Caro Boncinelli, l’etica laica non ha alcuna base razionale

relativismo 3Il prof. Edoardo Boncinelli, noto genetista italiano, si è recentemente lanciato in una dissertazione filosofica sull’etica e sulla morale, cogliendo l’occasione da un recente studio dello psicologo Ara Norenzayan.

Dati sociali raccolti negli ultimi anni, infatti, hanno rivelato che gli adepti delle grandi religioni, come il cristianesimo o l’islam, sono più generosi con gli estranei e più altruisti di individui che seguono credi di tipo diverso. Secondo Norenzayan questa correlazione può aiutarci a capire l’evolversi di queste religioni: se nelle piccole società il comportamento prosociale è mantenuto dalla paura di essere emarginati, nelle grandi società non c’è niente che impedisca di trarre vantaggi truffando gli altri, se si sa che non si incontreranno mai più le persone danneggiate e non esiste ancora un’amministrazione pubblica della giustizia.

Boncinelli, tuttavia, ha replicato a Norezayan sostenendo che «circola da tempo però un’altra istanza, almeno in certi ambienti intellettuali e sociali occidentali, il ripudio di una morale religiosa, per abbracciare, invece, una morale autenticamente laica. Molti sono oggi convinti, incluso me, che si possano seguire i precetti di un’etica laica, figlia della cultura e della ragione, e svincolata da ogni imposizione di natura religiosa. Questa posizione, decisamente più moderna ed evoluta, anche se non sappiamo quanto diffondibile, mostra diversi vantaggi di natura ideale, ma anche pratica. Dal punto di vista ideale, non si vede perché una persona non si dovrebbe comportare bene indipendentemente da comandi e minacce, facendo del proprio retto comportamento un valore in sé, di statura morale e intellettuale assolutamente eccezionale, con un’assunzione di responsabilità personali che non hanno uguali nella storia. Dal punto di vista pratico, tale linea di condotta potrebbe ovviare ai contrasti spesso stridenti che caratterizzano morali religiose diverse, soprattutto sulle questioni sulle quali queste divergono. Così facendo la morale, tanto pubblica quanto privata, ritornerebbe a essere una forza sociale unificante, invece che dirompente».

Certamente quello del prof. Boncinelli è uno dei migliori tentativi che abbiamo trovato negli ultimi anni di giustificare un’etica e una morale laica. Egli basa tutto sul rafforzamento dell’autostima quando si assume un comportamento retto, una certa statura morale, tanto da renderlo un valore in sé. La sua posizione però, oltre a contenere diverse ingenuità, si basa su un’enorme contraddizione.

Innanzitutto constatiamo la resistenza di una morale così fondata: il comportamento retto, come valore in sé, potrebbe tenere per un certo periodo e per un uomo fortemente motivato. Ma sappiamo bene quanto sia una tesi anti-fattuale: l’uomo non è un supereroe dei fumetti. La vita mette continuamente davanti delle sfide che indeboliscono la sua tenuta morale, facendo crollare continuamente tutti i propositi di un comportamento retto, onesto. Ed una volta che si è tradita la rettitudine e persa l’autostima, è sempre più facile continuare a tradirla se questo porta continui vantaggi personali e una migliore qualità di vita (per chi abbraccia una “morale laica” esiste solo questa vita!). La soluzione ideata da Boncinelli, dunque, non è assolutamente duratura e tanto meno dà alcuna garanzia se si considera la fragilità umana e la volubilità dell’animo umano. Il credente, invece, gioca la sua rettitudine morale nel rapporto con Dio (comandi e minacce non contano nulla, è un rapporto affettivo!), la sua rettitudine non si basa su astratti e stoici propositi ma nel non tradire Colui dal quale si sente amato. Questo garantisce costanza e sicurezza sociale. Certo, potrà cadere mille volte ma può pentirsi, essere perdonato del peccato e trovare la forza di rialzarsi, proprio perché ha e si sente “agganciato” da qualcosa al di fuori di lui.

Se la tesi del noto genetista italiano non è dunque accettabile perché non tiene conto dell’uomo com’è nella realtà, essa contiene anche numerose contraddizioni. Boncinelli innanzitutto assume per partito preso che esista un “comportamento retto”, che esistano dei “valori in sé”. Se fosse vero significa che esisterebbe qualcosa di “giusto” (comportamento retto) e di “ingiusto” (comportamento non retto) in modo oggettivo, assoluto ed eterno. Ma in un paradigma privo di Dio, chi ha deciso e chi decide cosa è giusto e sbagliato, se tal comportamento è oggettivamente retto? Giusto e sbagliato rispetto a cosa? E’ il classico argomento morale, di cui abbiamo già a lungo parlato. Il credente può rispondere a queste domande spiegando che è Dio ad avere infuso dentro l’uomo una legge morale comune a cui far riferimento, che indica all’uomo cosa è giusto e cosa è sbagliato in maniera oggettiva ed eterna (ovviamente si può rifiutarsi di seguirla). Ma i non credenti cosa possono rispondere? Usando le parole dell’umanista laico Frank Furedi, la loro posizione è come chi «ha in mano un libro e ne conosce il contenuto, ma contemporaneamente nega l’esistenza del suo autore. Naturalmente è lecito farlo, ma non ci sarebbe nessun libro se non ci fosse l’autore. In altre parole, gli atei possono conoscere la morale oggettiva e contemporaneamente negare l’esistenza di Dio, ma se Dio non esiste non hanno alcuna capacità di giustificare la loro posizione», ovvero di adottare una posizione razionale (o ragionevole), tanto meno moderna ed evoluta come la vorrebbe Boncinelli.

Il problema di chi vuole difendere una “morale laica” non è la capacità di compiere il bene o il male, ma la possibilità di giustificare questa morale, cioè l’esistenza di un “bene” e di un “male” che non siano mere opinioni personali. Il laico Indro Montanelli lo riconosceva con amarezza: «Coloro che pensano di poter ridurre la religione a un credo morale senza fondamento in un valore trascendente non possono risolvere il loro problema esistenziale perché la Morale non ha in sé nulla di Assoluto, le regole ch’essa detta sono sempre relative in quanto portate ad adeguarsi alle mutazioni che sopravvengono, nel tempo e nello spazio, nei costumi degli uomini» (C.M. Martini, “In cosa crede chi non crede?”, Liberal 1996, p.33). Lo ha spiegato egregiamente anche il card. Carlo Maria Martini: «Vorrei tanto che tutti gli uomini e le donne di questo mondo avessero chiari fondamenti etici per il loro operare e sono convinto che vi sono non poche persone che agiscono rettamente, almeno in determinate circostanze, senza riferirsi a un fondamento religioso della vita. Ma non riesco a comprendere quale giustificazione ultima diano del loro operare […]. Faccio fatica a vedere come un’esistenza ispirata da queste norme (altruismo, sincerità, giustizia, solidarietà, perdono) possa sostenersi a lungo e in ogni circostanza se il valore assoluto della norma morale non viene fondato su principi metafisici o su un Dio personale. Che cosa fonda infatti la dignità umana se non il fatto che ogni essere umano è persona aperta verso qualcosa di più alto e di più grande di sé? Solo così essa non può essere circoscritta in termini intramondani e gli viene garantita una indisponibilità che nulla può mettere in questione» (C.M. Martini, “In cosa crede chi non crede?”, Liberal 1996, pp.40,42).

Senza fondare i valori morali su Dio non c’è alcuna possibilità di parlare di un “bene” e di un “male” che non siano mere sensazioni personali, di questo contingente istante. Il filosofo Emanuele Severino ha spiegato: «in chi è convinto dell’inesistenza della verità, e in buona fede rifiuta la violenza, questo rifiuto è, appunto, una semplice fede, e come tale gli appare. E, non esistendo la verità, quel rifiuto della violenza rimane una fede che, appunto, non può avere più verità della fede (più o meno buona) che invece crede di dover perseguire la violenza e la devastazione dell’uomo» (C.M. Martini, “In cosa crede chi non crede?”, Liberal 1996, p.26). In parole ancora più semplici, in assenza di un Legislatore ultimo chi rifiuta la violenza non è migliore (migliore rispetto a cosa? Chi lo ha deciso?) di chi crede che il bene sia perpetuare la violenza. Crolla così anche la possibilità avanzata da Boncinelli che questa “morale laica” basata sul senso di rettitudine di sé possa essere condivisa dagli uomini, dato che ognuno avrà un suo criterio personale di valutazione del bene e del male. Ognuno sarà dio di se stesso, pronto a guerreggiare con l’altro dio essendo indisponibile a piegarsi alla sua opinione del giusto e dello sbagliato.

Concludendo e riassumendo, una morale laica basata sulla rettitudine fatta valore in sé, come proposta dal genetista Boncinelli, non ha alcuna garanzia di continuità e affidabilità data la fragilità dell’animo umano. Ma, sopratutto, non ha alcuna stabilità razionale dato che non può giustificare e affermare quale comportamento sia retto o non retto in modo oggettivo e assoluto, ma soltanto affermarlo come mera opinione personale che ha lo stesso peso di chi la pensa esattamente al contrario. La conseguenza è una guerra tra uomini per la salvaguardia delle opinioni e non c’è assolutamente alcuna possibilità di rendere tale “morale laica” un collante di una società. Non può proprio esistere un concetto di morale, come ha spiegato uno dei più famosi atei al mondo, il filosofo Joel Marks: «Non ci sono “peccati” letterali nel mondo perché non c’è Dio letteralmente e, quindi, tutta la sovrastruttura religiosa che dovrebbe includere categorie come peccato e il male. Niente è letteralmente giusto o sbagliato perché non c’è nessuna moralità».

Al contrario, l’esistenza di valori oggettivi che Edoardo Boncinelli percepisce dentro di sé -tanto da invocare un comportamento retto- sono in realtà uno specchio della legge morale inscritta dentro di noi, il cui autore è il Dio che Boncinelli non ha ancora incontrato.

La redazione

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22 commenti a Caro Boncinelli, l’etica laica non ha alcuna base razionale

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  1. wittgensteiniano ha detto

    La morale cristiana inoltre si basa sulla certezza che ad una legge morale (quale la Giustizia, la Fedeltà, la Fiducia, la Fratellanza, l’ Amore, l’incorruttibilità, la perseveranza, la Tenacia) corrisponda un Principio Assoluto ordinatore che la renda Assolutamente Vera, perché c’ è un logos razionale, amante e ordinatore che è il Creatore stesso. Ergo la morale per un cristiano (vero, non fasullo) è la proiezione della Perfezione, dell’ Ordine, della Giustizia che è substrato, Motore e Creatore della realtà stessa. La realtà è morale perché ordinata e creata da una Mente Ordinatrice. Per un laico la morale, che gli piaccia o no, è solo un’ idiosincrasia, un’ idea prodotta dalla fantasia altamente soggettiva, soggetta a cambiamento a seconda dalla votazione della maggioranza e dai bias collettivi, dipesa anche dal contesto storico in cui si vive, quindi relativa ed infondata. Figuriamoci se Boncinelli, qualora fosse nato nell’ Antico Egitto come schiavo del Faraone, avesse potuto immaginare di non essere inferiore a lui. Per un laico persino uccidere può essere un alto valore morale se si è in guerra, questo perché il laico non si rende conto che la sua moralità è solo un adattamento alla circostanza in cui vive, è palesemente dannosa se fa il male proprio ma è moralmente accettabile se fa il bene proprio a scapito di qualcun altro. Sti laici parlano tanto di morale ma non si rendono conto che non hanno un Assoluto nè una base attraverso la quale poterla giustificare, se non in termini di emozionismo; “ciò che mi gira per la testa è giusto”, punto.
    Il cristiano invece vede nella realtà un Assoluto che si manifesta nel creato attraverso l’ ordine e l’ armonia naturale e quindi attraverso la consapevolezza umana, che non produce concetti morali fini a se stessi, ma li riconosce nella realtà in cui vive. Dio e uomo, Verità e uomo, Giustizia e uomo sono collegati tra di loro perché c’ è un Assoluto Vero, un Assoluto Giusto nella realtà. Armonia sociale e armonia universale sono la stessa cosa.
    Per un laico dire che “tutto concorre per il bene o per l’ evoluzione” è una frase falsa ed infondata a priori, perché manca quella “Legge”, quell’ Entità sovrumana, quel processo che possa far sì che il “tutto” migliori sempre di più. Per fare un esempio, la coscienza non segue affatto il processo evolutivo, infatti nella storia si può benissimo riscontrare una degenerazione delle coscienze future rispetto a quelle del passato. Se davvero la coscienza seguisse una “Legge Evolutiva”, non si spiega come mai nel 1900 ci siano stati degli uomini che credevano di essere più importanti, più giusti, più perfetti di altri, come i nazisti. Su quale criterio un nazista è più evoluto di Platone, vissuto 2000 anni prima o di un romantico, vissuto 100 anni prima? Il fatto che le cose vadano avanti non significa che anche la coscienza umana segua lo stesso “avanzamento”. Posso ipotizzare invece che un laico proponga la mortificazione della spiritualità umana, quindi le sue potenzialità morali più alte ed assolute, possa ispirare la donna a prostituirsi nei siti pornografici per poter guadagnare denaro (il che è anche giusto in un’ ottica di profitto laica capitalista) e viva come una scimmia mangiando, bevendo, scopando, dormendo e morendo come una delle tante scimmie. Posso ipotizzare che un laico mi proponga di vivere la vita drogandomi di eroina per spassarmela e morendo prima di invecchiare, così evito pure il fatto di dover vivere la vecchiaia. Posso ipotizzare che un laico mi proponga di vivere in funzione del lavoro e del piacere come una monade fine a se stessa, come un atomo di consumo destinato a diventare polvere, la cui vita altro è valida come quella di una foglia, se non fosse per le congetture umane. Posso ipotizzare che un laico stia legittimando il mio “diritto ad uccidermi” qualora mi sentissi stanco di vivere, e sarebbe anche giusto così. Posso ipotizzare che un laico mi stia proponendo di scendere a compromessi con il prossimo affinché possa essere “più ricco”, “più celebre” e tradire tutti quei valori che mi ha “insegnato”. Cioè il laico non può giustificare la moralità, anzi giustifica il contenuto relativo ed ipocrita della moralità stessa.
    Comunque la coscienza umana può benissimo arretrare, degenerare rispetto al passato. Inoltre possiamo anche immaginare l’ eventualità che l’ Isis riesca a conquistare il mondo, qualora ci riuscisse, in base a quale criterio “tutto concorre per il bene o per l’ evoluzione” per un ateo?? Un meteorite potrebbe distruggere un continente da un momento all’ altro, oppure una peste improvvisa potrebbe riportarlo all’ età classica. Per un laico tutto questo è corretto perché manca un Assoluto, quindi il futuro è in mano alla casualità e la casualità può permettere anche l’ estinzione, o almeno l’ arretratezza dell’ umanità.
    Siccome sti laici credono di essere “portatori di civiltà”, ma altro non sono che il prodotto di un capitalismo mortale e morboso che fa la ricchezza di qualcuno e la miseria di qualcun altro, la felicità di qualcuno e l’ infelicità di qualcun altro, la giustizia di qualcuno e l’ ingiustizia di qualcun altro; e non si accorgono neanche che questi Figli del Dio Capitale non avrebbero neanche diritti se non avessero i soldi per permetterseli, quindi potrebbero anche crepare lentamente insieme ai propri figli, e per i capitalisti sarebbe anche “giusto” così, come magari sarebbe anche giusto bombardare casualmente la Libia ammazzando migliaia di civili pur di esportare la “democrazia”. Che deficienti sti laici, militano contro la morale cristiana e non si rendono conto che dovrebbero militare contro la morale materialista-capitalista. Quanti Don Chisciotte..

    • Norberto ha detto in risposta a wittgensteiniano

      Condivido il commento, sopratutto quando ti stupisci che va tanto di moda parlare di “diritti”, di “etica” e di “morale” e non si accorgono di non poter giustificare come bene nulla di tutto ciò in un mondo relativista. E’ coerente soltanto il laico che vive per spassarsela, fregandosene di tutto e di tutti e seguendo la legge del taglione. Questa è l’unica posizione coerente con il loro credo, ma che non vengano a parlare di senso morale!!

  2. lorenzo ha detto

    “un’etica laica, figlia della cultura e della ragione” sarebbe solo una banderuola alla mercé delle mode del momento e dei pruriti personali. Ben diversa sarebbe invece un’etica laica figlia della ricerca scientifica: se Dio ha infatti creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, deve aver anche stabilito delle leggi biologiche che permettono al cervello di distinguere il bene dal male.

    • Paolo Zuliani ha detto in risposta a lorenzo

      Ma se nemmeno la ricerca scientifica in sé, è etica, come potrebbe generare un’etica laica ? Vi sono migliaia di ricerche scientifiche atte a confermare tesi preconfezionate da multinazionli, al fine di riceverne le sovvenzioni. Le multinazionali del petrolio hanno sovvenzionato, e continuano tutt’ora a finanziare, istituti di ricerca per denigrare la tesi del riscaldamento globale, la Monsanto finanzia ricerche per propagandare i suoi prodotti devastanti (Il veleno nel piatto -Marie-Monique Robin), molti scienziati propongono tesi antitetiche al cristianesimo, sopprattutto riguardo l’abiogenesi, al solo scopo di ricevere finanziamenti da associazioni laiche contrapposte alle religioni. Nemmeno gli storici si salvano, guardate in quanti fanno ricerche per negare l’esistenza storica di Cristo, o per confutare fatti e personaggi della bibbia e poter poi scrivere libri comprati a frotte dagli anticlericalisti fanatici da cui siamo circondati. La ricerca scientifica richiede denaro, e il denaro viene elargito solo al fine di confermare tesi che abbiano valore per i finanziatori. La ricerca pura non esiste più, se non in rari casi, la Scienza con la S maiuscola, quella rispettata anche dai cattolici, si è prostituita al miglior offerente e non sará certamente essa a fare da garante ad un’etica laica credibile.

      • lorenzo ha detto in risposta a Paolo Zuliani

        La ricerca scientifica è la ricerca scientifica e, per dirla con Galileo, insegna “come vadia il cielo, non come si vadia in cielo”… se applicassimo il tuo ragionamento al cristianesimo, potremmo affermare che la Bibbia insegna a sterminare i nemici!!!
        Scopo della ricerca scientifica è scoprire quali colori e tecniche abbia usato l’autore per creare l’opera d’arte: se qualcuno poi preferisce tralasciare alcuni particolari non graditi e esaltarne altri allo scopo di dimostrare tesi precostituite è solo un tecnico che costruisce bufale.

  3. Una volta per tutte: “Moderno ed evoluto” NON significa migliore.

    • Max ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

      Mi sembra un esempio di “whiggism fallacy”, come si dice in Inglese.

      Noi, gli evoluti uomini del presente, siamo i migliori, non c’e’ nemmeno bisogno di dimostrarlo. E’ ovvio, no?

      Qualunque storico moderno avrebbe parecchio da ridire.

      • Erdo ha detto in risposta a Max

        Ma anche no. Un ominide perfettamente specializzato per la sopravvivenza nel suo habitat, capace di percepire cacciagione e di individuarne le tracce, resistente alle intemperie, esperto nella classificazione di piante, è sicuramente migliore di un pargolo dei nostri giorni, flaccido, incapace, inadatto e pigro. Quindi, siamo migliori? Non è affatto detto. Ci sono oggi derive morali e fisiche che ai tempi del Neanderthal neanche si potevano immaginare…

  4. Vincent Vega ha detto

    Concordo in toto sul non senso dell’ateismo e sulla sua incapacità di fondare una morale. Però redazione, state attenti perché nell’articolo che avete linkato, quello riferito a Sam Harris, del quale avete riportato il virgolettato, beh quelle parole non sono le sue, ma di un’altra persona.
    Occhio, perché c’e gente che non aspetta altro che questi errori per bastonare Uccr.

  5. Luca ha detto

    Non so se ho capito bene. Mi domando se la tesi suggerita dall’articolo secondo la quale un’etica può essere solo religiosa non sia in contrasto con quanto dice il nostro catechismo
    Es. 1954: “La legge naturale è iscritta e scolpita nell’anima di tutti i singoli uomini; essa infatti è la ragione umana che impone di agire bene e proibisce il peccato”;
    1955: La legge naturale « altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio;
    1956: Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini.

    • Hugo ha detto in risposta a Luca

      Si credo tu abbia capito male, a meno che vuoi sostenere che anche il card. Martini era in contrasto con il Catechismo. Se rileggi l’articolo (basterebbero le ultime parole del finale) si spiega chiaramente che la legge morale è in ogni uomo (anche nell’ateo) tuttavia essa si può giustificare soltanto fondandola in Dio. Chi nega Dio e teorizza una morale laica non riesce a fondare quest’ultima per chiara incompatibilità con il relativismo.

      • Luca ha detto in risposta a Hugo

        Hai ragione, mi scuso e provo a spiegare meglio il senso del mio pensiero.
        Sono assolutamente daccordo se concentriamo il discorso sulla GIUSTIFICAZIONE della morale. Altra cosa é parlare dell’ORIGINE dei fondamenti morali, che gli atei attribuiscono a fenomeni di adattamento, di strategia evolutiva. Il cardinale Martini che a lungo ne discusse con Scalfari lo sapeva molto bene. Dall’assenza di una giustificazione l’articolo conclude erroneamente che per gli atei il bene e il male sono mere opinioni personali o addirittura che tale mancanza di fondamento configuri un’assenza di morale (Averick nel primo link). Questo sì mi pare in contraddizione con il catechismo e non ha niente a che fare con il discorso di Martini. Tant’é che se fosse valida questa radicale “squalifica” del mondo laico nulla si capirebbe della Chiesa degli ultimi cinquant’anni, così votata al dialogo con il mondo contemporaneo. Un dialogo rispetto al quale tanto Martini che papa Francesco rappresentano veri e propri campioni.

        • lorenzo ha detto in risposta a Luca

          Concordo con te: all’origine dell’etica religiosa stanno le rigorose leggi che regolano il funzionamento del cervello umano; che poi gli atei ritengano sia frutto di “fenomeni di adattamento, di strategia evolutiva”, e quindi mutevole, questo è un altro discorso…

          • Paolo Zuliani ha detto in risposta a lorenzo

            All’origine dell’etica religiosa cristiana ci sta Cristo. Le leggi fisiologiche che regolano il cervello umano non hanno nulla a che fare con l’etica, proprio nulla. Infatti queste leggi della biologia sono uguali nel cervello di un assassino,di un santo e anche di un canarino, a maggior ragione se parliamo di etica religiosa. Certo che se ti basi su “Il gene egoista”…..

            • lorenzo ha detto in risposta a Paolo Zuliani

              “All’origine dell’etica religiosa cristiana ci sta Cristo”: concordo in pieno.
              Cristo però è venuto per “dare compimento” ad un’etica naturale non frutto di rivelazione ma profondamente impressa dal Creatore nell’animo umano e che talune creature sono riuscite a codificare, senza escludere qualche suggerimento dell’Autore, ai massimi livelli: credi forse che un ladro, un violento o una assassino non siano consci di quello che fanno?
              Riguardo poi al canarino, credi forse “gli rimorda la coscienza” se ammazza o tradisce un suo simile?

        • Hugo ha detto in risposta a Luca

          Mi sembra che ti sbagli anche per la seconda volta. Innanzitutto l’amoralità è tirata in ballo da un ateo, Joel Marks, citato nell’articolo. In secondo luogo in un paradigma relativista, come da convinzioni dell’ateo, non esistendo valori oggettivi e assoluti tutto diventa opinione personale, l’alternativa è che l’ateo rinunci al relativismo e quindi deve spiegare come si giustifica la presenza di valori assoluti (chi li ha decisi?).

          Mi sembri troppo interessato a trovare un conflitto tra l’articolo e il Catechismo…

          • lorenzo ha detto in risposta a Hugo

            L’amore e l’odio sono sentimenti che provano anche gli atei oppure no?
            Se viene accertato scientificamente che l’amore e l’odio hanno effetti psicosomatici, l’etica ha base naturale oppure no?

          • Luca ha detto in risposta a Hugo

            Mi sembri troppo interessato a trovare un conflitto tra l’articolo e il Catechismo
            Perdonami ma questa é piuttosto cattiva e prevenuta, la recepisco inevitabilmente come un insulto peronale.
            NON sono interessato a perdere tempo in un blog su internet tutte le volte che sono daccordo con l’articolo. Infatti non intervengo molto spesso (…). Sono interessato invece ad un confronto critico e aperto su quei temi che sento rilevanti per la mia vita: mi sembra l’unico atteggiamento costruttivo possibile. Perciò se hai voglia di mettere in campo argomenti di segno diverso dai miei non hai che da manifestarli. In questo caso susciterai senza dubbio la mia attenzione ed il mio interesse, altrimenti tanto vale tu ti astenga perché non avrai altre repliche da parte mia.

  6. Francesco ha detto

    Se riduciamo il cristianesimo a moralità,non abbiamo nulla di originale da dire agli altri!!Al riguardo consiglierei la lettura del gran bel libro
    ”Il bonobo e l’ateo” dell’ottimo Frans de Waal .

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