrezione di Cristo è ormai vero che se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui (2Tm 2,11).”
                      Citazione da “L’ora di Satana”, Padre Livio con Diego Manetti, 2009, Edizioni Piemme Spa, pag. 228-229
                      Viva Cristo Re

                  • Nemesis ha detto:

                    Ah la domanda finale.
                    A questa domanda c’ è già una straordinaria risposta che solo chi ha raggiunto un livello di sintonia altissimo come certi mistici può darti.
                    Io l’ ho conosciuta ma adesso non sono in grado di ri-coglierla, di ricordarla appieno per mancanza di profondità e per il mio periodo di distanza emotiva. Lascio che sia qualcun altro più ispirato di me a rispondere. Io adesso sono in fase di meditazione e di ricerca interiore.

                    • lorenzo ha detto:

                      Anche e non ricordi appieno, potresti scavare nella memoria ed accennare a quello che riesci a recuperare?

                • Nemesis ha detto:

                  Io nella mia posizione di deista tendente ad un cristianesimo un po’ conflittuale non posso fare altro che riconoscere nella figura di Cristo e nel contenuto della Bibbia una grandezza che può essere solo ammessa, non attaccata per il gusto di attaccare qualcosa. E lo ribadisco nella mia non di certo ottimale cristianità. Sti atteggiamenti di ostilità verso i cattolici per il gusto di fare ostilità verso qualcuno a prescindere dalla verità li sto trovando sempre più fastidiosi e insopportabili.
                  Così non si va da nessuna parte.
                  O gli atei immaturi cominciano a fraternizzare con i cristiani, oppure si perde solo tempo a combattere per niente e in nome del niente. Sti conflitti bambineschi sono quanto di più sciocco ed inutile si possa sopportare oggi.

              • Vincent Vega ha detto:

                Ma infatti vista in quel modo non c’è contraddizione alcuna. Io sono cattolico e so che l’inferno è un dogma di Fede tanto quanto la divinità di Cristo, perciò non posso rigettarlo, ma c’è una differenza abissale tra l’inferno visto come galera di un Dio vendicativo per gli impenitenti (come è stato insegnato fino a 50 anni fa) ad una volontaria auto esclusione.

                In quest’ultimo caso (che è l’interpretazione che più si è affermata nell’ultimo secolo) non esiste nessuna contraddizione tra la Misericordia di Dio, la Sua Giustizia, e l’inferno eterno.

                Riporto di nuovo da qui

                http://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2016/06/01.06.2016-Giovanni-Cavalcoli-MISERICORDIA-E-CONDANNA-ETERNA-TRA-IL-CAPPUCCINO-DELLA-MISERICORDIA-ED-I-CORNETTI-ANONIMI.pdf
                “Col sopravvenire della morte, l’anima si separa dal corpo. Resta in- dubbiamente dotata del libero arbitrio e può esercitarlo riguardo alle creature e a se stessa, ma non può più esercitarlo nella scelta o meno di Dio, perché questa è una scelta definitiva e irrevocabile, che al momento della morte l’anima fa per sempre, senza poter più avere ripensamenti o tornare sulla sua scelta, come aveva possibilità di fare in vita. In questo momento, infatti, inizia il tempo ― detto propriamente “eviternità”12 ― della retribuzione eterna, paradiso o inferno. Il purgatorio è un periodo di preparazione al paradiso.
                L’anima può oscillare riguardo a Dio durante la vita terrena, perché in quelle condizioni Dio non le appare svelatamente ed immediatamente nella sua infinita amabilità, sì da obbligarla ad aderire a Lui in modo assoluto e senza incertezze, ma la seduzione del peccato e del demonio esercita su di lei un certo influsso, che tende ad allontanarla da Dio.
                Da qui la possibilità ora di aderire a Dio, ora di rifiutarlo. Invece, al momento della morte, nel quale l’anima si separa dal corpo, Dio Si offre con chiarezza per l’ultima volta come oggetto di scelta. Per l’ultima volta Egli of- fre la sua misericordia salvifica. È l’ultima chance. Se la misericordia è rifiu- tata, resta la giustizia, ossia la dannazione.
                A questo punto, l’anima può scegliere per sempre con totale certezza, per cui, di ciò che sceglie ― o Dio o contro Dio ―, non potrà non essere per sempre certa, a differenza di quanto avveniva nella vita terrena, durante la quale, per l’oscurità dell’esistenza e l’oscillazione della volontà, poteva sempre mettere in discussione la scelta fatta.”

                Questa è l’unica visione non contraddittoria sull’inferno, che è si un dogma, ma non è mai stato dogmatizzato come e perché la gente ci finisca. E bisogna ammettere che su quest’ultimo punto le “pastorali della paura” del passato hanno fatto un pessimo lavoro, presentando un Dio incredibile, cioè non credibile.

                Anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 è spiegato che l’inferno è autoesclusione, ma non viene spiegato bene cosa si intendesse con auto esclusione. Al contrario, questo padre tomista ha dato una spiegazione magnifica.

                Non è una questione banale, perché la faccenda dell’inferno presentata in un certo modo (come lo presentano tutt’oggi i lefreviani, per intenderci) è una di quelle cose contraddittorie (quando al contempo si annuncia un Dio così buono da farsi uccidere per i peccati degli uomini) che hanno tenuto lontano dalla Fede molte persone.

                • andrea g ha detto:

                  L’autoesclusione è l’impossibilità di uscire dal soggettivismo, cioè
                  di vedere come OGGETTIVO il pensiero di Dio presente in noi.
                  A forza di rifiutarLo, di rifiutare di umiliarsi davanti a LUI, l’ego
                  crea una stanza piena di specchi, in cui vede solo più sè stesso.
                  Questo è il rischio drammatico dell’uomo, per salvarlo dal quale
                  il Signore va a morire in Croce: ci rivela che, non pensandoLo
                  come Realtà oggettiva, Lo uccidiamo in noi, ne perdiamo la realtà,
                  non riusciamo più a credere e quindi, meno che mai, a chiedere perdono.
                  Vogliamo, a questo punto, rimanere nella nostra prigione: l’inferno, appunto.

                  • Vincent Vega ha detto:

                    Si che poi è quello che è scritto lì. Coloro che rifiutano Dio anche avendoceLo davanti prima che l’anima entri nell’eternità sono quelle persone di cui hai parlato. Ho citato anche l’enciclica spe salvi di Ratzinger che ne parlava.

              • Vincent Vega ha detto:

                Aggiungo un altro pensiero dall’enciclica spe salvi di Ratzinger; ai paragrafi 45 e 46

                “Ci sono persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola ‘inferno’. Dall’altra parte possono esserci persone purissime, che si sono lasciate interamente penetrare da Dio e di conseguenza sono totalmente aperte al prossimo – persone, delle quali la comunione con Dio orienta già fin d’ora l’intero essere e il cui andare verso Dio conduce solo a compimento ciò che ormai sono. Secondo le nostre esperienze, tuttavia, né l’uno né l’altro è il caso normale dell’esistenza umana. Nella gran parte degli uomini – così possiamo supporre – rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio…”.

                Il pensiero di Benedetto XVI è nella sostanza chiarissimo e pieno di speranza. Il papa pensa a un inferno comunque poco affollato, dove appunto vi sono le persone che coscientemente dicono un no eterno a Dio.

                Guardate che, ripeto, la questione dell’inferno è importantissima per la credibilità dell’annuncio cristiano. Presentato come veniva presentato una volta oggi si fa solo stare lontane le persone, perché la contraddizione tra un Dio infinitamente buono e misericordioso che però ti condanna all’inferno se manchi ad una Messa o ti fai una trombata senza poi fare in tempo a “morire bene” (vedi tutti i casi di morti improvvise), è troppo stridente per l’uomo del XXI secolo.

                Non abbiamo più a che fare con gente ignorante che tutto sperava e tutto credeva, è bene tenerlo a mente se si vuole fare un annuncio efficace.

              • Steve ha detto:

                Condivido in pieno il tuo pensiero.

                Credo che per gente come Bellon ad esempio, Jeffrey Dahmer è più meritevole di salvezza poichè convertitosi poco prima di morire rispetto ad un ragazzino che si è masturbato nonostante consapevole che fosse peccato. xD

                • Li ha detto:

                  Fosse per me… No : vai a capire se Dammer ha sgranocchiato mio cugino o qualcuno che conosco!
                  A parte gli scherzi…. Non sta a noi saperlo.

    • Li ha detto:

      Quindi doveva morire anche lui?
      È sempre così : atei che non credono e poi quando capita qualcosa danno subito la colpa a Dio. Che lo fanno a fare se per loro Dio non c’è? Dovevano salvarsi da soli. Verrebbe più logico pensarla così.
      Gli agnostici invece potevano chiedere aiuto alle forze della natura o qualunque cosa credano sia.
      Dunque Maten era un omosex? Non ha potuto far coincidere islam e omosessualità. Ho letto dei passaggi del corano secondo quelli del MOI, i gay islamici e li ho confrontati con alcuni del corano classico. Impossibile ancora più che tra Bibbia e gay, dato che il corano non si presta a misericordia per il mondo LGBT.

  • Nicola ha detto:

    Dio, quell’unico Dio che può esistere senza offendere la nostra ragione che è opera sua, non può celarsi dietro la domanda “perchè il male?”, ma solo esserci da sempre per permetterci di esserci quel tanto che possiamo ed esserci proprio in quella domanda che (solo noi) – e forse pochi o tanti altri alieni – sono in grado di porsi: per credere e comprendere e viceversa, che l’Universo e la Terra con l’Uomo sono così perchè sono stati voluti così… voluti come liberi e degni, immersi in Leggi che consentono il caso ma anche la “caotica determinazione”. Sembra che non poteva fare altrimenti per compiacersi del nostro “essere a sua immagine”, ma del resto sembra che non si sia fatto sconti nemmeno Lui, scegliendo la “Passione non inutile”!

  • Vincent Vega ha detto:

    Ma no, io ho solo detto che su certi punti l’insegnamento della Chiesa è cambiato (non stiamo parlando della divinità di Gesù), e pertanto non deve stupire se oggi stia cambiando ancora (a mio giudizio in meglio). Ci sono parti della dottrina immutabili (i vari dogmi), altre parti più soggette al cambiamento.

    Su Bellon che ti devo dire, ho postato un suo scritto nel quale scrive che il bacio è un peccato mortale, scusami ma per me una cosa del genere è ridicola, e fidati che anche il 90% dei cardinali odierni la pensa così (a parte Burke, forse, con le sue cappemagne lunghe 25 metri).

    Tutto li, tu pensala pure come preferisci, ci mancherebbe altro. Ciò che penso io è che sia stato un errore inasprire le prescrizioni relative al sesto comandamento a metà XVI secolo, ma quello che penso io conta davvero poco. Contano i fatti, e i fatti sono che la Chiesa sta cambiando.

    Vedremo. Buona serata.

    • lorenzo ha detto:

      La materia grave è precisata dai Dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre” ( ⇒ Mc 10,19 ). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tener conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo. (CCC 1858)

      Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e totale consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale. L’ignoranza simulata e la durezza del cuore [Cf ⇒ Mc 3,5-6; ⇒ Lc 16,19-31 ] non diminuiscono il carattere volontario del peccato ma, anzi, lo accrescono. CCC 1859)

      L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave. (CCC 1860)

      °°°°°°°°°°
      Premesso che per noi cattolici il Decalogo è ben noto, simulare l’ignoranza dello stesso per affermare che un peccato non è tale, non diminuisce il carattere volontario del peccato, ma lo accresce.

      • Vincent Vega ha detto:

        Per Lorenzo

        “La materia grave è precisata dai Dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre” ( ⇒ Mc 10,19 ). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tener conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo. (CCC 1858).”

        Appunto. Mancano molte delle prescrizioni che la Chiesa ha aggiunto al Concilio di Trento, dove veniva messa fuori legge tutta la sessualità umana. Che caso. Sarà mica perché quelle prescrizioni sono state inventate un millennio e mezzo dopo? 🙂

        “Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e totale consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale. L’ignoranza simulata e la durezza del cuore [Cf ⇒ Mc 3,5-6; ⇒ Lc 16,19-31 ] non diminuiscono il carattere volontario del peccato ma, anzi, lo accrescono. CCC 1859)”
        L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave. (CCC 1860)”

        Cito da Al (che, ti piaccia o no, è Magistero ordinario, parola del Papa successore di Pietro) sulle circostanze attenuanti.

        “Per comprendere in modo adeguato perché è possibile e necessario un discernimento speciale in alcune situazioni dette “irregolari”, c’è una questione di cui si deve sempre tenere conto, in modo che mai si pensi che si pretenda di ridurre le esigenze del Vangelo. La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale»[339] o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa. Come si sono bene espressi i Padri sinodali, «possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione».[340] Già san Tommaso d’Aquino riconosceva che qualcuno può avere la grazia e la carità, ma senza poter esercitare bene qualcuna delle virtù,[341] in modo che anche possedendo tutte le virtù morali infuse, non manifesta con chiarezza l’esistenza di qualcuna di esse, perché l’agire esterno di questa virtù trova difficoltà: «Si dice che alcuni santi non hanno certe virtù, date le difficoltà che provano negli atti di esse, […] sebbene essi abbiano l’abito di tutte le virtù.”

        “Riguardo a questi condizionamenti il Catechismo della Chiesa Cattolica si esprime in maniera decisiva: «L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali».[343] In un altro paragrafo fa riferimento nuovamente a circostanze che attenuano la responsabilità morale, e menziona, con grande ampiezza, l’immaturità affettiva, la forza delle abitudini contratte, lo stato di angoscia o altri fattori psichici o sociali.[344] Per questa ragione, un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio sull’imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta.[345] Nel contesto di queste convinzioni, considero molto appropriato quello che hanno voluto sostenere molti Padri sinodali: «In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. […] Il discernimento pastorale, pur tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi».[346]

        303.” A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. In ogni caso, ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno.”

        Riguardo a questo

        “Premesso che per noi cattolici il Decalogo è ben noto, simulare l’ignoranza dello stesso per affermare che un peccato non è tale, non diminuisce il carattere volontario del peccato, ma lo accresce.”

        Ma infatti il decalogo è ben noto.

        Prendiamo il decalogo originale

        1. Non avere altri dèi di fronte a me.
        2. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla Terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti
        3. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
        4. Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
        5. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
        6. Non uccidere.
        7. Non commettere adulterio.
        8. Non rubare.
        9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
        10. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

        • lorenzo ha detto:

          Perché allora non prendiamo a riferimento i 613 mitzvòt?
          E riguardo al Decalogo, ti attieni alla versione dell’Esodo o a quella del Deuteronomio?
          Se in AL3 il Papa specifica: “desidero ribadire che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”, perché tu fai diventare un parere, pur autorevole, un pronunciamento che cambia il Magistero? Quale autorità hai per fare questo?

          • Vincent Vega ha detto:

            Per Lorenzo

            “Perché allora non prendiamo a riferimento i 613 mitzvòt?”

            Questa è una bella domanda, stavo per farla io, visto che un certo San Paolo scrisse (nelle sue lettere che fanno parte del Nuovo Testamento e sono quindi Sacra Scrittura) cose come

            “Galati 3:13-14- “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: “Maledetto chiunque è appeso al legno”) affinchè la benedizione di Abramo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della

            fede, lo Spirito promesso.”

            1Cor 15, 56

            “la forza del peccato è la legge” (Cosa vuol dire esattamente? Dal Discorso 163 di Sant’Agostino, al punto 10, leggiamo: “Che vuol dire: la forza del peccato è la legge? Non con l’imporre azioni cattive, o con l’impedire opere buone; certamente no, anzi, al contrario, vietando opere cattive e imponendo opere buone. Ma la forza del peccato è la legge; perché, egli dice: La legge sopraggiunse perché abbondasse il peccato. Che vuol dire: perché abbondasse il peccato? Perché dove mancava la grazia, il divieto accrebbe il desiderio; e, come quando si presume della propria forza, il male si fece grave.”)

            Romani 7,7-11

            ” Io non ho conosciuto il peccato se non mediante la Legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza, se la Legge non avesse detto: Non desiderare. Ma, presa l’occasione, il peccato scatenò in me, mediante il comandamento, ogni sorta di desideri. Senza la Legge infatti il peccato è morto. E un tempo io vivevo senza la Legge ma, sopraggiunto il precetto, il peccato ha ripreso vita e io sono morto. Il comandamento, che doveva servire per la vita, è divenuto per me motivo di morte. Il peccato infatti, presa l’occasione, mediante il comandamento mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. ”

            E infatti poco prima, in Romani 6:14, cosciente del fatto che è la legge che crea il peccato e che senza la legge il peccato è morto, San Paolo scrisse ” il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”.

            E noi cosa abbiamo ben pensato di fare, sapendo tutte queste cose? Semplice, abbiamo addirittura MAGGIORATO le prescrizioni della Scrittura modificando deliberatamente il sesto comandamento a Trento, aggiungendogli così tante prescrizioni (dal divieto della masturbazione -preso da una erratissima esegesi dell’episodio di Onan- a quello dei rapporti sessuali tra uomini e donne non sposati) che tale comandamento divenne rispettato solo dai Santi e dai sacerdoti casti (invero molti meno di quelli che si potesse pensare) e trasgredito da tutti gli altri.

            Abbiamo reso il sesto comandamento, con le sue mille prescrizioni aggiunte da noi e che non si trovano nella Scrittura, motivo di morte per milioni di cattolici, costretti a confessare continuamente gli stessi peccati e a vivere nel senso di colpa continuo.

            Ma tu lo sai i cambiamenti che sono stati fatti anche sulla Confessione? Lo sai che prima di Trento era obbligatorio confessare solo i peccati gravi commessi contro la comunità, ed era una confessione pubblica, mentre con Trento iniziò la Confessione attuale, dove dovevi confessare anche se avevi guardato le caviglie di questa o quella ragazza, perché altrimenti Astaroth o Azazel sarebbero venuti a prenderti durante il sonno?

            A questo punto sono io che faccio la domanda “perché non tornare alle 613 mitzvòt”. Dopotutto erano N volte più facili da rispettare dei comandamenti made in Trento. Che, non è sufficiente il decalogo dato da Dio a Mosè? C’era davvero bisogno della patch?

            Andiamo, su.

            “E riguardo al Decalogo, ti attieni alla versione dell’Esodo o a quella del Deuteronomio?”

            Le differenze principali tra le due versioni sono due riguardano il sabato e il non desiderare. In Esodo si chiede di ricordare il sabato per portare memoria del Dio creatore, mentre in Deuteronomio si chiede di santificare il sabato, cioè farne giorno di culto, per riconoscenza al Dio liberatore. Per quanto riguarda il X comandamento, la differenza `e in un’inversione dei due ternini “casa” e “donna” e l’uso in Deuteronomio di due verbi diversi. Il che potrebbe indicare una evoluzione della sensibilita e della situazione legale della donna nell’antico Israele.

            Infatti in una versione abbiamo questo

            “Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, nè il suo servo, nè la sua serva, nè il suo bue, nè il suo asino, nè cosa alcuna del tuo prossimo. ”

            E nell’altra questo

            “Non desiderare la moglie del tuo prossimo, non bramare la casa del tuo prossimo, nè il suo campo, nè il suo servo, nè la sua serva, nè il suo bue, nè il suo asino, nè cosa alcuna del tuo prossimo.”

            “Se in AL3 il Papa specifica: “desidero ribadire che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”, perché tu fai diventare un parere, pur autorevole, un pronunciamento che cambia il Magistero? Quale autorità hai per fare questo?”

            Io non ho nessuna autorità, Amoris Laetitia È indubbiamente Magistero, anche se ordinario e non straordinario. Quello che non ti è chiaro è il fatto che anche il Concilio Vaticano II ha natura eminentemente pastorale, ma questo NON significa che non valga sul piano dottrinale, anzi, nè che non debba essere applicato.

            Pensare che la Chiesa abbia convocato due Sinodi per lasciare tutto uguale sul piano pastorale è assurdo, e infatti Al sta venendo applicata in moltissime diocesi, la maggioranza.

            Questo teologo spiega bene la questione
            http://it.radiovaticana.va/news/2016/04/21/amoris_laetitia,_teologo_va_accolta_e_messa_in_pratica/1224560

            Purtroppo anche il Concilio Vaticano II è stato frenato in tutti i modi dai tre Papi antecedenti Papa Francesco, ma questo Papa è figlio del Concilio, per lui è naturale, e lo sta portando a compimento.

            In un’intervista del 2013 il Santo Padre disse di voler rilanciare l’idea di una chiesa al servizio dell’umanità in quanto tale, una chiesa “serva e povera” come disse negli anni del concilio Vaticano II Yves Congar: “Dobbiamo ridare speranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore. Poveri tra i poveri. Dobbiamo includere gli esclusi e predicare la pace”.

            Sul concilio Vaticano II, vittima negli ultimi anni di una vera e propria offensiva revisionista neoconservatrice, disse: “Il Vaticano II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti. Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare”.

            I Cambiamenti a cui stiamo assistendo adesso nella Chiesa sono cambiamenti che ci sarebbero stati già 50 anni fa, se il Concilio non fosse stato frenato in ogni modo è castrato da encicliche ultra conservatrici e pre conciliari (sia nello Spirito che nella Lettera) come Humanae Vitae.

            Buona domenica.

  • Vincent Vega ha detto:

    Si, è piaciuta molto anche a me. Soprattutto quei concetti relativi all’inferno sono importanti. Non hai idea di quanti ho sentito che si sono allontanati dalla Fede migrando verso buddismo e similari perché giudicavano incoerente il vecchio modo di parlare dell’inferno con l’annuncio di un Dio così buono da farsi uccidere per noi.

    Era importante approfondire quel dogma.

    Tanto per chiarire qual’era l’insegnamento di un tempo, Papa Innocenzo III, Concilio Laterano IV, costituzione 1, 1215, ex-cathedra: “c’è una sola Chiesa universale dei fedeli, al di fuori della quale nessuno assolutamente può salvarsi, e nella quale Cristo è contemporaneamente sacerdote e sacrificio…”

    Papa Bonifacio VIII, Unam Sanctam, 18 novembre 1302, ex-cathedra: “La Fede ci obbliga di continuo a credere di ritenere che vi sia una sola santa Chiesa cattolica e nello stesso tempo apostolica, cui credere fermamente e che confessiamo semplicemente, fuori della quale non c’è salvezza né remissione dei peccati… Di conseguenza noi dichiariamo, affermiamo e definiamo che è assolutamente necessario per la salvezza, per tutte le creature umane, essere sottomessi al pontefice romano.”

    Papa Clemente V, Concilio di Vienna, decreto n° 30, 1311-1312, ex-cathedra: “in verità, poiché non c’è che una sola Chiesa universale dei regolari e dei prelati secolari e di quelli che dipendono da essi, esenti e non esenti, al di fuori della quale nessuno è salvato, e che per tutti non c’è che un solo Signore, una sola Fede e un solo Battesimo…”

    Papa Eugenio IV, nel concilio di Firenze, Sess. 8, 22 novembre 1439, ex-cathedra, disse : “Chiunque vuole essere salvato deve prima di tutto avere la fede cattolica, poiché se qualcuno non la conserva intera e inviolata, senza alcun dubbio perirà per tutta l’eternità.”.

    Papa Eugenio IV, concilio di Firenze, “Cantate Domino”, 1441, ex-cathedra: “Essa (la Santa Chiesa Romana) crede fermamente, professa e predica che nessuno di quelli che si trovano al di fuori della Chiesa cattolica, non solamente pagani ma anche giudei o eretici e scismatici, potrà partecipare alla vita eterna, ma andrà nel fuoco eterno che è preparato per il diavolo ai suoi angeli a meno che prima della fine della sua vita non sia stato aggregato (associato) alla stessa Santa Chiesa Cattolica. La Chiesa professa anche che l’unità del corpo della Chiesa ha un tale potere che i sacramenti della Chiesa non hanno utilità per la Salvezza che per coloro che restano in essa, solo per essi digiuni, elemosine e tutti gli altri doveri della pietà e gli esercizi della milizia cristiana causano le ricompense eterne, e che nessuno può essere salvato, grandi che siano le sue elemosine, anche se egli versa il suo sangue per il nome di Cristo, se non è restato nel seno e nell’unità della Chiesa cattolica.”

    E potrei citare molte altre dichiarazioni in tal senso.

    Oggi queste sono idee semplicemente impensabili. È semplicemente impensabile che Dio mandi in perdizione gran parte dell’umanità. Addirittura al Concilio di Firenze hanno detto che anche i martiri per Cristo si sarebbero dannati se non fossero entrati nella Chiesa, perciò anche tutti i martiri ortodossi. Insomma, robe impensabili appunto. Ci voleva proprio un chiarimento sul dogma dell’inferno, in modo da renderlo non più in contraddizione con la divina bontà.

    Oggi sappiamo che solo chi rifiuta Dio fino all’ultimo, anche vedendoLo faccia a faccia prima che l’anima lasci il corpo, si danna. Chi ha detto un no eterno a Dio, insomma, non certo perché uno è buddista.

    La dottrina sull’inferno è cambiata molto, ma è un bene che sia stata approfondita, perché insegnata come era insegnata una volta rendeva il nostro Dio incredibile, cioè non credibile.

    • lorenzo ha detto:

      La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, “il fuoco eterno” [Cf Simbolo “Quicumque”: Denz. -Schönm., 76; Sinodo di Costantinopoli: ibid., 409. 411; 274]. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira. (CCC 1035)

      • Vincent Vega ha detto:

        Si ma perché un’anima muoia in stato di peccato mortale deve rifiutare anche la salvezza che Dio concede in punto di morte.

        Posto di nuovo da qui, cercate sulla rete Padre Cavalcoli, è un anti modernista doc.

        http://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2016/06/01.06.2016-Giovanni-Cavalcoli-MISERICORDIA-E-CONDANNA-ETERNA-TRA-IL-CAPPUCCINO-DELLA-MISERICORDIA-ED-I-CORNETTI-ANONIMI.pdf
        “Col sopravvenire della morte, l’anima si separa dal corpo. Resta in- dubbiamente dotata del libero arbitrio e può esercitarlo riguardo alle creature e a se stessa, ma non può più esercitarlo nella scelta o meno di Dio, perché questa è una scelta definitiva e irrevocabile, che al momento della morte l’anima fa per sempre, senza poter più avere ripensamenti o tornare sulla sua scelta, come aveva possibilità di fare in vita. In questo momento, infatti, inizia il tempo ― detto propriamente “eviternità”12 ― della retribuzione eterna, paradiso o inferno. Il purgatorio è un periodo di preparazione al paradiso.
        L’anima può oscillare riguardo a Dio durante la vita terrena, perché in quelle condizioni Dio non le appare svelatamente ed immediatamente nella sua infinita amabilità, sì da obbligarla ad aderire a Lui in modo assoluto e senza incertezze, ma la seduzione del peccato e del demonio esercita su di lei un certo influsso, che tende ad allontanarla da Dio.
        Da qui la possibilità ora di aderire a Dio, ora di rifiutarlo. Invece, al momento della morte, nel quale l’anima si separa dal corpo, Dio Si offre con chiarezza per l’ultima volta come oggetto di scelta. Per l’ultima volta Egli of- fre la sua misericordia salvifica. È l’ultima chance. Se la misericordia è rifiu- tata, resta la giustizia, ossia la dannazione.
        A questo punto, l’anima può scegliere per sempre con totale certezza, per cui, di ciò che sceglie ― o Dio o contro Dio ―, non potrà non essere per sempre certa, a differenza di quanto avveniva nella vita terrena, durante la quale, per l’oscurità dell’esistenza e l’oscillazione della volontà, poteva sempre mettere in discussione la scelta fatta.”

        E non può essere altrimenti, perché in caso contrario tutti quelli morti di morte improvvisa con dei “peccati mortali” alle spalle sarebbero condannati, anche se morti a 18 anni e con peccati da poco, mentre invece i gerarchi nazisti come Priebke che hanno vissuto fino a 100 anni si salverebbero (visto che Priebke invecchiando ha avuto modo di riflettere e pentirsi) e questa sarebbe una ingiustizia assoluta. La salvezza legata alla possibilità di fare una “buona morte” e negata da una morte improvvisa per un incidente. È possibile? Decisamente no. A meno che il vero Dio sia Baal e non Gesù Cristo.

        Cito dal Catechismo, che come al solito hai citato in maniera monca, per avallare la tua chiave di lettura falsa.

        “1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: « Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv 3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. 628 Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola « inferno ».”

        Anche il Catechismo parla di autoesclusione, ma perché sia tale deve essere auto esclusione reale, non fittizia.

        E se così non fosse Ratzinger non avrebbe mai scritto queste parole nell’enciclica Spe Salvi ai paragrafi 45 e 46

        “Ci sono persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola ‘inferno’. Dall’altra parte possono esserci persone purissime, che si sono lasciate interamente penetrare da Dio e di conseguenza sono totalmente aperte al prossimo – persone, delle quali la comunione con Dio orienta già fin d’ora l’intero essere e il cui andare verso Dio conduce solo a compimento ciò che ormai sono. Secondo le nostre esperienze, tuttavia, né l’uno né l’altro è il caso normale dell’esistenza umana. Nella gran parte degli uomini – così possiamo supporre – rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio…”.

        Ratzinger, in questa enciclica, fa capire che solo coloro che “hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore andranno all’inferno, mentre per la maggior parte degli uomini “rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio”.

        Anche perché se così non fosse i cristiani farebbero a meno di andare all’inferno, perché saremmo in un inferno di paure e regole già su questa terra.

      • lorenzo ha detto:

        Da quello che scrivi si evince che non sai cosa significhi ex-cathedra e disquisisci di quello che il Magistero avrebbe o non avrebbe affermato?

        • Vincent Vega ha detto:

          Lo so benissimo cosa significa, ho riportato i testi degli antichi Concili pari pari.

          Quello che volevo evidenziare è che cose come queste

          Papa Eugenio IV, concilio di Firenze, “Cantate Domino”, 1441, ex-cathedra: “Essa (la Santa Chiesa Romana) crede fermamente, professa e predica che nessuno di quelli che si trovano al di fuori della Chiesa cattolica, non solamente pagani ma anche giudei o eretici e scismatici, potrà partecipare alla vita eterna, ma andrà nel fuoco eterno che è preparato per il diavolo ai suoi angeli a meno che prima della fine della sua vita non sia stato aggregato (associato) alla stessa Santa Chiesa Cattolica. La Chiesa professa anche che l’unità del corpo della Chiesa ha un tale potere che i sacramenti della Chiesa non hanno utilità per la Salvezza che per coloro che restano in essa, solo per essi digiuni, elemosine e tutti gli altri doveri della pietà e gli esercizi della milizia cristiana causano le ricompense eterne, e che nessuno può essere salvato, grandi che siano le sue elemosine, anche se egli versa il suo sangue per il nome di Cristo, se non è restato nel seno e nell’unità della Chiesa cattolica.”

          Dopo il Concilio Vaticano II sono semplicemente impensabili. Oggi la Chiesa crede che Dio doni a tutti la possibilità di salvezza, e che di certo essa non sia preclusa a coloro che non si sono sottomessi al romano Pontefice.

          Anche perché sarebbe un Dio buono quello che manda in perdizione eterna i martiri ortodossi, i buddisti e qualunque altra persona non sia stata convinta ad entrare nella Chiesa Cattolica, anche se in vita erano persone straordinarie?

          Ovviamente no. Sarebbe un sordido macellaio degno solo del’universale disprezzo, altrochè adorazione. In questo caso Satana e i suoi angeli avrebbero fatto la scelta giusta.

        • Vincent Vega ha detto:

          E il fatto che certe affermazioni siano state fatte ex cathedra in alcuni Concili non cambia ciò che dico, ovvero che il pensiero della Chiesa riguardante la salvezza dei non cattolici è PROFONDAMENTE E RADICALMENTE cambiato da quei tempi.

          Per rendersene conto è sufficiente leggere nostra aetate http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_it.html

    • lorenzo ha detto:

      Da quello che scrivi si evince che non sai cosa significhi ex-cathedra e disquisisci di quello che il Magistero avrebbe o non avrebbe affermato?

  • Vincent Vega ha detto:

    Non stavo parlando di chi riceve la grazia in articulo mortis, ma anche di chi muore di morte improvvisa.
    È impossibile che la salvezza sia legata alla fortuna di poter fare una “buona morte” e negata dalla disgrazia di una morte improvvisa, ad esempio un incidente.

    Ed è il motivo per il quale la Chiesa non afferma la dannazione di nessuno (al contrario delle beatificazioni), proprio perché fino all’ultimo c’è la possibilità di salvarsi

    Sperare la salvezza eterna per la stragrande maggioranza degli uomini non è contrario alla fede. Questa tesi è avallata dall’autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da non pochi teologi contemporanei, tra i quali Guardini e Daniélou, de Lubac, Ratzinger e Kasper, e da scrittori cattolici come Claudel, Marcel e Bloy.

    La soluzione proposta da queste persone, secondo la quale Dio non condanna alcuno, ma è l’uomo, che si rifiuta in maniera definitiva all’amore, a condannare se stesso, è l’unica che permette di conciliare l’inferno con la divina bontà.

    Andhe Perchè la Sacra Scrittura, accanto a tante minacce, contiene pure molte parole di speranza per tutti e, se noi trasformiamo le prime (le minacce) in fatti oggettivi, le seconde perdono ogni senso e ogni forza.

  • lorenzo ha detto:

    E’ politicamente corretto affermare che le vittime gay della strage di Orlando siano 49: in realtà sono 50.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-orlando-niente-omofobia-ma-una-semplice-vendetta-16602.htm