Con il fine-tuning la scienza moderna porta a Dio

fine tuningIl Messiah College si trova in Pennsylvania ed è stato riconosciuto dalla Princeton Review come la miglior università del nord-est degli Stati Uniti. A guidare il dipartimento di Filosofia c’è il prof. Robin Collins, formatosi sotto l’ala del celebre Alvin Plantinga.

Collins, forte anche di un dottorato in Fisica all’Università del Texas, è un esponente di rilievo dell’argomento filosofico del fine-tuning (detto anche “argomento teleologico”), secondo il quale le perfettamente ottimizzate e finalizzate leggi e costanti della fisica rivelano l’esistenza di una causa intelligente dell’universo.

Una tesi molto affascinante, che ha condotto al deismo uno dei principali fisici inglesi, Paul Davies, nonché l’ateo più famoso del mondo, il filosofo Antony Flew, che ha annunciato la conversione nel 2005. «Le scoperte della fisica moderna e della cosmologia negli ultimi 50 anni», ha infatti affermato Collins in un’intervista televisiva del 2008, «hanno dimostrato che la struttura dell’universo è impostata in modo straordinariamente preciso per l’esistenza della vita; se la sua struttura fosse leggermente diversa, anche per uno straordinariamente piccolo grado, la vita non sarebbe possibile».

La sintonizzazione fine è rilevabile nelle leggi di natura, nelle condizioni iniziali dell’universo, ma «anche le costanti fisiche che regolano la struttura dell’universo», ha proseguito il filosofo americano, «devono rientrare in una gamma estremamente ristretta perché la vita possa esistere. Ad esempio, se la costante cosmologica fosse stata leggermente superiore, l’universo si sarebbe espanso troppo velocemente per la formazione delle galassie e delle stelle, se invece fosse stata anche solo leggermente inferiore rispetto a quanto è, l’universo sarebbe collassato su se stesso». D’altra parte, lo ha riconosciuto anche Stephen Hawking nel suo bestseller Dal big bang ai buchi neri: «Il fatto notevole è che i valori di questi numeri [cioè le costanti fisiche] sembrano essere stati molto finemente regolati per rendere possibile lo sviluppo della vita». Infine, anche l’iniziale distribuzione dell’energia di massa al momento del Big Bang avrebbe dovuto avere una configurazione estremamente speciale per permettere l’esistenza della vita, una possibilità «che il matematico Roger Penrose, della Cambridge University, ha calcolato essere dell’ordine di 1 su 1010123. Un numero incredibilmente piccolo».

Certo, c’è chi ha teorizzato una spiegazione alternativa alla creazione divina e, come più volte abbiamo accennato su questo sito web, quella più sostenuta è la cosiddetta ipotesi del Multiverso, secondo la quale vi sarebbe un numero enorme di universi con diverse condizioni iniziali, costanti fisiche e leggi naturali. «Semplicemente per caso», ha spiegato Collins, «almeno un universo avrà certamente la “combinazione vincente” per la vita e gli esseri che lo abitano guarderanno indietro stupiti di quanto sono stati fortunati. Siamo dunque solo il prodotto di una “lotteria cosmica”». Il dio caso puntualmente ritorna come tappabuchi, dunque, usato come spiegazione omnicomprensiva. Ma come questi universi sono emersi? «In genere, la risposta è postulare un qualche tipo di processo fisico, che chiamerò “universe generator”. Il problema è che anche questo “universe generator” deve aver avuto la giusta serie di leggi (e condizioni iniziali) per poter produrre anche un solo universo adatto alla vita. Dopo tutto, anche un banale elemento come una macchina del pane, che sforna solo pagnotte invece di complicati universi, deve avere il giusto insieme di meccanismi e programmazione per funzionare, utilizzando gli ingredienti esatti (farina, lievito ecc.) in esatte proporzioni. Ciò significa che l’ipotesi del Multiverso sposta semplicemente il problema del fine-tuning a livello dell'”universe generator” stesso». Senza considerare, inoltre, che si tratta di una ipotesi puramente teorica, impossibile da verificare e perciò al di fuori del campo scientifico, come ha spiegato proprio su questo portale il matematico italiano Paolo Di Sia.

Una seconda risposta è che l’universo esiste come un fatto che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, la nostra esistenza è semplicemente un “incidente fortunato”. E non c’è nient’altro da dire. Certo, commenta il filosofo americano, «non si può assolutamente escludere questa possibilità, cose straordinariamente improbabili possono accadere e il nostro universo potrebbe essere una di esse. Ma, credo che la messa a punto dell’universo fornisca prove più convincenti per quello che si definisce “principio di verosimiglianza”, ma che io chiamo “principio di sorpresa”. Ogni volta che un’ipotesi risulta essere molto più sorprendente rispetto ad un’altra, bisognerà tendere in favore dell’ipotesi meno sorprendente. Immaginate un processo per omicidio nel quale le impronte digitali dell’accusato corrispondano precisamente a quelle presenti sull’arma del delitto. In circostanze normali, per la giuria si tratta di una forte evidenza di colpevolezza perché la questione verrebbe giudicata non sorprendente per l’ipotesi di colpevolezza e molto sorprendente per l’ipotesi di innocenza. Pertanto, il principio di sorpresa dice che la non sorpresa vale come una forte evidenza».

Concludendo il paragone, «allo stesso modo si potrebbe sostenere che la sintonizzazione fine dell’universo, tale da produrre la vita intelligente, è molto sorprendente se rimanesse un bruto e ipotetico fatto di ipotesi, ma non lo è se porta ad ipotizzare il teismo. Pertanto, seguendo il principio di sorpresa, la messa a punto fornisce una prova significativa a favore del teismo rispetto ad un semplice bruto e ipotetico fatto, non prova che il teismo è certamente vero perciò la fede, intesa come un modo speciale di conoscenza, simile alle nostre intuizioni etiche, svolge ancora un ruolo essenziale verso Dio. La sintonizzazione fine offre significative prove a conferma di questa convinzione, nonché una significativa sfida per coloro che sostengono che le scoperte della scienza taglierebbero fuori la fede in Dio».

La redazione
(articolo inserito nell’archivio tematico dedicato agli indizi filosofici dell’esistenza di Dio)

51 commenti a Con il fine-tuning la scienza moderna porta a Dio

  • sara ha detto:

    Wow!!!…
    Grazie, date una Bella risposta ad un dibattito recente Sulla scienza e Dio.

    In questo caso io confermo se posso( data la tesi dell’articolo).

    DIO NON GIOCA A DADI CON L’UNIVERSO.

  • Max ha detto:

    Io rimango scettico di fronte ad argomenti come il “fine tuning”.

    Non sappiamo ancora abbastanza di Cosmologia e Fisica delle particelle per essere sicuri che il nostro sia un Universo “fine tuned” per l’esistenza della vita. Non sappiamo come sono “legate” tra di loro le constanti fisiche e/o le dimensioni caratteristiche dell’Universo. Per esempio, quando si dice “se tale costante fosse leggermente diversa…” assume che le altri costanti, forze e dimensioni non cambino. Ma e’ davvero cosi’? Chi ci assicura che non salti fuori qualcos’altro, un’altra forza fondamentale per esempio, totalmente inaspettato? E se tale qualcos’altro avesse permesso vite in forme diverse da quelle che conosciamo oggi sulla Terra?

    Imho, gli argomenti di Aristotele e San Tommaso D’Aquino rimangono ancora cogenti per dimostrare l’esistenza del Dio cristiano, non argomenti scientifici. Mi sembra una maniera per “rimpicciolire” Dio: non sappiamo perché una cosa e’ cosi’, allora ricorriamo a Dio. Sant’Alberto Magno ed Oresme mettevano in guardia contro pensieri del genere.

    Infine, sempre San Tommaso diceva che la Provvidenza Divina puo’ agire in un Universo apparentemente casuale.

    • Woody85 ha detto:

      Ma non la farei così tragica, è un argomento filosofico che parte da un’evidenza scientifica che non potrà mai essere confutata: l’Universo ci stava in qualche modo aspettando ed è finalizzato per far comparire la vita umana intelligente. Quando si dimostrerà altro allora rifletteremo su quell’altro, oggi come oggi diciamo questo. E’ un esempio di come la scienza possa contribuire e sostenere la fede.

      • Max ha detto:

        Che la Scienza, correttamente intesa, puo’ contribuire a nutrire la Fede e’ vero. Pero’

        “un’evidenza scientifica che non potrà mai essere confutata: l’Universo ci stava in qualche modo aspettando ed è finalizzato per far comparire la vita umana intelligente”

        no, Woody, semplicemente non e’ un’evidenza scientifica che non potrà mai essere confutata. Riflettici, e’ un’affermazione molto pesante.

      • Klaud. ha detto:

        Aspetterei un altro po’ per fare affermazioni così definitive: se è inevitabile che l’universo porti alla vita intelligente non è detto che questo sia il suo fine, penso anzi che se l’universo volge alla vita intelligente, questo è semplicemente una possibilità nella natura della materia. Se, come si dice, ci sono milioni di mondi abitati, è possibile che la maggior parte di essi sia popolata da forme di vita che non superano, in intelligenza, un gasteropode. I quali si riterranno i più intelligenti dell’universo.

        • simone ha detto:

          Il problema é che tu devi teorizzare fanta-teorie su milioni di mondi abitati, mentre per osservare il fine tuning di questo mondo basta l’evidenza. Chi é più fideista?

          • Klaud. ha detto:

            Io non teorizzo nulla: è il calcolo delle probabilità che ci dice che altri pianeti abitati sono possibili, e non è detto che siano popolati da esseri intelligenti.
            E il fine-tuning dove e come sarebbe evidente? Io non sono fideista, sono ateo.

            • simone ha detto:

              Proprio il calcolo delle probabilità dice che tu hai il 50% delle possibilità di sbagliare, una probabilità dunque immensamente più alta di quella che dice che altri pianeti abitati sono possibili. Eppure sostieni voracemente la seconda probabilità basandoti sulla statistica, mentre dovresti ancor di più riflettere sulla prima possibilità, proprio basandoti sulla statistica. Che l’universo sia finemente sintonizzato lo riconosce chiunque studi fisica, proprio il calcolo delle probabilità ci dice che non è possibile sia una casualità.

    • ACQUARIUS ha detto:

      il tuo commento è da incorniciare! assieme ad altri tuoi interventi che in passato tacitamente ho molto apprezzato. Peccato solo non ce ne siano molti di credenti come te. Molti atei etichettano tutti credenti come oscurantisti bigotti e settari, ma casi come il tuo dimostrano come tutto ciò sia infondato e di come la fede se vissuta nella giusta maniera non sia di alcun ostacolo alla razionalità.

  • Andrea ha detto:

    Il Messiah College la “miglior universita’ del Nord-Est degli Stati Uniti”?? Davvero? Migliore di MIT, Harvard, Yale, Brown, Columbia, Dartmouth, Cornell, e Princepton, tutte a Nord-Est?? O, sempre per restare in Pennsylvania, migliore di Carnegie Mellon, University of Pittsburgh, University of Pennsylvania, e Penn State? Nella classifica mondiale delle universita’ (https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/2016/) il Messiah College non si trova nemmeno…

  • hic et nunc ha detto:

    la non sorpresa vale come una forte evidenza

    non è affatto vero, non è un’evidenza dunque tanto meno una forte evidenza. Evidenza oggettiva è qualcosa che si vede. Quella cioè che si può definire “evidenza sufficiente a convincere anche chi non vuol essere convinto”, poi si può intendere con “evidenza”, “evidenza sufficiente a convincersi”. Allora è una scala che varia da soggetto a soggetto, ma non è più oggettiva. Se uno rimane sorpreso anche questo è soggettivo. E ci si può sorprendere che per altri sia evidente ciò che non è tale, una sorpresa che corrisponde però ad un’assoluta evidenza.

  • your brain ha detto:

    quando le prove della creazione si faranno sempre più evidenti e sotto gli occhi di tutti (non che adesso non lo siano) si cercherà di sviare l’attenzione sui creatori alieni, sulla formazione artificiale dell’uomo pur di non pronunciare la parola D-I-O.

  • luis ha detto:

    Non credevo , adesso ci credo che dio a studiato fisica , fisica quantistica ecc ecc ……….pero …..bravo !

  • Massimiliano ha detto:

    Anche nel caso che la realtà fosse un multiverso, non verrebbe meno la sua unicità. Un multiverso, in altre parole, sarebbe pur sempre uno. Come tale, considerato come totalità, esso sarebbe ancora una unica realtà che presenta, in almeno una sua porzione, le condizioni necessarie affinché si possa originare la vita. Tali condizioni dovrebbero essere presenti, come possibilità, nel multiverso inteso come totalità, ossia fin dall’inizio della sua storia. Gli altri universi, che non presentano le condizioni per lo sviluppo della vita, sono dunque quello che sono soltanto affinché possa esistere un universo in cui queste condizioni si verifichino; si può dire quindi che gli altri universi, esistendo in relazione a questo, ci sono solo per permettere a questo di esistere. L’idea di un multiverso non può quindi far vacillare in alcun modo la tesi del fine-tuning.

    • hicetnunc ha detto:

      non capisco la logica di quanto hai scritto. Perché devono esistere universi in cui la vita è impossibile ? Oppure: non capisco se, pur dicendo che l’ipotesi multiverso non esclude che si possa sostenere l’ipotesi fine tuning, tu ammetti la tesi fine tuning. Se la ammetti io vedo una contraddizione se non la ammetti allora forse capisco cos’hai detto.

      • Massimiliano ha detto:

        Parto dalle premesse di chi si oppone al fine tuning ricorrendo all’ipotesi del Multiverso, secondo la quale, come è scritto nell’articolo, esisterebbe un numero enorme di universi, ognuno con diverse costanti fisiche e leggi naturali. Come dice Collins, il nostro universo, secondo la teoria del Multiverso, risulta – per caso – quello che ha la combinazione vincente di leggi e costanti fisiche per la nascita della vita. Potrebbero essercene altri oltre al nostro, ma, perché la teoria del Multiverso funzioni, basta che ce ne sia uno.
        Io ammetto la tesi del fine-tuning, anche se fosse vera la teoria del Multiverso. Difatti, il Multiverso è uno. Ma allora deve esserci una sola origine del Multiverso, che preveda, fin dall’inizio, che almeno uno degli universi che in esso vedranno la luce vi siano le condizioni fisiche per la nascita della vita. Per la teoria del Multiverso basta che vi sia anche solo un universo con tali caratteristiche. Ecco perché ho scritto che tutti gli altri universi del Multiverso potrebbero anche essere inadatti alla vita.
        Non cambierebbe nulla, anche se nel Multiverso esistesse più di un universo che ospita la vita. Significherebbe o che altri universi hanno le stesse caratteristiche del nostro, oppure che la vita potrebbe nascere anche con condizioni fisiche e leggi della natura diverse dalle nostre.
        Insomma, il Multiverso non è un’obiezione al fine-tuning, poiché la parola «Multiverso», come dice la grammatica, è un sostantivo singolare. E’ una unità finalizzata alla vita in almeno una sua parte (l’universo in cui noi viviamo).

        • hicetnunc ha detto:

          Questa parte l’avevo capita, ma il multiverso è stato ipotizzato per rendere plausibile alla base della causalità che porta alla vita l’assenza di finalità. Se il fine tuning è vero viene meno ogni ragione perché il multiverso esista. Se è vero il multiverso è possibile il finetuning materialmente, come dici, ma il multiverso stesso non avrebbe ragione di esistere.

          • Massimiliano ha detto:

            … o meglio, il multiverso sarebbe, in realtà, un universo. E’ proprio questo quello che volevo dire.

            • hicetnunc ha detto:

              sì ma cosa cambia per la mia obiezione: un universo finalizzato non ha bisogno di variabili che si avverano ma di variabili che non si avverano…altrimenti come giustifichi non solo la possibilità di credere al finetuning dentro un multiverso, dato che sarebbe un finetuning puramente casuale, cioè una contraddizione in termini, ma anche di credere al multiverso dentro un universo teleologicamente ordinato, perché sarebbe un universo superfluamente multiplo

              • Massimiliano ha detto:

                Nel mio primo messaggio non faccio altro che ripetere, con parole mie, quello che è scritto nell’articolo, dove si legge:«Ma come questi universi [del Multiverso] sono emersi? “In genere, la risposta è postulare un qualche tipo di processo fisico, che chiamerò “universe generator”. Il problema è che anche questo “universe generator” deve aver avuto la giusta serie di leggi (e condizioni iniziali) per poter produrre anche un solo universo adatto alla vita”». Nell’articolo si dice che l’«universe generator» è esattamente l’origine unica di tutti gli universi del multiverso, origine dotata di una giusta serie di leggi che le consentono di produrre almeno un universo dotato delle caratteristiche per lo sviluppo della vita. L’universe generator mostra insomma che l’idea che esistano molteplici universi – con ciò escludendo la possibilità di individuare una finalità nell’universo – è puramente illusoria: lo stesso multiverso (in quanto generato da un unico “universe generator”) non è altro che un solo universo, che, nell’insieme, è una sola grande macchina finalizzata alla creazione di vita in almeno uno degli universi da essa creati. Questa era l’unica obiezione che io avevo trovato al tentativo di far cadere la teoria del fine-tuning e di un disegno divino ricorrendo al Multiverso; nell’articolo ho trovato che qualcuno la pensa come me.
                Tu affermi che in un universo finalizzato non ci dovrebbero essere variabili che si avverano. Ma lo stesso nostro universo è pieno di tali variabili. La vita, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere presente solo sulla nostra Terra. Eppure esistono, nel nostro universo, altri pianeti, i quali però sono privi di vita. Non sono, questi pianeti, “variabili” che si avverano? E allora vanificherebbero l’idea del fine-tuning del nostro pianeta?

                • hic et nunc ha detto:

                  Il problema è che anche questo “universe generator” deve aver avuto la giusta serie di leggi (e condizioni iniziali) per poter produrre anche un solo universo adatto alla vita”

                  questo sì ma non sarà più lo stesso universo improntato da una regolazione fine di leggi “adatte alla vita” che faccia pensare ad una intelligenza, ma saranno leggi capaci di produrre tutto e il contrario di tutto in una molteplicità dove i contrari non si incontrano e non si annullano vicendevolmente

                  Nell’articolo si dice che l’«universe generator» è esattamente l’origine unica di tutti gli universi del multiverso, origine dotata di una giusta serie di leggi che le consentono di produrre almeno un universo dotato delle caratteristiche per lo sviluppo della vita.

                  ma non dotato di “sintonizzazione fine”, se non in uno solo degli universi o parti di cui sarebbe fatto. Ma è il fatto che la sintonizzazione fine sia presente in tutto l’universo a far supporre un’intelligenza, mentre nel multiverso la sintonizzazione fine è solo una delle variabili

                  L’universe generator mostra insomma che l’idea che esistano molteplici universi – con ciò escludendo la possibilità di individuare una finalità nell’universo – è puramente illusoria: lo stesso multiverso (in quanto generato da un unico “universe generator”) non è altro che un solo universo, che, nell’insieme, è una sola grande macchina finalizzata alla creazione di vita in almeno uno degli universi da essa creati.

                  un solo universo ma non più finemente regolato a favore della vita, dunque governato dal caso ovvero da leggi non finalizzate

                  Tu affermi che in un universo finalizzato non ci dovrebbero essere variabili che si avverano. Ma lo stesso nostro universo è pieno di tali variabili. La vita, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere presente solo sulla nostra Terra. Eppure esistono, nel nostro universo, altri pianeti, i quali però sono privi di vita. Non sono, questi pianeti, “variabili” che si avverano? E allora vanificherebbero l’idea del fine-tuning del nostro pianeta?

                  non mi riferisco a questo tipo di variabili ma proprio alla variabile della “sintonizzazione fine” che fa credere al finetuning

                  naturalmente non esiste nessuna prove che esista il multiverso… ma se esiste non ha senso ammettere poi il finetuning; l’unica obiezione, mi sembra, al multiverso casuale potrebbe essere più o meno questa: che l’intelligenza cosmica, sapendo che con il multiverso un universo adatto alla vita si produce da sé, non si deve preoccupare di regolare finemente tutte le leggi per rendere l’universo adatto alla vita, gli è sufficiente aspettare che ciò accada, e intervenire finalisticamente per creare la vita solo nella realtà cosmologica adatta, non già dunque in quella “cosmogonica”, ancora inadatta a sostenere la vita

                  sempre che non sia la vita ad adattarsi alle condizioni esistenti, quali che siano

                  • Massimiliano ha detto:

                    Ma è questa l’obiezione dell’articolo.
                    Tu scrivi che “è il fatto che la sintonizzazione fine sia presente in tutto l’universo a far supporre un’intelligenza, mentre nel multiverso la sintonizzazione fine è solo una delle variabili”. L’obiezione riportata dall’articolo, in realtà, riconduce il Multiverso a un universo, poiché il Multiverso, come dice l’analisi grammaticale, è uno. Nel suo complesso, il multiverso è uno. Niente vieta di immaginare una intelligenza divina che ha creato il Multiverso, per il piacere di avere davanti a sé tutti i mondi possibili, magari con un numero elevato (oppure infinito) di forme di vita e di esseri senzienti capaci di entrare in relazione a Dio.
                    Anche se la sintonizzazione fine fosse presente in uno solo degli universi del multiverso (il nostro), niente ci vieterebbe di pensare ancora a una intelligenza divina all’origine di tutti gli universi del multiverso. E’ quello che scrivi tu alla fine del tuo messaggio. Ho però una obiezione: lasciamo stare l’intervento divino che viene a creare la vita solo nella realtà cosmologica adatta. Pensiamo al solo Multiverso. Se un solo suo universo, a un certo punto, manifesta le caratteristiche per lo sviluppo della vita, allora questa possibilità deve essere presente fin da sempre, sia fin dalla nascita dell’universo in questione, sia, però, anche nella matrice originaria del Multiverso nella sua totalità – possibilità che viene messa in pratica usando il mezzo della creazione di tutte le possibili variabili di universo. E’ quello che si dice nell’articolo: «anche questo “universe generator” deve aver avuto la giusta serie di leggi (e condizioni iniziali) per poter produrre anche un solo universo adatto alla vita».

  • Corrado Luciani ha detto:

    Credo sia interessante valutare se il “fine tuning” si sia avuto fin dall’inizio o si sia avuto con gradualità. Sta prendendo sempre più piede la teoria dell’inflazione, la quale afferma che il cosmo inizialmente si sia espanso molto velocemente (consentendo una certa uniformità nella distribuzione della materia) per poi rallentare successivamente (consentendo la formazione di galassie e stelle). Se le costanti universali in realtà variassero gradualmente per agevolare la nascita di forme di intelligenza verrebbe da pensare ad un Dio progettista, che acquisisce dati che poi rielabora per perfezionare sempre più ciò che crea. D’altra parte certi bizzarri fenomeni come “l’entanglement”, ovvero correlazioni tra diverse particelle anche a grandi distanze, fanno pensare ad una sorta di intelligenza che acquisisce dati. Mere congetture è vero ma pur sempre indizi di una presenza di intelligenza universale. Ritengo anche che vi siano altre strade per cercare di comprendere il “mistero” del creato e cioè rivolgere la coscienza all’interno di noi per meglio capire chi siamo. Purtroppo dedichiamo sempre più tempo a cose futili e troppo poco tempo alla meditazione.

    • hicetnunc ha detto:

      Se variano le costanti universali non è possibile fare scienza sulla storia dell’universo e comunque non si può escludere

  • Massimiliano ha detto:

    L’obiezione secondo cui l’universo esiste come un fatto che non ha bisogno di spiegazioni (dunque, senza senso), non spiega nulla, poiché anche tale obiezione, allora, dovrebbe essere inclusa in questo modo di essere “senza senso”. Il suo stesso desiderio di significare qualcosa verrebbe perciò vanificato dal contenuto stesso di ciò che tale obiezione vuole affermare. Se dico “niente ha senso”, come posso sperare che mi si dia ascolto? Anche la mia frase, infatti, dovrebbe non avere senso.

    • hic et nunc ha detto:

      condivido, non ha senso dire che non ha senso la domanda ma la risposta dovrebbe essere, per avere senso, il senso dell’universo non esite, non è comprensibile nell’orizzone di senso umano. Dovrebbe essere una risposta negativa. E’ una risposta diversa e più impegnativa che nessuno scienziato può affermare sulla base delle scienze positive

  • sara ha detto:

    Ecco un esempio di come la scienza possa essere estremamente relativa:
    Quando si esprime con assolutismo senza i mezzi e la conoscenza sufficiente nega se stessa.
    Perche’ cessa di essere empirica…

    http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/stato-vegetativo-nel-profondo-cosciente-e-interattivo/

    Tranne in 3 casi, forse la scienza puo’ definirsi corretta, perche’ i mezzi utilizzati sono rigorosamente assoluti: I Numeri.
    I casi sono, LA MATEMATICA, la FISICA e la CHIMICA.

    sbaglio? Ce ne sono altre?
    La fisica e la chimica potrebbero essere definite sotto- branche della Matematica?

  • sara ha detto:

    Hanno scoperto Che in stato vegetativo permanente, con una attrezzatura sofisticata che invia stimoli al cervello la persona…nel piu’ profondo del fondo risulta cosciente e interattiva.( non mi riesce pubblicare il link)

    Finora la scienza si era espressa con poca prudenza affermano Che in stato vegetativo permanente la persona fosse irrecuperabile e cerebralmente morta.

    Questo e’ uno dei casi in Cui la scienza si Dimostra incapace a dare risposte certe, quindi potremmo dedurne ch’essa sia una disciplina fortemente relativa?
    Considerando anche il fatto di come essa stessa di autocontraddice, perche’ in mancanza di certezze empiriche, smette di ricercare finendo per affermare.

    Forse sono tre, diciamo gli unici casi in Cui la Scienza possa essere con certezza definita certa, perche’ poggia su strumenti assoluti: I NUMERI.
    cioe’:
    LA MATEMATICA, LA CHIMICA E LA FISICA.

    ce ne sono altre?
    Potremmo definite la Chimica e la Fisica come sotto-branche della Matematica?

    • Klaud. ha detto:

      L’errore sta nel pensare che la scienza crei le soluzioni: la scienza afferma solo ciò che può essere constatato strada facendo.
      Tutt’al più deduce i passi successivi da quelli precedenti e, se sbaglia, ricomincia.

      • sara ha detto:

        Ma esistono scienze esatte, perfette. La matematica non lo e’?.
        Perche’ se ce ne fosse anche solo UNA il tuo ragionamento crollerebbe, perche’ crolla il presupposto dell’incertezza.

        • Klaud. ha detto:

          No, al contrario: ‘scienza’ è il nome che diamo all’insieme di conoscenze concernenti un dato campo di interesse;
          di per sé questo campo è esatto, in quanto a parità di condizioni tutto succede nella stessa maniera, la materia non ha volontà.
          L’uomo ha volontà ma non può usarla per creare cose che non siano già possibili in natura.
          Gli elementi prodotti artificialmente dall’uomo, possiamo dire con sicurezza che non esistano già su altri pianeti?
          Voglio dire: la scienza non ‘è’ ciò che si studia, è solo ciò che sappiamo intorno ad esso.

          • sara ha detto:

            Non mi hai risposto.

            La matematica e’ scienza esatta?

            • sara ha detto:

              Non la scienza non e’ cio’ che sappiamo intorno al fenomeno.

              Quello puo’ arrivare all’uomo anche per vie traverse: rivelazioni, deduzioni o intuizioni.

              La scienza e’ provare quanto crediamo di conoscere attraverso il metodo scientifico introdotto da Galileo Galilei, altrimenti rimane Puro e semplice concetto conoscitivo astratto, come le discipline filosofiche, i quali ponevano domande a cui accostavano risposte non provabili.

          • sara ha detto:

            Non e’ vero l’uomo ha creato un metodo Che viene dal nulla, Che e’ la matematica.
            Non e’ qualcosa di esistente in natura di cui l’ uomo si serve per conoscere.

            • Klaud. ha detto:

              Voglio dire: la scienza non ‘è’ ciò che si studia, è solo ciò che sappiamo intorno ad esso.

              Dico che le scienze, tra cui la matematica, sono mezzi, non il fine.
              Prima esiste qualcosa, poi lo si può misurare; è così che nasce la matematica.

    • hicetnunc ha detto:

      Se è vero la Chiesa dovrà, immagino, rivedere la politica sul fine vita di queste persone.

      • sara ha detto:

        Perche’?.
        Invece no, questo prova come la chiesa ha ragione nel considerare la Vita un mistero a cui l’ uomo non ha piena conoscenza e quindi accasso.

        La chiesa condanna il fine Vita, poiche’ non e’ in nostro potere in questi casi comprendere Cosa accada a persone in stato vegetativo, se sono coscienti, se provano dolore o sentimenti, dov’e’ la loro anima ecc…
        Per tutte queste domande la medicina non si pone nemmeno la questione, se il cervello smette di funzionare per la maggiorparte delle sue operazioni allora la persona non esiste piu’.

        Ma siamo solo cervello?.
        Tutto cio’ Che siamo e’ solo frutto del meccanismo di neurotrasmettitori?.
        O nel profondo sta avvenendo qualcosa all’interno di quella persona?.
        Dunque Chi sei tu per decidere di staccargli la spina?

        • hic et nunc ha detto:

          Perche’?.

          perché la chiesa non ha sollevato ancora obiezioni all’espianto degli organi in persone morte cerebralmente cioè ancora vive

  • Luca ha detto:

    Non so se la scienza porti a Dio. Parafrasando il libro di Giobbe: dov’eravamo noi quando Egli poneva le fondamenta della terra ?
    Tutta la ricerca può portare a Dio, se uno é disposto a crederci. Non é la ragione scientifica in sé, é la constatazione che la ricerca non ha mai fine, la constatazione che siamo troppo inferiori al Logos. Perciò credo che affermare “la scienza moderna porta a Dio” secondo me rischia di nascondere superbia e presunzione. Semmai é la ricerca che porta a Dio, non la scienza. La strada maestra resta una: la contemplazione, che richiede umiltà, non superbia. La superbia la lascerei volentieri a taluni fisici moderni (…) e non vedo nessunissima esigenza di replicare in continuazione a chi non sa di cosa parla, scendendo addirittura sul suo stesso piano.

    • hic et nunc ha detto:

      se prendi la bibbia come metro hai perfettamente ragione altrimenti è lecito dubitare

    • hic et nunc ha detto:

      prendere la bibbia come metro è un atto di umiltà o di presunzione?

      • Luca ha detto:

        Non so bene cosa tu intenda per metro. Diciamo che la bibbia mi insegna bene i miei limiti, i confini dei miei rapporti con la natura, con gli altri uomini, con Dio. In questo senso penso sia una scuola di umiltà, nel senso che non mi permette di potermi credere Dio o superiore agli altri uomini. So, vedo, sperimento che tutto questo é perfettamente ragionevole e so, vedo, sperimento che questo é il fondamento della Chiesa. Serve qualche altra cosa o “metro” alla fede in Dio ?