Papa Francesco e Kirill: «in Russia rinasce la fede, spezzate le catene del regime ateo»
- Ultimissime
- 16 Feb 2016
Il 12 febbraio scorso l’incontro tra il Papa e il Patriarca ortodosso ha segnato un giorno storico, che attendavamo dallo scisma del 1054. Francesco e Kirill hanno firmato una dichiarazione congiunta, 30 punti di impegno comune, prendendo atto che «il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità».
Punto importante dell’agenda è la difesa dei cristiani perseguitati in Oriente (e non solo), tema a cui è molto sensibile sopratutto Papa Francesco, il tema della pace e l’impegno comune a difendere la famiglia, come «centro naturale della vita umana e della società. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia», quella fondata «sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica».
Parlando della libertà religiosa, Francesco e il Patriarca ortodosso hanno ringraziato Dio per il «rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo».
Effettivamente le statistiche più aggiornate parlano chiaro: tra il 1991 e il 2008, la quota di adulti russi che si identificano come cristiani ortodossi è passato dal 31% al 72% mentre, nello stesso periodo, la quota di coloro che non si identificano con una religione è sceso dal 61% al 18%. Rispetto all’ateismo di Stato imposto durante il regime ateo di Lenin-Stalin, è significativo che oggi il 54% dei russi si dica “abbastanza” religioso (contro l’11% del 1991) e i credenti siano aumentati dal 38% al 56%. L’adesione religiosa è cresciuta in particolare tra i giovani (+43%) e i laureati (+50%). La situazione è ancora più rosea negli ex stati satelliti dell’Unione sovietica.
Buone notizie arrivano comunque da diverse parti: in Svizzera, ad esempio, secondo un recente sondaggio, il 53% degli intervistati si definisce religioso o molto religioso (cattolico o protestante), l’8% si dichiara non credente e il 5% è musulmano, comunità di fede ebraica o altro. In Corea del Sud, l’annuale sondaggio compiuto dall’Ordine buddista Jogye ha confermato che il cattolicesimo è la religione che conquista più fiducia, conquistando il 38,9% della fiducia complessiva (sopratutto grazie ai sacerdoti). Subito dopo vengono i buddisti con il 32,8% e le denominazioni protestanti con il 10,2%. In Francia, si parla di un risveglio inaspettato della vita spirituale tra i giovani di 18-24 anni, il 15% di loro ha a cuore il suo impegno religioso. La vita religiosa ha una “buona immagine” per il 65% dei francesi.
Negli Usa, invece, studiando le statistiche degli ordini religiosi femminili si chiede di dissipare l’eccessivo pessimismo, poiché il numero di religiose oggi è circa lo stesso di un secolo fa. In Bangladesh, in 20 anni sono raddoppiate le diocesi mentre in Italia, i dati che arrivano in questo periodo, sono quelli relativi al successo di Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana, i cui programmi vincono gli ascolti sia dei canali digitali (Rai Movie, La5, Real Time ecc), sia quelli di Rai e Mediaset.
Piccole buone notizie che servono ad allontanare un certo pessimismo cosmico e guardare alla realtà con una lente differente, certamente senza dimenticare i forti residui della secolarizzazione, che hanno fatto preoccupare Papa Francesco sopratutto per quanto riguarda il calo delle vocazioni. Ma non è un fenomeno obbligatoriamente irreversibile, anzi! Lo dimostra la rinascita religiosa nella patria dell’ateismo di Stato, la Russia, e i diversi sondaggi che abbiamo citato.
La redazione
22 commenti a Papa Francesco e Kirill: «in Russia rinasce la fede, spezzate le catene del regime ateo»
Il cristianesimo è alla fine,già,in effetti lo dissero i romani crollarono,lo dissero gli imperi crollarono,lo dissero i regimi crollarono,anche i rivoluzionari lo dissero,seppelliti nella storia pure loro:perchè non rassegnarsi all’idea?Tanto non potete fare assolutamente niente per toglierli dalla storia.La parte più micidiale è che come folli si sono messi a ascoltare il figlio di un falegname,un assurdità per un mondo diviso in classi di presunti eletti e di persone considerate di poco valore.
A parte il fatto che durante l’ateismo di stato la chiesa in Russia era diventata inutile in quanto la povertà non esisteva più, chi ci dice che, a parte il fanatismo, il dato statistico riportato nell’articolo non sia una notizia negativa in tutti i sensi; che la voglia di ottundimento cerebrale dell’oppio dei popoli appartenga più ai drammi dell’attualità piuttosto che alle buone notizie da riportare? Ve lo dice uno che ha criticato aspramente Carl Marx non immune nemmeno lui dagli abbagli della metafisica.
E comunque in tempi come questi considerare la religione come qualcosa da salvare perché viviamo in un tempo dannato è certo qualcosa a favore della religione perché capace di mantenere la tensione del popolo alta in vista di forti impegni per la guerra. In realtà vale ancora il detto “si vis pacem para bellum” come sta dimostrando il papa di queste ultime ore…
A Cesare faccio rispondere uno storico romano,si vis pacem parabellum?e dove voi dicete pace in realta’ avete fatto il deserto.Certo che non c’era la poverta’, a quanto pare avevano tutti il posto fisso in Siberia, e da come lo descrive Varlam Salomov ,erano talmente ricchi e benestanti che a Kolyma ci andavano a dilettarsi con gli sci:”dove lo sputo congela in volo prima di toccare terra” e dove sono state occupate e torturate migliaia di persone.
Questa è la solita solfa che si sente dappertutto, la verità è che noi sappiamo queste cose per sentito dire attraverso racconti frutto dell’ideologia cristiana che mette zizzania dappertutto nella storia. Il popolo cristiano per antonomasia, quello italiano non vuole la verità se non a parole, non ne sopporterebbe gli esiti. Il nemico non è solo fuori di sè ma anche dentro di sè!
Dunque i cristiani si sono inventati che in unione sovietica c’erano i poveri ,e Tacito che cristiano non era si è inventato che i romani non erano affatto tanto pacifici,trae e proprio spunto dal concetto di Cesare che è un principio di “Ragion di Stato” .Quando dice “chiamano pace la dove fanno il deserto” intendeva dire che pace per l’impero non era altro che la conquista con i morti generati dalle conquiste.
Il deserto è infatti metaforicamente è un luogo “pace”,di “silenzio”,sono poche le cose che possono crescerci,dunque in esso c’è pochissima vita, come dire per conquistare non puoi certo essere un uomo pacifico o mantenere “la pace con la guerra”,in realtà,devi fare deserti con la giustificazione di mantenere la pace,ma che pace è quella dove hai fatto il deserto:distrutto,massacrato schiavizzato interi popoli?Un modo come un altro di giustificare l’eccidio e chiamarlo pace,un modo come un altro per fare deserti e chiamarli “pace”.
Poi per carità ovviamente non bisogna usare il presentismo,ma,è una risposta al moto di mantenere la pace facendo guerre preventive tipico di Cesare,che non ha senso,perchè è come fare il deserto e poi chiamarlo pace.
Come si può vedere combattere con i cristiani porta a perdita sicura ma quì non si vuol combattere con i cristiani quì si vuol far presente quanto l’ideologia cristiana sia una sciagura per l’umanità intera. Si predica la pace e intanto si combatte contro un avversario, gli si dice che sbaglia perchè loro hanno ragione. Hanno i numeri dalla loro ma sono chiusi nella loro ideologia sentono solo ciò che vogliono sentire il resto è solo nemico, e poi parlano di pace…
Beh! Sará perché il nostro Capo (e non parlo del Papa) non vuole che la storia ci metta da parte.
Sicuro? Io intanto vedo che fai tanta ideologia anti-cristiana assolutamente irrazionale (credere a Peter Pan sarebbe piú ragionevole).
A parte che su qui non va l’accento… ma la tua é solo una battaglia contro la realtá.
Appunto, se non odiassi tanto la razionalitá andresti a vederti un pochino cosa é l’apologetica.
Dai referendum non mi sembra proprio (si veda la celeberrima 194 per fare un banalissimo esempio)
Cosa é? La descrizione del tuo pensiero? Fai un po’ pace con la realtá.
……Già!
Hai avuto un’educazione religiosa?
L’hai (eventualmente) vissuta come un’imposizione?
Incredibile! GianFrancesco è la prova vivente del fatto che la teoria del multiverso è vera. Infatti considerato quello che afferma e cioè che “durante l’ateismo di stato la chiesa in Russia era diventata inutile in quanto la povertà non esisteva più” non può che arrivare da un universo parallelo!
Penso che l’ateismo che nel secolo passato ha cercato di sradicare il cristianesimo ha sostanzialmente fallito.
Il Messico è un esempio lampante, dove in circa vent’anni il governo ateo e massonico ha sterminato la Chiesa Messicana lasciando poche centinaia di preti e vietando la somministrazione dei sacramenti. La persecuzione, un po’ più blanda, è proseguita per decenni. Nonostante tutto la Chiesa è rifiorita e si valuta che oggi più dell’80% dei messicani sono cattolici. In Albania per cinquanta anni l’ateismo di stato aveva lasciato solo poche decine di cattolici clandestini, mentre adesso la Chiesa è tornata a crescere.
Mi auguro che anche in Corea del Nord dopo la caduta, prima o poi inevitabile, del regime ateo e sanguinario la Chiesa possa risorgere. Ricordo che prima dell’avvento del comunismo Pyongyang era la seconda capitale cattolica, dopo Manila, dell’Asia.
Vale lo stesso per la Cina, anzi soprattutto per la Cina
Quello che dicono le statistiche non sono a favore della chiesa ma a sfavore del popolo! Esso crede a Dio perchè gli manca qualcosa in cui credere quaggiù; porre nell’aldilà la felicità completa è ingannare l’uomo e il prete questo lo ha sempre fatto per deviare le aspirazioni di ricchezza dell’uomo forte che tende a fare degli interessi suoi gli interessi di tutti. Nietzsche aveva visto chiaramente questa prospettiva e aveva anche visto che all’umanità malata appartiene anche il prete, soprattutto il prete asceta.
Gli atei pensano che una volta sradicata la chiesa (i preti come tu li chiami) “che inganna il popolo” sfavorisce il popolo stesso. La loro giustificazione della persecuzione dei credenti è data dall’ideologia ateo/scientista che pretende di guarire “l’umanità malata” dal cancro cristiano.
Fior di intellettuali nel secolo scorso hanno provato a mettere in pratica questo.
Lo scorno per loro è che non ci sono mai riusciti. La Chiesa è sempre rinata e il popolo ha continuato a confidare nella fede e nell’aspirazione ad un mondo migliore qui, nella certezza dell’Aldilà.
Ma non imparano dalla storia? Non si accorgono dei danni fatti all’umanità? Possibile che non riescono a leggere i segni dei tempi.
Eppure ciò che succede in Russia, in Messico, in Corea è sotto gli occhi di tutti.
Non si può sradicare il cristianesimo bisogna tenercelo finche non si toglierà di mezzo lui con la sua coerenza morale. La chiesa ha fatto tanto del bene, ha creato una civiltà che continua a mettere radici del popolo, peccato che quando le malattie si fanno avanti non è in grado di curarle attraverso la conoscenza della causa, evidentemente non ne ha la cognizione, ma attraverso palliativi se non, peggio, attraverso peggioramenti dei sintomi attraverso lenitivi infettanti. Mantenere il potere sul popolo per demotivare i forti, che sono pochi, e condurre a morte sicura per vedere trionfare le sue “ragioni” porta al risultato opposto di far vincere i deboli e far soccombere i forti, questa è la realtà del cristianesimo.
GianFrancesco io sono e mi definisco laico, ma a leggere i tuoi commenti mi viene voglia di diventare cristiano. Ma come si fa a scrivere queste cose?
Ci sei o ci fai?
Troll detected! 🙂
Scusate l’ot, ma ho visto solo ora la domanda di Hic et nunc.
Hic et nunc scrive
“la chiesa dice che Dio creatore può essere conosciuto con certezza grazie al lume naturale della ragione. Ti chiedo se per acquisire questa certezza si prevede la possibilità del dubbio e di esprimerlo o si prevede solo la lettura solitaria o senza porre domande di buoni libri di teologia cattolica.”
Ma certo che si possono esporre dubbi! Se hai dei dubbi in proposito voglio esporti una riflessione che io stesso ho appena fatto in un altro blog.
In genere gli atei materialisti ripiegano in corner dicendo che l’atto puro non è necessario perché l’energia sarebbe comunque sempre esistita, di riffa o di raffa, in una forma o nell’altra, come dice quell’ateo scientista di Hawking http://www.lastampa.it/2010/09/03/scienza/hawking-e-la-creazione-senza-dio-Pvazge8oThzHcQm0VftCsK/pagina.html
La scappatoia utilizzata da Hawking è quella della meccanica quantistica, normalmente impiegata per il mondo degli atomi, delle molecole e delle particelle subatomiche. Alla base della fisica quantistica c’è il principio di indeterminazione di Heisenberg («nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso»), per il quale il microcosmo è essenzialmente «indeterministico», prescindendo in modo assoluto da cause precedenti; il risultato effettivo di un particolare processo quantistico non è conosciuto e non può essere conosciuto, neppure in linea di principio.
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Applicando tali assiomi all’origine dell’universo, esso avrebbe origine dal nulla, come effetto di una fluttuazione quantistica, una sorta di apparizione spontanea. Il tempo finisce con l’essere inghiottito dallo spazio, fino ad azzerarsi del tutto, in una dimensione incausata (passatemi l’espressione).
Quindi non c’è Dio, perché non c’è un punto iniziale dell’universo; non esiste alcuna singolarità. Non vi è nessun principio, dietro il quale debba essere necessario porre un dio.
MA QUESTA È UN’IDIOZA IMMENSA! Lla fluttuazione quantistica, che dovrebbe spiegare l’inizio del Big Bang, che spiega che in uno spazio vuoto può manifestarsi una coppia di particelle, prima “virtuali” e poi “reali”, che sembrano emergere dal niente, si chiama fluttuazione quantistica del vuoto, non del nulla. Per la fisica nulla e vuoto non sono sinonimi. Il nulla è banalmente il niente. Il vuoto è, invece, un oggetto fisico reale. Non è il niente. E’ un qualcosa. In fisica quantistica il vuoto è, in realtà, un pieno: di campi di forze e di energia, potenziale e latente. E dunque invisibile.
Attraverso la fluttuazione quantistica questa energia potenziale si trasforma, per via della formula E=mc2 e senza una causa osservabile o un evento scatenante, in energia cinetica di particelle reali. Dal vuoto è nato qualcosa. Dal vuoto, appunto. Non dal nulla. All’attimo del Big Bang non poteva esserci il nulla. Preesisteva qualcosa: energia potenziale! Dal nulla nulla proviene, verità vera oggi come nel 3000 A.C. Ma allora siamo al punto di partenza: chi ha messo lì quell’energia? Come si è prodotto quel potenziale?
Pertanto, per quanto riguarda la fluttuazione quantistica, in fisica moderna, dopo aver dimostrato l’esistenza almeno concettuale di un vuoto assoluto, si è stati costretti a tornare all’idea iniziale che anche il vuoto è qualcosa di diverso dal niente, in quanto ha proprietà fisiche ben identificabili.
E si da il caso che l’energia sia comunque mutevole, quindi contingente, e ciò che è contingente non è possibile proprio a rigor di ragione dire che sia anche necessario.
O è contingente o è necessario, tertium non datur, e tutto ciò che NON è necessario ha altrove la causa della sua necessità, ed è il motivo per cui senza l’esistenza dell’Atto puro, ovvero l’essere di per se necessario, non vi sarebbe nulla, perché dal momento che tutti gli enti contingenti passano dalla potenza all’atto e pervengono all’esistenza ,senza l’ente necessario vi sarebbe stato un momento in cui nulla era. Ma dal nulla nulla proviene.
Ecco perché DIO NON PUÒ NON ESISTERE.
Togliamoci poi dalla testa il “god of the fals” di creazionisti e sostenitori dell’intelligent design, non ha nulla a che fare col vero Dio.
Nemmeno si può dire che Dio abbia creato il mondo nel passato, perchè lui CREA il mondo, hic et nunc, qui ed ora.
La creazione abbraccia il qui e ora in modo integrale, il contingente che passa dalla potenza all’atto. Quel che si scopre sull’ipotetico sviluppo “passato” dell’ente universo (che a causa del divenire non può essere l’unico ente atto puro e richiede appunto necessariamente l’esistenza di un ente immateriale, necessario, incausato e intelligente) non tocca per nulla “la creazione” tomista.
Per dirti: se in un futuro si scoprirà in qualche assurdo modo che il Big Bang come è inteso oggi è una enorme baggianata questo non toccherà di nulla l’idea che ora l’essere è ed è contemporaneamente in continuo divenire.
Per mettere in discussione il tomismo bisognerebbe mettere in discussione l’esistenza della realtà qui ed ora, ritenere di non poterla mai raggiungere oppure demolire il fenomeno del divenire e diventare neoparmenidei.
Tutte posizioni che fanno a pugni con la scienza poiché la prima distrugge il soggetto dell’indagine, la seconda la ratio scibilitatis dell’indagine e la terza la possibilità stessa di testare empiricamente una teoria presupponendo che i fenomeni del divenire siano pura illusione di un essere IMMUTABILE ed ETERNO.
Per dirla semplice: uno scienziato deve essere necessariamente metafisicamente aristotelico , anche solo implicitamente, e anche se rifiuta di ammetterlo.
God of the gaps volevo scrivere, non “God of the fals”.
Riguardo alla meccanica quantistica, il neotomista Feser approfondisce le varie ragione per cui non è affatto un problema per la metafisica tomista http://edwardfeser.blogspot.it/2012/05/oerter-contra-principle-of-causality.html
Consiglio a tutti di leggere l’articolo con attenzione, per intero (è capitato diverse volte, infatti, che qui intervenissero anche cristiani preoccupati che la meccanica quantistica demolisse il principio di causalità), ma ad ogni modo il succo dell’articolo è che “The principle of causality itself does not make any claim about how exactly efficient causes operate in all of these diverse cases. It just tells us that whatever the details turn out to be, any potential will only be actualized by something already actual”, ragion per cui “QM (ovvero la meccanica quantistica) has nothing to tell us about the principle of causality”.
ancor prima di studiare il materiale che hai già postato la volta scorsa ti sottopongo, forse ripetendomi, questa obiezione:
se è vero che se Dio esiste il problema della causalità dell’universo materiale è risolta non rimane da spiegare perché in Dio la causalità si possa produrre, perché l’immobilità di Dio non è statica ma dinamica?
come può un moto passare al creato/mosso se prima non è presente nel motore? l’idea di una energia obbliga come dici a passare da un essere di materia (che non può “autodinamizzarsi”) ad un essere immateriale (che determina la materia e i suoi dinamismi restando esso stesso indeterminato) di energia pura da ogni materialità… perché “materia” è tutto ciò che concettualmente e/o empiricamente è determinato da una causa… ma, a differenza di Vincent Vega ciò che si può postulare come causa è concettualmente ed empiricamente descrivibile semplicemente come indeterminato in quanto nulla lo determina, reale in quanto causa di tutto, immateriale, energeticamente attivo, forse infinito, forse intelligente, forse onnipotente…
perché allora Vincent Vega non afferma che questa essenza immateriale di energia, evolvendosi, diventa ogni cosa, determinandosi, produce la totalità delle cose? perché l’atto (energheia) non si identifica con l’opera (ergon) ma rimane puro e l’opera deve venire dal nulla?
se la causa si comunica e quindi identifica in ogni causa e non solo nella causa sui si rende più vera la visione di Schopenhauer, in cui l’unica intelligenza autocosciente nell’universo è probabilmente quella umana e l’unica metafisica certa quella di Hume
avverto che “affermare” (non mi è chiaro, per tornare alla prima domanda, in che senso: credendoci? sposando la tesi? dichiarandola vera? ponendosi la cosa come possibile e dunque degna di riflessione? facendone di essa un motivo per dubitare del magistero?) che Dio non crea dal nulla ma da sé stesso e che evolvendosi diventa ogni cosa e determinandosi produce la totalità delle cose, determina ipso facto la scomunica