Chi inventò il gender? Un pedofilo e un maniaco sessuale
- Ultimissime
- 22 Apr 2016
di Enzo Pennetta*
*da Critica Scientifica, 11/11/15
Avevamo parlato sul mio blog, qualche giorno fa, dell’editoriale del direttore della rivista “Le Scienze” sul tema “gender” in un articolo intitolato “Gender: “Le Scienze” scende ancora in campo“. Analizziamo adesso un articolo del numero 131 di “Mente&Cervello”, la rivista di Le Scienze, al quale l’editoriale si riferiva.
L’articolo è a pag. 48, e sin dall’inizio è possibile notare una manipolazione linguistica: «Se per la biologia esistono solo due generi, il maschile e il femminile… per la psicologia e la sociologia la faccenda è più complessa, e il termine gender indica non tanto il genere biologico, quanto quello nel quale l’individuo si riconosce, indipendentemente da quello che dice il suo DNA». In biologia esistono i sessi, se il termine “genere” compare, si tratta di un’acquisizione recente e ingiustificata. Ma dal punto di vista della comunicazione introdurre il termine “genere” al posto di sesso è una premessa per l’accettazione del concetto di genere psicologico-sociologico. Successivamente poi si parla, correttamente, di “possibili” discrepanze tra biologia e vissuto individuale, discrepanze studiate dagli studi di genere (gender studies), una disciplina nata negli USA negli anni ’60.
Dopo aver passato in rassegna alcuni casi di opposizione al gender, l’articolo prende una piega chiaramente schierata: «Sono solo alcuni dei molti esempi di opposizione all’introduzione di una didattica che non sia afflitta da stereotipi sui ruoli che, nella società, donne e uomini si trovano a ricoprire e sul diritto al riconoscimento giuridico delle famiglie “atipiche”, in cui sono presenti due genitori dello stesso sesso o un genitore unico». Vien da domandarsi se l’autrice dell’articolo sappia cosa si insegna nelle scuole: dove la didattica sarebbe stata afflitta da stereotipi? Nella geografia o nella filosofia? Nella matematica o nella fisica o nella biologia? E la storia, si insegna con gli stereotipi? In quale disciplina esistano stereotipi di genere che “affliggono” l’insegnamento?
Nello stesso periodo si parla poi di “due genitori dello stesso sesso”: in biologia due genitori dello stesso sesso non possono esistere, e non si tratta di uno stereotipo ma di scienze sperimentali. Affermare il contrario significa fare disinformazione scientifica. L’affermazione sul genitore unico poi resta da comprendere, quando mai servono gli studi di genere per affrontare le situazioni di persone single che crescono un figlio? Che c’entra? Ovviamente nulla, a meno che quando si parla di genitore unico non si intendano dei casi in cui si è ricorso all’inseminazione eterologa o all’utero in affitto, allora si dovrebbe essere più chiari se no il sospetto che si vogliano confondere le situazioni è legittimo.
A pag. 51 si spiegano le origini degli gender studies, e così come era avvenuto nell’editoriale del direttore, il riferimento e lo screditatissimo e famigerato “Rapporto Kinsey”, e a dirlo è Demie Kurtz, condirettore del Dipartimento degli studi sul genere, la sessualità e le donne dell’Università della Pennsylvania a Philadelphia: «“A svelare la frequenza con cui si presentano le “incongruenze” di genere è stato Alfred Kinsey, con il suo studio sulla sessualità degli americani, pubblicato appunto nei primi anni cinquanta”». Alfred Kinsey viene ancora citato ai massimi livelli degli studiosi di gender studies come autore di riferimento. Ricordiamo a questo punto chi era Alfred Kinsey, ce lo ricorda lo psicologo, prof. Roberto Marchesini che scrive: «Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d’indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l’entomologo dal “volunteer error”, ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità. Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25% dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l’unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50% degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di “prostituti” maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti».
Ma agli errori metodologici vanno aggiunti gli “orrori” materiali e teorici di cui Kinsey si rese responsabile. L’aspetto però più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti su bambini: «Nel paragrafo intitolato “L’orgasmo nei soggetti impuberi” (pp. 105 – 112) del primo Rapporto Kinsey descrive i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili. In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di “orgasmi” e cronometrando gli intervalli tra un “orgasmo” e l’altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: “In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni[…]” (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: “Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo” (p. 110). Nel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato “Contatti nell’età prepubere con maschi adulti”, nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che: “Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. E’ difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici».
Kinsey attinse i dati sulla sessualità infantile effettuando attivamente pratiche pedofile per le quali avrebbe dovuto essere legalmente perseguito, fu anche un dichiarato sostenitore della pedofilia. Kinsey, pedofilo violentatore di bambini (nonché frequentatore di ambienti occultisti legati a tradizioni prescientifiche di ispirazione satanista), è l’autore riconosciuto, senza alcuna riserva, all’origine degli studi di genere dal condirettore del Dipartimento degli studi sul genere, la sessualità e le donne dell’Università della Pennsylvania a Philadelphia, e proposto acriticamente ai lettori di Le Scienze.
L’autrice dell’articolo su Mente e Cervello prosegue quindi cadendo nella stessa affermazione del direttore quando parla degli studi di genere come di “studi epidemiologici“, affermando quindi automaticamente che la disgiunzione del sesso biologico da quello comportamentale è una patologia: «Gli studi di genere, quindi, sostengono (oramai con dovizia di dati epidemiologici e comportamentali) che l’appartenenza può essere disgiunta dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale». A quest’affermazione, più o meno consapevole, ne segue una di particolare rilevanza: «A dimostrarlo con un preciso modello teorico è stato, tra i primi, lo psicologo e sessuologo statunitense John Money, nel 1972. Secondo il suo approccio biosociale, natura e cultura interagiscono per determinare il sentimento di appartenenza ad un genere o all’altro. “Si nasce maschi o femmine -spiegava Money- ma l’etichetta sociale che ci viene attribuita e il diverso modello educativo che viene impartito ai bambini e alle bambine interagisce con i fattori biologici…”».
John Money è il secondo “campione” del gender che viene proposto, da notare che si cita il suo modello “teorico” e non i suoi risultati, e il motivo è chiaro: la sua teoria quando fu applicata fu all’origine di un dramma esistenziale per la malcapitata “cavia” umana, David Reimer, e sfociò in un tragico epilogo: nato Bruce Peter Reimer (Winnipeg, 22 agosto 1965 – Ottawa, 5 maggio 2004), è stato un cittadino canadese che, nato maschio, dopo la nascita fu sessualmente riassegnato al sesso femminile a causa della perdita del pene durante una maldestra operazione di circoncisione. Lo psicologo John Money (1921-2006) seguì clinicamente il suo caso, guidando Reimer verso l’accettazione della condizione sessuale femminile. Money dichiarò che la terapia ebbe esito positivo: Reimer apprese la nuova identità di genere. Tuttavia il sessuologo Milton Diamond scoprì che Reimer non si identificò mai con una donna e che dall’età di 15 prese a vivere come un uomo. Reimer stesso volle che la sua storia fosse resa pubblica affinché a nessun altro capitasse quello che era capitato a lui. Morì suicida nel 2004 (Fonte Wikipedia).
L’esperimento di Money fu un drammatico insuccesso, eppure egli viene riportato come il fondatore della teoria del gender. L’articolo di Mente e cervello prosegue mostrando tutti i motivi che renderebbero raccomandabili le indicazioni degli esperti di gender, una teoria che ha come fondatori personaggi totalmente antiscientifici e screditati sui quali la stampa scientifica dovrebbe informare. Quello che è stato qui riportato avrebbe dovuto essere dichiarato su Le Scienze, ma purtroppo questo non è avvenuto, eppure bastava solo avere una connessione internet. Ciascuno tragga le proprie conclusioni.
36 commenti a Chi inventò il gender? Un pedofilo e un maniaco sessuale
Toccatemi i figli e vi Squarto.
C’è un errore? Kinsey era entomologo?
L’articolo è sbagliato e tendenzioso, almeno per metà: le accuse a Kinsey provengono da una sola persona (una certa Judith Reisman) e sono state smentite molte volte. Kinsey ha sicuramente conosciuto dei pedofili e ha usato come dati alcuni resoconti che questi hanno, ma non gli ha mai chiesto di compiere abusi. Non li ha denunciati, e questo per la Reisman lo rende complice; è una opinione possibile, ma non c’entra niente con l’usarli per “fare esperimenti” su bambini.
vedi: http://www.businessinsider.com/why-alfred-kinsey-was-controversial-2013-10?IR=T
http://www.kinseyinstitute.org/about/controversy2.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Alfred_Kinsey#Controversial_aspects
“It was later revealed that Kinsey used data from a single pedophile and presented it as being from various sources. Kinsey had seen the need for participant confidentiality and anonymity as necessary to gain “honest answers on such taboo subjects”. The Kinsey Institute wrote that the data on children in tables 31–34 came from one man’s journal (started in 1917) and that the events concerned predated the Kinsey Reports.”
Ovviamente sarebbe inaccettabile come metodologia, specie per aver presentato un unico diario come se fossero i ricordi di molte persone; ma usare un diario che già esiste, per quanto orribili possano essere le cose che riporta, non rende complici di atti già accaduti. Così come alcune cose sul corpo umano le sappiamo dagli esperimenti dei medici nazisti ad Auschwitz – non avrebbero mai dovuto essere compiuti, ma siccome purtroppo lo sono stati, almeno cerchiamo di renderli utili a chi è rimasto.
L’ “orgasmo di soggetti impuberi” rimutuato a piacere enne volte quindi… ma va la!
Senza contare il “giudizio prevenuto” (a priori) da affibiare al dott. Kinsey in base ai comportamenti nella vita quotidiana e agli “errori di procedura” negli studi effettuati… solo questo dovrebbe far pensare che dati e studi andrebbero presi con doppie, triple pinze.
Quanto ad Auschwitz… arrampicata sui vetri assai infelice a mio parere… dopodichè ognuno la può pensare come vuole…
E in ogni caso il tempo darà ragione a chi perlomeno é “perplesso” su Kinsey per non parlare di chi ne parla (nel segreto delle cantine in quanto gli “studi kinseyniani” hanno creato una vera e propria lobby “culturale” con grandissima influenza nelle Istituzioni socio-sanitarie mondiali) finanche di chi ne parla (sempre nel semisegreto delle cantine più profonde…) in termini di vere e proprie “analisi” in gran parte spazzatura. Per intanto “godiamoci” il pansessualismo acritico amerikano a senso unico che di fatto governa la “moderna” società. Le conseguenze? Chi vivrà vedrà….
La questione è semplice: come studio scientifico, questa roba è da mettersi le mani nei capelli per tutti gli errori metodologici ed etici commessi.
Ma che Kinsey abbia violentato dei bambini per farlo non è vero, sono false accuse che girano nella destra cristiana americana.
Va bene, spezziamo una lancia per Kinsey.
Mi pare, comunque, che lo scopo principale dell’articolo fosse proprio affermare che gli studi scientifici di Kinsey erano roba “da mettersi le mani nei capelli per tutti gli errori metodologici ed etici commessi”, come Lei stesso conferma.
Non ha detto poco, visto che viene riportato che la stessa rivista “Le Scienze” li pone tra i fondamenti dei “gender studies”.
Il prof. Kinsey, quindi, puo’ anche essere stato l’uomo piu’ integerrimo del mondo, ma Lei conferma che i suoi studi erano sballati. E tanto basta a confermare le tesi dell’articolo.
E’ illusorio, ma non privo di efficacia nei confronti dei lettori meno attenti, cercare di screditare tutta una tesi, confutandone solo un’aspetto non essenziale alla sua dimostrazione.
Proprio per questo, pero’, mi pare anche imprudente “caricare” senza necessita’ le critiche ad una persona, aggiungendovi tutti i possibili “contra”, anche quelli meno acclarati, perche’ ci si espone a questi artifici retorici.
Anche questo fino a un certo punto; siccome di certe cose nell’America degli anni ’50 non si parlava proprio, non mi stupisce che il primo che si è azzardato a farne uno studio scientifico sia stato un mezzo matto con una metodologia discutibile. Chi altri avrebbe avuto il coraggio?
(Mi chiedo come fosse la situazione in Europa, che già allora era meno puritana e aveva una lunga tradizione di psicanalisi che di queste cose di certo si era occupata).
Quasi tutti gli archeologi dell’800 oggi finirebbero in galera per danneggiamento di reperti, visto il modo assolutamente rozzo con cui operavano; ma da qualche parte bisognava pur cominciare.
Lei mi pare abbia dimestichezza con molte importanti materie, ma la retorica deve essere davvero il Suo forte : )
A me pare che gli studi di questi “mezzi matti”, con una “metodologia discutibile”, siano ancora fondamento delle teorie del gender, come pare intendere anche la rivista “Le Scienze”.
Mi sembra infatti che gli studi successivi sul gender, condotti con reali criteri scientifici, abbiano dato risultati molto piu’ controversi, se non negativi tout-court.
Per fortuna ci sono gli studi dei “mezzi matti con metodologie discutibili” da sbandierare all’occorrenza, per cercare di dimostrare che magari gli esiti degli studi piu’recenti sono stati solo cosi’ e cosi’, perche’ sabotati dal diabolico on.Adinolfi o, piu’ semplicemente, dal “destino cinico e baro”.
Io in realtà concordo sul fatto che esistano bias e posizioni ideologiche ben radicate nelle facoltà umanistiche. Specialmente nel mondo americano, che però è quasi l’unico di cui si parla e quello che influenza tutti gli altri (guardate questo articolo: la traduzione in italiano di polemiche americane anni ’90 su degli americani).
Della metodologia degli “studi di genere” ho parlato con degli psichiatri che conosco, e mi hanno confermato che è molto meno solida di quanto si racconti. Ma il modo per migliorarla NON È dare del pedofilo ingiustamente a un tizio morto decenni fa e sostenere che tutti quelli che lo hanno seguito si fidano acriticamente di lui.
Sono perfettamente d’accordo.
Anche perche’, insinuando cose che qualcuno potrebbe anche considerare verosimili, ma che non sono indiscutibilmente provate, si da il destro agli interlocutori di ridurre le proprie critiche a queste sole osservazioni.
Cosicche’ passa in secondo piano il fatto che, su queste teorie “poco solide”, attraverso meccanismi di coercizione psicologica e, talvolta, legale, si stiano cercando di fondare non solo la psichiatria, ma anche fondamentali istituti giuridici.
Che poi e’ il motivo per cui UCCR continua ad ergersi contro queste tesi e a scrivere questi articoli.
In qualche modo quindi, anche UCCR ha usato un altro classico artificio retorico, cioe’ quello che, a torto o a ragione, si oppone a certe idee, cercando anche di squalificare la personalita’ di chi le ha formulate (o al contrario si cerca di avvalorare certe idee mal formulate, adducendo la specchiata integrita’ morale di chi le ha espresse, senza entrare nel loro merito).
I suoi interventi piu’ che mai provano quale autogol sia questo approccio: infatti Lei riesce nei fatti a dare ragione all’articolo, pur rigettandolo in blocco.
Ma che Kinsey abbia violentato dei bambini per farlo non è vero, sono false accuse che girano nella destra cristiana americana.
E si… fa sempre comodo introdurre la potentissima e bigotta “destra” cristiana americana. Potrà essere anche vero che Kinsey non ha violentato “direttamente” bambini ma resta il fatto che quest’uomo ha una montagna di “punti oscuri” di cui le varie organizzazioni internazionali e nazionali (tra cui l’OMS o il Ministero della Sanità) che attingono bramosamente “con la lingua fuori” alle sue celebrate indagini “vogliono” bellamente soprassedere.
I due testi di Kinsey (sul comportamento sessuale dell’uomo nel 1948 e della donna nel 1953) contengono affermazioni radicali e spesso (e volentieri) da osservazioni di natura statistica si spostano su osservazioni di natura morale ed etica che “relativamente” hanno a che fare con una analisi scientifica. Non notare qualcosa di “poco chiaro” nei suoi studi vuol dire avere un paraocchi stile cavallo….
Kinsey in realtà non ebbe solo il ruolo di “studioso” ma si impegno’ anche direttamente in pratiche sessuali di vario tipo e non ortodosse col suo “ambiente” (ma questo lo dicono solo le “destre” americane… cosa c’entra la politica poi? … il problema é se é vero o no…). E anche questo denota che lo scopo di Kinsey non era l’alaborazioni oggettiva di dati sul comportamento sessuale quanto piuttosto quello di manipolare e cambiare la stessa etica sessuale del proprio Paese (e del mondo intero ormai… se teniamo conto di chi “comanda” all’OMS, ad esempio).
Basta solo osservare come della famosa “scala Kinsey” 6 dei 7 “punteggi” potrebbero essere interpretati come indicazione di un certo livello di attrazione omosessuale; con ciò di fatto “normalizzando” oltre misura (in senso statistico) l’omosessualità e gonfiando vari risultati…. Secondo Kinsey il 69% dei maschi bianchi fa sesso con prostitute, il 50% di tutti i maschi sposati ha rapporti con le donne diverse dalla propria, quasi il 40% dei maschi ha avuto rapporti omosessuali almeno una volta nella vita, il 10% di tutti i maschi è “solo” omosessuale per gran parte della propria esistenza, il 6% delle femmine sono esclusivamente lesbiche. Secondo Kinsey la repulsione morale della società per gli atti sessuali “non ortodossi” deriva da ignoranza e superstizione (conclusione molto scientifica come si vede…) ed è inutile classificare gli individui in “regola” o non in regola in relazione alle devianze sessuali.
In realtà:
1) nel suo “campione” statistico c’erano un numero sproporzionato di detenuti (chissà perchè…);
2) alcuni dati o interviste NON sono stati volutamente elaborati (molto rigorosa e oggettiva come scelta…);
3) molti intervistati erano reclutati direttamente dall’ambiente omosessuale (come mai questa prevalenza?…);
4) tante “conclusioni” sono basate su “interpretazioni” sociologiche o risulta difficile giudicare l’oggettività delle conclusioni…;
5) ha stra-usato materiale pornografico in un tempo in cui la società non era pansessualizzata come al giorno d’oggi (che personcina cara…);
6) unilateralmente decideva che certe “espressioni” erano inequivocabilmente sfogo di sensibilità sessuale repressa (ad es. gli scritti sui bagni pubblici) della serie quel che conta é dove si vuole andare a parare…;
7) se sue indagini erano ovviamente figlie di un tempo in cui l’America era molto più conservatrice e puritana di adesso… e non ci fu un controllo della volontà dell’intervistato di “calcare” sulla propria vita ed attività sessuale (proviamo a discutere di “attendibilità delle risposte”?);
8) il “campione” è viziato in partenza per il fatto che gran parte dei partecipanti era di estrazione volontaria (senza poi mettere il dito sulla piaga che l’estrazione prevalente era sempre quella… in altre parole l’ “ambiente” del signor Kinsey);
9) Kinsey ha presupposto (in base a cosa?) che i pedofili siano in grado di riconoscere ed “interpretare” le esperienze di ragazzi e bambini (chissa perché… e non mi dite che penso male…);
10) le descrizione di molestie su bambini gli ha fatto “partorire” grafici che evidenziano esperienze in orgasmo (???) per età comprese tra 2 mesi (!!!) e 15 anni o che registrano i tempi dei bambini a raggiungere l’orgasmo (!!!);
11) i giudizi morali di Kinsey sono sempre stati (anconchè non necessari in ambito scientifico…) emessi a senso unico (ma é vero… a pensar male ci si autocondiziona a priori…);
12) la sua famosa “scala” è sviluppata soprattutto per trovare qualsiasi livello di attrazione omosessuale ed è purtroppo ancora utilizzata oggi nella ricerca sociologica (la verità, suffragata nel nostro tempo “anche” dal mondo omosessuale, è che il 3,5% degli adulti si auto identificano come lesbica-gay-bisessuali e 3 persone su 10.000 si identificano come transgender… “questa” é la situazione).
Ahhhhhh questa “destra americana”… rompipalle quanto bigotta, ha proprio voglia di rompere le scatole… ma non potrebbero starsene a casa propria e non rompere i coglioni? Del resto “pensiero” forse poco illuminato ma molto illuminista in questi tempi internettiani.
Negli ambienti della destra evangelica più e più volte sono state inventate accuse del tutto campate in aria; la maggior parte delle “teorie del complotto” che negli ultimi anni va tanto di moda sbeffeggiare vengono da là! Sono quasi tutte rimasticature di cose che in America girano da venti o trent’anni e quasi sempre in quegli ambienti lì (Pennetta poi è uno che nonostante detesti gli americani ci casca tantissimo).
Kinsey ha enormi lacune e io non lo metto in dubbio, ma dargli del pedofilo a vanvera NON è il modo con cui promuovere una riflessione critica su di lui. E comunque non mi pare che venga seguito in modo acritico, anzi: adesso è di moda parlare per categorie assolute e immutabili, lui sosteneva che la sessualità cambia col tempo. Dovreste essere più d’accordo con lui che con i teorici identitari di adesso, no?
Era il 1948, da noi c’erano ancora le case di tolleranza e ci sarebbero state fino al ’58, la guerra era appena finita e tutti i maschi giovani erano stati nell’esercito per anni. Davvero tra tutti i dati questo ti sembra poco credibile?
I c’era una volta contro gli argomenti rimangono c’era una volta.
Beppino ha argomentato con una precisione formale,le chicchere dei parolai rimangono le chicchere dei parolai.
I falsi scettici destano noia.
Beppino bellissima argomentazione.
Grazie.
Mi vorresti spiegare come è possibile filmare abusi di pedofili su bambini, come fecero Kinsey e i suoi, senza accordarsi con i pedofili perché compiano tali abusi?
Non hanno filmato niente, non esistono quei filmati. Hanno letto il diario di un pedofilo, e lo hanno riportato come se provenisse da molte diverse fonti per non rivelare chi fosse.
Quindi i millantati studi scientifici alla base del gender non sono altro che il diario di un pedofilo?
Quattro pagine su un libro di trecento vecchio di oltre cinquant’anni lo sono. Diresti che la psicanalisi è tutta e solo vaneggiamenti di un drogato perchè Freud per un certo periodo ha fatto uso di cocaina?
Gli studi di Kinsey hanno la consistenza di un castello di carte: basta toglierne una e crolla tutto il castello…
Ma non è assolutamente vero. Non sono teoremi matematici, è una lista di statistiche. Non è nemmeno una teoria, è solo un elenco di tabelle che scorporano in vari modi la risposta a varie domande su cosa la gente faceva, tra l’altro, non su come si definiva.
“Non sono teoremi matematici, è una lista di statistiche”…
… e se le statistiche si basano anche sul diario di un pedofilo, la loro scientificità va a farsi fo##ere.
Non Credo, per quanto, tendenzioso, un articolo possa incentarsi dati.
Ti inviterei , piu’ Che a sparare a vuoto, prima a confutarli con ricerche Che ne attestino o smentiscano la veridicita’.( e se vuoi sai come risalire alle fonti..basta cercarle)
Cosi’ li leggiamo tutti.
In caso contrario, il dato rimane valido.
Ma poi ho capito bene?
Cioe’ tu affermi
Che fare studi sui Bambini in comportamenti e in atti sessuali non equivale ad essere di fatto complice degli atti stessi o colpevole di pedofilia?
Ti prego, dimmi Che ho capito male.
Incentarsi= inventarsi
Non hanno fatto studi, hanno preso per vere delle dichiarazioni di chi aveva commesso quegli atti (e già questo, oggi non sarebbe accettato) e non hanno denunciato chi gliele ha fatte (e si può legittimamente pensare che avrebbero dovuto).
Questo articolo è la traduzione in italiano di polemiche vecchie di trent’anni sollevate in America da gente che, sì, ha inventato delle accuse.
Mah….
Vabe’…
Restiamo calmi. Bastano i fatti. Parlare di genitori dello stesso sesso, evidentemente non sta né in cielo né in terra: per “generare” un figlio bisogna avere un maschio e una femmina. Quando si parla di genitore unico è evidente che manca l’altro genitore, per morte o scelta, ma manca dopo esserci stato: il figlio è anche suo figlio, il figlio è nato come tutti da un padre e da una madre. Il rapporto Kinsey mi sembra screditato da molto tempo, ormai: mi sembra strano e controproducente che un articolo lo citi quale fonte autorevole oggi. Vuol dire che non ci sono altre fonti autorevoli? Quanto al povero Bruce Reimer, è altrettanto evidente che era un uomo, che per disgrazia si è trovato evirato e che qualche genio ha cercato di trasformare in donna, come se l’assenza o presenza di un pene fosse tutto ciò cui si riduce la differenza sessuale. Reimer, infatti, è sempre rimasto un uomo. Come uomo rimane William Bruce Jenner, padre di tre figli, anche se adesso si fa chiamare Caitlyn. A me sembra che urgano davvero studi seri, non ideologici, improntati alla ricerca della verità scientifica sulla sessualità umana, per chiarire i casi di omosessualità e di transgenderismo ecc. Quanti sono questi casi? Perché ci sono? Sono modificabili o no? Magari veramente ci sono quelli che sono nati in un corpo ma se lo vivono addosso come estraneo, come Reimer che avevano provato a far sentire donna mentre lui era davvero un uomo. Non so. Ma fare un po’ di chiarezza la farebbe finita con questo circo dove ognuno dice quello che vuole.
Cara Fabrizia se ti informassi un po’ sapresti anche Che di studi ce ne sono cosi’ tanti da farti venire la nausea, solo che tu ne ignori l’esistenza.
Ergo: non e’ la scienza Che non ha ” materiale” per potersi esprimere, ma tutti coloro Che non conoscono tali studi e ne affermano la mancata esistenza.
Solo che come spesso succede, quando qualcosa sovrasta la scienza, l’evidenza, la natura, i cardini Che caratterizzano la genetica e il dualismo umano: Uomo, Donna, vuol Dire che questo ” qualcosa” e’ talmente influenzato da poteri verticali da imporsi su quelli orizzontali. Spesso questo prende il nome di Ideologia, ancor piu’ spesso essa non mai valenza scientifica ma piuttosto antiscientifica e irrazionale.
SONO PURI E SEMPLICI ERRORI DELLA MENTE UMANA.
Carissima Sara, verissimo: studi ce ne sono a iosa. Solo che molti di quelli che ho letto io mi sembrano tutti pencolare pericolosamente in un senso o nell’altro, a seconda dell’idea che si difende.. Un po’ come per l’aborto, quando ci si combatteva soprattutto secondo le reciproche ideologie e convinzioni. Poi la scienza è andata avanti , e adesso è effettivamente diventato impossibile negare che la vita umana comincia con il concepimento ( prima aleggiava il dubbio che cominciasse dopo 10 giorni o dopo un mese, o chissà quanto, dal concepimento). Mi auguro che anche su altri temi la scienza aiuti a chiarire le cose. Per chi crede, le cose sono già chiarissime, e la scienza non fa che confermare quanto già si sa. Ma penso anche a chi non crede e che, se in buona fede, potrebbe – grazie alla scienza – ritrovare la Via, la Verità, la Vita. È vero che ci saranno quelli che non cambieranno mai idea nemmeno davanti all’evidenza. Peccato per loro.
Cara Fabrizia se ti informassi un po’ sapresti anche Che di studi ce ne sono cosi’ tanti da farti venire la nausea, solo che tu ne ignori l’esistenza.
Ergo: non e’ la scienza Che non ha ” materiale” per potersi esprimere, ma tutti coloro Che non conoscono tali studi e ne affermano la mancata esistenza.
Solo che come spesso succede, quando qualcosa sovrasta la scienza, l’evidenza, la natura, i cardini Che caratterizzano la genetica e il dualismo umano: Uomo, Donna, vuol Dire che questo ” qualcosa” e’ talmente influenzato da poteri verticali da imporsi su quelli orizzontali. Spesso questo prende il nome di Ideologia, ancor piu’ spesso essa non presenta mai valenza una scientifica ma piuttosto antiscientifica e irrazionale.
SONO dei PURI E SEMPLICI ERRORI DELLA MENTE UMANA.
Scusate il bis…mi e’ ripartito il commento.
Adesso e’ piu’ chiaro.
Grazie:)
In ultimo, per Chi avesse tempo consiglio la visione di questa conferenza tenuta dal neuropsichiatra Gandolfini, uno scienziato che si occupa dello studio sul Gender dal punto di vista medico.
Una persona eccezionale, soprattutto a livello umano.
Spero, non mi venga cancellato il link..
https://m.youtube.com/watch?v=OMmwQbJs4lo
E’ talmente eccezionale che quei frignoni dell’ Arcigay lo hanno denunciato. Tutta la mia vicinanza al dottor Gandolfini.
🙂
Tu una freccia tricolore, io una locomotiva… 😉
Grazie del link.