L’ontologica differenza tra l’uomo e l’animale, ne parla il filosofo Sergio Givone
- Ultimissime
- 23 Giu 2016
di Sergio Givone*
*ordinario di Filosofia ed estetica presso l’Università degli Studi di Firenze
da “Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito” (Olschki 2016)
Baghdad, Mosul e Damasco hanno poco a che fare con Orlando, Parigi e New York. Ma è sempre la stessa violenza? Si, è sempre la stessa. Cambiano i modi e le forme del suo manifestarsi, ma in fondo… Questo fondo è ciò che da sempre si è deciso chiamare l’animo umano, è lì che va stanata se vogliamo capirci qualcosa. Lì abitano le ossessioni e i fantasmi che la generano. A cominciare dall’idea demoniaca che solo la violenza possa eliminare la violenza e portare la pace.
Lo schema è il seguente. Poiché l’altro e il diverso minacciano la nostra identità, invece di mettere in questione questa pretesa identità preferiamo opporci all’altro, al diverso, allo straniero. Fino al loro annientamento. Sperando così di ricompattare l’identità sociale a rischio di disgregazione. Ma a essere innescata è una spirale che sancisce il trionfo della violenza, non la sua limitazione. Lo si vede tanto nelle faide tribali quanto nelle guerre fra gli Stati, come nel caso del terrorismo.
Tutto ciò fa pensare che la violenza sia una pulsione connaturata all’essere umano e che le occasioni scatenanti possano essere molteplici, praticamente infinite. Ma dire che la violenza appartiene all’uomo per natura si presta a più di un equivoco. Che cos’è infatti “natura” per l’uomo? E’ la sua provenienza. E’ l’antica selva da cui proviene e in cui è stato forgiato il suo carattere, il suo peculiare modo di essere. Non a caso la nostra origine è posta in quello che si chiama stato di natura. Ossia lo stato dove vige una sola legge: uccidere o essere uccisi. E dove homo homini lupus.
C’è però da dubitare che la nostra origine sia davvero quella. Con ciò non si vuole assolutamente mettere in discussione l’evoluzione della specie. Ma alzare lo sguardo su un piano di ordine superiore, il piano etico. Bisogna farlo, non si può non farlo, dal momento che l’uomo è bensì natura, ma anche cultura. Ebbene, se immaginiamo la vita dell’uomo nello stato di natura (e non è poi così difficile, visto che l’uomo nello stato di natura ricade sempre di nuovo, oggi come ieri, e lo dimostra proprio la violenza di cui è capace), dobbiamo concludere che quello stato non è affatto originario. Noi non siamo fatti per esso (“fatti non foste per vivere come bruti”). Non siamo fatti per uccidere o essere uccisi. Siamo fatti per altro. In una parola: per essere quelli che dovremmo essere, ossia creature capaci di moralità.
Lo dimostra una semplice considerazione. L’uomo che si comporta come nello stato di natura non è un uomo. E’ un animale selvaggio, una bestia, un mostro, ma non un uomo. Ancor più dell’antropologia, la metafisica aiuta a far luce su questo tratto fondamentale dell’essere umano. Nello stato di natura l’uomo appare spaesato e perso. Come precipitato in un mondo che non è il suo. La violenza lo degrada. Qualsiasi atto di violenza lo svilisce, lo rende indegno. Non così l’animale. La vita dell’animale è pura violenza. Ma l’animale che aggredisce e uccide poi torna in pace con se stesso e con il suo mondo. Al contrario nell’uomo non c’è violenza che si lasci ricomporre senza strascico. Tanto che l’uomo, dopo aver ucciso, arriva a profanare il cadavere della sua vittima: lo ha fatto Achille su Ettore e lo fa chiunque partecipi ad un genocidio. Ed è proprio questo di più, questo eccesso a evidenziare la contraddizione. A questo proposito la metafisica parla di una decaduta e di una natura originalmente integra, a significare l’abdicazione dell’uomo alla propria umanità.
Allora la violenza da dove viene? Dobbiamo scendere ancora più a fondo in quel fondo senza fondo che è l’anima dell’uomo. Per trovare che cosa? Per trovare ciò per cui l’uomo è davvero fatto, per trovare la vera origine dell’uomo. L’uomo non è fatto per fare il male. L’uomo è fatto per fare il bene o il male. E se è fatto per fare il bene o il male, questo vuol dire che l’uomo si trova originariamente, in ogni momento della sua vita a scegliere: fra il sì e il no, fra l’essere e il non essere, fra la vita e la morte. E’ il momento vertiginoso della libertà. Vertiginoso perché non è che esperienza del nulla, come ben sa chi non è da nulla costretto, a nulla vincolato, ma nondimeno deve scegliere, deve decidere.
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34 commenti a L’ontologica differenza tra l’uomo e l’animale, ne parla il filosofo Sergio Givone
Gli animali non possono e non vogliono essere violenti.
È la legge di Natura, ovvero di Dio che li obbliga ad uccidere per vivere.. come obbligato è anche l’uomo.
Solo che l’uomo uccide anche senza bisogno: l’uomo uccide per divertimento.
È l’uomo il segno del fallimento divino, la legge di Natura il segno della sua malvagità.
Ti sei risposto da solo. Gli animali non vogliono, nè possono fuggire dalla loro condizione. Loro devono (è catena alimentare, è evoluzione, non è nè bene nè male). Noi invece possiamo impedire alla nostra “natura” di controllarci, possiamo evitare di dipendere dai nostri geni. A noi è affidato il progetto divino. A noi il compito di sfruttarlo a dovere o di lasciarsi trasportare da questa natura. A noi poi il diritto e l’obbligo di goderne (o di pagarne) le conseguenze. Il bene e il male non esistono per l’universo. Il bene e il male, come concetti, esistono solo per noi. E continuiamo a parlare di differenza quantitativa….
Ma se non è né bene né male, allora Dio non esiste! Non è Esso stesso a determinare la differenza dicotomica tra bene e male?
Se scegli Dio è bene.
Se rifiuti Dio è male.
Tutto qui.
Appunto, allora perché dire né male né bene?
Perché non dirlo se chiarisce l’effetto?
Perché gli animali non possono scegliere.
Esatto. Come fa notare K. Lorenz, il lupo vincitore vorrebbe sgozzare lo sconfitto che si arrende, ma non può.
Viva Cristo Re
Ti sbagli, hai commesso due errori:
1- la catena alimentare è male perchè costringe le creature ad uccidersi a vicenda per sopravvivere e prevede la legge del piu forte dove è il piu debole a morire, e questo vale da sempre prima della comparsa dell’uomo
2- neanche l’uomo può sfuggire alla catena alimentare e alle leggi di natuira: infatti tu uccidi per mangiare, e sei obbligato a riprodurti e a sottostare a tutti i principali istinti. Non solo: sei ancora piu soggetto agli istinti visto che nessun altro animale fa guerre o incatena altri esseri per divertimento.
E infatti macellare animali o vederli in gabbia per il tuo divertimento lo chiami addirittura “sfruttamento a dovere”, di sicuro sei a favore di caccia, circhi, salame ecc…
allora caro Anto19925 lo vedi che anche tu uccidi e che sei peggio degli animnali perchè uccidi anche senza necessità?
Vedi che l’uomo, in quanto violento nonostante una (presunta) inteligenza, è un totale fallimento?
Un progetto dove ognuno deve sbranare il prossimo per sopravvivere non mi sembra affatto divino.
Gli animali già si comportano a dovere poichè rifiutano la violenza, tu ancora no.
No Richard gli animali non rifiutano la violenza, fanno quello che devono fare, fine.
Caro Richard, facciamo un ripassino di etologia: K. Lorenz, ne “L’anello di re Salomone” dice esplicitamente che il lupo vincitore vorrebbe sgozzare lo sconfitto in posizione di resa, ma non può, non è libero di farlo.
Non è Enea che uccide Turno ormai inerme, non è un uomo libero e responsabile.
Viva Cristo Re
@Richard
Gli animali non possono essere violenti, allo stesso modo gli animali non possono essere benevoli.
Quando dici “vogliono” è lì l’errore, gli animali non possono “volere”, sono guidati dall’istinto, per cui qualsiasi cosa facciano non sono nè buoni nè cattivi.
L’uomo non è il segno del fallimento divino ma il luogo dove agisce la libertà e la libertà non è tale se non permette il rifiuto cioè scegliere il male.
L’uomo è l’unico animale che può sbagliare o fare giusto.
Aggiungo che il fallimento divino sarebbe se il divino si fosse limitato ad un comportamento “automatico” come quello animale.
Un po’ come gli uomini che invece di avere un figlio si accontentano di un cane.
Ti piace vincere facile…
“La vera sfida con un figlio è che tu fai una persona che diventerà libera.
Il cane, il gatto, ti daranno un affetto “programmato”, non libero…”
Papa Francesco
Io non farò figli, non perché mi piace vincere facile, ma so che per i miei potenziali bambini, in un mondo che non potrà offrire ciò che ha offerto a me nella giovinezza, non saranno felici e mi malediranno. Poi non capisco perché ce l’abbiate tanto con chi non voglia fare figli, gli ordini ecclesiastici sono celibi dal consiglio di Nicea!
L’amore non ha confini, ti lascio un nome a cui forse sarai indifferente, ma da una grande lezione a te e al Papa: DENALI.
Questa frase denota una profonda ignoranza in materia, gli animali e soprattuto quelli molto socievoli come cani, delfini e maiali amano perche vogliono farlo, hanno simpatie e antipatie, hanno pensiero cognitivo e creativo, sono capaci di apprendimento e di scelte proprie personali.
Elefanti o cani come dobbermann hanno una psicologia complessa, e spesso cadono in depressione quando l’uomo, come te che ti ritieni superiore dimostrandoti in questo inferiore, li abbandona, li tortura e li incatena.
Se per un momnento e per ipotesi, un animale potesse comunicare direttamente con noi, prova a spiegargli come mai l’uomo molto intelligente prima produce e poi butta tonnellate di cibo e poi muore di fame!!
Tutte le creature vogliono essere felici.
Le ultime scoperte scientifiche sul comportmento animale abbattono tanti stereotipi e luoghi comuni, sono registrati tanti comportamenti che vanno contro l’istitnto, come ad esempio un leone marino che cattura una preda senza ferirla e la porta ad un sub come dono di amicizia, e questo è stato filmato e mostrato a SuperQuark su RaiUNO.
Oppure individui di uccelli e scimmie che risolvono problemi complessi, con soluzioni originali e imparando nuovi comportamenti.
Gli animali sono ben coscienti di sè, ovviamente con le sfumature dovute alla complessità cerebrale e della loro psiche, per questo molto presto dovrà essere legiferato sui loro diritti ampliando il termine “persone” a tutte le creature.
L’uomo, e quindi anche tu, non è affatto libero dall’istinto: e la lotta per la sopravvivenza, che è un istinto, non è mai finita.
Mi sono sempre chiesto perchè se Dio è buono ha creato una natura tanto necessariamente crudele.
Accumulare pietre sarebbe senso del divino? Bravo Precisino, continua a leggere il Fatto Quotidiano 😀
C’è tanto da scoprire, ad esempio come possa l’ateo credere a tutto facendo sempre la figura del boccalone.
C’è ancora molto da scoprire…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/08/scimpanze-con-il-senso-del-divino-e-del-sacro-accumulano-pietre-davanti-agli-alberi-come-se-fosse-rituale-simbolico/2526418/
A parte il fatto che sono notizie tutte da interpretare con assoluta cautela.
Sarebbe la conferma che il senso religioso appartiene a qualsiasi essere con anche minima capacita di ragione.
Come dice la Bibbia l’anima è infusa in ogni essere animale, dall’uomo alle bestie.
Tutto è stato creato da, in e per Cristo, uomini, animali, piante e sassi.
L’uomo però ha la ragione e la libertà, gli animali hanno l’istinto e non sono liberi.
L’uomo 97% di anima e lo scimpanzè 3% di anima, sempre meglio di niente direbbe qualcuno.
Ironia a parte, questi studi, sempre che venissero confermati, dimostrerebbero come la differenza ontologica tra uomo e animale non è insalvabile e la spiegazione sarebbe proprio nei normali processi evolutivi. L’uomo disporrebbe quindi di una normale caratteristica animale però rinforzata rispetto ad altri esseri, come questi possono avere maggior forza, agilità, vista, istinto, ecc.
Smettiamola con queste scemenze, il fatto che l’uomo condivida il 97% dei geni con gli scimpanzè non ha un gran significato, abbiamo il 50% dei geni delle banane, quindi siamo metà banane?
Tra l’altro ormai è noto che non è il numero e la presenza dei geni a fare la differenza ma la loro organizzazione che anche con minime variazioni dà effetti immensamente distanti.
Per intenderci prendi due orchestre uguali, falle dirigere a due direttori diversi avrai risultati opposti, anche con lo stesso spartito.
Ormai anche la scienza si rende conto che c’è qualcosa di incolmabile tra l’animale e l’uomo, non siamo semplicemente qualcosa in più, siamo totalmente altro.
Ci sono numerosi articoli qui su UCCR basta che cerchi.
Perchè tiri fuori la genteica? Qui la gentetica non c’entra nulla, io mi sono solo rifatto alle tue parole: sarebbe la conferma che il senso religioso appartiene a qualsiasi essere con anche minima capacita di ragione
Cominciare a riconoscere che anche altri animali hanno minime capacità di ragione non è poco, anche perchè questa cosa non l’avete mai riconosciuta e se ora lo fate sono il primo a rellegrarmene.
Lo so che non è poco, ritengo comunque la notizia molto interpretabile.
La genetica l’hai tirata fuori tu, seppur in maniere ironica.
Alèudin non farti fregare dal furbo poeta frusinate Pierluigi Fratarcangeli (alias Precisino), lo studio che linka non c’entra nulla con quello originale, dove non si parla affatto di “capacità di ragione”, di “anima” e di “senso del divino”.
Lo studio è questo: hanno osservato per la prima volta degli scimpanzé accumulare pietre da lancio in alberi cavi e poi lanciarle contro gli stessi alberi. Spiegano chiaramente che si tratta di rituali agonistici caratteristici degli scimpanzé maschi, “tutti i comportamenti associati a un tipico comportamento degli scimpanzé”. Nella discussione però cercano di realizzare un’introspezione psicologica accennando ad un possibile “contesto simbolico”, simile a quello degli indigeni che accumulavano pietre vicino agli alberi ritenuti sacri. Ma si tratta appunto di deduzioni assolutamente ipotetiche e certamente errate, infatti nella voce “risultati” loro stessi scrivono che il comportamento che hanno osservato è chiaramente territoriale e realizzato solo dagli scimpanzé maschi, oltretutto non è mai stato osservato prima (quindi decade l’ipotesi del “comportamento simbolico”).
Qui lo studio originale: http://www.nature.com/articles/srep22219
Grazie.
Mi fa piacere che ogni tuo intervento sia un autogol. “Questi studi, sempre che venissero confermati, dimostrerebbero come la differenza ontologica tra uomo e animale non è insalvabile”, scrivi.
Quindi:
1) Lo studio non solo non è stato confermato, ma non c’entra nulla con l’articoletto del Fatto Quotidiano che linki, nessun ricercatore parla di “anima”, “senso del divino” o robe del genere e tu, essendo un credulone ateo, leggi il Fatto piuttosto che lo studio originale, dimostrando la tua ignoranza. Gli autori dello studio hanno spiegato che stanno tentando di interpretare il senso dell’accumulare delle pietre, concludono che si tratta di un gesto territoriale oppure di un “contesto più simbolico”, ricordando il comportamento degli indigeni nei confronti degli alberi “sacri”. Peccato che gli stessi studiosi ammettono che non hanno mai trovato nulla di simile prima, quindi decade automaticamente la seconda ipotesi. In ogni caso si tratta di introspezioni psicologiche indimostrabili e vengono sparate mediaticamente per la retorica contro la sperimentazione medica (leggi articolo Fatto Quotidiano) e a cui tu abbocchi essendo uno stupidone credulone ateo. http://www.nature.com/articles/srep22219
2) Hai finalmente ammesso che la differenza ontologia tra uomo animale è insalvabile, infatti questo studio non c’entra nulla con quanto hai scritto, si tratta di un tentativo di controversa introspezione psicologica in cui l’ipotesi di spiegazione simbolica viene a mancare proprio per l’unicità del ritrovamento. Rimane l’ipotesi di comportamento territoriale, ben comprensibile e spiegabile con la legge naturale a cui sono sottoposti gli animali, non gli uomini. Quindi la differenza è insalvabile, lo hai ammesso tu.
Ahah, se sono deduzioni certamente errate non c’è nemmeno bisogno di dire che non sono confermate!
In ogni caso non mi sono nemmeno espresso su certe ipotesi (ce ne sono da diversi fronti), infatti il mio unico commento è stato: “c’è ancora molto da scoprire…”
Per oggi mi basta aver letto l’ammissione di un credente che dice che anche gli animali sono dotati di un minimo di ragione e che anche loro possono avere un’anima religiosa.
…….
Aléudin, mai parlato di genetica, neanche di striscio.
Anche se fossero confermate, e non lo sono, sono deduzioni errate. Ridi pure, ma cerca anche di capire.
Il problema è che non sono mai state fatte le deduzioni che vorresti far passare tu, avendo creduto, da beota credulone, al titolo del Fatto Quotidiano, mentre lo studio dice ben altro. Brutta figura, ancora una volta.
Lasciando perdere il tuo infantile commento sul “credente”, replico sullo stesso livello dicendo che a me basta aver avuto la conferma che l’ateo è troppo credulone per poter essere dotato di ragione. Sei un testimone davvero controproducente per il fantomatico razionalismo ateo, anche se effettivamente dimostri di avere qualcosa in comune con le bestie alle quali vorresti appartenere per tentare di negare Dio. Detto anche: autolesionismo beota.
Allora ho interpretato male, tu intendevi proprio dire che lo scimpanzè ha un po’ d’anima e l’uomo un po’di piu, non ti riferivi alle solite baggianate di tot geni qua e tot geni di là.
Ok, capito.
Comunque io non ho ammesso nulla, ho semplicemente riconosciuto che tutto, ripeto, tutto fà parte del piano divino.
Anche le piante hanno l’anima (vegetativa), gli animali (sensibile) e l’uomo quella razionale.
Ora nel qual caso un animale dovesse indubitabilmente dimostrare di essere razionale dovrei prenderne atto ma a quanto vediamo, filosoficamente e scientificamente, non è così, l’uomo è totalmente altro dagli animali, non qualcosa in più.
Notevole concordanza con una notevole rewiew recentemente apparsa di Liotti (cognitivista) e Cortina (psicoanalista) che rilegge l’evoluzione umana riscoprendo e fondando anche l’intrinseca dimensione di cooperazione presente nei geni e nell’epigenesi umana: aggressività ma anche cooperatività… senza la seconda nessuna sopravvivenza dell’homo sapiens, quindi la “selezione naturale” si fa sempre più “culturale”…
perché siete così convinti che gli animali non facciano scelte? Ne avete mai osservato qualcuno? Io ho un cane che spesso compie delle scelte. Ad esempio se gli dico di uscire a volte esce subito. Altre volte devo avvicinarmi e alzare la voce. É evidente che non gli va di uscire, ma alla fine si rassegna. Un paio di volte l’ho dovuto trascinare in giardino di peso. Non saranno questioni capitali, ma secondo me indicano la presenza di una volontà.
Credo si parli di scelte morali: fare il bene o fare il male.
Scelte entro parametri precisi e predefiniti, con volontà limitata e non libera (non completamente). Non credo che il suo cane la abbia mai morso, nemmeno quando lo ha preso di peso… quella sarebbe stata una scelta totalmente libera, benchè negativa. Invece lei è il suo “Alfa” (sto semplificando, ovviamente, il rapporto tra Alfa del branco in cattività e figura paterna nella famiglia di lupi allo stato naturale) ed il cane può fare solo resistenza passiva.
Vedere alla voce K. Lorenz.
Gli animali sono magnifici e li ritroveremo in Paradiso, ma non sono persone.
Viva Cristo RE