No, non fu Paolo il vero fondatore del cristianesimo
- Ultimissime
- 29 Mag 2015
A volte ritornano, direbbe Stephen King. Parliamo della schiera degli orgogliosi laici di Repubblica ossessionati dal cristianesimo. Pensiamo, ad esempio, alla coppia Augias-Flores D’arcais, autori di molteplici libri scandalistici intenti a convincere della falsità delle origini del cristianesimo, resuscitando le tesi degli oppositori pagani dei primi secoli.
In questi giorni è riemerso anche Eugenio Scalfari, un altro fanatico del laicismo che ha trascorso la sua vita a parlare di religione. In un articolo per l’Espresso ha elogiato l’ultimo libro dello scrittore e regista Emmanuel Carrère, Il Regno (Adelphi 2015), una rivisitazione romanzata delle origini del cristianesimo. Un altro non studioso, dunque, oltretutto distrutto dalla critica: Gesù viene paragonato a Che Guevara e sono talmente tante le sciocchezze scritte che perfino chi ha recensito il libro ha ammesso di aver «fatto un po’ fatica, a finirlo» (senza contare, tra un commento e l’altro sull’evangelista Giovanni, la descrizione dettagliata del suo video pornografico preferito). Luigi Walt, ricercatore a Ratisbona, ha sottolineato la «distanza di Carrère da un approccio realmente critico, e dunque storico, al problema delle origini cristiane». «Una specie di sufflé moscio e insipido» è stato definito da un altro recensore.
Tornando a Scalfari, osserviamo la sua calcolata insistenza a definire i Vangeli dei “romanzi” e, sopratutto, a sostenere che San Paolo «si autonominò apostolo e fu quello che dettò legge su tutti gli altri, a cominciare da Pietro, al quale secondo i Vangeli Cristo aveva affidato la Chiesa. Quella designazione fu da tutti rispettata, ciononostante la prima polemica di Paolo avvenne proprio con Pietro che guidava la comunità ebraico-cristiana di Gerusalemme», il quale concepiva la «comunità cristiana di Gerusalemme come una delle varie “letture” dell’ebraismo. Il cristianesimo era visto da Pietro come una delle varie sette, innestata come le altre sul robusto tronco della tradizione mosaica e del racconto biblico su Abramo e la sua discendenza. Fino a quando arrivò Paolo. La sua polemica con Pietro fu proprio su quel punto: secondo Paolo il cristianesimo era una religione del tutto diversa dall’ebraismo e doveva essere predicata e diffusa tra i “Gentili”, cioè i pagani, a Roma, in Egitto, in Grecia, nelle città greche della costa anatolica. Pietro accettò, uscì dall’ebraismo ed anche da Gerusalemme, fondò anche lui come Paolo comunità nel Medio Oriente e sulla costa africana; arrivò a Roma come Paolo e lì, come Paolo ma in anni diversi, fu giustiziato. Da allora il vero fondatore del Cristianesimo è stato considerato Paolo. E lo fu». La fiction di Scalfari finisce così.
Quella di Paolo come il vero fondatore del cristianesimo è una tesi vecchissima, con il preciso scopo di convincere che il cristianesimo è una religione nata “a tavolino”, del tutto aliena alla predicazione di Gesù (la sosteneva anche Nietzsche e perfino Alfred Rosenberg, l’ideologo nazista di Hitler). Oggi è forse la convinzione più diffusa tra gli scettici appassionati del cristianesimo (nessuno studioso vero, ovviamente), tanto che perfino Benedetto XVI ne ha parlato: «L’importanza che Paolo conferisce alla Tradizione viva della Chiesa, che trasmette alle sue comunità, dimostra quanto sia errata la visione di chi attribuisce a Paolo l’invenzione del cristianesimo: prima di evangelizzare Gesù Cristo, il suo Signore, egli l’ha incontrato sulla strada di Damasco e lo ha frequentato nella Chiesa, osservandone la vita nei Dodici e in coloro che lo hanno seguito per le strade della Galilea».
Il prof. Romano Penna, biblista e già ordinario di Origini Cristiane presso la Pontificia Università Lateranense, ha spiegato: «Il tema di Paolo come “secondo fondatore del cristianesimo” è piuttosto trito, anche se ha avuto una certa presa nel Novecento in ambito luterano. Si tratta di una concezione che però bypassa un elemento importante, cioè che tra Gesù e Paolo non c’è una continuità “gomito a gomito”. Paolo è “gomito a gomito” con la Chiesa di Gerusalemme e con le Chiese, al plurale, della Giudea. Lui stesso dice: “Io vi ho trasmesso quel che anche io ho ricevuto”. Quello che voglio dire è che c’è una fede delle origini che è assolutamente pre-paolina, la sua originalità ermeneutica elabora il dato della fede, che è anteriore a lui. Per questo quella contrapposizione non ha, alla fine, nessun senso. Si tratta di un giudizio affrettato, semplificatorio, superficiale». Il contributo innovativo di Paolo, in altre parole, è davvero minimo rispetto alle convinzioni dei primi discepoli. Lo stesso ha spiegato il già citato Luigi Walt, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Ratisbona: «La contrapposizione netta tra Gesù e Paolo, innanzitutto, risulta essere uno dei tanti miti dell’esegesi storica otto-novecentesca […], l’idea servì a slegare Paolo, inteso come simbolo di una Chiesa istituzionale, visibile, gerarchica, dall’eredità di un Gesù percepito come maestro inoffensivo (e frainteso) di morale. In breve, essa fu il risultato di un a priori ideologico, non di un’indagine storica rigorosa. Paolo non agì come un outsider, non piombò dal nulla in mezzo ai primi seguaci di Gesù, né le sue posizioni possono essere valutate come del tutto originali e solitarie». Esistono infatti «altri documenti del cristianesimo nascente, in maniera del tutto indipendente dall’apostolo, sembrano condividerne alcune linee ideali. L’importanza di Paolo, in altri termini, non va esagerata, nel suo immediato contesto di azione. Si faceva allusione, tempo addietro, alla necessità di considerare gli elementi pre-paolini in Paolo: ebbene, un’indagine in tal senso toglie immediatamente la terra sotto i piedi a chiunque voglia attribuire all’apostolo il ruolo di “autentico fondatore” del cristianesimo».
Molto simile il giudizio di Giorgio Jossa, professore di Storia del Cristianesimo e Storia della Chiesa Antica presso l’Università degli Studi di Napoli e la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale: «affermazioni relative alla persona di Gesù, che una volta venivano attribuite a Paolo sulla base di una sua provenienza dalla diaspora greca, possono essere già sorte prima di lui, non soltanto nella comunità di Antiochia ma anche in quella di Gerusalemme, e nella stessa componente aramaica di questa comunità. […] Paolo si colloca allora non all’inizio, ma al termine di uno sviluppo teologico che è stato in realtà incredibilmente rapido» (G. Jossa, Il cristianesimo ha tradito Gesù?, Carocci 2008, p. 115). Rainer Riesner, professore emerito di Nuovo Testamento presso l’Università Dortmund, ha anch’egli fatto notare che gli insegnamenti di Paolo «non erano frutto del suo pensiero, bensì della tradizione», della «comunità originaria che si era raccolta intorno all’apostolo Pietro a Gerusalemme». Si potrebbe andare avanti per giorni citando il pensiero degli studiosi (quelli veri, non i giornalisti di Repubblica) che hanno risposto alla tesi ottocentesca che vede Paolo il “vero” fondatore del cristianesimo. Molto chiaro, lo citiamo per ultimo, il giudizio di Heinrich Schlier, importante biblista che partecipò alla stesura della traduzione ufficiale della Bibbia: «cinque anni dopo la morte di Gesù esisteva in Siria una formulazione, già relativamente fissata e tramandata in greco, dei fatti di salvezza della morte e resurrezione di Gesù: ed è proprio quella che Paolo riprende» nella sua prima lettera, quella ai Corinzi. «Essa è alla base di ogni lettera paolina e di ogni fonte evangelica scritta» (H. Schlier, Il tempo della Chiesa. Saggi esegetici, EDB 1981, p. 345-346).
Eugenio Scalfari descrive inoltre Paolo come vero leader della Chiesa primitiva in opposizione a Pietro (ammette che, comunque, quest’ultimo è ritenuto dai discepoli l’autorità principale della chiesa primitiva): sarebbe stato Paolo a convincere i primi cristiani a diffondere il cristianesimo tra i pagani. Eppure negli Atti degli Apostoli, basati su tradizioni che circolavano negli anni 30-50 d.C., dunque a ridosso della morte di Gesù, si legge che è Pietro che, inspirato dallo Spirito Santo, decide di aprire la missione anche verso i pagani, incontrandoli e battezzandoli per primo dopo aver detto: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34). Come ha spiegato il prof. Fabrizio Fabbrini, ordinario di Storia romana all’Università di Siena e di Storia del cristianesimo alla Pontificia Università: «Credo che si commetta un errore quando, parlando dei primi decenni del cristianesimo, si contrappone una linea “petrina” a una “paolina” quale differenziazione tra una Chiesa giudaica e una Chiesa aperta ai Gentili. L’impostazione teologica di Pietro (si vedano le sue bellissime Lettere) è caratterizzata dallo stesso universalismo di Paolo, la sua azione missionaria è altrettanto intensa ed ampia. Ed è Pietro che per primo si apre alla predicazione verso i Gentili (= pagani), dato che la conversione del centurione Cornelio è precedente a tutta l’azione paolina; e si legga negli Atti degli apostoli (At 11,1-18) la difesa che Pietro fa a Gerusalemme, dinanzi agli apostoli scandalizzati, della necessità della conversione dei pagani. È questa la prima teologia del “cristianesimo delle genti”, quella esposta da Pietro, il capo della Chiesa universale: il quale può dunque chiamarsi, esattamente come Paolo, “Apostolo delle genti”».
Infine, rispondendo alla convinzione di Scalfari che Pietro concepiva la comunità cristiana come una setta dell’ebraismo, basterebbe leggere le sue parole riportate, ancora una volta, negli Atti degli Apostoli per trovare moltissimi “voi” e “noi” quando si rivolge agli ebrei, concependo chiaramente una differenziazione. Senza considerare che la base di ciò che predicava -Dio incarnatosi in uomo, crocifisso e risorto da morte-, era assolutamente inconcepibile e intollerabile per gli ebrei, impossibile che i sostenitori di questo fossero accettati come una variante dell’ebraismo. I discepoli di Cristo erano in gran parte ebrei che riconobbero in Gesù il Messia annunciato da sempre nell’Antico Testamento, inevitabilmente si produsse una divisione rispetto agli ebrei che non lo riconobbero. Per questo, ha spiegato Eric Noffke, presidente della Società Biblica in Italia, «a cominciare dal Nazareno fino ad arrivare agli apostoli e ai loro discepoli, la nuova fede in Gesù è andata gradualmente costruendosi come una religione completamente nuova rispetto al giudaismo». Lo stesso Gesù, infatti, «aveva radicalizzato vari aspetti della fede ebraica, soprattutto l’attesa del Regno di Dio, predicato come una realtà in lui presente e operante […]. Gesù fu maestro, ma fu anche riconosciuto come il Messia atteso, nonostante che la sua predicazione e la sua morte in croce dovessero essere spiegate sovente contro la tradizione messianica mediogiudaica. Paolo, dunque, lungi dal tradire il Gesù profeta del Regno, fu di lui un discepolo fedele e un predicatore instancabile di quanto Dio aveva operato per suo tramite» (E. Noffke, Protestantesimo n.67, Claudiana Editrice 2012, pp. 125-141).
Essendo una tesi ancora molto diffusa, abbiamo sentito il bisogno di una risposta così esaustiva, al di là che sia stata formulata da Eugenio Scalfari. Il quale avrebbe dovuto essersi già accorto da tempo di non avere la competenza né la capacità necessaria per occuparsi di queste cose.
La redazione
Tags:
- atti degli apostoli
- chi fondò cristianesimo
- chiesa primitiva
- chiesa tradimento
- cristianesimo
- cristianesimo primitivo
- cristianesimo setta
- cristiani pagani
- ebraismo
- ebrei
- emmanuel carrère
- fondatore cristianesimo
- gentili
- il regno
- pagani
- paolo
- paolo contro gesù
- paolo fondatore
- pietro
- san paolo
- scalfari
- sette ebraismo
20 commenti a No, non fu Paolo il vero fondatore del cristianesimo
Grazie mille alla redazione. Purtroppo questi pseudo scrittori continuano ad attaccare il nostro Credo, ma noi ne barcolliamo ne molliamo. Sono solo dei vigliacchi, facile prendersela col Cristianesimo: di che provino a scrivere libri anti Islam, che vediamo che fine fanno sti quaquaraqua.
Il cristianesimo sono 300 anni che viene sottoposto ad una critica minuziosa e spesso a volgari calunnie al fine di distruggerlo, ma non solo non ce l’hanno fatta, ma più l’archeologia e la filologia e’ andata avanti, più ha confermato la Bibbia e i Vangeli (basti pensare ai rotoli di Qumran).
Quindi, questa gentaglia lascia il tempo che trova.
Per chi volesse iniziare a approfondire San Paolo, consiglio anche il ciclo di venti Udienze generali di Papa Benedetto XVI a lui dedicate, tenute fra luglio 2008 e febbraio 2009.
Grazie, me le ricordo anch’io e vado a riprenderle
Scalfari è evidentemente molto attratto dalla fede, altrimenti non si spiegherebbe questo suo continuo girarci attorno. Vorrebbe trovare il modo di sbarazzarsi dei dubbi e dei timori che ha (sopratutto in vista del passaggio finale che alla sua età può essere molto vicino…) vorrebbe autorassicurarsi di averci visto giusto a non essere credente, ma invano, ogni volta deve tornare d’accapo perché i dubbi riemergono e non se ne vanno tanto facilmente.
Stavolta ripesca un “classico” ritornando su S. Paolo che qualcuno ha già definito anni fa “il Lenin del cristianesimo” (dove Marx sarebbe Gesù…). Definizione già assurda di per sé visto che, se non altro per questioni di precedenza storica, Lenin sarebbe il S.Paolo del marxismo. Comunque alla fine questo è l’ennesimo percorso che tende a separare Gesù dalla Chiesa, quindi un conto sarebbe il “fondatore”, un conto le distorsioni che la Chiesa avrebbe fatto dei Suoi insegnamenti. E siccome quello che ha fatto e detto Gesù è noto solo attraverso questa “rielaborazione” della Chiesa, lo stesso Gesù è come se non avesse detto e fatto nulla; puff..scomparso, come farebbe comodo a molti. Diciamo che la stessa sorte dovrebbe toccare a Socrate, visto che lo si conosce solo tramite Platone, ma i laicisti non si avvedono di questo rischio che gli eliminerebbe uno dei più cari punti di riferimento, il mitico “buono e saggio non cristiano” che serve sempre a dimostrare che il cristianesimo non ha inventato l’etica e la correttezza morale (cosa che la Chiesa peraltro sostiene fermamente, essendo queste iscritte nel cuore di ogni uomo…, ma questo i laicisti se lo dimenticano, ossessionati della pletora di persone buone e sagge che va producendo il cristianesimo da quando è nato).
Se si conosce un po’ di storia si capisce anche che le cose della Chiesa che non piacciono a Scalfari e compagnia -che in sostanza consistono nella visione cristiana della sessualità (senza manco scavare molto, lì si finisce con loro…) – sono in gran parte cose che la Chiesa avrebbe fatto meglio a non inventarsi all’epoca se avesse voluto davvero diffondersi e parlare bene di Gesù. Non era infatti pensabile per un “rabbi” essere scapolo e non avere figli (benedizione di Dio), inoltre la castità non era certo di moda allora e ben accetta dalle masse. Anche una donna con un solo figlio, per di più non avuto da contatti con un uomo, era praticamente da considerarsi una sterile e quindi non molto gradita al Cielo. Insomma il maestro più credibile all’epoca sarebbe stato un rabbino con tanto di figli e moglie, proveniente da una famiglia numerosa e quindi benedetta da Dio secondo i concetti che prevalevano all’epoca nell’ebraismo. Se questo “rabbi” fosse stato il Messia poi avrebbe liberato Israele dal giogo romano e non sarebbe certo morto in croce, al massimo avrebbe turlupinato i suoi nemici facendo appendere un sosia, come sostengono ancora i musulmani. Insomma la Chiesa “a tavolino ” avrebbe dovuto inventarsi tutto un altro cristianesimo per poter convincere i contemporanei, se non l’ha fatto l’unico motivo è che ha tramandato solo la verità, per quanto questa fosse impopolare, eppure questa verità, che tanto da fastidio dopo duemila e passa anni a Scalfari e compagnia, è proprio ciò che l’ha inaspettatamente portata a una diffusione clamorosa e ad arrivare sino a oggi. Se fossi Scalfari mediterei su queste cose e mi spaventerei abbastanza da ricredermi e convertirmi, sapendo che il cristianesimo lascia sempre aperta la sua porta sino al tuo ultimo respiro.
Questa è una cosa che mi ha sempre tormentato a livello filosofico: è perfettamente legittimo che uno SIA ateo, ciò che non capisco è come uno possa desiderare che l’ateismo SIA GIUSTO, come possa uno desiderare di essere solo un misero scimmione venuto dal nulla e destinato al nulla, che non rivedrà mai più i propri cari.
Posso capire che uno si senta ateo, ma non posso capire in nessun modo come possa uno non cercare di dimostrare se stesso di aver torto. Semplificando: l’ateismo e’ comprensibile, la sua “difesa”, quasi fosse un esistenzialismo auspicabile, non lo è.
Anche a Maometto, se è per questo. In questi giorni ho letteralmente ridicolizzato un miticista su un forum, le loro tesi sono pari a chi sostiene che non siamo mai andati sulla luna o le scie chimiche.
Tra l’altro, nessuno di quelli che ipotizza una malafede di San Paolo e’ MAI riuscito a spiegarmi IL PERCHÉ San Paolo avrebbe dovuto passare da persecutore a perseguitato, morendo martire per predicare il Risorto. Che aveva da guadagnare, un ebreo osservante come Lui, a fare ciò che ha fatto? A livello materiale e umano ha perso tutto, eppure predicava l’apparizione di Gesù a 500 fratelli invitando anche a verificare le testimonianze.
In verità cercano di attaccare San Paolo perché e’ uno degli indicatori più potenti della Verità del cristianesimo, essendo Lui stato un persecutore ed estraneo alla cerchia apostolica originale.
Solo un evento straordinario come l’apparizione di Gesu può giustificare ciò che ha fatto, di certo non i soldi o il potere, visto che è precisamente ad essi che ha rinunciato, perdendo infine anche la vita. E se avesse abiurato sarebbe stato risparmiato. Non lo ha fatto. PERCHÉ non lo ha fatto? Nessuno è in grado di rispondere. Già, perché se postulo che San Paolo ha “fondato” il cristianesimo, dicendo cose non vere (perché è ovviamente la conclusione che auspica certa marmaglia), dovrei anche spiegare COSA AVEVA DA GIADAGNARE NEL FARLO, e dalla storia risulta evidente che ha proprio perso tutto, invece di guadagnare qualcosa.
È questo il punto: come potrebbe “fare comodo” a qualcuno un’eventualità del genere? Mah…
Se questo “rabbi” fosse stato il Messia poi avrebbe liberato Israele dal giogo romano e non sarebbe certo morto in croce
Scusate, ho fatto un casino con il quote con il post su, ma comunque CIOche ne volevo dire e’ chiaro.
Paolo Di Tarso:
“Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1Cor 15,1-4)
Questione chiusa.
Una domanda: ma allora in cosa consistenva la discussione nel “concilio di Gerusalemme” intorno al 50 d.C. che si fa cenno negli Atti? Non fu una “disputa” tra visioni differenti di evangelizzazione, presiedute da Pietro e Paolo?
Il Concilio fu presieduto da Giacomo e rispecchia una dialettica interna anche nella chiesa primitiva, come avviene anche oggi in perfetta continuità si potrebbe dire. Lontano anni luce dalla ricostruzione di Scalfari.
Sì, la democrazia è figlia del cristianesimo, in pratica per Pietro e altri il nuovo cristiano non ebreo, avrebbe dovuto comportarsi come loro che erano ebrei, in particolare circoncidersi, mentre Paolo dice che non c’è più bisogno di questo perché il Cristo non ha detto questo e gli apostoli, che il Cristo l’hanno conosciuto da vicino, alla fine convengono che Paolo ha ragione, al pagano che abbraccia la fede si chiederà di non sacrificare agli idoli che è ovviamente una richiesta del tutto coerente col fatto che abbia abbracciato il cristianesimo, dal momento che non c’è più alcun motivo per rendere culto agli dei pagani.
Si chiederà pure di astenersi dall'”impudicizia” che in questo contesto significherebbe dal concubinato, in pratica di rispettare l’insegnamento di Gesù sul matrimonio, che, come vediamo, a tutt’oggi è grande motivo di “scandalo” (ossia di inciampo) per i non credenti alla Scalfari.
Devo chiedere scusa alla redazione ma vado un attimo off topic: tempo fa, il piccolo postivista che infesta le nostre pagine con la sua saccenza, alla mole torrenziale di links che portavo illustranti le barbarie del Nord Europa ateo e ultrsecolarizzato (ovvero eutanasie all’ingrosso, aborti selettivi in base al sesso, eugenetica aberrante e altre delizie), mi oppose questo link http://radiospada.org/2014/06/tuam-lennesima-bufala-anticattolica/ che denunciava presunte barbarie cattoliche.
Me ne sono accorto adesso rileggendo la discussione, al tempo mi era sfuggita la sua risposta, perciò ho deciso di fare chiarezza pubblicando il link di cui sopra. Questa fatto vi invito a riflettere sulla correttezza di questo personaggio, che, come la marmaglia par suo, arriva a postare notizie false pur di portare acqua al suo mulino miscredente e materialista.
Ad maiora.
Ovviamente Egli mi propose un link che presentava la notizia come veritiera (come vedrete anche dalla discussione che ho linkato più sotto, quella a cui faccio riferimento) ovvero questo http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Iralnda-sotto-shock-centinaia-di-bambini-seppelliti-nel-cortile-di-un-convento-af8d8ea4-72ab-47cf-9def-e9efdc7d25ca.html
Altri link che provano la falsità di quelle accuse http://www.sardanews.it/bloggers/24344-l’orfanotrofio-irlandese-di-tuam-bufale-un-tanto-al-chilo?start=40
http://www.tempi.it/orfanotrofio-suore-800-bambini-fossa-comune-bufala#.VWlpEYZoarU
Come ho detto, purtroppo all’epoca dell’articolo questa idiozia mi era sfuggita. Non premdetevela comunque: ai miei links veritieri ha dovuto rispondere con delle boiate anticattoliche, chiaro segno di chi è alla frutta. Preghiamo per lui, povero, non ha tutto il Padre eterno ha dato abbastanza materia grigia 🙁 .
Non a tutti volevo scrivere, non “non ha tutto”. Comunque il topic e’ questo https://www.uccronline.it/2015/04/17/aumenteranno-i-cristiani-piu-giovani-e-istruiti-diminuiranno-i-non-credenti/#comment-161039
Chiedo scusa all’utenza e alla redazione per l’off topic, ma le falsità e le calunnie non le sopporto (pur comprendendo che per certi esserini, piccoli e limitati, siano l’unico mezzo).
Gesù è inattaccabile, per ciò credo che l’ateista si dia da fare
in ogni modo per tentare di tagliarLo fuori dal Cristianesimo,
o meglio dal Cattolicesimo-
Si arrampica sui vetri x trovare un qualche motivo x non affrontare
le parole del DIO incarnato-
Sa che non potrebbe sostenere il proprio pensiero, di fronte
al Suo: non potrebbe ribattere nulla.
“Chi di voi Mi accuserà di peccato? Se dico la verità,
perché non Mi credete?
Gv VIII,46
Tutto vero, Andrea. Il naturalista e’ ingabbiato in un’esistenza fatta solo di caducità, materia indifferente e non senso (come nonsense sono le riflessioni che partoriscono, tipo la materia causa di se stessa – nonostante sia mutevole – e il regresso all’infinito). Una visione della vita davvero tragica…
a proposito, leggete l’esperienza di Vittorio Messori e del contatto che ebbe, da ragazzo, con l’aldilà https://books.google.it/books?id=zDP3bpNa4yAC&pg=PT27&lpg=PT27&dq=messori+telefonata+dall%27aldila%27&source=bl&ots=Yf1aMp722L&sig=0NDdpHa3KgSFhLDEhlRDYhXUz9Y&hl=it&sa=X&ei=5kRqVZe5K4H0Usq2gKAL&ved=0CB8Q6AEwAA#v=onepage&q=messori%20telefonata%20dall'aldila'&f=false
Eppure, nonostante ciò, la sua conversione arrivo più tardi e non in quell’evento. Come dirà anche Lui (se leggerete ciò che ho linkato) non è Dio che non da prova della Sua esistenza, sono i miscredenti ad essere volontariamente ciechi a scegliere, nel chiaroscuro, l’ombra trascurando la luce.
Poi non tuti i casi sono uguali, il mio ad esempio ebbe l’effetto contrario (ovvero confermare la fede rendendola certezza) ma come vedete c’è davvero chi non crede neppure di fronte all’evidenza (come Messori in quel frangente precedente alla conversione).
Non esageravo quando dicevo che se anche il Cristo apparisse in cielo, in mondovisione, ci sarebbe chi non Gli crederebbe. Il materialismo e’ un grande danno: il credente può permettersi di essere materialista all’occorrenza, ma può legittimamente essere spiritualista, l’ateo (ma anche l’agnostico “negativo”, ateo di fatto) e’ invece costretto ad essere materialista per non vedere contraddetta la sua logica.
@ Redazione
A metà della prima riga del quarto blocco manca una parola:
“Quella di Paolo come il vero fondatore del cristianesimo è una tesi vecchissima, avanzata dagli ..(?).. con il preciso scopo di convincere che il cristianesimo”