L’autenticità della Sindone tra scienza e storia

2015 la nuova indagine sulla sindoneSecondo il matematico Bruno Barberis, docente presso l’Università di Torino, il calcolo statistico delle probabilità che la Sindone sia autentica, vale a dire che si tratti effettivamente del lenzuolo funerario di Gesù, derivante dalla imponente mole di dati a nostra disposizione, è valutato in 225 miliardi contro 1 (B.Barberis, “L’uomo della Sindone e il calcolo delle probabilità”, in: AaVv, “Sindone. Vangelo-storia-scienza”, Elledici 2010, p.231-246).

Queste numerose informazioni, studiate da anni da storici, scienziati e sindonologi, sono ben raccolte in un volume pubblicato quest’anno, intitolato: 2015. La nuova indagine sulla Sindone, Priuli&Verlucca 2015. L’autore è Pierluigi Baima Bollone, professore emerito di Medicina Legale all’Università di Torino e presidente onorario del Centro Internazionale di Sindonologia. Come lui stesso spiega, «questo libro si propone il duplice obiettivo di stabilire un collegamento tra le conoscenze sulla Sindone, le più recenti esegesi della narrazione della Passione e della Crocifissione neotestamentaria e le più moderne scoperte in ambito umanistico, archeologico, di scienze mediche e fisiche» (p.5).

E’ una bella ed esaustiva sintesi dei lavori e dei risultati fino a oggi disponibili sulla Sindone dal punto di vista storico e scientifico, i due tipi di macro-approcci sulla nota icona. Esistono diverse rappresentazioni del volto di Cristo fin dal III secolo che sembrano ricordare quello sindonico, in netta discontinuità rispetto al modo classico con cui si usava rappresentarlo. Tuttavia, dal punto di vista storico, la prima prova storica davvero attendibile della della Sindone è verso la fine del VII secolo, il cui volto è stato riprodotto su monete d’oro e d’argento risalenti al primo periodo del regno di Giustiniano II (685-695), subito dopo il Concilio di Trullano nel quale si disporrà (nel canone 82) che l’immagine di Cristo sia rappresentata come un uomo e non simbolicamente. Le caratteristiche del volto presente su queste monete coincide incredibilmente con quello sindonico e se ne possono rilevare tutte le caratteristiche, compreso il rispetto e la corrispondenza delle proporzioni: lunghi capelli dietro la spalla destra e davanti alla sinistra, un ciuffetto centrale simile all’immagine ematica a forma di epsilon nella medesima collocazione topografica, sopracciglio sinistro più arcuato del destro a motivo di una tumefazione ecc. La mano mostra soltanto quattro dita lunghe, proprio come sulla Sindone (a causa del rigor mortis).

Grazie a sofisticate tecniche di sovrapposizione in luce polarizzata, sono stati identificati oltre cento punti di congruità (Wangher M.V.e Wangher A.D., The impact of the Face Image on Art, Coins and Religions in the Early Centuries, Insert for CSST News, luglio 2007). Nel 705 Giustiniano II fece coniare un altro volto di Gesù (più semitico), mentre imperatori successivi (da Michele III) ripresero il volto sindonico non appena finita l’iconoclastia. Secondo Baima Bollone, che si occupa anche a livello scientifico di numismatica, «è evidente l’esclusiva dipendenza dal volto della Sindone […]. Oggi non è più soltanto verosimile ma veramente è fuor di dubbio che si sia preso, come modello per diffondere e pubblicizzare il volto di Cristo, quello della Sindone che consentiva di presentarlo con precisi caratteri di identità» (p. 32,34).

Interessanti anche alcune note storiche sulle numerose campagne mediatiche che da sempre si sono sollevate con misteriosa violenza contro l’autenticità del lenzuolo, fin dalle prime fotografie di Secondo Pia del 1898 che rilevarono il comportamento positivo dell’immagine sindonica sui negativi fotografici. Le forti critiche di manipolazioni e falsità hanno sempre ignorato le conferme e le dimostrazioni. Significativa, ad esempio, la campagna mediatica orchestrata contro il celebre zoologo ateo Yves Delage che nel 1902 si convinse dell’autenticità dopo personali indagini: i suoi lavori, da sempre stimati a livello internazionale, per la prima volta vennero censurati dalle riviste e la violenza che si sollevò contro di lui fu tale che fu costretto a ritirarsi e rinunciare allo studio della Sindone.

Baima Bollone risponde anche a diverse piccole e grandi obiezioni contro l’autenticità della Sindone, dimostrando che il lino era effettivamente un materiale di pregio (come indicano i Vangeli), usato raramente. L’archeologia è anche in grado di confermare l’esistenza nel mondo antico di telai in grado di produrre manufatti delle dimensioni sindoniche, così come è precedente all’era cristiana la tessitura “a spina di pesce”. Sul fatto che sul sacro lino vi siano macchie di sangue è ormai una certezza granitica come dimostra il susseguirsi di conferme da parte di numerosi scienziati, così come nessuna seria obiezione ha mai scalfito il lavoro di Max Frei sul rilevamento di numerosi pollini presenti sulla Sindone, molti dei quali provenienti da piante che crescono esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme (tanto numerosi che si conviene sia una contaminazione da contatto diretto non per ricaduta). Sempre grazie ai pollini, diversi studiosi, compreso l’ebreo Avinoam Danin, hanno concluso grazie al periodo di fioritura delle piante collegate, che l’Uomo della Sindone venne probabilmente avvolto nella sindone nel periodo di marzo-aprile: un’altra conferma ai Vangeli. Sempre Danin, autorità indiscussa sulla flora palestinese, ha anche rilevato dalle fotografie della Sindone la presenza dell’immagine di fiori (come il Cistus creticus), che crescono attorno alla città di Gerusalemme (e anch’essi fioriscono nel periodo di marzo-aprile).

Tra i pollini rilevati ce ne sono alcuni di piante che crescono esclusivamente anche a Edessa e Costantinopoli, confermando dunque la tradizione che vuole il passaggio della Sindone da quei luoghi. In questo si innesta anche la tesi di Ian Wilson, storico inglese e uno dei tanti agnostici convertiti dall’immagine sindonica, secondo il quale il Mandylion, cioè il telo con il volto di Cristo venerato dalle comunità cristiane orientali noto già dal VII secolo ad Edessa, non era altro che il telo della Sindone piegato su se stesso per mostrare soltanto il volto, contenuto in un reliquiario. Effettivamente, dalle numerose descrizioni del volto del Mandylion è possibile paragonare esattamente le caratteristiche del volto sindonico, conferma arriva anche dall’omelia di Gregorio il Referendario di Costantinopoli del 16 agosto 944 (il Mandylion venne trasportato a Costantinopoli il 15 agosto 944), nella quale il Mandylion viene descritto accennando a caratteristiche non solo del volto ma anche del corpo dell’immagine impressa sul telo.

La ricostruzione storica della Sindone, quando la sia abbina al Mandylion, è possibile (seppur con molte congetture). Abbiamo diverse testimonianze della sua presenza a Costantinopoli, importante è il documento di Nicola Mesarite, custode del palazzo imperiale di Bucoleone che nel 1201 ricorda le reliquie conservate in quel luogo, tra cui «i lenzuoli sepolcrali di Cristo» che «hanno avvolto l’ineffabile cadavere, nudo e imbalsamato, dopo la passione». L’intero cadavere, non soltanto il volto: anche questa è una conferma del legame Mandylion-Sindone. Il particolare della nudità di Cristo, oltretutto, è inconcepibile per la mentalità dell’epoca, ma sopratutto senza alcun riscontro iconografico. I Crociati conquistano Costantinopoli nel 1203-1204 e il passaggio della Sindone in Europa è avvallato da testimonianze credibili e meno credibili. Un ruolo cruciale potrebbe averlo avuto Ottone de la Roche, partecipante della quarta crociata e dell’assedio a Costantinopoli; un’altra tesi è sostenuta dallo storico inglese Ian Wilson e da Barbara Frale, secondo cui in Europa la Sindone sarebbe arrivata grazie all’Ordine dei Templari, da loro custodita fino al 1307 anno della dispersione dei cavalieri crociati. Il silenzio sulla sorte della Sindone è comunque compatibile con le sanzioni pontificie sul traffico di reliquie sottratte a Costantinopoli che durarono fino alla metà del 1300.

La prima certezza storica da tutti condivisa sulla Sindone è documentata a Lirey nel 1356, di proprietà di Geoffroy de Charny. Il volume di Baima Bollone -riprendendo il volume La sindone. Storia di una immagine di G.M. Zaccone- offre una efficace confutazione delle convinzioni del più attivo sostenitore della non autenticità del sacro Lino, ovvero lo storico Andrea Nicolotti. Secondo l’attivo ricercatore, infatti, il vescovo di Lirey Pierre D’Arcis avrebbe osteggiato la Sindone, esposta dai canonici di Lirey, scrivendo un Memoriale a papa Clemente VII nel quale afferma che il suo predecessore, il vescovo Herny de Poitiers, avrebbe svolto un’indagine sul sacro lino scoprendo la sua non autenticità poiché aveva identificato un pittore (anonimo) che ammise di averla dipinta. Bisogna innanzitutto ricordare che D’Arcis e i canonici erano in guerra da tempo poiché questi ultimi non avevano chiesto l’autorizzazione per l’ostensione della Sindone al vescovo, la cui cattedrale di Troyes versava in pessime condizioni e un afflusso di pellegrini avrebbe fatto comodo. Inoltre, esiste una lettera del predecessore di Pierre D’Arcis indirizzata a Geoffroy de Charny, nelle cui conclusioni non si fa alcun accenno alla presunta frode della Sindone ma, anzi, si congratula per la fondazione della collegiata di Lirey. In ogni caso è importante ricordare che Clemente VII scelse di non credere al vescovo di Lirey, tanto che in una delle tre bolle che emanò per risolvere la situazione definisce sì la Sindone una pictura seu tabula (al posto di figura seu representacio, come invece viene definita nelle altre due), ma fece prontamente correggere il termine sulla copia d’archivio riprendendo la definizione da lui usata nella prima bolla, avvallando dunque la definizione data dai canonici di Lirey che credevano nell’autenticità.

Il primo ad usare erroneamente il Memoriale di Pierre D’Arcis contro l’autenticità della Sindone fu il presbitero razionalista ed illuminista Ulysse Chevalier (1841-1923), a lui si rifanno gli attuali critici. Ma tale Memoriale, come abbiamo visto, non ha alcuna forza per sostenere gli scopi per cui viene usato, inoltre non esiste in forma originale e non si sa se Chevalier abbia o meno apportato delle modifiche, essendosi dimostrato non proprio in buona fede. Fu lui, infatti, il probabile regista di una campagna stampa apparsa su La Croix nel 1902 in cui si sostenne falsamente che la Sacra Congregazione delle Indulgenze e delle Reliquie aveva ufficialmente sottoposto la controversia sull’autenticità della Sindone, sollevata da Chevalier, ad una apposita commissione che ne avrebbe dichiarato la falsità, confermata poi dal Pontefice. La notizia venne ampiamente usata e diffusa da Chevalier in numerosi articoli, nei quali arrivò perfino ad inventarsi precise frasi espresse da questa commissione. Venne smentito dal prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano che negò l’esistenza di un tale documento nella documentazione della Congregazione, l’arcivescovo di Torino Agostino Richelmy rivelò qualche anno dopo che, in seguito a questa vicenda, fu ingiunto a Chevalier di interrompere la diffusione di queste falsità, cosa che infatti ben presto accadde dato che il razionalista cattolico abbandonò l’argomento.

Un altro argomento ben affrontato dal volume di Baima Bollone è il famoso esame al radiocarbonio a cui fu sottoposta la Sindone, che diede il responso di un’opera medioevale. Un risultato a cui più nessuno crede essendo stato oggetto di fortissime e documentate critiche da parte di tutti gli studiosi, favorevoli e contrari all’autenticità della Sindone, nonché dagli stessi responsabili del prelievo dei campioni e anche da uno dei laboratori in cui venne analizzata. Nessun verbale delle operazioni, persone totalmente estranee presenti anche dentro i laboratori (come il pastore anglicano David Sox, contrario all’autenticità della Sindone), esclusione ingiustificata degli esperti della Sindone, programma delle operazioni di prelievo dei campioni rivoluzionato a poche ore dall’inizio dei lavori, prelievo del campione nella zona più contaminata di tutta la Sindone. Tanto che anche prima del pubblico annuncio del responso in molti già sospettarono un complotto ai danni del Sacro lino. Baima Bollone spiega anche nel dettaglio perché la “seconda Sindone” prodotta da Luigi Garlaschelli non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella autentica, così come vanno abbandonate le tesi sulla formazione dell’immagine tramite un bassorilievo riscaldato: l’immagine sindonica, infatti, non attraversa il lino ma rimane in superficie. Per fabbricare un oggetto delle dimensioni della Sindone occorrerebbe riuscire a stendere una tela rigorosamente parallela a un grosso bassorilievo costantemente mantenuto ad una precisa temperatura (perché il lino si strina imbrunendosi attorno ai 200° e quasi istantaneamente si pirolizza distruggendosi a 220°), possibile solo in un moderno laboratorio (senza considerare che le immagini prodotte dal calore sono completamente diverse da quella sindonica). Tanto che il fisico Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca presso il Centro Ricerche Enea di Frascati, ha spiegato: «la mal riuscita copia di Garlaschelli, al contrario di quanto dichiarato dal Professore, è una ulteriore dimostrazione di quanto sia improbabile che un falsario del Medioevo abbia potuto realizzare la Sindone senza microscopio, senza conoscenze medico-legali, senza un laboratorio chimico attrezzato come quello del Prof. Garlaschelli».  L’immagine sindonica rimane infalsificabile e irriproducibile oggi con le più avanzate tecnologie, le indagini recenti realizzate dall’Enea di Frascati confermano che gli impulsi di laser eccimero sono attualmente l’unico modo di realizzare un’immagine simil-sindonica, oltretutto soltanto in piccole dimensioni poiché non esistono ancora strumenti tecnologici tali da realizzare un’immagine grande come quella della Sindone.

Rimandando un approfondimento specifico di tutto questo ad un dossier specifico che stiamo preparando, concludiamo ricordando un altro argomento possibile a favore dell’autenticità, sul quale non c’è però unanime consenso da parte degli studiosi. Si tratta dell’immagine di due monete visibili sul volto sindonico con scritte riconducibili a quelle coniate dal procuratore Ponzio Pilato. Oltretutto, con lo stesso errore (“Caicaros” al posto di “Kaicaros”) di un’altra moneta giunta ai nostri tempi che proviene, evidentemente, dal medesimo conio, battuta nell’anno 29-30. Ancora una volta una stretta concordanza cronologica con la sepoltura di Gesù, anche considerando che nessun presunto falsario medioevale avrebbe potuto possedere, ma nemmeno conoscere, l’esistenza di queste monete, identificate soltanto dagli studi numismatici agli inizi del secolo scorso.

Un bel libro, assolutamente consigliato per il suo equilibrio e la volontà dell’autore a non appoggiare a tutti i costi una tesi precostituita, tanto da avanzare obiezioni ai negatori dell’autenticità della Sindone ma anche ad alcuni autenticisti, quando portatori di tesi deboli e smentite. Mettendo su una bilancia le tesi favorevoli e contrarie all’autenticità, si deve riconoscere che l’unica ipotesi che regge davvero alla prova della storia e della scienza è che la Sindone abbia davvero avvolto il cadavere di Gesù. Questo volume lo dimostra bene.

La redazione

33 commenti a L’autenticità della Sindone tra scienza e storia

  • Karma ha detto:

    bravi ragazzi, questo si che significa informare! complimenti!

  • andrea g ha detto:

    Sì, la Sindone è un dono meraviglioso di Dio per questi tempi ‘neuroateistici’,
    tempi nei quali (in sostanza) vale più una possibilità che 225 miliardi.
    D’altronde, l’ego che vuole essere “come Dio” è proprio questo: irrimediabilmente
    irrazionale-

  • Andrea ha detto:

    Complimenti. Un lavoro veramente completo e ben fatto!
    Ora si scateneranno i denigratori anticristiani che però non sono inutili infatti gli studi sulla Sindone si sono dovuti affinare sempre di più trovando una quantità di prove veramente incredibile.
    Del resto il fatto che ci siano così tanti denigratori dimostra lo straordinario interesse che suscita la Sindone e costoro, che si autodefiniscono atei, occupandosi così tanto di Dio dimostrano di non essere dei veri atei ma delle anime afflitte dal non riconoscere Dio e noi possiamo pregare per loro.

  • Matteo A. ha detto:

    Ecco come funziona il metodo di Barberis: si prendono sei o sette ipotesi favorevoli all’autenticità (non importa che siano serie o corroborate tanto nessun credente si opporrà), si stabilisce arbitrariamente che probabilità spetta ad ogni ipotesi e si moltiplicano tra loro tutti i risultati ottenuti. A quel punto Barberis potrebbe aggiungere altre ipotesi favorevoli (non ne mancano, perchè i sindonologi credenti ne hanno inventate per tutti i gusti e palati),ma a questo punto con solo tre ipotesi aggiuntive potrebbe arrivare a probabilità nell’ordine dei milioni di miliardi, quindi di una certezza ancora maggiore di tantissimi eventi storici riportati sui libri di storia, cosa che invece non possibile con la Resurrezione.
    Insomma, il metodo di Barberis è risibile se non ridicolo ed il fatto che nessuno ne parli (cosa strana per una conclusione di siffatta importanza) è la dimostrazione che le cose stanno effettivamente così.

    • Hugo ha detto:

      Oltre al fatto di parlare a sproposito di “credenti”, come se fossero un blocco unico (mentre autenticisti e negazionisti sono credenti entrambi, pensiamo al cattolico Nicolotti), il tuo commento è insulso per il fatto di soffermarti su un presunto errore di Barberis, ignorando il fatto che l’articolo parla di totalmente altro.

  • Michele Salcito ha detto:

    E’ fuori dubbio, per chi conosce le caratteristiche dell’immagine dell’Uomo della Sindone, che il corpo trasalì da quella tomba. La Sindone è una prova della Resurrezione e quindi non può essere razionalmente comprensibile. Attenzione però che non esiste solamente quello a cui la ragione umana arriva a comprendere. Vi sono altre realtà comprensibili fra millenni. Un indizio ce lo offre il Natale con la scena di quella misteriosa cometa che il Vangelo ci svela essere “intelligente” perché si ferma vicina al luogo della nascita di Cristo ed oggi, alla luce delle scoperte astronomiche possiamo comprendere come un segno dell’esistenza di altra vita nell’universo, anche molto più antica ed intelligente della nostra.

  • Franz ha detto:

    Quest’articolo è fatto molto male, lungi dal considerare la sindone di Garlaschelli perfetta copia, mi spiegate quali lavori peer review ha pubblicato Frei per dimostrare l’esistenza dei pollini? Mi spiegate dove si trovano le monete ? Mi spiegate perché per credere avete bisogno di un pezzo di lino, che c’è i vangeli che tanto sponsorizzate come autentici non vi bastano come bastano ai protestanti ?

    • AndreaII ha detto:

      Amico,

      il problema e’ solo vostro non nostro.

      Noi non abbiamo bisogno di un pezzo di lino per credere, siete voi che impazzite perche’ avendo scelto di non credere avete paura che il lino vi sconfessi.

      • Franz ha detto:

        noooo è un problema vostro, spetta a voi l’onere della prova dato che affermate l’autenticità… Funziona così a rigor di logica

        • Vincent Vega ha detto:

          Della Sindone non è possibile affermare certamente nè l’autenticità nè la falsità, mettiti l’anima in pace Franz.
          So che vorreste falsificarla, ma non è possibile, i vari esami lo dimostrano, la Sindone è l’esempio più evidente del “chiaroscuro” che usa quasi sempre il Signore. C’è abbastanza luce per chi vuole credere è abbastanza buio per chi non vuole credere, in questo caso non si può parlare di certezza nè da un lato nè dall’altro.

          Deal with it. So che per gente come voi, che già fa una fatica enorme a digerire il fatto che non si possa più parlare di Cristo come di un personaggio mitologico, la Sindone sia un orribile affronto, ma esiste, indipendentemente da quanto vi dia fastidio e dall’odio che covate nei confronti del cristianesimo.

          Buon Natale e occhio al fegato! 😉

          • Franz ha detto:

            Sig.Vega Le auguro buon Natale, il mio fegato per ora è ben funzionante, ma accetto lo stesso la sua osservazione perché è un organo importante.

            • Vincent Vega ha detto:

              Almeno quello! 😉

            • Vincent Vega ha detto:

              Aspettiamo trepidanti che qualcuno replichi la Sindone, fino a quando ciò non sarà avvenuto ritenerla un banale falso medievale sarà un atto di Fede tanto quanto ritenerla autentica, anzi ancora di più, sicchè non si capisce per quale motivo gli anticristiani non riescano a riprodurla in nessun modo e, quando hanno avuto l’ardire di provarci, operazione apprezzabile già solo per il coefficiente di difficoltà, abbiamo rimediato solo figure da cioccolatai come Pirlaschelli. 🙂

        • andrea g ha detto:

          Una probabilità su 225 miliardi-vedi tu.
          Mi pare che tu sappia spiegare perfettamente la Sindone come un falso: prego.

    • lorenzo ha detto:

      Che noi cattolici “per credere” abbiamo “bisogno di un pezzo di lino,” è solo un tuo dogma.

  • Attilio ha detto:

    «La Sindone è un documento sconvolgente: se è autentica, è frutto di un amore sovrumano; se non è autentica, è frutto di un genio sovrumano» (Emanuela Marinelli).
    Posizioni orientate dalla speranza e posizioni orientate dallo scetticismo per essere produttive devono concorrere insieme alla determinazione della verità, alla spiegazione del fenomeno/miracolo.
    Il Cristianesimo prima di essere una religione è un fatto, un avvenimento e tutto ciò che richiama quel fatto merita di essere indagato, studiato e verificato in ogni suo dettaglio.
    Come può un credente come Nicolotti negare questa aspirazione e la necessità di tanta gente di avere segni per radicare e rafforzare la propria fede?
    Mi è incomprensibile questa insofferenza e la fretta dei negazionisti nell’archiviare la problematica a prescindere dalle osservazioni e dalle prove di coloro che ne sostengono l’autenticità.
    Se fosse per loro la Sindone sarebbe già stata distrutta da secoli con un danno inestimabile per l’umanità.

  • Matteo A. ha detto:

    Nicolotti è la voce della scienza, la Marinelli (assieme agli altri sindonologi come Barberis o Fanti)la voce della fede, peccato però che un oggetto come la Sindone va investigata attraverso gli strumenti della scienza e non con quelli della fede.

    • Attilio ha detto:

      La scienza galileiana si basa sulla riproducibilità, non mi risulta che il dr Nicolotti, storico emergente, od altri negazionisti lo abbiano fatto. Trattare i sindonologi come mentecatti o come imbroglioni e’ meschino ed improduttivo. La fede ha un indubbio merito: ha salvaguardato la Sindone fino ad oggi!

    • lorenzo ha detto:

      Quindi, per te, uno storico è la voce della scienza mentre un matematico, un professore di medicina legale ed un fisico ricercatore sono la voce della fede: sai cos’è la razionalità?

    • Hugo ha detto:

      Nicolotti è la voce della scienza 😀
      Garlaschelli è la voce dell’onestà intellettuale e dell’imparzialità mentre Massimo Mazzucco è la voce della sobrietà e della razionalità (e non un complottista dell’11 settembre e delle scie chimiche).

      Ecco i bambini che tifano per i loro supereroi 🙂
      Ma quando maturate, amici? Diventare adulti vi conviene, credetemi.

  • beppino ha detto:

    La Sindone é un reperto tanto più importante quanto più é lontana la spiegazione di come si sia formato il “disegno” sul telo (duemila anni fa, nel medioevo, non ha alcuna importanza quando…).
    Allo stesso modo non é di alcuna importanza la presunta “intromissione” della Sindone nel fatto che ognuno di noi “creda” o “non creda”; ecco perché la cosa deve essere vista, soprattutto (se non esclusivamente) da un punto di vista scientifico.
    E secondo me la figuretta da “mediocri” continuano a farla i “detrattori” della significatività scientifica dei dati che caratterizzano, in conseguenza delle evenienze materico-dimensionali, la non riproducibilità con metodi “non eccezionali” del lenzuolo. In questo caso si sta valutando qualcosa di “concreto” e “palpabile” (é un telo) non si sta discutendo del Paradiso, dell’Inferno, di Lucifero o del sesso degli Angeli.
    Inoltre, da un punto di vista squisitamente teologico, che sia un “falso” o che sia una “verità”, non potrebbe cambiare in ogni caso il rapporto che l’Uomo ha con la spinta alla trascendenza che costituisce la sua singolarità nel Creato. Se infatti fosse “falso” non cambierebbe alcunché nel rapporto con la propria Fede; se fosse una “verità” allo stesso modo non cambierebbe alcunché nuovamente nel rapporto fra la propria Fede e la “trascendenza” (in tal caso infatti la Fede rischierebbe di acquisire connotati “deterministici” e non avrebbe alcun senso il libero arbitrio che qualifica ogni persona e ci fa diversi da ogni altra creatura vivente…. anche per questo la semplice logica porta a pensare che difficilmente si potrà arrivare ad una “soluzione” in tal senso).

    • Vincent Vega ha detto:

      Concordo più o meno su tutto, Beppino. Solo una cosa: il libero arbitrio è la capacità di scegliere se schierarsi con o contro Dio oppure la semplice scelta di assumere per vera la Sua esistenza senza prove?
      Io dico la prima, altrimenti chi è pervenuto alla Fede per via di fatti sovrannaturali come è successo a me ( anche se si è trattato, nel mio caso, di sperimentare il lato negativo della spiritualità, ovvero i demoni) e a molti altri, o chi l’ha vista confermata tramite un incontro non solo interiore ma fattuale col Cristo come molti santi (pensa per esempio a Padre Pio, San Francesco, la veggente di Fatima eccetera, tutta gente che ha visto Gesù e la Madonna) sarebbe privato del libero arbitrio, cosa che non credo vera.

      Il libero arbitrio è ciò che ci consente di scegliere se vivere con o contro Dio, Satana e i suoi demoni non avevano nessun dubbio sull’esistenza di Dio, Lo vedevano faccia a faccia, eppure Lo hanno tradito e si sono ribellati.
      Di certo la Fede senza prove è, se vogliamo, più meritoria, ma chi ha sperimentato fattualmente la verità della religione cristiana è comunque libero di rifiutarla. I satanisti sanno benissimo che Dio esiste, e che è Cristo, infatti credono nella transustanzazione molto più di molti cattolici, eppure questo non impedisce loro di abbracciare l’avversario.

      Gesù disse “beati coloro che pur non avendo visto crederanno” ma Tommaso non si è certo dannato, né si sono dannati gli altri apostoli che hanno visto il Risorto, anche se hanno avuto prova certa della Sua resurrezione.
      Diciamo che chi ha avuto la fortuna, in un modo o nell’altro, di poter sapere invece che credere e basta è sicuramente chiamato ad una vita ancora più virtuosa degli altri, e a dare l’esempio ancora più degli altri. Infatti “a chi più è stato dato più sarà richiesto”.

  • Milite ignoto? ha detto:

    La Sindone, vera o falsa che sia, non deve intaccare la fede delle persone. Quante persone credono e hanno creduto senza conoscere o vedere la Sindone? Concentriamoci piuttosto sul migliorare noi stesso giorno dopo giorno in accordo ai dettami presenti nei Vangeli. E lasciamo agli scienziati lo studio della reliquia, tenendo però anche presente che la scienza è molto molto giovane e quindi quello che oggi non riusciamo a spiegarlo, lo potremmo (forse) spiegare domani.

    Buon Natale a tutti! 🙂

  • Ornate ha detto:

    Per chiunque abbia un minimo di cognizione scientifica la sindone è falsa, e sotto una montagna di prove. Tentare di disinformare non vedo come possa aiutare la vs “causa”.
    Ps il test c14 del 1988 è tuttora ritenuto perfettamente affidabile dai 3 laboratori che lo eseguirono.

    • Attilio ha detto:

      Leggi il libro del prof. Baima Bollone e vedrai che le obiezioni sono motivate scientificamente. La Sindone non è falsa perchè è…la Sindone. C’è il problema, il desiderio di sapere come, quando è perchè si è formata l’immagine. Ed è un problema tuttora aperto. Il prof. Luciano Canfora, seppur convino della datazione medievale, ammette: “Ha ragione (Barbara Frale ndr), il carbonio 14 per oscillazioni di tempo brevi è, più che inattendibile, inutile. Serve a stabilire se una certa selce è del Pleistocene o dell’Età del Ferro. Ma per oggetti come la Sindone o il Papiro di Artemidoro affidarsi all’esame del carbonio 14 è ridicolo».

    • Vincent Vega ha detto:

      Molto bene caro Ornate, quando riuscirete a riprodurla ti crederò. O devo forse crederti per Fede, della serie “la Sindone è falsa perché è falsa”?
      Non è più prudente ammettere che, almeno al momento, non è possibile accertarne nè l’autenticità nè la falsità?

    • lorenzo ha detto:

      Per noi cattolici la Sindone è l’Icona più fedele della Passione: mi spieghi allora quale cognizione scientifica occorra per dichiarare falso un manufatto nel quale si scorge un’immagine di cui non si conosce né l’autore né la tecnica di produzione?

    • Hugo ha detto:

      “La Sindone è falsa perché è falsa, perché voglio che sia falsa”. Vedo che gli argomenti che presentate sono sempre molto raffinati e complessi. 🙂

      Il responsabile del laboratorio di Oxford ha finalmente ammesso anche lui che la Sindone è più antica di quanto dicano i risultati del C14: http://c14.arch.ox.ac.uk/embed.php?File=shroud.html
      Inoltre il problema è la contaminazione dei campioni, non tanto l’analisi nei laboratori che anche se è stata perfetta ha analizzato campioni contaminati da tracce recenti.

      La tua volontà di disinformare per aiutare la tua causa è ridicola, amico Ornate.

  • Franz ha detto:

    Il fatto che sia probabilmente un’opera d’arte, non agevola la riproduzione in laboratorio altrimenti potremmo riprodurre una qualsiasi opera d’arte, per esempio la Gioconda o il Cenacolo. Garlaschelli non voleva creare una copia perfetta semmai dimostrare che con gli strumenti dell’epoca non fosse molto difficile creare la sindone. Temo Sig. Vega che lei abbia una idea distorta della scienza e anche della fede:ciò che non si può (forse) spiegare è divino, purtroppo non è così.

    • Panthom ha detto:

      Appunto e non ci è riuscito. Perché c’è una spiegazione ben precisa di come la Gioconda è stata realizzata, quali materiali sono stati usati e si possono anche calcolare il numero di pennellate, si conosce l’autore e può anche farne una copia esatta. L’immagine sindonica non si sa come si è prodotta, risulta impossibile da riprodurre utilizzando i materiali dell’epoca e quelli attuali, si può escludere l’uso della pittura e del calore, si comporta come un negativo fotografico ed è conosciuta ben prima che la scienza conoscesse il negativo fotografico, si comporta come un’immagine tridimensionale tanto che è una sfida per l’informatica odierna. L’opera d’arte di Garlaschelli, quella si, è la prova più riuscita di come la Sindone non possa essere replicata nemmeno con i materiali dell’epoca.

      • Ornate ha detto:

        una copia esatta della gioconda !?!? ah ah ah e come si fa? ma che stai dicendo ah ah ah

        • Panthom ha detto:

          Oltre alle tue immature risate, dovresti capire che la Gioconda si sa benissimo come è stata realizzata, con quali materiali, teoricamente anche con quante pennellate. Ci sono miliardi di copie davvero molto simili, alcune anche gemelle: http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/mostre/madrid_scoperta_gioconda_gemella_al_prado-186094.html

          Non esiste invece alcuna copia nemmeno lontanamente simile alla Sindone perché non si conosce come è stata realizzata, con quali materiali ecc. L’ipotetico falsario è la persona più geniale al mondo, che ha realizzato un’opera che si comporta come una fotografia, secoli prima della nascita della fotografia. In un laboratorio medioevale avrebbe realizzato un’opera tridimensionale, cosa possibile soltanto con l’informatica moderna, senza usare calore o nessun tipo di pittura. Rimanendo oltretutto anonimo e riuscendoci al primo colpo in quanto avrebbe dovuto fare almeno centinaia di tentativi per avere questo risultato, quindi centinaia di uomini morti ai quali ha dovuto prima far patire le sofferenze di Cristo, ovviamente senza che nessuno se ne accorgesse.

          Ecco a cosa credi tu, capisci perché ci vuole troppa fede per negare l’autenticità della Sindone?