Si può ammirare davvero Gesù senza credere in Dio? Purtroppo no
- Ultimissime
- 27 Gen 2016
Qualche tempo fa abbiamo riflettuto sui tanti non cattolici e non cristiani, orgogliosamente “laici” che, tuttavia, non rinunciano a guardare con ammirazione l’esperienza cristiana e la figura di Gesù Cristo.
Un esempio abbastanza noto è quello di Corrado Augias: su 100 interventi, 95 hanno come tema la religione, la Chiesa cattolica, la fede o il cristianesimo. Più della metà dei suoi libri parlano esplicitamente di tematiche religiose, in particolare nell’ultimo uscito, “Le ultime diciotto ore di Gesù” (Einaudi 2015), Augias vorrebbe ricostruire l’ultima parte della vita di Gesù, utilizzando i Vangeli canonici e gli apocrifi, come il Vangelo di Giuda. Avere come fonte storica gli apocrifi è un errore da principiante, commesso ad esempio da Vito Mancuso. Dopo gli enormi scivoloni sulla storicità del cristianesimo presenti nel libro scritto con Mauro Pesce, “Inchiesta su Gesù”, questa volta Augias ha ammesso giustamente: «Questo libro è un prodotto una storia di fantasia».
Ignorando volutamente l’aspetto teologico del Nuovo Testamento, il noto giornalista si è concentrato «esclusivamente sulla vicenda umana e politica di Gesù. La storia e la vita di un uomo che ne delineano ancor più compiutamente la grandezza, in tutta la sua evidenza. Gesù è un uomo che ha saputo mettere in gioco la propria vita, sino a perderla, per un ideale di rinnovamento. Ci sono sempre stati a memoria d’uomo esempi di grande determinazione. Per citarne solo due, Gandhi e Francesco d’Assisi. La storia di Gesù conserva quel fascino irresistibile dove radici, storia, cultura, filosofia e religione si intersecano. Potrei azzardare e dire che dal punto di vista letterario la vita di Gesù è certamente tra le storie più avvincenti che io abbia mai letto».
Molto apprezzabile questa profonda posizione, ben lontana dall’ateismo sciatto e banale di tanti suoi colleghi. Anche Papa Francesco ha ricordato che «il mondo secolarizzato non mostra disponibilità verso la persona di Gesù: non lo ritiene né Messia, né Figlio di Dio. Al più lo considera un uomo illuminato. Separa, dunque, il messaggio dal Messaggero, il dono dal Donatore». Eppure il fascino laico verso Gesù si rivela involontariamente un grave torto verso lo stesso Messia, nonché una posizione poco razionale.
Un grave torto perché per affermare la grandezza di Gesù bisogna censurare il grande tema dei miracoli e degli esorcismi, non a caso sempre accuratamente evitato poiché lo renderebbero immediatamente ben poco apprezzabile agli occhi di tanti moderni. Preferiscono innamorarsi di un Gesù idealizzato. Come ha ben spiegato John P. Meier, tra i più importanti biblisti viventi: «per quanto sconcertante possa apparire alla sensibilità moderna, è abbastanza certo che Gesù fu tra le altre cose, un esorcista ebreo del I secolo e probabilmente dovette non poco della sua fama e del richiamo di seguaci alla sua pratica di esorcismi (insieme al potere di compiere altri tipi di miracolo» (J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol.2, Queriniana 2003, p. 486). Il prof. Graham Twelftree, docente di Nuovo Testamento e cristianesimo primitivo presso la Regent University, ha ancor meglio precisato: «minimizzare od emettere l’importanza degli esorcismi e dei miracoli di Gesù durante il ministero pubblico può rendere Gesù più comprensibile o accettabile ai moderni, ma crea un’immagine distorta del Gesù storico» (G. Twelftree, “Gospel Perspectives. The miracles of Jesus”, JSOT 1986, p.361).
Proprio la capacità di compiere miracoli è una delle caratteristiche più confermate, avvalorate e certe da parte degli studiosi del Gesù storico, ed è proprio l’aspetto più trascurato dai diversi “atei cristiani”: «liquidare i miracoli così in fretta non rende giustizia all’ampia attestazione dell’attività taumaturgica di Gesù praticamente in tutti gli strati della tradizione evangelica. Le narrazioni dei miracoli di Gesù non si fondano affatto su congetture, né su una apologetica cristiana posteriore», come d’altra parte constaterà anche Flavio Giuseppe. «Un Gesù completamente senza miracoli, idea propagata da pensatori dell’Illuminismo come Thomas Jefferson, è un eccellente esempio di rimaneggiamento e rifusione di un profeta ebreo del I secolo per adattarlo alla sensibilità di un’elité intellettualmente moderna» (J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol.2, Queriniana 2003, p. 24)
Ma non è soltanto questo aspetto a stridere con la “mitologia di Gesù” da parte di tanti scettici e razionalisti, occorre anche ricordare che è lo stesso Gesù che sostiene di scacciare i demoni con il dito di Dio (Mt 12,22-30//Lc 11,14-23), -detto verificato come autentico dalla maggioranza degli studiosi- attraverso il quale «afferma che il regno di Dio è in relazione con la sua persona in quanto il Regno si fa presente, diviene una realtà ora, attraverso di lui» (J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol.2, Queriniana 2003, p. 487-521). Egli si pone di fronte al mondo come il Figlio di Dio, tanto da chiamarlo “papà” (“abbà”), «un appellativo sconosciuto nella tradizione giudaico-palestinese precristiana», egli si manifesta come colui che ha introdotto nella realtà il regno di Dio.
Com’è dunque possibile per un non credente ritenere un “uomo illuminato” una persona che afferma esplicitamente di essere il Figlio di Dio, mandato da Lui per annunciare il suo Regno e introdurlo tra gli uomini? Un falegname di Nazareth che si proclama la Via, la Verità e la Vita, che dice di compiere esorcismi e miracoli? Certo, lo abbiamo già fatto notare, l’ammirazione verso Gesù da parte di coloro che sono lontani dalla fede è certamente una posizione apprezzabile. Tuttavia non crediamo sia possibile ammirare Gesù senza credere in quello che lui diceva di essere. Davanti a lui vediamo solo due posizioni possibili: o Gesù mentiva spudoratamente, e quindi non può essere ammirato in quanto completamente pazzo e fuori di sé, oppure affermava il vero. Era quello che diceva di essere. O è un pazzo scatenato o è il figlio di Dio. Posizioni intermedie, purtroppo, non possono esistere.
La redazione
20 commenti a Si può ammirare davvero Gesù senza credere in Dio? Purtroppo no
Si può credere in Dio senza credere nella divinità di Gesù (teismo fisosofico) ma non è possibile credere nella divinità di Gesù se non si crede in Dio.
Naturalmente per essere cristiani cattolici è necessario credere che Gesù fosse Dio, altrimenti si abiura ipso facto dal cattolicesimo.
Se non si crede in Dio evidentemente non si può credere nella divinità di Gesù. Ciò evidentemente non toglie che si possa ammirare Gesù come uomo sul piano etico. Posizioni del genere ne conosco tante. Questa constatazione credo non debba sminuire Gesù, semmai farlo più grande ai nostri occhi. Né si vede perché negare la validità di queste posizioni. Non credono ai miracoli come non credono a quelli di un qualsiasi santone indiano. Semmai credo che questa posizione ci aiuti a riflettere sul fatto che la fede non é un obbligo della ragione né coincide con l’adesione ad un’etica ma piuttosto una ricerca, una conquista, soprattutto una libera scelta coadiuvata dalla grazia.
Concordo parzialmente. La Fede in Gesù non è un obbligo della ragione, ma la ragione ci può far arrivare alla certezza dell’esistenza di un Dio creatore.
Il teismo per me è una necessità della ragione, l’essere cristiani no. Quando dico che il teismo è una necessità della ragione lo dico perché tramite la ragione e l’osservazione del reale si arriva alla certezza che l’universo non è nè può essere autosussistente.
La Fede in Gesù è evidentemente diversa, presuppone la fiducia nella testimonianza degli apostoli.
Altra cosa: la Fede non coincide con l’adesione ad un’etica.
Vero, nel senso che ci sono non cristiani che vivono seguendo un’etica Cristiana, poiché la sentono come giusta.
Ma un cristiano che non aderisce all’etica Cristiana è cristiano solo di nome, non di fatto.
Sul fatto dei miracoli di Gesù, il non credente ha il problema di non riuscire a spiegare cosa sia successo dopo la morte di Cristo, perché ogni spiegazione naturalista ha delle falle insormontabili.
Non so se il teismo sia una necessità della ragione, certo ci dobbiamo confrontare con il fatto puro e semplice che moltissimi pensatori più o meno raffinati richiamandosi alla sola ragione pensano l’universo come autosussistente. Si può benissimo pensare ad esempio che l’universo sia eterno o in altri termini che l’universo sia Dio (panteismo). Oppure qualcuno pensa che il nulla sia in gradi di generare, e allora bisogna provare ad immaginare cosa ci sia a monte delle nostre conoscenze di materia, energia, tempo.
Per come la percepisco io prima sta la scelta di credere in Dio e solo poi é possibile cominciare ad immaginare che Dio possa essersi incarnato in un uomo. Secondo me questa doppia scelta aiuta in modo decisivo a comprendere la realtà, tanto quella fisica che spirituale, ma resta una scelta. Il primo passo non può che essere quello di aprirsi al mistero del non conoscibile. Può essere anche una pratica di contemplazione (che non solo i cristiano conoscono) ma in questo la ragione non c’entra proprio.
L’universo non può essere autosussistente per il semplice motivo che non si può andare indietro all’infinito con le cause.
Dalla constatazione dell’universo mondo in costante mutamento che si arriva all’atto puro atto metafisico (via ex motu).
Non è infatti possibile per la ragione ammettere che l’universo mutevole possa essere causa di se stesso.
E attenzione, è proprio partendo dall’osservazione del reale (e non, quindi, da ragionamenti apriori ma SEMPRE a posteriori) che vediamo che, nel mondo sensibile, vi è un ordine tra le cause efficienti, ma non si trova, ed è impossibile, che una cosa sia causa efficiente di se stessa, perché altrimenti sarebbe prima di se stessa, cosa inconcepibile. È il paradosso di del mutamento che precederebbe l’origine, ed è appunto un’assurdità e un’impossibilità logica, visto che solo ciò che è già pervenuto all’esistenza può mutare.
Ed è questo il motivo per il quale un processo all’infinito nelle cause efficienti è assurdo, contraddittorio, quindi è nulla, quindi non esiste.
Perché in tutte le cause efficienti concatenate la prima è causa dell’intermedia, e l’intermedia è causa dell’ultima, siano molte le intermedie o una sola; ora, eliminata la causa e tolto anche l’effetto: se dunque nell’ordine delle cause efficienti non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe neppure l’ultima, né l’intermedia. Ma procedere all’infinito nelle cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e cosí non avremmo neppure l’effetto ultimo, né le cause intermedie, e questo evidentemente è falso. Ecco perché è necessario, a posteriori, ammettere l’esistenza dell’atto puro.
Inoltre ammettere che il nulla possa generare è un’evidente assurdità, poichè dal nulla nulla proviene.
E attenzione, è proprio per il fatto che dal nulla nulla viene (e dire il contrario significherebbe ammettere l’esistenza di un cerchio quadrato) che si deve desumere l’esistenza dell’ente necessario, cioè non suscettibile di mutamento e dunque metafisico (via ex contingentia).
Pertanto si, all’esistenza di Dio come atto puro creatore si arriva con la ragione, la Fede è ciò che ci fa accettare che si sia incarnato.
Quelli che non accettano i ragionamenti fatti sopra, al contrario di Tommaso D’Aquino, fanno ragionamenti aprioristici (ossia “Dio non esiste PERCIÒ l’universo è autosussistente”, in culo alla logica e alla ragione che ci dice che il materialismo è auto contraddittorio e quindi irragionevole) che li portano a rifiutare l’idea stessa che Dio esista perché contraria alla propria visione di vita (e infatti, collegandomi all’articolo, la scoperta di Lemaitre ricevette MOLTE resistenze perché percipita in armonia con la creazione, cosa insopportabile per certi scienziati), non certo perché la Ragione non sia sufficente per arrivare a Dio.
Ah, giusto per la cronaca, la Costituzione Dei Filius, approvata nel Concilio Vaticano I (1869-1870), dichiara: “La Santa Madre Chiesa tiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza col lume naturale della ragione umana attraverso le cose create”.
Questa verità è talmente vincolante per ogni cattolico che è prevista la scomunica per coloro che la contestano: “Se qualcuno dirà che Dio uno e vero, Creatore e Signore nostro, non può essere conosciuto con certezza col lume naturale della ragione umana per mezzo delle cose che sono state fatte, sia anatema” (Concilio Vaticano 1, Canone 1). Qui anatema equivale a scomunica.
E d’altronde nessuno (nonostante i tentativi) è mai riuscito a confutare Tommaso e le sue dimostrazioni dell’esistenza di Dio.
Poi certo, si può scegliere di non credere comunque, gli uomini fanno continuamente scelte irrazionali, ma a dispetto di quello che ci ha inculcato lo scientismo e l’illuminismo il materialismo è e rimane contraddittorio per la ragione.
Per quel che riguarda me hai pienamente ragione. Tuttavia accettare quel che dici implica in sé un atto di umiltà che non é proprio della natura umana (ci sta dentro credo il peccato originale). Ci sta dentro la constatazione dell’inutilità di continuare ad andare indietro con le cause, ed é in sé l’esplicita accettazione dei limiti della ragione.
Sono daccordo ovviamente con quel che dice il Vaticano I ma penso si debba intendere come prospettiva ultima della ragione piuttosto che come effetto a portata di mano. Non per niente qualsiasi ricercatore (nei campi della filosofia, delle scienze umane o della scienza della natura) credente o ateo sa benissimo che in sé la ricerca non ha fine e non sembra nemmeno logico immaginarne una. Questo penso implichi accettare come strumento di conoscenza qualcosa di complementare alla ragione. A mio modesto parere la contemplazione, una dimensione spirituale della realtà. Questo mi pare sia in qualche modo implicito anche nelle prove di S Tommaso ma non é scontato che lo sia per tutti, anzi …
Luca ha scritto
“Per quel che riguarda me hai pienamente ragione. Tuttavia accettare quel che dici implica in sé un atto di umiltà che non é proprio della natura umana (ci sta dentro credo il peccato originale). Ci sta dentro la constatazione dell’inutilità di continuare ad andare indietro con le cause, ed é in sé l’esplicita accettazione dei limiti della ragione.”
PRECISAMENTE!
Bravo Luca, è proprio così. Dici bene quando poi parli della constatazione (perché non è un postulato aprioristico, ma un qualcosa appunto che si constata dal reale) dell’impossibilità (più che inutilità) di andare indietro all’infinito con le cause.
Ancora meglio quando parli dell’umiltà. Infatti quelle prove di San Tommaso non sono attaccabile a rigor di ragione, si può non accettarle comunque ma per un atto di superbia della creatura che non accetta di dovere la sua esistenza e la sua permanenza dell’essere al Creatore. Bravissimo. 🙂
Ad ogni modo la contemplazione è certamente molto importante, San Tommaso ebbe una visione del Paradiso prima di morire e disse che gli veniva voglia di bruciare la Summav che tutti i suoi ragionamenti apparivano come paglia di fronte all’infinita Misericordia di Dio. Pertanto hai certamente ragione quando parli dell’importanza della contemplazione spirituale.
Dico solo una cosa: oggi è particolamente importante parlare anche della razionalità intrinseca dell’essere teisti perché dopo più di due secoli di attacchi molte persone sono state portate dallo scientismo a pensare che credere nel Creatore sia irrazionale, quando invece è proprio pensare che l’universo sia autosussistente e che non necessita di essere creato ad essere intrinsecamente irrazionale (tanto quanto parlare di un cerchio quadrato e di un triangolo con quattro lati).
Come hai giustamente detto per accettare questa verità (.che è inattaccanile a rigor di ragione) serve UMILTÀ, l’umiltà di riconoscersi creatura.
Poi come ho già detto la Fede in Cristo non è dimostrabile a rigor di ragione. Nel senso che non possiamo dimostrare che la Sua Resurrezione sia davvero avvenuta e che fosse davvero Dio (sebbene guardando i dati storici senza un pregiudizio materialista risulta la spiegazione più probabile per spiegare cosa è successo), quindi li serve la Fede.
Essere teisti richiede ragione e umiltà, quindi, dal momento che le prove portate da Tommaso a favore dell’esistenza di Dio sono inattaccabili, per essere cristiani invece occorre un passo in più: la Fede.
Uccr ha scritto
“Proprio la capacità di compiere miracoli è una delle caratteristiche più confermate, avvalorate e certe da parte degli studiosi del Gesù storico, ed è proprio l’aspetto più trascurato dai diversi “atei cristiani”: «liquidare i miracoli così in fretta non rende giustizia all’ampia attestazione dell’attività taumaturgica di Gesù praticamente in tutti gli strati della tradizione evangelica. Le narrazioni dei miracoli di Gesù non si fondano affatto su congetture, né su una apologetica cristiana posteriore», come d’altra parte constaterà anche Flavio Giuseppe. «Un Gesù completamente senza miracoli, idea propagata da pensatori dell’Illuminismo come Thomas Jefferson, è un eccellente esempio di rimaneggiamento e rifusione di un profeta ebreo del I secolo per adattarlo alla sensibilità di un’elité intellettualmente moderna» (J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol.2, Queriniana 2003, p. 24)”
Niente di più vero. Meier nei suoi volumi dimostra che la Resurrezione di Lazzaro, tra le altre cose, venne vista dai testimoni come un fatto reale, in altre parole anche quella non è una tradizione inventata dalla comunità primitiva.
Naturalmente Meier sottolinea che non si possa stabilire la verità del fatto in se (ovvero del miracolo) per i conosciuti limiti epistemici della storia, cionondimeno, nel volume 2 di “un ebreo marginale”, dopo una trattazione di più di 50 pagine relative alla storicità del fatto, arriva a concludere che
” il racconto non è una mera creazione dell’evangelista Giovanni, ma riprende un racconto di miracolo che circolava all’interno della tradizione giovannea prima della stesura del quarto Vangelo… L’idea che Gesù ha risuscitato Lazzaro dai morti non sembra essere stata una pura invenzione della Chiesa primitiva”.
Queste conclusioni, pacificamente accettate dagli storici odierni, sono un amarissimo boccone da mandare giù per gli scientisti e gli atei.
Infatti sappiamo bene che, una volta che si sono resi conto di non poter negare più la storicità di Cristo, hanno cercato in tutti i modo di far passare il messaggio che “si, Gesù è esistito ma di Lui non sappiamo niente e abbiamo in mano solo il Suo mito”.
Basti ricordare l’intervento del troll Piero, col quale ebbi una discussione proprio su questo blog, che non accettava in nessun modo le conclusioni degli storici moderni perché probabilmente le percepiva come una minaccia al suo ateismo. In particolare non poteva accettare che i miracoli di Gesù non fossero solo mere creazioni della comunità cristiana.
Infatti la Redazione scrive che
“Davanti a lui vediamo solo due posizioni possibili: o Gesù mentiva spudoratamente, e quindi non può essere ammirato in quanto completamente pazzo e fuori di sé, oppure affermava il vero. Era quello che diceva di essere. O è un pazzo scatenato o è il figlio di Dio. Posizioni intermedie, purtroppo, non possono esistere.”
E infatti è proprio così. Gli atei hanno cercato di rimediare a questo fatto dicendo che in realtà non c’era bisogno che Gesù fosse Dio oppure pazzo, perché appunto per molti di loro ciò che abbiamo in mano di Lui è solo un mito che avrebbe coperto del tutto o quasi il vero Gesù, ma purtroppo per loro questa tesi non può più essere sostenuta storicamente.
L’articolo chiude con la frase: “posizioni intermedia non possono esistere”. Verissimo! non ho mai capito chi ammira Gesù senza essere credente. Tra l’altro il Vangelo contiene molte affermazioni e parabole che sono in palese contrasto con il buonsenso comune dell’uomo “occidentale”liberal/democratico. vedasi ad es. la parabola in cui i salariati , a fine giornata, ricevono lo stesso compenso, sia che abbiano lavorato tutto il giorno sia che abbiano lavorato solo un’ora. Se fossi agnostico o ateo, ben altri sarebbero i miei maestri.
Beh, a meno che non si parli di atei poco intelligenti, è evidente che quella parabola non parla di salario in senso letterale, ma della giustizia divina che non è redistributiva ma che valuta la persona in sè e per sè.
Scrive la redazione: “Davanti a lui vediamo solo due posizioni possibili: o Gesù mentiva spudoratamente, e quindi non può essere ammirato in quanto completamente pazzo e fuori di sé, oppure affermava il vero.”
Esiste però anche la posizione di chi lo ritiene un uomo illuminato divinizzato a suoi seguaci.
Che poi è la posizione che riportavo sopra, Lorenzo, ovvero “Gesù è esistito ma ciò che abbiamo in mano è solo il Suo mito.
Questa tesi oggi storicamente fa molta fatica a reggere, perché:
1) Sempre rimanendo in ambito storico oggi nessuno storico pensa più ad una frode consapevole dei discepoli.
2) Partendo quindi dal punto 1, diventa necessario che sia accaduto qualcosa che abbia fatto cambiare radicalmente atteggiamento agli apostoli codardi che al momento della crocifissione scapparono lasciando solo il loro Maestro.
3) Questo “qualcosa” gli storici lo identificano nelle visioni del Risorto. Oggi nessuno pensa più che le esperienze delle donne, dei discepoli e di Paolo siano materiale redazionale inventato, anzi, si identifica in queste esperienze la ragione della Fede post pasquale del discepoli.
4) La storia non può dirci se queste esperienze siano state allucinatorie o reali, tuttavia:
4.1) il Corpo è sparito.
4.2) Dal momento che la tradizione del ritrovamento della tomba vuota da parte delle donne è considerata storicamente valida da parte della maggioranza degli storici ne consegue che qualcuno avrebbe dovuto trafugare il corpo all’insaputa degli altri generando poi le visioni del Risorto che avrebbero ingannato gli apostoli.
4.3) Non si capisce come avrebbe potuto avere suddette esperienze allucinatorie Paolo, del quale abbiamo documenti scritti di prima mano e che sappiamo per certo essere stato un persecutore ed assassino di cristiani. Come potrebbe aver avuto un’allucinazione del Cristo Risorto uno come lui? E calcola che persino uno storico agnostico come Bart Erham ammette che “non c’è alcun dubbio che Paolo abbia avuto visioni di Cristo Risorto”.
A tutto questo aggiungiamo che:
1) Nessun uomo che abbia calpestato questa terra è mai stato considerato il Dio Creatore. Nessun uomo reale, vissuto per davvero intendo.
2) Innumerevoli Santi e non solo nel corso degli scorsi duemila anni hanno avuto visioni di Cristo. Lo stesso vale per Maria, la Madre di Dio, basti pensare all’ebreo Ratisbonne che si convertii al cattolicesimo per aver avuto un’apparizione mariana.
http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/calendario/2002-2003/La%20Madonna%20e%20Alfonso%20Ratisbonne.html
Questo articolo spiega ancora meglio la conversione di Ratisbonne http://medjugorje.altervista.org/doc/apparizioni/ruedebac/ratisbonne.html
È strano, c’è pieno di episodi simili legati alle figure del cattolicesimo, ma devo ancora leggere di un prete convertito per un’apparizione di Visnù o di Maometto (e se Maria opera conversioni potrebbe farlo anche Maometto, Maria è una creatura umana tanto quanto il profeta dell’Islam).
Bisogna ammettere che è strana questa corrispondenza tra la pretesa del cattolicesimo di essere la vera Fede e l’interventismo della figure ad esso legate. 😉
È bene comunque precisare che nessuna visione di santi e mistici è assimilabile alle apparizioni del Risorto riportate nel Nuovo Testamento.
Solo i personaggi di cui si parla nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli sono considerati dalla Chiesa testimoni del Risorto: la Chiesa considera quell’esperienza originaria di natura radicalmente diversa dalle esperienze mistiche successive.
Certo, su questo siamo d’accordo.
Che poi è il motivo per cui uno può essere cattolico anche non credendo in nessuna rivelazione privata (anche se personalmente ritengo che non credere alle rivelazioni private approvate dalla Chiesa sia assurdo).
Quello che intendevo dire, Riccardo, è che se la Fede cristiana fosse un’invenzione della mente umana come dicono i materialisti, per ogni ebreo o ateo convertito da un’apparizione della Madonna dovrebbe esserci un prete convertito da un’apparizione di Maometto che lo convince che Allah è il vero Dio e Maometto il suo profeta.
Allo stesso modo dovrebbero verificarsi casi di cristiani o musulmani convertiti all’induismo per un’apparizione di Visnù o Krishna.
È piuttosto “strano” che ciò non avvenga. Eppure la logica dice che se tutte le religioni fossero un parto della mente umana sarebbe precisamente questo che avverrebbe.;)
Io non sono ateo ma filosoficamente teista, non credo dunque nella divinità di Gesù, non ho problemi ad ammettere che fosse un terapeuta dell’epoca e avesse alcune capacità che rientravano nella concezione di miracolo (mentre penso che altri miracoli siano una cornice per far dire a Gesù la frase fondamentale come quella del fico seccato che sarebbe un nonsenso vista la stagione, anche se si credesse al miracolo, e che evidentemente serve a far parlare a Gesù della poca fede dei giudei), mentre su altri più decisivi, come Lazzaro o la Resurrezione di se stesso come corpo glorificato e immortale, rimango nell’insolubilità del mistero.
Eppure lo ammiro anche solo come uomo, non fosse altro per l’attenzione ai poveri e ai deboli con cui ribaltò definitivamente (aveva precedenti in Isaia e in diversi ‘profeti minori’) l’idea antica che povertà e malattia fossero conseguenze di una punizione divina per i peccati propri o di qualche progenitore (per quanto i rabbini avevano rivisto già in parte questa teoria, dicendo che non è Dio a punire direttamente, ma è che chi fa il male espone i successori all’odio, interpretazione oggi molto in voga nel mondo ebraico che legge il continuo interventismo come conseguenza della mentalità dell’epoca), dicendo che al contrario i deboli e i poveri sono amati da Dio.
Credete in quello che volete, la gente normale nom ha alcuna difficoltà ad ammirare atti o parole di coraggio da parte di qualcuno anche molto diverso per cultura e distanza nel tempo. Il libro di Augias è magnifico.