Il voto alle donne? Già presente nel Medioevo
- Ultimissime
- 15 Mar 2016
E’ vero: il 10 marzo del 1946 le italiane votarono per la prima volta e fu, senza alcun dubbio, una grande conquista per le donne oltre che per l’intera Italia.
Sarebbe però sbagliato immaginare che in epoche passate la condizione femminile fosse sempre e comunque di inferiorità e che il diritto di voto, per la donna, sia necessariamente conquista recente. Si prenda per esempio il Medioevo, epoca ingiustamente considerata teatro degli orrori dell’inquisizione – mentre sappiamo che la caccia alle streghe si registrò prevalentemente durante il Rinascimento e comunque nelle regioni germaniche protestanti più che in quelle cattoliche – ritenuta orribile considerazione della donna.
Ebbene, non solo l’epoca medievale fu costellata di donne potenti e influenti – i nomi di Matilde di Canossa, Eleonora d’Aquitania, Bianca di Castiglia o Ildegarda di Bingen dicono nulla? – ma vi furono anche casi, neppure necessariamente così isolati, di suffragio femminile.
Leggenda maschilista? No, si sta parlando di un dato storico, come provano, ironia della sorte, proprio le ricerche di una donna, Régine Pernoud (1909–1998), storica francese nonché grande specialista del Medioevo. Nel suo libro forse più famoso – Pour en finir avec le Moyen Age, tradotto anche in Italiano – la Pernoud infatti osserva che se si vuole osservare la condizione di «donne che non erano né alte dame né badesse né monache, ma contadine, o cittadine, madri di famiglia, o donne che esercitavano un mestiere» non esiste alternativa che rifarsi alle «raccolte consuetudinarie o gli statuti delle città, ma anche l’enorme massa degli atti notarili, soprattutto nel Mezzogiorno della Francia, dei cartulari, dei documenti giudiziari, o ancora, delle inchieste».
Ebbene, «dall’insieme di simili documenti balza fuori un quadro che per noi presenta più d’un tratto sorprendente, dato che, per esempio, vediamo le donne votare alla pari degli uomini nelle assemblee cittadine o in quelle dei comuni rurali. Spesso ci siamo divertiti, nel corso di conferenze o altre relazioni, a citare il caso di certa Gaillardine di Fréchou la quale, in occasione di un contratto d’affitto proposto dall’abbazia di Saint-Savin agli abitanti di Cauterets, nei Pirenei, è la sola a votare no, mentre il restante della popolazione al completo ha votato sì. Il voto delle donne non è sempre espressamente menzionato dappertutto, ma questo è forse dovuto appunto al fatto che nessuno vedeva la necessità di menzionarlo» (R. Pernoud, Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani, Milano 2001, p.113).
Ricordando questo, sia chiaro, non s’intende necessariamente presentare il Medioevo come l’età dell’oro ma, certo, è curioso come una conquista così importante come quella del voto femminile fosse già presente in un’epoca storica che, agli occhi dei più, viene ritenuta quanto di più lontano dal progresso.
Giuliano Guzzo
(articolo inserito nell’archivio tematico dedicato al Medioevo)
20 commenti a Il voto alle donne? Già presente nel Medioevo
Rettifichiamo un attimo: in alcuni contesti le donne potevano sì votare, ma nel momento in cui erano a capo di un “fuoco”, di un gruppo familiare, soprattutto quando erano vedove. All’epoca non si votava per persone ma per famiglie.
Beh più che una rettifica mi sembra una precisazione importante, che non toglie nulla al valore della notizia. Almeno per me.
Gia’ ci vorrebbe una intera esistenza per cercare di smascherare la realta’ cosi’ come ci viene presentata..soprattutto nei libri di scuola..ma ne vale la pena?..un giorno apriremo gli occhi e scopriremo tutta la verità. Nel frattempo dobbiamo solo sperare di non farci cogliere impreparati.
Nel medioevo non esistevano elezioni libere se non per piccole questioni legate all’amministrazione delle città, dove comunque erano i re ed i feudatari ad avere l’ultima parola. Una cosa che invece è certa è che negli ambienti clericali ci fu sempre una netta opposizione al voto alle donne, giustificandolo con il fatto che il cervello femminile era “biologicamente diverso” da quello maschile e quindi non adatto per occuparsi di questioni politiche, prova di ciò sta nel fatto che nella Chiesa le donne non hanno mai avuto ruoli di responsabilità che non andasserp più in là della gestione dei conventi femminili, che comunque dipendevano e dovevano rispondere ad una gerarchia prettamente maschile.
Oggi esiste la possibilità di elezioni libere per tutte le questioni legate allo stato, ma comunque, nella realtà dei fatti, decide chi non è stato eletto e gli eletti fanno quello che più gli pare gli piace.
Una cosa che invece è certa è che nella Chiesa la Madonna, una donna appunto, è la creatura più importante: così importante che in molti ci accusano di adorarla come se fosse Dio.
Che in natura poi il cervello femminile sia “biologicamente diverso” da quello maschile è un fatto ormai scientificamente accertato che solo taluni dogmatici rifiutano di accertare: la diversità fa si che maschi e femmine siano complementari e, per quello che riguarda la caratteristiche stabilite dalle leggi di natura, non intercambiabili.
Quindi aveva ragione chi diceva che il cervello della donna non era adatto per occuparsi di politica? Raccapricciante.
Se tu pensi che le donne non siano adatte ad occuparsi politica mi dispiace per te: io ho semplicemente scritto che il cervello dell’uomo e della donna sono diversi e complementari.
Conosci la storia di Eleonora d’Arborea(1347-1404)?
Per non correre il rischio di essere fraintesi sarebbe più opportuno utilizzare il termine “differente” anziché “diverso”; quest’ultimo infatti presuppone implicitamente un rapporto di inferiorità rispetto ad una delle parti, a differenza del (o diversamente dal) primo.
Cavillo per cavillo, se scrivo “che il cervello dell’uomo e della donna sono diversi”, quale dei due è inferiore rispetto all’altro?
Non voleva essere un cavillo, ma un piccolo consiglio di scelta lessicale (derivante da una tendenza condivisa in campo sociale). Riguardo all’esempio da lei proposto è evidente che l’utilizzo del termine differente rende inutile l’arrovellarsi sul cavillo.
Riguardo alla sua affermazione originale, Che in natura poi il cervello femminile sia “biologicamente diverso” da quello maschile è un fatto ormai scientificamente accertato, il dubbio sull’implicito rapporto di inferiorità pare più evidente. Ma sicuramente non era sua intenzione esprimere un tale giudizio. Da qui il consiglio. Poi ne faccia quel che vuole.
Ti ringrazio per la precisazione, della quale ovviamente cercherò di tesoro ma, come hai rilevato, non mi era nemmeno passato per la testa “l’implicito rapporto di inferiorità”: ho semplicemente copiaincollato le parole di Sivia.
Che fosse uno sterile cavillo campato per aria invece è dimostrato dal fatto che tu non sia stato in grado di rispondere alla semplice domanda di Lorenzo. “Differente” e “diverso” sono sinonimi e se c’è una sfumatura che li distingue questa temo sia solo nella tua testa.
Fuori dal caso contingente, sarebbe bello da parte tua se entrassi nel merito delle questioni invece di creare sterili polemiche che sono l’equivalente del criticare chi ti indica la luna per il fatto che dovrebbe farsi una manicure 😉
Vorrei approfondire questa storia del cervello biologicamente diverso: puoi fornirci qualche link in merito?
Enrico ti fornisco qualche dato e ti confermo la differenza dei cervelli in senso puramente biologico ma ci differenzia nei modi di affrontare e vedere la realta’..me lo disse anche un neurochirurgo, ad esempio la donna ha sia Nell emisfero destro che sinistro l ‘aspetto funzionale che interessa il linguaggio. L uomo solo in uno dei due lobi. Ma e’ solo una Dell tante e piccole differenze. Purtroppo si vogliono cancellare, perche’ col gender andrebbe tutto a rotoli e quindi piuttosto che finanziare la ricerca nel giusto senso e quindi implementando studi sulle differenze per conoscere e agire su diverse malattie si finanziano i colossi del gender per provare l assurdo, cioè. Uomo e donna uguali. Come possiamo essere diversi biologicamente e non organicamente, quindi a livello di cervello?..non avrebbe senso, queste nostre differenze guidano i nostri comportamenti in base al genere e sono frutto di anni di studio Dell evoluzionismo umano. A tal proposito ti invito a fare una ricerca su un famoso sociologo che fece uno studio in Norvegia e fece una scoperta straordinaria, non ti voglio bruciare il finale ma se scrivi ” Documentario sul paradosso Norvegese” dovrebbe essere facile teperirlo. Nel frattempo ti mando un linck per stuzzicare la tua curiosita’. E’ Vero siamo differenti ma profondamente complementari, nel corpo come nella mente. Insieme siamo immagine di Dio. Ora capisci perche’ vogliono cancellare il dualismo perfetto?
http://www.stateofmind.it/
Se non ho però capito male l’intervento di Enrico, mi sembrava lanciasse una sfida a Silvia affinché portasse le prove della sua categorica affermazione “che negli ambienti clericali ci fu sempre una netta opposizione al voto alle donne, giustificandolo con il fatto che il cervello femminile era “biologicamente diverso” da quello maschile”.
Esatto mi riferivo proprio a questo. Tanto più che il concetto di cervello “biologicamente diverso” è molto moderno e mi sembra non avere alcun senso se riferito ai secoli anteriori al diciottesimo. Ma potrei sbagliarmi, per cui rinnovo l’invito a Silvia a sostanziare meglio le sue affermazioni perentorie. Detto questo ho trovato interessante l’intervento di Sara.
Sarei curioso di sapere dove (bolla, definizione dogmatica, trattato di teologia, dichiarazione conciliare) si fosse dichiarato che le donne che le donne erano inadatte a certe mansioni perché cerebralmente inferiori (oltretutto è un anacronismo: il cervello nel Medioevo neppure si sapeva com’era fatto).
Sarei curioso anche di sapere come mai Matilde di Canossa, Eleonora d’Aquitania, ecc. abbiano potuto governare tranquillamente in quanto mentalmente inferiori (forse erano dei maschi mancati?).
Infine sarei curioso di conoscere da dove si trae che il voto era in pratica solo consultivo: che non ci fossero elezioni in senso moderno (ovvio, non esisteva lo Stato nazionale!) è pacifico, che avessero l’ultima parola i sovrani (che spesso comandavano effettivamente solo sulle loro proprietà e non su tutto il territorio di cui erano re) è da dimostrare. Si pecca di anacronismo se si trasportano di peso categorie nate con la modernità (Stato centralizzato, elezioni multipartitiche) e che solo in esso trovano senso, in epoche non moderne.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_regine_regnanti#Italia
https://it.wikipedia.org/wiki/Teodolinda
https://it.wikipedia.org/wiki/Ildegarda_di_Bingen
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanna_d%27Arco
#hastatalachiesa
#miocugginomihadetto
E queste sono solo le prime tre venutemi in mente, di libri in merito ce ne sono. Basterebbe leggere.
Poi però uno legge un tizio di nome Seneca (De ira, lib. I, XX,3) e tutta questa teoria che è «colpa della Chiesa» si sgonfia…
La chiusura («…nella Chiesa le donne non hanno mai avuto ruoli di responsabilità che non andassero più in là della gestione dei conventi femminili, che comunque dipendevano e dovevano rispondere ad una gerarchia prettamente maschile») denota che non si conosce granché la storia: c’è un elenco di donne che hanno regnato paesi interi, per non parlare di donne come Ildegarda di Bingen, che di certo tutto faceva fuorché “rispondere a una gerarchia prettamente maschile” (anzi, spesso e volentieri era il contrario).
Ps: Scusa il linck precedente e’ generico, qui quello giusto
http://www.stateofmind.it/2014/03/cervello-uomini-donne-differenze-neuroscienze/