L’Espresso si scaglia contro i gay: «voi non potete essere cattolici»
- Ultimissime
- 16 Dic 2015
Le persone omosessuali che sono cattoliche e vorrebbero seguire le indicazioni proposte a loro dalla Chiesa cattolica sono state accusate dal settimanale “L’Espresso” di essere omofobe e “volersi guarire” dall’omosessualità.
Lo ha sostenuto il giornalista Michele Sasso, militante Lgbt con l’ossessione per il Vaticano, che invoca l’abolizione dell’ora di religione nelle scuole e combatte i “Centri di aiuto alla vita”, dove si aiutano e assistono le donne durante e dopo la gravidanza (ma sopratutto accusato sul web di aver legittimato il brutale omicidio del fascista Sergio Ramelli da parte di militanti della sinistra extraparlamentare). Un bel tipino moderato, insomma. Sasso si è infiltrato in incognito ad un incontro di Courage, associazione legata alla Chiesa cattolica (www.courageitalia.it) nata per aiutare chi è attratto da persone dello stesso sesso a vivere la propria condizione in modo coerente con gli insegnamenti della Chiesa.
Per Sasso accompagnare le persone omosessuali si trasforma nel «curare l’omosessualità». Eppure lui stesso riconosce le vere finalità dell’associazione: «incoraggiare i suoi membri all’astensione dal sesso e vivere una vita casta secondo gli insegnamenti della Chiesa cattolica». Si, perché la Chiesa afferma giustamente che gli atti omosessuali sono «intrinsecamente disordinati» e invita le persone con questa inclinazione, e che vogliono seguire i suoi insegnamenti, a vivere in castità e, «attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana». Non solo, ma attraverso associazioni come Courage, è vicina agli omosessuali cattolici e li aiuta nel loro percorso. In nessun documento mai si parla di malattia, come hanno dichiarato tante volte i nostri vescovi.
Poco importa per gli omofascisti: gli incontri a sostegno della famiglia diventano automaticamente congressi per studiare come curare meglio i gay, le femministe che si oppongo all’utero in affitto si trasformano in sgualdrine omofobe nemiche dei diritti civili, gli imprenditori che vogliono orientare i loro prodotti alle famiglie costituzionalmente intese (vedi Barilla ecc.) vanno rieducati da appositi psicologi dell’Arcigay. Così, per “L’Espresso” gli incontri di Courage sarebbero segrete riunioni di esercizio delle “teorie riparative” e di repressione degli omosessuali: «le dinamiche sono simili a quelle delle sette», scrive Sasso (non a caso ha scelto come sua immagine rappresentativa la sagoma di Pinocchio).
Il quotidiano Avvenire ha precisato:«si tratta di iniziative che fanno parte di un percorso, liberamente proposto e altrettanto liberamente accolto da chi decide di aderirvi, fondato su due obiettivi: la riflessione sulla propria sessualità e l’accoglienza della Parola di Dio come regola in base alla quale organizzare la propria vita. Difficile cogliere in questo programma spirituale un’offesa alle condizioni delle persone omosessuali e, soprattutto, la volontà di proporre una ‘terapia riparativa’. Pratica psicoterapeutica ormai desueta e che vuol dire tutto e niente, ma che per le lobby gay si è trasformata in una parola d’ordine per una sorta di indignazione a comando». La diocesi di Torino ha definito inaccettabile che «incontri e riunioni a cui le persone partecipano liberamente e con la garanzia della riservatezza vengano strumentalizzati per ottenere una qualche porzione di ‘visibilità’. Non è in questo modo che la Chiesa di Torino è impegnata nel confronto e nell’accompagnamento delle persone che vogliono confrontarsi sulla propria sessualità in relazione alla vita spirituale». In un comunicato anche Courage Italia ha specificato che «la castità non è un “obbligo” ma viene vissuta come scelta di amore per Dio e per gli altri», respingendo le accuse: «Ogni uomo o donna che partecipa liberamente alle attività di Courage sa che lì può trovare aiuto spirituale, accoglienza e amicizia, ma non una terapia medica, come viene ricordato all’inizio di ogni incontro».
E’ intervenuta anche la diocesi di Reggio Emilia, guidata dal vescovo Massimo Camisasca: «Il vescovo conosce la realtà di “Courage” da un anno perché alcuni uomini con orientamento verso persone dello stesso sesso si sono a lui rivolti per essere aiutati a vivere nella preghiera, nella meditazione della Sacra Scrittura e nella castità. “Courage” non intende essere una terapia riparativa e non chiede a nessuno di aderire a tali terapie. È un aiuto a vivere secondo quanto espresso dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Tradizione della Chiesa. Circa il servizio pubblicato da L’Espresso”, addolora che libere persone che si trovano a pregare siano violate così pesantemente nella loro privacy di cittadini italiani».
L’Arcigay ha subito benedetto l’inchiesta de “L’Espresso” facendo partire il noto carrozzone arcobaleno di accuse, appelli, interrogazioni parlamentari dei politici amici, manifestazioni e marce cittadine. Una fiera anacronistica che non fa più presa, tanto che perfino gli informatori locali hanno smontato la bufala del giornalista Lgbt: «non si capisce perché», si legge su portale online di Reggio Emilia, «in nome di quella libertà totale che gli allarmati di cui sopra pretendono di rappresentare in nome di tutti, liberi cittadini credenti non possano rivolgersi dove più gli aggrada per avere, dal loro punto di vista, un aiuto sul piano della fede praticata».
Voler vietare agli omosessuali di essere autenticamente cattolici seguendo le indicazioni della Chiesa è, questa sì, omofobia. La dolorosa verità è che si vorrebbe associare l’omosessualità soltanto ai perizomi arcobaleno del Gay Pride, presentandola legata soltanto a contesti di gioia, liberazione, festa, progresso, colori ed entusiasmo. Le storie di persone che non sono disposte a ridursi come burattini in mano all’associazionismo arcobaleno fanno paura, si temono gli omosessuali che osano parlare di sofferenza, di approfondimento della propria situazione, di insoddisfazione. Una liberazione raggiunta, al contrario, da molti che abbracciano la proposta cattolica, come ha testimoniato lo scrittore omosessuale Philippe Ariño: «La Chiesa ha capito l’omosessualità. Davvero! Senza saperlo, sono gli stessi omosessuali a darle ragione perché associano, come dice la Bibbia, l’omosessualità ad una idolatria. La Chiesa cattolica mi riconosce innanzitutto come persona, e non mi chiede di negare l’esistenza del mio desiderio omosessuale, ma piuttosto di valorizzarlo offrendolo pienamente a Dio, che mi ha amato fin dall’inizio per quello che sono, con i miei punti di forza e di debolezza».
La redazione
23 commenti a L’Espresso si scaglia contro i gay: «voi non potete essere cattolici»
Mi sa tanto che il giornalista in questione non abbia conosciuto Lucio Dalla
Perché, tu lo definiresti forse un buon cattolico?
Ciao, ti consiglio quest’altro articolo di UCCR che parla di lui.
L’ho letto e l’ho pure commentato all’epoca. C’è stato un bel dibattito al riguardo e, senza adesso voler rivangare una vecchia discussione, preferisco basarmi sui fatti che sulle opinioni di chi scrive un articolo. I fatti dicono che Dalla ha scritto e cantato, senza alcun cenno di ravvedimento, canzoni che andavano dall’apologia di comportamenti promiscui ed amorali al farsi burla di questioni di fede (smentiscimi se non dico il vero). Io mi baso sui frutti per “giudicare” l’albero, tu su cosa basi le tue teorie?
@ Redazione: sarebbe meglio parlare di continenza anziché di castità: alla castità sono chiamati tutti, etero celibi o sposati inclusi. Alla continenza i celibi (eterosessuali od omosessuali che siano).
È vero che per quanto riguarda la castità si tratta di un termine ecclesiale oramai completamente snaturato dall’uso comune, ma è comunque bene distinguere in questa sede tra castità e continenza, semmai aggiungendo una precisazione.
Si se la poni così hai ragione, ricordo però che è il Catechismo a parlare e proporre la castità: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a6_it.htm
Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che alla castità è chiamato ogni credente! La castità include la continenza per lo stato di vita dei celibi, stato che è incompatibile con la genitalità della propria sessualità (e non con la sessualità tutta, che non si riduce alla sola genitalità, ricordiamo anche questo).
Ogni giorno i vari Michele Sasso (Espresso), Simone Alliva (Espresso) e Matteo Pucciarelli (Repubblica) se ne inventano una, a furia di urlare “al lupo, al lupo” stanno ottenendo risultati opposti. Lo dimostra la presa di coscienza del Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/27/caso-barilla-cari-gay-e-il-momento-di-crescere/725091/
Concordo completamente con le conclusioni, è quello che ho pensato anche io….gli omosessuali che percepiscono un disagio verso la loro situazione, cattolici o non cattolici, sono nemici pubblici della lobby Lgbt. Infatti non esistono eterosessuali a disagio verso la loro situazione e questo porta a ragionamenti poco apprezzati dai membri dell’Arcigay.
Gli eterosessuali sono tali per legge di natura.
Gli eterosessuali a disagio con le leggi di natura sono detti omosessuali.
Gli omosessuali, non potendo mutare le leggi di natura con le leggi positive, definiscono omofobi tutti quelli che li richiamano alla realtà.
Mi permetto di segnalare questo filone del forum Cattolici Romani, in cui ho elencato gli apostolati di credenti etero ed omosessuali per persone omosessuali che vogliano camminare nella Chiesa.
In particolare:
– Courage americano,
– Courage italiano (nato sull’esempio dell’esperienza americana),
– Devenir un en Christ francese.
Contrapposti ad altri apostolati simili ma ecumenici (dunque con credenti di altre confessioni cristiane e quindi con approcci non sempre conformi alla Tradizione, alla Scrittura e al Magistero e come tali da sconsigliare):
– il Progetto Ruah italiano, con nessun rapporto ufficiale con la Chiesa cattolica, come da loro ammissione,
– il Global Network of Rainbow Catholics internazionale che ha tra i suoi membri Andrea Rubera e Dario De Gregorio, cristiani che hanno effettuato la farsa della registrazione sui registri civili di Roma Capitale del loro “matrimonio” omosessuale contratto all’estero, con la compiacenza dell’allora sindaco Ignazio Marino 🙁
– Forum Cristiani LGBT (che già da quella T di transessuali lascia intendere la sua incompatibilità con la fede cattolica),
– Nuova Proposta, realtà romana anch’essa con punti di netto contrasto con la Scrittura e la Tradizione ecclesiale.
Gli omosessuali che convivono bene con questa loro inclinazione vivono soltanto nelle pagine dei quotidiani di De Benedetti
Si può essere omosessuali e cattolici senza dover rinunciare alla sessualità, ciò che conta è amare il prossimo.
L’unico tuo errore é che non decidi tu i principi da seguire per essere cattolici, ma é soltanto la Chiesa. E la Chiesa chiede agli omosessuali di vivere in continenza perché gli atti omosessuali sono chiaramente contrari all’ordine naturale voluto dal Creatore.
Si ma chiede anche agli eterosessuali non sposati di vivere in continenza perchè il commetere atti impuri è contrario ai comandamenti, anche se asseconda “l’ordine naturale”, il quale (ordine naturale) in realtà vorrebbe il sesso finalizzato alla procreazione(come avviene in natura appunto)e non al mero piacere.
Quindi si impone anche agli eterosessuali sposati, che vivono l’amore coniugale, di non abbandonarsi ai lascivi piaceri che “sviliscono i rapporti umani”.
Come Credente Eterosessuale ed Epicureo(studiatelo bene Epicuro, non era ateo, ci ha solo insegnato a non temere Dio) e poco Ortodosso questa intromissione nei rapporti umani (soprattutto Etero) mi va un po stretta perchè lascia poco spazio all’Amore tra le persone ed alla gioia del sesso come esperienza fisico-spirituale comune.
La Chiesa comincia a trattare cioè le persone Omosessuali Cattoliche, che riconoscono la loro condizione, esattamente come tratta gli altri Cattolici relativamente ai problemi del sesso, cioè male(per me)!
Questo è il segno che l’inclusione gay nella comunità cattolica è già un dato di fatto, e questo invece smentisce clamorosamente il gruppo Omosessuale estremista che invece vuole essere esclusa, perchè esclusione significa vittimismo, vittimismo significa solidarismo, solidarismo significa legittimismo, legittimismo significa forzare le leggi per averne un vantaggio sociale a risarcimento(secondo loro) di secoli di emarginazione, che è il loro fine ultimo.
Che la Chiesa imponga al “amore coniugale, di non abbandonarsi ai lascivi piaceri che “sviliscono i rapporti umani” ed escluda “la gioia del sesso come esperienza fisico-spirituale comune” è solo una tua convinzione: chi ha creato il piacere sessuale?
E’ proprio quello che intendevo, Se il piacere esiste ci sarà un perchè, tuttavia la chiesa cattolica tende a condannare il sesso fine a se stesso, ed incita alla moderazione…Comunque hai ragione, rileggendo il catechismo ho scoperto che la chiesa è molto più aperta di quanto abbia mai creduto.
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a6_it.htm
2362 « Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi ». 241 La sessualità è sorgente di gioia e di piacere:
« Il Creatore stesso […] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione ». 242
Hai ragione si può benissimo essere cattolici, vivere e morire in peccato mortale e finire all’inferno.
Ottima osservazione
Per me sei in errore, non si può dire di amare una persona ed allo stesso tempo dire a Dio di non metterci bocca (per questo è a tutti gli effetti quando si parla di omosessualità).
Non capisco una cosa. Se sono cieco, e quindi escluso dal mondo dei colori, è giusto curarmi. Se sono sordo, e quindi escluso dal mondo dei suoni, è giusto curarmi. Se sono paralizzato, e quindi escluso dal mondo dei movimenti, è giusto curarmi. Se sono omosessuale, e quindi escluso dal mondo dell’altro sesso e soprattutto dalla possibilità di avere un figlio con la persona che amo, non è giusto che provi a curarmi? Dovrei stare felice e contento? Perché, se non voglio?
Questa non l’ho capita: “Se sono omosessuale, e quindi escluso… soprattutto dalla possibilità di avere un figlio con la persona che amo, non è giusto che provi a curarmi?”
A quale cura dovrebbero ricorrere due omosessuali che dicono di amarsi per avere un figlio?
Non credo che nell’articolo si parli di cura, come più volte è stato specificato, ma soprattutto che non parli di figli.
Al contrario, si affronta, all’interno della comunità cattolica il tema dell’omosessualità come “problema” spirituale della sfera sessuale, consigliando, per chi avverte la cosa come problema, di praticare l’astinenza.
In poche semplici parole: Sei Omo? Provi attrazione verso il tuo stesso sesso? Sei anche Cattolico? Non ti preoccupare, sai che questo è un peccato e te ne penti, come dovrebbero pentirsi tutti gli altri fornicatori Etero che praticano sesso fuori dal matrimonio. Come? Allora vuoi sposarti per non essere nel peccato! Ma questo è un altro peccato perchè il catechismo dice che Dio maschi e femmine li creò…tuttavia
Castità e omosessualità